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14/07/2010 12:45 CEST - Rassegna Stampa del 14 Luglio 2010

Pennetta ok Cinquina azzurra (Urso), Nel tennis moderno i giovani fanno fatica Gli azzurri poi... (Rossi), L'insolito destino di Mahut. "Nella storia grazie a un ko" (Marino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Pennetta ok Cinquina azzurra

Roberto Urso, la Gazzetta dello Sport del 14.07.10

Con un convincente successo sulla tedesca Woerle, la campionessa in carica e prima testa di serie del torneo di Palermo (220 mila dollari, terra) l'azzurra Flavia Pennetta si è presentata al pubblico in perfetta forma. Sui campi del Country club ha superato il primo turno e oggi sarà in campo contro la ceca Voracova. «A parte il caldo — ha detto alla fine la n. 12 del mondo — ho avuto sensazioni positive. La Woerle non mi ha creato molti problemi. Vengo da una stagione positiva e sono fiduciosa per l'immediato futuro quando dovrò difendere tutti i punti conquistati l'estate scorsa. Ho trovato tanta passione nei miei confronti soprattutto nei ragazzini. Questo fa piacere. Palermo mi ha dato sempre soddisfazioni e spero che sia così anche quest’anno». Il torneo di Palermo ha riservato note positive anche per altre azzurre. Al secondo turno sono approdate Sara Errani, Alberta Elianti, Romina Oprandi e Corintia Dentoni. Più complicato invece l'esordio della n. 2 del torneo, la francese Aravane Rezai (n. 20 Wta) costretta a cedere il secondo set alla giovanissima rumena Halep.

Nel tennis moderno i giovani fanno fatica. Gli azzurri poi...

Massimo Rossi, Libero del 14.07.10

È vero, forse esagero nel mio tifo per Nadal e questo, soprattutto per un cronista, è senz'altro un errore. Accetto dunque le reprimenda che da qualche parte mi sono arrivate nei giorni scorsi. Però è anche vero che fa molto di più per il tennis uno come Rafa che non i baciati dagli dei dotati per nascita di un talento innato, come Federer, Layer e via dicendo. È infatti più facile catturare praticanti per questo bellissimo sport se qualcuno ti fa vedere che anche tu puoi farcela, da persona normale e non da unto del signore. E poi Rafa ha adattato i colpi del tennis al suo fisico e al suo stile personale, inventando tecnicamente cose nuove, mentre Roger, come vado sempre dicendo, è il più talentuoso degli impeccabili interpreti di un tennis tutto sommato basico e classico. Ma finiamola qui, ben vengano campioni così belli da vedere e con caratteristiche così diverse. D'altra parte bisogna prendere atto che il talento puro ha ormai vita difficile nel tennis moderno, come emerge anche dal fatto che non ci sono fra i primi cinquanta del mondo giocatori giovanissimi, almeno under 21. Peggio ancora sta andando nel femminile, dove nove delle prime dieci hanno più di venticinque anni. Sembrano insomma finiti i tempi in cui una fragile Hingis poteva vincere un torneo dello slam a sedici anni o un Boris Becker imporsi a Wimbledon a diciassette. Oggi il braccio non basta più, occorre una fisicità che in età precoce è difficile possedere. La successione legittima allo svizzero e allo spagnolo (fra mille anni!) non potrà quindi che riguardare giocatori che uniscano muscoli e talento, ed esemplari giovani così non se ne intravedono molti in classifica, tranne forse il croato Cilic che, a ventidue anni, ha ancora la possibilità di agguantare un futuro più importante del suo attuale numero tredici. Mutatis mutandis il discorso vale anche per casa Italia, dove non a caso il nostro migliore è Starace, un buon mix di fisico e talento. Ma Potilo è solo 69 al mondo, con Seppi al 76 e Fognini al numero 86 della classifica. Tre italiani tra i primi cento e tutti in fondo. Qualcosa non va e sarebbe ora che chi ha la responsabilità del tennis in Italia aprisse un tavolo permanente di consultazioni per affrontare il problema in modo professionalmente scientifico. Il problema a breve potrebbe riguardare anche le nostre stupende ragazze, considerato da un lato che la Schiavone (e non solo lei) sembra aver interpretato la vittoria al Roland Garros come un oscar alla carriera, anziché un nuovo e più avanzato punto di partenza per l'intero movimento, e dall'altro lato che la Pennetta non sembra in grado di difendere la sua attuale posizione in classifica. Dietro di loro una buona Errani non basta a mascherare l'assenza di vere giovani promesse. Insomma siamo a zero segni di ripresa. Come al solito…

L'insolito destino di Mahut. "Nella storia grazie a un ko"

Giovanni Marino, la repubblica.it del 13.07.10

Adesso non può fare due passi senza che qualcuno lo fermi e gli chieda un autografo. E si complimenti. Con enfasi. Per un insuccesso...Succede più o meno dalla fine di giugno, data della sua sconfitta nel match più lungo della storia del tennis: il ko per 70 a 68 con il gigante americano John Isner al primo turno di Wimbledon. Roba da tre giorni tre di partita. E che match: splendido per intensità e qualità dei colpi.
Ma pur sempre una sconfitta per il francese Nicolas Mahut, talentuoso e tormentato giocatore francese, inseguito da troppo tempo dalla nomea di sicuro campione mai realizzato. Più volte sul punto di esplodere e affermare la sua chiara qualità dei colpi, puliti, classici e completi dal servizio alla volee, dopo le affermazioni da juniores, mai esploso nel traumatico salto nel mondo dei professionisti, l'Atp tour.
Nicolas quasi non se ne capacita. Si possono ottenere fama e gloria anche da sconfitto. Bello, tutto sommato, un po' l'essenza del vero sport, quello giocato sui campi e non saccentemente commentato dalle poltrone.
Wimbledon e l'erba sembrano essere nel suo destino. Nel bene e nel male. A Londra, da juniores, vinse addirittura il titolo sconfiggendo in finale un altro campione inespresso, Mario Ancic. Era il 2000. Dieci anni dopo, la sconfitta più maledettamente bella, epica e coraggiosa che gli potesse capitare. E, con questa, la sua vita da giocatore di mezza classifica che non sa sfruttare le sue reali capacità che cambia. Definitivamente. Mahut è nei libri dei primati, è nella storia del tennis. Comunque.
Quasi incredulo, lo ha realizzato concretamente quando è tornato in campo. Nel torneo più snob del circuito, a Newport. Erba, sempre erba, ma americana. E, soprattutto, sede della Hall of Fame del tennis, il museo degli immortali della racchetta, insomma. Ebbene, Nicolas, da attuale numero 143 del mondo, si è visto chiedere maglietta, pantaloncini e una scarpa indossati nella gara con Isner (gli era accaduta una cosa analoga per il museo di Wimbledon). In campo e nel club è stato travolto da una overdose di simpatia e popolarità. Al punto da fargli dire: "Io non posso credere che sta succedendo tutto ciò, la gente in fila per incontrarmi e congratularsi, io prendo energia da tutto questo, devo trarne nuovo vigore per la mia carriera".

A Newport non ha fatto molta strada. Arrendendosi al secondo turno. Ma è comprensibile. Deve smaltire, oltre alla stanchezza, anche queste nuove e decisamene insolite emozioni. "Adesso ho bisogno di un periodo di riposo, poi ripartirò", ha detto, per cercare di calarsi in questa nuova dimensione e tentare finalmente di affermarsi dando continuità ai risultati.

"Io sinceramente - ha confidato negli Stati Uniti - pensavo che la gente mi consolasse come uno sconfitto, mi sbagliavo alla grande, non fanno altro che dirmi: "Nicolas, non abbiamo mai visto nulla di simile su un campo da tennis, entrambi meritavate di vincere, sei stato grande, sei nella storia"Pazzesco".

Lo hanno corteggiato le telecamere di tutto il mondo, a Newport. E i fotoreporter hanno scattato centinaia di foto. La Espn, colosso dei network televisivi sportivi, poi, gli ha dedicato uno speciale con una lunga intervista. Nella quale Nicolas Pierre Armand Mahut, francese di Angers, figlio di un ingegnere specialista in informatica, orfano di madre (scomparsa cinque anni fa), tre fratelli più grandi, idoli sportivi Pete Sampras, Yannick Noah e Michael Jordan (insomma, non tre pellegrini...), film preferito Matrix, gusti musicali Oasis, John Mayer, tifosissimo del Paris Saint Germain, ha ammesso di essersi sentito "indistruttibile a un certo punto della partita con John Isner e quando ho perso, ovviamente, è stata una sensazione crudele".

Ma dopo ogni caduta bisogna rialzarsi. E i tennisti, che si confrontano quotidianamente con questa altalena di successi e ko, lo sanno bene. Ora tocca a te, Nicolas. Hai il gioco, il talento e il fisico. Scaccia i fantasmi ("Ogni tanto sogno di vincerlo ancora io quel match con Isner e devo ammettere che ci penso spesso") e cerca di riprenderti quello che ti spetta: una classifica degna della tua capacità. Vittorie sul campo. Qualche trofeo.

Il resto, la gloria e la fama, li hai già ottenuti. E il destino, beffardo, ti ha regalato tutto questo con una magnifica, indimenticabile sconfitta.

 

 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker