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22/08/2010 00:53 CEST - ATP CINCINNATI 2010

Tra i "Fab 4" solo Roger si salva

Fuori ben tre dei Fab Four nei quarti di Cincy. Si salva il solo Federer che vince un buon match contro Davydenko. Ma sono Baghdatis e Fish gli uomini del giorno: il primo batte Nadal, mentre il secondo batte Andy Murray. Roddick supera un Djokovic distratto e falloso. Le semi saranno Federer-Baghdatis e Fish-Roddick. La curiosità di Sky: Volandri commentatore per la prima volta. Mauro Cappiello e Livio Costarella.

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M. Fish b. (4) A. Murray 6-7(7) 6-1 7-6 (5)

A Cincinnati non ci saranno i primi quattro del mondo in semifinale come l’anno scorso. Nel primo dei quarti di finale di oggi, infatti, Mardy Fish ha causato la sorpresa battendo il campione del 2008 Andy Murray per la terza volta quest’anno.

 L’americano ha approfittato anche dei problemi fisici che lo scozzese ha iniziato ad avvertire all’inizio del secondo set. Il numero 4 del mondo, all’ottava partita in dieci giorni, si era lamentato ieri in conferenza stampa di essere stato praticamente sempre costretto a giocare nelle ore più calde della giornata, durante questi due 1000 nord-americani.

«Ho giocato sempre tra le 12 e le 3, credo che chiunque si sentirebbe stanco. Le condizioni qui sono molto dure». Murray si era augurato di poter scendere in campo in serata almeno oggi, ma la vittoria di Fish nel doppio (lo statunitense gioca in coppia con Knowles) ha costretto gli organizzatori a programmare il suo incontro come primo match della giornata.

C’è da dire che l’americano, finalista a Cincinnati nel 2003 quando ebbe due match point contro Andy Roddick, avrebbe potuto vincere più facilmente se avesse sfruttato le grosse occasioni avute nel tie-break del primo set. Una prima frazione molto combattuta e la cui lunghezza (un’ora e 10’) è stata probabilmente decisiva nello sfiancare lo scozzese, mentre il suo avversario ha dato sempre l’impressione di essere fresco come una rosa.

Il match si infiamma sul 5-5 quando un passante di dritto di Murray, che Hawk eye conferma essere sulla linea, regala allo scozzese la prima palla break. Fish la annulla con autorità e lo stesso fa sulla seconda chance per il numero 4 del mondo, che arriva poco dopo a seguito di un pallonetto di rovescio dell’americano di poco fuori.

L’epilogo del primo set è, quindi, il tie-break, nel quale Andy parte con un mini-break di vantaggio che però non riesce a capitalizzare. Sul 5-5, anzi, è lui a commettere un clamoroso doppio fallo e a mandare Fish a set point sulla propria battuta. Il finalista dell’Australian Open, però, si riprende con uno spettacolare pallonetto di dritto. Annullato anche il secondo set point per Fish con una prima vincente, sfrutta un dritto out dell’avversario per chiudere 9-7 una vera battaglia fisica e di nervi.

Il tie-break sembra aver spremuto entrambi i giocatori e il livello del gioco cala sensibilmente all’inizio del secondo set. Ma è Murray quello che sembra più giù di corda: appare accusare un fastidio al ginocchio destro e avere serie difficoltà sugli appoggi. Lo scozzese inizia ad accorciare gli scambi. Due errori gratuiti danno a Fish le prime due palle break del suo match. Un drop di Murray si ferma sul nastro e manda il giocatore del Minnesota in vantaggio.

Quando però lo scozzese cede di nuovo il servizio nel terzo gioco, le sue difficoltà appaiono chiare. Al cambio campo chiama il trainer, ma inaspettatamente non lamenta problemi al ginocchio, bensì i classici sintomi del colpo di calore: sfarfallio alla vista, calo di pressione, difficoltà di respirazione.

Il secondo set fila via liscio per Fish che lo vince 6-1. Murray sembra sul punto di ritirarsi da un momento all’altro: quando il vincitore di Newport e Atlanta arriva a ottenere due palle break nel secondo gioco del terzo set il match appare finito. Invece Murray raccoglie le residue energie e torna a innalzare il livello di gioco.

È anche più presente dal punto di vista agonistico, si arrabbia per le occasioni sciupate e non è più solo preoccupato delle sue condizioni fisiche. Il campione di Toronto dà fondo a tutte le sue riserve in un interminabile quinto game, nel quale costringe per cinque volte Fish ai vantaggi. Tuttavia, non succede più niente fino al tie-break in cui lo scozzese parte di nuovo con un mini-break di vantaggio che prima perde, poi riconquista con uno straordinario rovescio incrociato sul 2-2.

Fish però non si arrende: recupera lo svantaggio giocando alla grande il settimo punto che ottiene tirandosi fuori dalle caviglie una grande volée di rovescio (un occhio di falco non ufficiale però mostra che il suo colpo d’approccio era out. Sul 5-2 per Murray il match poteva essere finito). E con un’altra splendida volée di rovescio guadagna il punto del 6-5 che lo porta a match point sul servizio. Una battuta vincente gli dà una delle vittorie più belle della sua carriera. [Mauro Cappiello]

(9) A. Roddick b. (2) N. Djokovic 6-4 7-5

Domani in semifinale Fish affronterà in una semifinale tutta “made in Usa” Andy Roddick, che ha sconfitto Novak Djokovic, anche lui contro classifica. Prestazione solida di A-Rod, che sembra sulla via del recupero dopo un periodo molto difficile. Ma oggi un aiuto considerevole è arrivato da un Novak Djokovic davvero sottotono.

Partita molto al di sotto delle attese, che però per gli spettatori italiani ha almeno riservato la piacevole sorpresa dell’esordio al microfono di Filippo Volandri come commentatore tecnico per Sky Sport: spigliato, gradevole nel tono di voce e negli interventi, bravo anche nel rispettare i tempi televisivi, il numero 4 italiano non ha deluso. E chissà che per lui non si aprano interessanti prospettive di una nuova carriera una volta appesa la racchetta al chiodo.

Tornando, invece, alla cronaca del match, i problemi del serbo iniziano al quinto gioco, quando si imbarca in un pessimo game di battuta: tre errori di dritto e uno di rovescio consegnano a Roddick il break decisivo del primo set. Sul 5-3 per il giocatore di casa, Djokovic riesce ad annullare un set point con un rovescio lungolinea, ma nulla può sul successivo turno di battuta dell’avversario. Per Roddick, nel primo set, solo due punti persi sulla prima e quattro sulla seconda: ricavato attribuibile più all’inefficacia in ribattuta di Djokovic che non a un’eccezionale prestazione al servizio dell’americano.

Ancora fallosissimo col dritto, il numero tre del mondo è costretto a salvare due palle break in avvio di secondo set, ma questa volta è Roddick a dargli una mano con due gratuiti. Al terzo gioco, però, il due volte vincitore del torneo va a segno: con un bell’attacco perfezionato da una volée di rovescio si procura il break point che trasforma grazie all’ennesimo dritto sotterrato in rete dal finalista dell’anno scorso.

L’americano sembra avviato a una facile vittoria, quando sul 5-4 cede la battuta con un doppio fallo sulla seconda palla break per l’avversario. Poco male, perché nel game successivo la testa di serie numero 2 restituisce il favore. Un doppio fallo, una comoda volée di rovescio messa in rete e game di battuta ceduto a zero. Roddick, sebbene costretto a recuperare da 0-30 e ad annullare una palla break con un ace, tiene il servizio, batte Djokovic per la quarta volta consecutiva e centra la prima semifinale a Cincinnati dal 2006, anno in cui vinse il torneo. [Mauro Cappiello]

(3) R. Federer b. N. Davydenko 6-4 7-5

Diciotto minuti giocati per arrivare ai quarti di finale di un Master 1000 erano probabilmente un record, ma devono aver fatto bene a Federer, visto che è apparso sciolto, molto in palla e in fiducia e capace di un discreto tennis contro un pur buon Davydenko. Roger aveva infatti usufruito del ritiro di Istomin dopo soli 18 minuti di gioco al secondo turno e non era neanche sceso in campo contro Kohlschreiber, ritiratosi per un infortunio alla spalla destra, al terzo turno.

Il primo set dell’incontro è volato via senza grossi problemi fino all’ottavo gioco: entrambi avevano tenuto agevolmente i propri turni di servizio, Federer era molto mobile, ma anche Davydenko riusciva a scambiare da fondo con la consueta velocità di esecuzione, togliendo talvolta il tempo a Roger. Ma si intuiva che lo scambio era spesso comandato da Federer: bastava osservare quanto i suoi piedi fossero maggiormente dentro il campo rispetto all’avversario.

Poi l’ottavo gioco ha cominciato a cambiare gli equilibri della partita: quel servizio di Davydenko è durato ben 12 minuti e Roger ha avuto 2 palle break non trasformate. Tenuto quel game, sul 4-4, è stato Davydenko ad averne altre due, ma ancora nulla di fatto. Il break decisivo è arrivato poi nel decimo gioco, con Davydenko che ha perso a zero il suo game di battuta.

Nel secondo set è proseguita la striscia positiva di Roger con altri 3 game (5 in totale i suoi game consecutivi dal 4-4 del primo set): lo svizzero sembrava in pieno controllo del match ormai, ma ha subìto il ritorno d’orgoglio del russo che ha rimontato fino a 3-3. Sul 5-4 per Roger, poi, Davydenko ha annullato due matchpoint in maniera formidabile: prima con un violento dritto incrociato e poi fiondandosi sulla risposta in back bassissima di Roger ed eseguendo un rovescio bimane incrociato difficilissimo (e vincente in questo caso).

Ma è stato il canto del cigno: sul 6-5 per Roger, Davydenko è andato subito 0-40, ha eliminato il terzo matchpoint a Roger, ma al quarto lo svizzero ha chiuso il match meritando ampiamente la vittoria. [Livio Costarella]

M. Baghdatis b. (1) R. Nadal 6-4 4-6 6-4

Vederlo baciare il central court di Cincinnati è ormai una piacevole consuetudine, ma fa soprattutto piacere che il tennis abbia riacquistato un giocatore sempre bello da vedere come Marcos Baghdatis. La sua prova contro un Nadal altalenante (ma pur sempre Nadal) è l’ennesima dimostrazione di quanto conti essere in fiducia in questo sport. E magari poter disporre di un signor servizio (18 ace) e di due ottimi fondamentali, soprattutto il dritto.

Nel primo set si è avuta abbastanza netta l’impressione che fosse Baghdatis a condurre le danze dello scambio: Nadal era spesso in difesa e il cipriota incrociava spesso la pallina con entrambi i fondamentali, particolare del suo gioco che fa intuire quanto sia in fiducia attualmente. Tuttavia l’inizio è stato favorevole a Nadal: nel secondo gioco Baghdatis è stato costretto ad annullargli ben 5 palle break. Da lì in poi, però, il cipriota ha preso confidenza ed ha avuto anche lui le prime palle break non sfruttate.

Si è arrivati così sul 4-4 ed è stato lì che Baghdatis ha brekkato lo spagnolo e poi chiuso il set con uno score invidiabile soprattutto al servizio: ben 10 ace realizzati e il 95% dei punti messi a segno con la prima di servizio. Un colpo che ha fatto la differenza, insomma.

Nel secondo set Rafa è parso a un passo dal baratro perché ha perso subito il primo game di servizio. Ma lo spagnolo, indomabile come sempre e con la consueta volontà di ferro, ha fatto appello a tutto ciò che aveva: ha recuperato con il controbreak al secondo gioco e si è poi arrivati sul 5-4 per lui. Lì ha capito che doveva mettere la freccia a sinistra per vincere quel set e ha giocato un game dando molta profondità alla palla, sembrando quasi un altro giocatore. Risultato: break decisivo e secondo set in cascina.

Nadal ha iniziato il terzo set innalzando la percentuale delle prime di servizio e mantenendo un buon ritmo da fondo campo. Fino al 4-4 non ci sono stati grandi scossoni: ma nel nono game Baghdatis ha infilato almeno due passanti incrociati stupendi (con Nadal a rete) e il break è arrivato. Nel game successivo il servizio, poi, ha fatto la sua parte, regalandogli la semifinale di Cincinnati (la seconda in carriera per il cipriota in un Master 1000) contro Federer. Roger conduce 6-1 gli scontri diretti contro di lui, ma ha perso l’ultimo, al terzo turno di Indian Wells quest’anno. [Livio Costarella]


 

Mauro Cappiello e Livio Costarella

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