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24/08/2010 22:38 CEST - MASTER 1000 CINCINNATI

Il riscatto degli inseguitori

Non ci fosse stata la vittoria di Roger Federer, la seconda tappa dell’estate americana si sarebbe conclusa con la completa rivincita del gruppo che nella classifica mondiale rappresenta gli inseguitori. Si annuncia una buona edizione degli US Open. Gli italiani arriveranno poco preparati all'evento. Rino Tommasi

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Non ci fosse stata la vittoria di Roger Federer, la seconda tappa dell’estate americana si sarebbe conclusa con la completa rivincita del gruppo che nella classifica mondiale rappresenta gli inseguitori.
Dopo che in Canada i primi quattro avevano imposto i diritti della classifica, salvo smentirli nelle semifinali dalle quali è uscito trionfatore Andy Murray, a Cincinnati si è verificata una specie di contro rivoluzione dalla quale sono usciti malconci lo stesso Murray, Nadal e Djokovic fermati nei quarti rispettivamente da Fish, da Baghdatis e da Roddick.
Mi era sembrato opportuno, soprattutto alla vigilia dell’Open degli Stati Uniti, sollecitare le seconde linee ad una maggiore aggressività nei confronti dei primi della classe e la risposta è stata tutto sommato positiva dopo che nel torneo precedente si era avuta l’impressione che stesse subentrando una forma di rassegnazione.
Che alla fine abbia vinto Federer è stata, questo almeno è il mio parere, una conseguenza delle terribili condizioni ambientali con le quali si è giocato nell’Ohio. Non è una novità che, a parte i problemi dell’età, che non gioca a suo favore, Federer è il giocatore che fatica meno di tutti perché la sua compostezza stilistica gli consente di chiedere di meno al suo fisico.
Dove invece hanno ceduto sia Murray, che avendo speso di più in Canada ha esaurito le riserve, che Djokovic, per il quale parlerei piuttosto di inadeguata preparazione che di usura.
A conti fatti mi pare si annunci una buona edizione di Flushing Meadows dove, mi pare giusto ricordarlo, si gioca al meglio dei cinque set ma c’è sempre un giorno di intervallo tra un turno e l’altro. Le due varianti agiscono in due direzioni opposte ma entrambe garantiscono il miglior risultato. Sono comprensibili le ragioni che hanno di fatto abolito il “tre su cinque” in un calendario fitto come quello del tennis ma in questo modo non si fa altro che accentuare, in termini di importanza la differenza tra le prove del Grande Slam e gli altri tornei
In tutto questo spiace la resa alla mediocrità dei nostri giocatori. Non voglio contraddirmi e quindi capisco che un professionista scelga la programmazione che ritiene più giusta. Se Seppi e Starace hanno preferito allungare il loro soggiorno europeo ed arrivare negli Stati Uniti con un solo torneo a disposizione per affrontare il cemento nulla da dire, anche se io preferisco la scelta più coraggiosa di Fognini che non ha avuto paura di sfidare le qualificazioni. Purtroppo in un caso e nell’altro i risultati sono stati mediocri perché Seppi e Starace non hanno vinto sulla terra mentre Fognini è stato bocciato sul cemento. Non si può rimproverare ad un giocatore di non avere abbastanza talento ma non si può essere soddisfatti se il miglior tennista italiano non è tra i primi 50 del mondo dove ci sono 8 spagnoli, 6 francesi ed addirittura tre tedeschi.
Purtroppo in questo frettoloso esame non c’è nemmeno la possibilità di trovare conforto dei risultati delle ragazze che però hanno giocato tornei più impegnativi ed affrontato avversarie più forti.. Se le due nostre migliori giocatrici sono state entrambe battute dalla danese Wozniacki possiamo prendercela solo con il Padreterno e sperare in un buon sorteggio per Flushing Meadows dove la Pennetta deve difendere i quarti dell’anno scorso mentre la Schiavone può accontentarsi del quarto turno.
Ho letto di alcuni problemi che la Pennetta avrebbe per garantire la propria disponibilità per la finale di Fed Cup. Se sono problemi di soldi si possono risolvere ma la vera preoccupazione è sapere che cosa decideranno le sorelle Williams.

 

Rino Tommasi

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker