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13/08/2010 15:18 CEST - DIETRO LE QUINTE

Le mani più veloci del circuito

Linda Christensen, stenografa dell'ASAP, ci parla del suo lavoro dietro le quinte dei circuiti tennistici. Giocatori che parlano a raffica, altri in modo incomprensibile e lei che deve battere tutto alla velocità della luce.Riccardo Nuziale

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L'intervista originale la trovate qui

Appassionata di tennis sin dal 1970, quando la nonna la portò a vedere Chris Evert, Linda Christensen, una delle stenografe dell’ASAP (la compagnia di cui si servono ATP e WTA per i transcript), si è formata nel mondo giuridico, mondo che ha frequentato per 23 anni. Dopo questo lungo periodo di lavoro in un ambiente tanto stressante Christensten, amante dello sport, ha deciso di passare a lavorare proprio in questo mondo. Nell’autunno 2007 ha cominciato a trascrivere interviste di giocatori di football e di golf per poi approdare, a partire dall’Australian Open 2008, anche al tennis.
Questa è l’intervista rilasciata da Christensen a Mike McIntyre durante la Roger’s Cup di Toronto, attualmente in corso.


Come funziona questo fantastico lavoro?
Imparare a trascrivere foneticamente è un corso di formazione ed è un linguaggio diverso. Così anziché digitare un singolo tasto sulla tastiera di un portatile per trascrivere una sola lettera, foneticamente con un’unica battitura creiamo parole, espressioni e a volte anche intere frasi. Così possiamo trascrivere 260-300 parole al minuto. Dopodiché tutti i dati trascritti vengono spediti via wireless sul portatile, inseriti nel database e tradotti in inglese.
E’ un concetto difficile da afferrare per chi è abituato con le tastiere comuni, ma guardando questa macchina abbiamo decisamente meno tasti, che tra l’altro non sono nemmeno contrassegnati da simboli di riconoscimento. Quindi ogni tasto corrisponde a un suono?
Sì, a un suono. O combinazioni di tasti. Prendiamo ad esempio la parola “much”; sul portatile dovresti digitare i tasti m, u, c, h. Quando noi scriviamo “much”, dobbiamo digitare i suoni m, uh e ch, quindi possiamo scrivere la parola con un’unica battitura (in stenotipia la battitura equivale al digitare più tasti contemporaneamente, ndt). O in tribunale, se devi digitare un’espressione molto usata, come quando un avvocato si rivolge alla giuria dicendo “signore e signori della giuria”, e l’abbiamo tra le espressioni pre-registrate, basta una battuta.
Puoi quindi fare lo stesso per quanto riguarda il gergo tennistico?
Certo. “Rovescio”, “tiro incrociato”, “campo in cemento”, “campo in erba”, “campo in terra battuta” sono tutti termini pre-programmati, scrivibili con una sola battuta sulla tastiera.
E’ possibile che qualcuno, con una tastiera comune, possa scrivere tutto alla stessa velocità?
No, non credo. Non penso ci sia mai stato nessuno in grado di scrivere così velocemente.
In che modo viene valutato il tuo lavoro? Sei sempre da sola quando vai nei tornei?
Un po’ e un po’. Gli altri dipendenti della compagnia leggono le nostre trascrizioni e normalmente lavoriamo con dei colleghi. In questi tornei (Master 1000) lavoriamo da soli perché sono più piccoli, ma negli Slam lavoriamo in gruppo, con una persona addetta al computer e uno scrittore. Così ci giudichiamo l’un l’altra e ci sfidiamo ad essere più veloci e accurati.
Quanto è difficile captare le parole? Quando iniziasti, nel 1983, quanto tempo ci volle per raggiungere una certa familiarità con questo processo?
Beh, posso dire che la percentuale di persone che hanno mollato la trascrizione è piuttosto alta. Dovessi ipotizzare una classe di partenza raggruppata l’anno in cui cominciai di diciamo 25 unità, direi che non più di una persona o due sarebbero ancora qui a fare questo lavoro, oltre a me. E’ un lavoro molto stressante. Sto parlando della trascrizione giudiziaria. Poi c’è tutta un’altra parte del lavoro, trattare con figure come avvocati e paralegali, e le scadenze. Se hanno bisogno di qualcosa subito, tu devi stare sveglio tutta la notte per portar loro quel documento. E, sai, con l’ASAP (la compagnia che si occupa delle trascrizioni delle interviste degli sportivi, ndt) i giornalisti hanno una scadenza da rispettare e sappiamo che siamo sempre appena in tempo per trascrivere le interviste.
Parlando di tennis, chi sono i tennisti più difficili da seguire o capire e trascrivere?
I serbi parlano molto velocemente, ma fortunatamente parlano un buon inglese e hanno una buona cadenza. Ana Ivanovic può parlare davvero velocemente. Al Roland Garros 2009 ho trascritto una sua intervista…ero con un collega e avevamo in dotazione un apparecchio in grado di calcolare il numero di parole che una persona dice in un minuto; a fine intervista, il collega mi ha rivelato che in certi punti dell’intervista Ivanovic ha raggiunto le 330 parole al minuto. Parla davvero a raffica. Altri invece hanno un accento molto spiccato: può essere impresa ardua comprendere Dinara Safina, così come suo fratello Marat. James Blake (ride)…ogni giornalista sa che parla sveltissimo. Scherzosamente sa che è la nostra nemesi, ci guarda e ci dice “so che mi odiate”.
Ti capita mai di andare in difficoltà nello stare al passo con la trascrizione o addirittura trovarti indietro? Come compensi, come ti comporti in quelle situazioni?
Sì, non è facile. E’ fondamentale imparare la capacità di fissare nella tua mente una o due frasi che ti sei lasciato dietro e recuperarle. Comunque se abbiamo dubbi, tutto è registrato sull’hard disk, quindi se ci vengono dubbi di aver tralasciato o mal interpretato qualcosa, possiamo riascoltare e correggere prima di spedire il risultato finale.
Ci sono stati momenti memorabili, tornei o interviste che per qualche motivo ricordi più di altri?
Beh sì, Hewitt-Baghdatis agli Australian Open 2008. Ero con un collega e trascrivemmo l’intervista di Hewitt, vincitore dell’incontro, alle 5.30 di mattina. Stemmo svegli tutta la notte in attesa di quell’intervista. I fan australiani poi sono tifosi veri: c’erano molti ragazzini tra gli spalti e nessuno lasciò lo stadio prima della fine. Un altro episodio avvenne l’anno scorso a Montreal Marat Safin si lanciò con alcune parole molto colorite. Lui è divertente. Davvero molto simpatico. Era prossimo al ritiro e gli fu posta una domanda sulla sorella e lasciò volare imprecazioni senza trattenersi. Fu molto divertente.
Hai dovuto trascrivere quelle imprecazioni parola per parola, letteralmente?
Sì, in pratica.
Momenti difficili tra reporter e giocatori?
Non mi ricordo niente di particolare. Giusto quando i giocatori perdono e non gradiscono che si faccia loro domande che ritengono stupide. In quelle occasioni si irritano.
Tornei preferiti in questi due anni e mezzo di lavoro nel tennis?
Indian Wells è magnifico, così come il Sony Ericsson di Key Biscayne. Tra gli Slam, il Roland Garros è splendido, tutto viene tradotto e gli interpreti sono ottimi. Gli Us Open sono duri, perché gli incontri possono cominciare anche molto tardi, la sera. L’anno scorso ogni altra notte si andava a letto alle 3-4 di mattina e questo dopo due settimane ti sfianca.
 

Riccardo Nuziale

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