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05/08/2010 14:06 CEST - Atp tour

Germania, non sempre gli anni '90

Col declassamento del torneo di Amburgo ad ATP 500 disputato a luglio, diventa sempre più evidente come la Bundesrepublik, patria dei Master di fine anno negli anni'90, stia perdendo progressivamente spazi all'interno della mappa dei tornei ATP. Quali sono le cause? Esiste un'eventuale soluzione al problema o si tratta solo di un normale ricambio? Christian Turba

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Tra le infinite riorganizzazioni cui il calendario dell’ATP è andato incontro nel corso degli ultimi anni, un dato svetta limpido su tutti: la “crisi “ dei tornei tedeschi. Il termine crisi, in verità, è un po’ambiguo, perché non si parla di tornei che hanno perso interesse o sono spariti da soli, ma di un generale e crescente disinteresse dell’ATP verso la Germania come patria delle sue tappe (cosa che invece non si riscontra a livello femminile).

L’ultimo caso eclatante è quello di Amburgo. Il torneo della città anseatica, che dal 2000 al 2008 ha fatto parte del circuito Masters Series ( e prima degli Atp Super 9), era già stato declassato ad Atp 500 l’anno scorso, nell’ambito della riforma che aveva radicalmente cambiato i punteggi attribuiti ai tornei del circuito maggiore, e spostato di data: il suo posto, come tutti saprete, è stato occupato dal Master di Madrid, che da torneo autunnale indoor è diventato in un sol colpo torneo primaverile su terra battuta.

Niente di scandaloso, fin qui, intendiamoci. La Spagna è una nazione all’avanguardia nel tennis (e praticamente in tutti gli sport al giorno d’oggi) ed è normale che, in mancanza di uno Slam proprio, le venga affidato un torneo importante. Oltretutto, Amburgo è sempre stato - negli ultimi anni - il Master su terra “minore”, quello che, arrivando nella settimana successiva a Roma e solo due settimane prima del Roland Garros, tendeva ad essere disertato, o giocato sottogamba, da alcuni giocatori di punta che volevano risparmiare energie in vista dello Slam Parigino e che lasciavano spazio a sorprese nell'albo d'oro. Emblematico fu il caso del 2006, anno in cui Federer e Nadal, stremati dalla storica finale in 5 set del torneo di Roma, dichiararono all'ultimo forfait per la tappa teutonica del circuito Masters Series, lasciando campo aperto a un’inedita finale Robredo-Stepanek: ma potremmo anche citare gli exploit isolati di Portas nel 2001 e soprattutto quello del desaparecido spagnolo Roberto Carretero, vincitore nel 1996 partendo dalle qualificazioni e mai più arrivato ai quarti di un torneo ATP in seguito. Ora, invece, la riforma del calendario ha anticipato il Master del Foro Italico di una settimana rispetto al Master 1000 successivo, lasciando ai big l’opportunità di “rifiatare”: inoltre abbiamo la sicurezza che il torneo madrileno, malgrado la sua estrema vicinanza al Roland Garros, verrà comunque sempre disputato da Nadal e da tutta schiera dei Verdaschi, dei Ferrer e degli Almagri, desiderosi di far bella figura in patria e pronti a giocare alla morte. Se, infine, aggiungiamo il fatto che l’ATP di Montecarlo non rientri più tra i tornei “obbligatori” (decisione alquanto discutibile) e che quindi molti top player possano decidere di iniziare “ tardivamente” la loro stagione su terra, capiamo come il cambio Amburgo/Madrid possa essere logico. Quello che suona strano, invece, è la nuova collocazione del torneo, che è stato spostato a metà luglio nel corso della stagione estiva su terra, stagione di solito riservata agli scontenti del Roland Garros, ai terraioli puri o ai giocatori di metà classifica che han bisogno di guadagnare punti preziosi. In pratica, Amburgo equivale quasi (se non per punteggio e montepremi) a Umago e Gstaad, e il suo albo d’oro va man mano diventando meno “pregiato”. Quel che è ancora peggio, però, è il fatto che il Master 500 di Amburgo venga giocato in contemporanea col primo torneo della stagione estiva americana (Indianapolis nel 2009, Atlanta quest’anno): giocandosi questo torneo sul duro, diventa dunque più probabile che i big, se proprio devono giocare, prendano direttamente il volo per l’America piuttosto che trascorrere una spossante settimana in terra teutonica. Insomma, l’Hamburg Master è sempre più svalutato e considerato alla stregua di un Acapulco qualsiasi, se pensiamo che, invece, un torneo di pari valore ma di minor prestigio come il Legg Mason di Washington in corso questa settimana non goda della concorrenza di nessun altro torneo del circuito maggiore.

Ma Amburgo è solo la punta dell’iceberg: la progressiva sparizione delle tappe tedesche del circuito è infatti in atto già da tempo. Se infatti il torneo su erba di Halle resiste ancora nella sua collocazione di inizio giugno (ma sembra comunque che, dopo il “boom” causato negli ultimi anni dalla presenza di Federer, i big stiano tornando a privilegiare il Queen’s), clamoroso è il caso del torneo di Stoccarda. Alla fine dello scorso millennio, il capoluogo del Baden-Wuttenberg ospitava l’Eurocard Open, tappa di fine anno del circuito Super 9. Giocato su sintetico indoor, questo torneo poteva già contare su un prestigioso albo d’oro nei primi anni ’90, quando ancora si disputava nel mese di febbraio: Becker, Edberg, Ivanisevic, Stich, Edberg e Krajicek. Nell’anno del debutto autunnale (con conseguente inclusione tra i Masters Series), il 1996, Stoccarda ospitò uno degli ultimi grandi duelli tra Boris Becker e Pete Sampras, vinto dal padrone di casa col punteggio di 6-4 al quinto set; in seguito, dal 1997 al 2001, l’albo d’oro continuò ad essere di tutto rispetto, includendo gente come Korda, Krajicek, Enqvist, Ferreira e Haas. Poi, un bel giorno, l’Atp decise di sostituire l’Eurocard Open col Madrid Masters, fortemente sponsorizzato dal suo vulcanico organizzatore Jon Tiriac: da questo momento, dunque, la cittadina della Germania Meridionale rimase quindi dotata della sola Mercedes Cup, torneo su terra rossa che si disputava dal 1978 e che aveva visto trionfare, nel corso degli anni, gente del calibro di Borg, Gerulaitis, Lendl, Mecir, Agassi, Ivanisevic, Stich, Muster e Kuerten. Quest’ultimo torneo, facendo parte della serie degli “ATP International Series Gold” (gli antenati dei “moderni” Atp 500) rimase comunque prestigioso e, fino al 2006, prevedeva la finale al meglio dei 5 set: grandi specialisti come Nadal, Coria, Canas e Ferrer figurano infatti nel suo albo d’oro. Purtroppo, dopo la riforma 2009, il torneo si è trovato ad essere programmato una settimana prima del nuovo ATP 500 di Amburgo: inevitabile, dunque, è stato il suo declassamento ad ATP 250, passando da Del Potro (vincitore 2008) alle finali Chardy-Hanescu e Montanes-Monfils.

Lasciando da parte il torneo di Essen, antenato dell’Eurocard Open di Stoccarda e disputatosi solo nel 1995 (con la vittoria di Muster su Washington), l’ultimo grande capitolo riguarda i tornei di fine stagione. Oltre che per la rivalità Sampras-Agassi, gli anni’90 sono infatti passati alla storia per le edizioni dei Master di fine anno, disputatesi a partire dal 1990 in terra tedesca: questi tornei, disputati su caratteristici campi in sintetico indoor privi delle linee di corridoio e molto rapidi, hanno offerto nella maggior parte dei casi scontri epici tra specialisti del tappeto e grandi campioni, rimasti impressi nella memoria dei fan ancor più di certe finali degli Slam. Tutto iniziò nel 1990, con l’esordio di Francoforte come tappa dell’Atp Tour World Championships e l’exploit di André Agassi, che alla migliore esibizione indoor della carriera dominò il padrone di casa Becker in semifinale e superò poi il detentore del titolo Edberg in finale (qui). Nella cittadina del Meno il torneo rimase fino al 1995, riscuotendo sempre grande successo: memorabili furono, tra le altre, l’edizione del 1992 con un Becker ai massimi livelli (è questo l’anno della famosa semifinale vinta per 7-6 al terzo contro Ivanisevic) e quella del 1993 con la sorprendente vittoria del “secondo tedesco” Stich ai danni di Pete Sampras. Poi, nel 1996, le Finals si trasferirono in Bassa Sassonia, ad Hannover e consegnarono quella che resterà una delle migliori partite del decennio: in una finale al cardiopalma su una superficie indoor velocissima, segnata dall’equilibrio più assoluto, un Pete Sampras implacabile superò il miglior Boris Becker degli ultimi anni di carriera, che pur superando sé stesso e mantenendo il servizio per 28 turni di seguito dovette infine soccombere col punteggio di 3-6 7-6 7-6 6-7 6-4 (qui). Questa partita fu allo stesso tempo il culmine e il punto di non ritorno dei Master “tedeschi “ degli anni’90: dopo altri 3 anni di edizioni con finali più “ deludenti” di quella del 1996 (ricordiamo la vittoria di Corretja nel derby spagnolo con Moya e la netta vittoria di Sampras su Agassi nel 1999 (qui), all’alba del nuovo millennio la sede delle Finals fu spostata a Lisbona e da lì cominciò a peregrinare fino all’attuale collocazione londinese, senza però mai ripassare per l’Europa Centrale. Parallelamente al Master, poi, negli anni’90 (e precisamente dal 1990 al 1999) Monaco di Baviera ospitava la Grand Slam Cup, evento organizzato dall’ITF e comprendente i 16 tennisti (e dal 1998 anche le 16 tenniste) che durante l’anno avevano meglio figurato nelle prove del Grande Slam. Famoso per avere il più alto montepremi tra tutti i tornei (1,5 milioni di dollari spettavano al solo vincitore) e per disputarsi ad eliminazione diretta, a differenza dell’Atp Championship, tale trofeo era sicuramente meno importante del corrispettivo gestito dall’ATP: tuttavia, anch’esso nel corso degli anni seppe regalare momenti di grande tennis,tra i quali la vittoria al cardiopalma (11-9 al quinto) di Petr Korda sull’idolo locale Michael Stich nel 1993 e la lottatissima finale del 1998 tra Marcelo Rios e André Agassi (qui).

Ora, se prendiamo come punto di riferimento proprio il “fantastico “ 1996, il confronto col circuito attuale è impietoso. Allora come tappe tedesche, oltre al Master di Amburgo, si trovano i due Super 9 di Amburgo e Stoccarda, l’Atp Championship Series di Stoccarda (vinto da Muster su Kafelnikov) e, come “tornei minori”, il Gerry Weber Open di Halle e il Bmw Open di Monaco di Baviera. Ora queste ultime due tappe permangono invariate, ma di Stoccarda ce n’è solo uno e vale come Monaco ed Halle, mentre Amburgo vale quanto valeva la Mercedes Cup 14 anni fa, Hannover è completamente sparito e la Grand Slam Cup è estinta. Certo, c'è la World Team Cup che si disputa a Dusseldorf, ma la sua importanza all'interno del circuito è pari allo zero.

Insomma, è chiaro che la Grandeur tedesca degli anni’90 non esiste più. A cosa si deve questo ribasso? Una causa è sicuramente la mancanza di campioni. Ad inizio degli anni’90 la Germania disponeva di un campione a tutto tondo come Boris Becker, capace di vincere quasi da solo la Coppa Davis e vero “eroe nazionale” tedesco grazie ai suoi trofei, al suo tennis e alla sua consumata abilità nel trascinare le folle con un sol gesto; inoltre, poteva contare su un altro ottimo giocatore, dotato di un tennis elegantissimo, come Michael Stich. Chiaro che, in queste condizioni, lo spirito organizzativo fiorisse e la possibilità di vedere i palazzetti gremiti era maggiore: oggi, con Haas e Kiefer (sempre inferiori nella loro carriera anche ad un Stich) ormai alla frutta e senza l’ombra di un valido erede (sia a livello di gioco che di carattere) di Becker dietro, il tennis attrae molto di meno gli spettatori tedeschi. Niente di scandaloso fin qui: del resto anche la Svezia, ai tempi d'oro di Stefan Edberg, contava sul Master di Stoccolma (che dal 1990 al 1994 era inserito nel circuito Super 9 al posto di quello di Stoccarda).

Ma questo aspetto non basterebbe se non fosse accompagnato da una certa mancanza di “peso” della federazione tedesca. In poche parole la Germania non può essere l’Inghilterra, che pur non producendo un giocatore da Slam da oltre 70 anni si appoggia sul prestigio del torneo più famoso del mondo, e in scala minore nemmeno l’Australia, che dopo Hewitt non sembra in grado di produrre nuovi campioni: Wimbledon e Melbourne sono Grandi Slam e una loro cancellazione verrebbe vista come un abominio da tutti gli appassionati tennistici, mentre i grandi tornei indoor tedeschi hanno tutto sommato una storia recente e, come tali, la loro cancellazione non ha creato tutto questo scandalo. La Federazione tedesca non può, ovviamente, nemmeno essere paragonata alla USTA (la Federazione statunitense), talmente vasta e potente da detenere uno Slam, tre Masters Series e innumerevoli ATP 500 e 250 che costituiscono una vera e propria stagione tennistica al pari di quella europea. Oltretutto, mentre i tennisti nordamericani, pur lontani anni luce dai loro predecessori degli anni’90, traggono quasi sempre il massimo dai tornei disputati in casa propria (come ha evidenziato l'altro giorno Claudio Maglieri), quelli di Casa Germania raramente riescono a trionfare tra le mura amiche, anche nei tornei più piccoli: negli ultimi 5 anni ci sono riusciti solo Kohlschreiber, nel 2007 a Monaco, ed Haas l’anno scorso ad Halle. Probabilmente, un maggior numero di vittorie sul suolo natio richiamerebbe più spettatori e ricreerebbe le condizioni per ospitare con successo dei tornei ATP.

A parte questi aspetti che concorrono, però, il problema sembra essere essenzialmente un di "geografia". Negli ultimi anni, con il trasferimento del Master a Shanghai e la successiva trasformazione di questo luogo in sede del Master 1000 di ottobre prima occupato da Madrid, la mappa dell'ATP ha chiaramente assunto una connotazione più "globale" e "asiatica" ( accentuata dall'aumento d'importanza del torneo di Dubai e dello stesso torneo di Doha, sicuramente l'ATP 250 più frequentato dai big): ferma restando l'importanza dell' America (sia quella del Nord che quella Latina, trainata pian piano dalle imprese degli argentini), l'Europa indietreggia giocoforza di fronte a quest'avanzata, e per sopravvivere sembra necessario o disporre di un torneo del Grande Slam (Inghilterra e Francia), oppure avere un movimento tennistico ultra-florido (Spagna). Sfortunatamente per la Germania, infine, la stagione che viene maggiormente penalizzata (sia in termini di uniformizzazione delle superfici che in termini di calendario) é proprio quella indoor autunnale, che negli anni '90 ospitava il Master di Stoccarda e le Finals di Hannover e Francoforte: un eventuale reinserimento di questi tornei, allo stato attuale, sarebbe ipotizzabile solo in sostituzione di qualche ATP 250 europeo e non dei Master di Shanghai e Bercy, inamovibili, o delle finali di Londra. Eppure, una soluzione teorica al problema esisterebbe: perché non sgrassare un po' la ricca "oca americana" togliendo dal calendario i due Masters di marzo -parentesi sul duro prima della stagione terricola europea, non propedeutica ad alcun Slam- e reintrodurre al loro posto i tornei tedeschi, creando (con Zagabria, Rotterdam e Marsiglia) una vera e propria stagione indoor europea post-Australian Open? Chissà che magari i top player, non ancora stremati dalla lunga stagione, non ricomincino a bazzicare con una certa frequenza questi campi..

In conclusione, bisogna dire che un periodico ricambio di luoghi e tornei è inevitabile e benefico, e la scomparsa di certi ATP tedeschi non costituisce certo un dramma irrimediabile (anche se va ricordato che il torneo di Amburgo è uno dei più antichi al mondo): tuttavia, sarebbe un peccato perdere per sempre tornei che hanno fatto la storia recente e meno recente di questo sport.

Christian Turba

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25 Luglio 1999

Patrick Rafter inizia la sua prima e unica settimana da numero 1 delle classifiche ATP, superando Andre Agassi. Il suo è stato il numero 1 più breve di tutta la storia del tennis maschile e femminile.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker