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20/08/2010 03:45 CEST - US OPEN

US Open: caccia all'outsider

A poco più di una settimana dall'inizio dell'ultimo Slam dell'anno andiamo alla ricerca della sorpresa dei prossimi US Open. Tra graditi ritorni ed eterne speranze, scopriamo le mine vaganti dell'imminente torneo newyorkese. Riccardo Nuziale

 (il link che funziona ancora per il video spassoso di federer-nadal lo trovate tra i commenti)

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Beninteso: a vincere i prossimi US Open (data di partenza 30 agosto) sarà al 99% uno dei Fantastici 4. Ipotizzare un trionfatore diverso dai soliti noti (curioso comunque inserire costantemente nello stesso gruppo due tennisti la cui somma di Slam vale 1 con altri due che di Slam ne vantano 24…) è ben difficile, quasi una follia. Eppure, dodici mesi fa, la follia si avverò e vedemmo il gigante buono Juan Martin alzare la coppa. Quest’anno Del Potro non ci sarà (e la defezione gli costerà un oceano di punti in classifica) quindi, tra cause perse (Gasquet) e “speranze disperate” (Youzhny, Gulbis e la new entry Dolgopolov), tra delizie passatiste (Llodra e Dent) e vecchietti da prendere con le pinze (Hewitt e Ljubicic), chi davvero può aspirare alla vittoria, o quantomeno a un ruolo di assoluto protagonista nell’ultimo Slam della stagione? I nomi veramente ipotizzabili e credibili sono molto pochi. Vediamoli in dettaglio.

IL LEONE SI E’ RISVEGLIATO: NALBANDIAN Ogni qualvolta si sveglia dal letargo, lassù nell’Olimpo si comincia a sbuffare. Dotato con ogni probabilità della risposta e del rovescio bimane più devastanti del circuito (l’unico che può contendergli il doppio primato è Murray), Nalbandian è il solo, tra i grandi talenti della generazione Federer, a non aver mai vinto uno Slam. Finale a Wimbledon, semifinali negli altri tre tornei, ma mai una vittoria. Una delle tante ingiustizie per gli amanti del bel tennis. Giocatore tra i più discontinui e imprevedibili del circuito, ma anche tra i più geniali e dal tennis più facile (vedasi insomma alla voce “genio e sregolatezza”), Nalbandian non ha mai saputo rispondere in pieno alle attese probabilmente per gli evidenti limiti fisici e mentali. Ma nelle partite secche e in periodi a breve termine può essere addirittura ingiocabile. Tra infortuni e gare di rally, ogni tanto infatti il buon David dà segni di risveglio: successe a fine 2007, dove annichilì chiunque si trovasse sulla sua strada, successe l’anno successivo (sebbene non con la stessa veemenza), sta forse succedendo ora, al rientro dall’ennesimo infortunio.
Sebbene sia tantissimo, troppo tempo che non giochi uno Slam all’altezza (Roland Garros 2006, semifinale con Federer, poi massimo ottavi; imbarazzanti i risultati a partire da Wimbledon 2007), il pericolo pubblico n. 1 è lui, specialmente se non dovesse rientrare tra le teste di serie (attualmente è n. 37). Ritiratosi Safin, Nalbandian rimane l’unico a possedere la dispotica nonchalance nel battere un top 5 per poi perdere il giorno dopo contro il vicino di casa, l’unico ad avere l’arrogante consapevolezza di avere i mezzi di poter battere chiunque. Il giorno dei sorteggi anche Roger e Rafa pregheranno di non averlo tra i piedi ai primi turni, poco ma sicuro.

GLI STATUNITENSI (RODDICK, ISNER, QUERREY, FISH) Chiaro, Roddick è l’unico ad avere una minima (minima minima) speranza di poter dire la sua per il titolo, ma è stato scelto di inserire in blocco la squadra statunitense perché, in seguito alla storica uscita dalla top 10, Roddick e compagni saranno chiamati ad una prestazione maiuscola, dovranno essere capaci di dare una risposta chiara e forte a casa loro, sulla loro superficie, davanti ai loro tifosi. A-Rod in particolare dovrà essere capace di porre fine ad una serie di risultati negativi negli Slam nata dopo la finale di Wimbledon dell’anno scorso: terzo turno negli States, quarti in Australia (non un cattivo risultato in sé, ma la sconfitta contro Cilic è stata tanto bizzarra quanto imperdonabile, per un campione della sua esperienza), terzo turno a Parigi e infine la bruttissima sconfitta agli ottavi di Wimbledon contro Lu. Quest’anno, a parte le due finali di Indian Wells e Miami (persa la prima, vinta la seconda), ha sempre deluso, subendo alcune sconfitte difficilmente giustificabili anche con la scusa degli infortuni (ultima la mononucleosi). E’ tutt’altro che in forma e in fiducia, i benefici della cura Stefanki sembrano ormai appartenere al passato, ma inserirlo tra gli outsider è sempre d’obbligo: con i primissimi parte sfavorito, ma non battuto (soprattutto qui a casa sua).
Gli altri tre rappresentanti principali degli Stati Uniti hanno ambizioni più modeste ma, con il giusto tabellone, possono comunque dare soddisfazioni ai tifosi a stelle e strisce. Nessuno dei tre ha mai raggiunto risultati eccezionali negli Slam (Isner e Querrey non sono mai andati oltre gli ottavi, Fish ha fatto quarti in due occasioni, Australian Open 2007 e US Open 2008), tutti e tre sembrano essere maggiormente attrezzati per le partite 2 su 3 (anche se, dovessimo chiedere a Mahut…), eppure attenzione che qualche scalpo importante possono farlo proprio, Fish in particolare…

PALLE DI FUOCO AL POTERE: BERDYCH E SODERLING Sebbene sia impossibile non metterli tra le possibili sorprese, va ricordato che il ceco e lo svedese non hanno mai ottenuto grandi risultati negli Slam sul cemento. Berdych ha gli ottavi come miglior risultato sia in Australia che negli Stati Uniti, Soderling ha invece dei trascorsi addirittura sconcertanti: tolto il quarto di finale raggiunto a Flushing Meadows l’anno scorso (dove quasi riuscì a farsi portare al quinto da dottor Roger e mister Hyde), ha un record di 5 vittorie e 6 sconfitte negli USA, 2-5 in Australia. I risultati di quest’anno sembrano confermarlo: a dispetto dei livelli altissimi raggiunti sulla terra di Parigi e sull’erba dei Championships, entrambi hanno fallito clamorosamente sul cemento australiano (primo turno Soderling, secondo Berdych). Risultati più importanti nei tornei 2 su 3: a Indian Wells e Key Biscayne entrambi si sono comportati egregiamente, mentre la settimana scorsa hanno perso solo da Nalbandian e Federer. Ad impressione di chi scrive Berdych ha più possibilità di Soderling di fare un grande torneo; dotati entrambi di una potenza carnefice, il ceco ha però dalla sua una gestualità nettamente più fluida e una sensibilità di tocco decisamente più elevata. E’ opinione di chi scrive che Soderling, con le due finali a Parigi, abbia raggiunto il massimo delle sue possibilità, a differenza di Berdych, talento superiore fin troppo a lungo ritenuto sprecato, potenzialmente capace di andare oltre. Magari proprio a partire da questo US Open.

I FUORI FORMA: VERDASCO, DAVYDENKO, CILIC, TSONGA Probabilmente nessuno dei quattro in questione farà un torneo importante, vengono tutti da un periodo negativo o da un infortunio a causa del quale faticano a ritornare ai massimi livelli. Eppure tutti e quattro hanno assolutamente le potenzialità per essere protagonisti di un torneo maiuscolo: tutti hanno nel cemento la loro superficie preferita, tutti sono stati semifinalisti di Slam (Tsonga addirittura ha fatto anche finale), tutti sono (stati) in grado di battere i primissimi. Però, ripetiamo, sono un’assoluta incognita. Verdasco (che come miglior risultato negli States ha il quarto dell’anno scorso) sembra ancora impegnato a ricaricare le batterie dopo la suicida campagna sul rosso (da allora solo figuracce); Davydenko (semifinalista nel 2006 e nel 2007, sempre battuto dalla bestia nera Federer), rientrato a giugno dopo mesi di inattività per problemi a un polso, è ancora ben lontano dall’apice raggiunto tra Master 2009 e Australian Open 2010; Cilic (l’anno scorso fece quarti, tramortendo Murray agli ottavi per poi spaventare ed essere a sua volta tramortito da Del Potro), dopo un esaltante inizio di stagione, si è progressivamente spento, tanto che in questi ultimi due Master 1000 ha perso in due set contro Troicki e Baghdatis (altro da tenere d’occhio, ma non al punto da ipotizzarlo protagonista del torneo); Tsonga non gioca una partita dal quarto di finale di Wimbledon perso contro Murray e se è vero che negli Slam quest’anno ha giocato piuttosto bene (semi in Australia e ottavi a Parigi, oltre al quarto londinese), è altrettanto vero che sul cemento di New York il francese non si sia mai trovato a suo agio finora (due terzi turni e un ottavo). Attualmente quindi, sulla carta, non ci sono i presupposti per vedere i quattro suddetti capaci di due settimane di grande tennis, ma se c’è uno sport dagli esiti imprevisti e imprevedibili, quello è proprio il tennis. In particolare, trovarsi Davydenko nella seconda settimana del torneo potrebbe essere un problema non sottovalutabile per chiunque.

UNA SPERANZA, UN AUGURIO: BLAKE Saperlo fuori dai primi 100, dietro anche a Donald Young (!), e vederlo umiliato da Istomin, è un dolore, perché Blake non è solo uno dei tennisti da cemento più brillanti e divertenti del circuito, ma anche un uomo la cui sportività, gentilezza, intelligenza e storia umana non può lasciare indifferenti. La speranza e l’augurio è che in questo Slam possa ritrovare un po’ di gioco, di fiducia e di risultati. Ben consapevoli che la parabola discendente sia arrivata inesorabile, non si chiede il Blake del 2006, ma un Blake capace di regalarci ancora partite emozionanti e vederlo protagonista, anche se solo magari per la prima settimana…questo sì.
 

Riccardo Nuziale

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker