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28/07/2010 14:18 CEST - Atp

Federer sceglie Annacone...

Lo svizzero ha scelto di affiancare Paul Annacone, ex coach di Sampras, al suo abituale team di lavoro. L'accordo è per un periodo di prova: verrà assunto o sarà solo un coach interinale? Secondo voi è la scelta giusta? Roberto Paterlini

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Diceva Paul Annacone un anno e spicci fa: “Siamo tutte creature legate alle nostre abitudini. Per tanti anni Roger ha vinto giocando in un certo modo, ma adesso capita che quel colpo un tempo vincente, a volte non lo sia più, ed in quei casi è nella natura dell’uomo provare ad andare oltre i propri margini di sicurezza.”
Aggiungeva, l’ex coach di Pete Sampras - con il quale l’americano vinse 9 dei suoi 14 Slam, dal 1995 al 2002 - che sarebbe stato forse opportuno anche per Roger assumere una persona fissa: “In uno sport individuale dipende sempre dal giocatore in campo, ma se si osserva l’evoluzione delle carriere dei giocatori, è importante avere qualcuno di cui fidarsi, che ti capisce, conosce il tuo gioco e la tua storia.”

Era l’Aprile del 2009, il periodo delle lacrime (dopo la sconfitta nella finale australiana contro Nadal), delle racchette rotte, addirittura (contro Djokovic in semifinale a Miami), delle sconfitte consecutive (4) contro Murray, è già sembrava che Roger avesse ormai imboccato il viale del tramonto, anche perché di lì a poco sarebbe iniziata la stagione su terra, si sarebbe sposato, avrebbe avuto due bambine... E invece, proprio quella stagione su terra diede una sferzata decisiva nella carriera dello svizzero, portandolo al completamento e oltre di tutti i suoi obiettivi storici, o quanto meno legati alla storia dello sport: la vittoria al Roland Garros, il Grande Slam in carriera, il raggiungimento e poi il superamento del record di Slam detenuto da Sampras; tanto che nell’arco di appena pochi mesi Federer sembrava essere tornato il dominatore assoluto di qualche anno prima, vincitore a Cincinnati grazie a performance superlative e schiaccianti contro Murray e Djokovic, favorito d’obbligo e quasi vincitore - non si capisce ancora come sia riuscito a perdere quella finale, pur contro un grandissimo Del Potro - del suo sesto US Open.
Già da tempo pareva evidente che allo svizzero dei tornei minori - per lui ormai tutti, tranne gli Slam - interessasse ben poco, per cui passavano inosservate le sconfitte a Basilea, Bercy e persino al Masters di Londra, soprattutto perché Federer tornava a vincere all’Australian Open di quest’anno, mostrando, se possibile, un tennis ancor più convincente di quello fatto vedere l’anno precedente, dominando in finale il miglior Murray di sempre, e concedendo a tutti di speculare se i suoi Slam a fine carriera sarebbero stati 20, 25, o forse di più.

Da quel momento, però, ancora il black-out. Certo con delle attenuanti - i match point contro Baghdatis e Berdych ad Indian Wells e Miami, il sorteggio tanto sfortunato a Roma, al primo incontro su terra contro un Gulbis quanto mai ispirato - e tuttavia la certezza che, arrivati gli Slam, Roger avrebbe come al solito cambiato marcia, concedendo forse al solo Nadal il privilegio di impensierirlo.
E invece sappiamo come è andata, e proprio le due sconfitte maturate tra Parigi e Londra - pur ancora con delle riserve: la giornata, anche dal punto di vista meteorologico, nel primo caso, qualche malanno fisico nel secondo - forse per via delle loro conseguenze numeriche o statistiche - la striscia di semifinali consecutive interrotte, l’assenza in finale a Wimbledon dopo 7 anni, il terzo posto in classifica - hanno determinato tra gli addetti ai lavori e i tifosi quel senso di ineluttabilità e inevitabilità che aveva accerchiato lo stesso Roger all’inizio del 2009, e poi il suo amico-rivale Nadal, sino a pochi mesi fa, in questo caso forse aggravato dal fatto che, oramai, non ci sono più record da battere (a parte quello, davvero puramente statistico, delle settimane al primo posto della classifica), ed è legittimo ipotizzare che Roger, quasi ventinovenne, con moglie e figlie ed un posto più che garantito tra gli immortali dello sport - non solo del nostro - possa o potrebbe sentirsi, anche solo inconsciamente, appagato.

Ma ciò che pensiamo tutti noi conta assai poco, e anche se un tennista non è una squadra di calcio o di basket - che può mantenere il suo blasone semplicemente acquistando dei nuovi talenti - e incappa necessariamente nell’appagamento, nel declino e nell’anagrafe, ha in se stesso la capacità di trovare nuovi stimoli - le Olimpiadi di Londra, quel record per me puramente statistico (ma forse non per lui) delle settimane al numero uno, altri Slam per confermare la certezza di alcuni e togliere dubbi ad altri sul fatto che sia o meno il più grande di tutti i tempi - e comunque quella di tentare qualcosa di diverso, soprattutto in presenza di un talento tanto sovrumano come il suo. “Potrebbe decidere di continuare in questo modo, e continuare a battere il 95% degli avversari,” diceva Annacone sempre nell’intervista dello scorso anno cui facevo riferimento. “Ma sarebbe un peccato. Che senso ha avere tante armi nel tuo arsenale se poi decidi di non usarle? Si tratta solo di imparare a gestirle in un modo leggermente diverso rispetto a come ha fatto sino ad ora...”

Chissà se quell’intervista fosse una lettera d’intenti, o un modo di proporsi a Roger, che dopo gli inizi di carriera con Peter Carter e poi dopo il periodo con Peter Lundgren non ha più avuto un coach a tempo pieno - facendosi assistere per qualche anno, ma solo alcuni periodi, da Tony Roche, poi da Hosé Higueras nel 2008, Darren Cahill per pochi giorni nel 2009, e più recentemente dal capitano di Davis svizzero Severin Luthi. Fatto sta che proprio ieri lo svizzero ha dato annuncio dal suo sito web di una nuova collaborazione con il coach americano “on a trial basis”, vale a dire in prova, almeno sino a quando Annacone non avrà concluso il suo contratto con la Lawn Tennis Association, per la quale è stato Head Coach dal 2006 e allenatore della squadra di Coppa Davis dal 2008, e che scade nel Novembre di quest’anno.

“Cari Fan - ha scritto Roger ai suoi tifosi - stavo cercando qualcuno da aggiungere al mio team, e ho deciso di trascorrere qualche tempo con Paul Annacone. Mentre Paul terminerà il suo lavoro con la Lawn Tennis Association esploreremo il nostro rapporto in questo periodo di test. Paul lavorerà con il mio gruppo già esistente, e sono ansioso di imparare dalla sua esperienza.”

Ha fornito alcune specifiche il manager dello Svizzero, Tony Godsick: “Si prenderanno il tempo necessario per vedere se il loro rapporto potrà funzionare. Immagino che, compatibilmente ai suoi restanti impegni con la LTA, Paul raggiungerà Roger già per alcuni degli appuntamenti sulla stagione nordamericana prima dello US Open.”

Il rientro alle gare di Federer è previsto per il prossimo 9 di Agosto, a Toronto. Seguiranno poi il torneo di Cincinnati, dove lo svizzero difende i punti della vittoria nel 2009, e infine lo US Open, alla caccia del sesto titolo a Flushing Meadows e diciassettesimo nello Slam.

Roberto Paterlini

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