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27/08/2010 10:40 CEST - TENNIS DEL FUTURO

Federer: profeta di un tennis futuro?

Ogni presente tennistico ha le sue caratteristiche e quello di adesso sembra essere più noioso di un tempo. E' perchè ci troviamo in una fase di transizione di cui Federer è la  figura chiave, profeta di un tennis "all around" che forse verrà? Riccardo Nuziale


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Il passatismo è una fonte dalla quale è difficile non voler bere. E’ molto più semplice, in tutti i campi, esaltare il passato e guardare con sospetto il presente, facendosi cullare dalla formula tanto rassicurante quanto generalista ed evanescente del “una volta”: una volta tutto, dal cinema alla musica, dall’arte allo sport a, ovviamente, la vita, era meglio, oggi è tutto peggio. Il tennis non fa eccezione ed ecco quindi la teoria secondo cui ora il tennis sia solo picchiare, sudore, recuperi, atletismo esasperato, padellate che sotterrano il fioretto. Una volta (quando? Dieci anni fa? Cinquanta? Cento? Il mese scorso?) si giocava serve and volley, la tecnica dominava, ora i tennisti sanno solo appunto sparare da fondocampo e/o fare recuperi impossibili. Tennis noioso, tutto uguale. Quindi ogni qual volta si vede qualcuno applicare sprazzi di serve and volley, si grida al miracolo, in piena estasi mistica.


A parere dell’autore di questo articolo rifiutare il presente per esaltare il passato significa rifiutare sé stessi e ciò che ci circonda, non saper andare oltre una visione parziale, acritica e mitizzata. Bisogna saper ricordare che il passato è stato presente e che ogni presente ha i suoi pregi e i suoi difetti. Principalmente, ogni presente ha le sue caratteristiche, caratteristiche non pienamente trasferibili in altri periodi.


Ora, sarebbe da chiedersi per quale motivo il tennis serve and volley, che innegabilmente occupa un posto sacro nella storia di questo sport, sia intrinsecamente superiore a quello da fondo campo; per quale motivo un match tra due tennisti che basano il loro gioco essenzialmente su servizio e prima volee dovrebbe essere superiore ad un match tra due tennisti che giocano da fondo? La risposta, vien da sé, è che non si può generalizzare a tal punto un tipo di gioco e un periodo, tutto sta nel come e non nel cosa: si può giocare straordinariamente bene a rete, così come a fondo campo.


Probabilmente il punto focale del tennis attuale, il punto che lo rende così “noioso”, è che si trova in un periodo di transizione: è ancora forte della rivoluzione attuata da Agassi a inizio anni 90, ma sta già andando oltre e la figura chiave di questa transizione (ci si slancia in un balzo di originalità, ce se ne rende ben conto) è Roger Federer. Da chi lo ritrae con contorni messianici, entità divina salvatrice di questo mondo dominato dai pallettari, a chi invece lo giudica un giocatore tutt’al più buono, estremamente fortunato a non aver dovuto conoscere l’era del serve and volley, era in cui (a detta dei sostenitori di questa tesi) avrebbe vinto ben poco, Federer e il suo tennis vengono giudicati troppo spesso in modo manicheo. A ben vedere, la grandezza di Federer (aldilà degli aridi, freddi record numerici) non sta nella sua meravigliosa gestualità, nel suo dritto, nel suo servizio o nel suo movimento di piedi; non ha il gioco da volo migliore di sempre, non ha la mentalità più vincente della storia del tennis, non è il più grande atleta, non è il più grande dominatore in nessuna delle superfici (se mai questo possa significare davvero qualcosa). E’ probabile però che nessuno abbia mai fuso tutte queste qualità ad un così alto livello, probabilmente nessuno ha mai avuto un gioco così completo, privo di gravi deficienze tecniche. E’ questa la chiave non solo del tennis di Federer, ma probabilmente del tennis futuro. Per quanto ancora legato ad un colpo sì bellissimo esteticamente ma anacronistico, il rovescio ad una mano, il tennis di Federer ha connotazioni profetiche, si sta facendo portavoce di un tennis privo di barriere e limitazioni di alcun tipo: non più specializzazioni a livello di superficie, non più limiti tecnici evidenti (le scempiaggini sotto rete a la Davydenko non stupreranno più alcun occhio), non più tennisti non supportati da qualità fisiche importanti. Nel tennis futuro chi avrà ambizioni da n.1 dovrà sapere fare tutto e maledettamente bene. Si sta delineando, insomma, il tennista a tutto campo (od all around player, se preferiamo internazionalizzare), tennista che fonda sì il suo gioco da fondo (atletismo e racchette hanno portato il gioco verso quella direzione e non si può più interrompere e invertire la tendenza), ma che non può prescindere il gioco al volo, saper abbreviare e chiudere il gioco quando necessario. Un giocatore, insomma, con un bagaglio tecnico-tattico a 360°, capace di modificare il proprio gioco a seconda delle occasioni.


The times they are a-changin’, direbbe un misconosciuto cantautore, e l’unico finora ad averlo capito in pieno è la nemesi di Federer, il tennista che la frangia estremista federeriana vorrebbe non esistesse, vale a dire Rafael Nadal. Se mentalità vincente tra le più straordinarie della storia dello sport e fisicità prorompente sono qualità che tutti, anche i suddetti malati dello svizzero, gli riconoscono, ben poco spesso invece viene evidenziata un’arma che lo spagnolo ha più di ogni altro tennista del circuito (Federer compreso: genio e vanità è un binomio inscindibile): l’intelligenza tattica. La lettura di Nadal della partita e delle varie situazioni di quest’ultima è sempre ineccepibile, diabolicamente certosina nella sua perfezione (mai si vede il maiorchino applicare un’idea tattica sbagliata, durante una partita), e la sua grandezza è stata anche e soprattutto quella di riconoscere i propri limiti iniziali e adattarsi a superfici e tipi di gioco a lui non congeniali, studiarli, capirli, farli propri; ha saputo costruire il suo gioco al punto da poter passare, nei momenti di bisogno, da fondocampista puro ad all around player (questo naturalmente sul veloce, erba in primis). Ad evitare a queste righe di sapore visionario-nietzschiano il baratro dell’insensatezza, un dato: dal Roland Garros 2005 (primo Slam vinto da Nadal) ad oggi, i fatti dicono Roger & Rafa 20 Resto Del Mondo 2. Non una sola settimana trascorsa senza che uno dei due fosse al primo posto del ranking mondiale. Per quanto lo svizzero e lo spagnolo siano due fenomeni irriproducibili e non si sa in che misura imitabili, non può essere un caso. Questa evoluzione del gioco sarà comunque lenta e il problema, tutt’altro che trascurabile e anzi piuttosto grottesco, è infatti che s’intravede ciò che avverrà, ma non i tennisti che lo sappiano applicare; chi più si avvicina alla completezza tecnica di Federer è Murray, il quale però sembra ancora troppo spesso incerto se preferire essere l’erede di Roger, appunto, o la reincarnazione di Berasategui. Attualmente i tennisti sembrano ancora ancorati (si perdoni il gioco di parole) alla lezione di Agassi, ovvero pugnalare da fondo campo e andare a rete solo per stringere la mano all’avversario. Ma Federer ha messo a nudo i dettami del gioco creato dallo statunitense.


Insomma, il serve and volley (pace all’anima sua) è morto, il gioco da fondocampo, dopo nemmeno 20 anni, mostra già preoccupanti rughe…quando arriverà il giorno in cui saremo pronti a salutare un nuovo tennis, a beneficiare dell’eredità di Federer?
 

Riccardo Nuziale

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker