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31/08/2010 12:48 CEST - INTERVISTE

A. Roddick -30.08.10

Trad. a cura di Fabio Ferraro

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D. Come ti sono sembrate le condizioni atmosferiche ? A che punto è il tuo gioco e come ti senti ?
R. Come ho già detto, mi sento meglio già da Cincinnati. Fa caldo, ma non esageratamente. E’ complicato giocare su questo campo, perché quando c’è vento, da un lato sembra di giocare in discesa e dall’altro in salita. Ad ogni cambio di campo devi riadattare il tuo gioco, è come giocare due match in uno. Comunque credo di aver risposto bene e di non avere avuto problemi.
D. Come vanno gli allenamenti ? Senti di essere al 100% o al 98% ? A che punto sei ?
R. Non saprei dare una percentuale, diciamo che le mie condizioni sono migliorate dell’80% rispetto a cinque o sei settimane fa. Sta andando tutto bene. E poi, se decidi che sei in grado di giocare, devi farlo senza cercare scuse e dare il 100%. Comunque d’ora in poi non voglio parlarne così spesso. Non sono in perfetta forma, ma sta andando tutto bene.
D. Cosa significa avere 28 anni ? Pensi al fatto che sei nel fiore della carriera ?
R. Veramente non ci penso, perché non mi sembra una cosa rilevante. Ogni volta che vado in campo do il massimo, come ho sempre fatto. So che la mia carriera è più vicina alla fine che all’inizio, ma per me l’età è solo un numero. Ogni giorno sono solo un po’ più vecchio del giorno prima, quindi... (ride)
D. Continui ad essere un tifoso dei Miami Heat ?
R. Sì.
D. Cosa ne pensi della nuova squadra ?
R. Ovviamente sono molto contento. All’inizio volevo solo che rinnovassero il contratto a Dwyane Wade. Poi, con l’arrivo di Bosch, ero in estasi. Quando è arrivato LeBron, sono impazzito. Sono curioso di vedere cosa saranno in grado di fare, come tutti i tifosi.
D. Sembra che James Blake abbia deciso di ritirarsi. Puoi parlarci della sua carriera e del ricordo che hai della sua partita contro Agassi nel 2005 ?
R. E’ una cosa che mi rende molto triste, sono un suo grande tifoso. Non solo per quello che ha fatto in campo, ma anche perché ha un bel carattere. E’ un vero amico. Io gli auguro solo di essere in salute e poter fare quello che più gli piace. Tutti ricordano quel match contro Agassi, giocarono un grande tennis. Con il ritorno di James e la sessione serale allo US Open ci fu un’atmosfera unica. C’erano tutti gli ingredienti per vedere un gran match, che non deluse le aspettative. Quella sera Agassi disse che aveva vinto il tennis e aveva assolutamente ragione.
D. Avete giocato insieme per molti anni in Coppa Davis, parlaci della sinergia che c’è tra di voi.
R. C’era sinergia tra tutti i ragazzi che giocavano nella squadra di Coppa Davis, abbiamo giocato 16 o 17 incontri sempre con gli stessi elementi. Sentivamo la responsabilità e ci siamo aiutati a vicenda fino a vincere il torneo. Quello fu un grande momento. Ero felice che James avesse vinto il match più importante di quella finale, perché in quell’anno non aveva avuto un rendimento costante. Il match che vinse contro Youzhny mi convinse delle nostre possibilità di vincere la Davis.
D. Quando giochi questo torneo, ripensi alla vittoria del 2003 ?
R. Un po’. Anche perché quando entri negli spogliatoi, c’è un ricordo di quella vittoria che ti fa sentire speciale. (ride) E poi penso anche al 2006, quando avevo 23 anni e mi avevate dato per finito, e invece sono arrivato in finale. Per me è stato come vincere. Ho tanti buoni ricordi, specialmente dei molti incontri che ho giocato nelle sessioni serali.
D. Puoi dirci cosa c’è negli spogliatoi che ricorda la tua vittoria ?
R. Ci sono scritti il nome e l’anno.
D. Il tuo nome e l’anno in cui hai vinto ?
R. Sì.
D. Prima hai detto che James ha un bel carattere. Cosa ne pensi della rivalità tra Nadal e Federer , dei loro caratteri e delle loro prestazioni quando giocano contro ?
R. Prima di tutto devo dire che devi arrivare ad un certo livello prima che alla genti importi il tuo carattere. Purtroppo è così. Bisogna frequentare molto una persona per conoscerla bene. Quando incontro qualcuno, una delle prime domande è: “Come sono Roger e Rafa ?”. Io rispondo che fanno le cose per bene: sono rispettosi, responsabili e molto coinvolti negli impegni dell’ATP Council. Sono degli ottimi ambasciatori del nostro sport.
D. Ha ancora casa a New York ?
R. Sì.
D. Trascorri molto tempo qui ?
R. No, la mia vera casa è in Texas. Mia moglie trascorre più tempo di me in questa città.
D. Ti senti più newyorkese rispetto a tre o quattro anni fa ?
R. Diciamo che pago abbastanza tasse per averne il diritto (ride). Quindi diciamo di sì. E’ bello avere l’opportunità di sentirsi quasi come a casa. Mi sono sempre sentito a mio agio a New York, anche quando non avevo casa. Ho alloggiato nello stesso hotel per tanti anni, New York mi piace. Mi piace la schiettezza delle persone.
 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker