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06/09/2010 17:59 CEST - INTERVISTE

F. Schiavone - 05.09.10

Traduzione a cura di Samuele Delpozzi

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Q. Sembra che tu al momento stia giocando con grande scioltezza, sia a livello mentale che fisico. Sei d'accordo o no?
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì. Oggi non è stato facile, come avete potuto vedere con il vento ogni colpo è diverso. Per me è stato meglio perché so utilizzare i vari spin, mentre la Pavlyuchenkova non è riuscita a giocare molto bene di rovescio.
Così ho provato a sfruttare al meglio le mie rotazioni, più che altro. Ero molto concentrata sul mio gioco.

Q. In Francia hai detto di aver assaggiato il campo. È stato meglio degli spaghetti alla carbonara, suppongo.
FRANCESCA SCHIAVONE: Lo dici tu, ma va bene. (sorride)

Q. Che gusto hanno i nostri campi americani? Li hai già provati?
FRANCESCA SCHIAVONE: No, non li ho testati con le labbra, ma potrei... penso che farò qualcosa, ma il percorso è ancora lungo. Perciò sarà un segreto.

Q. Adesso quali sono le tue sensazioni? È la seconda volta che raggiungi i quarti di finale qui.
FRANCESCA SCHIAVONE: Mi sento meglio rispetto al Roland Garros, perché adesso ho l'esperienza e so come vincere match di questo tipo.
Quindi sono molto curiosa, non vedo l'ora di sapere come andrà e scrivere un nuovo capitolo. Ma per me stessa, non per il tennis, perché ci sono talmente tanti grandi campioni capaci di vincere i match importanti, difficili, quindi per il gioco in sé non cambia nulla.
Ma per me è davvero fantastico trovarmi qui.

Q. Quindi non ne hai ancora abbastanza?
FRANCESCA SCHIAVONE: No. Quando ottieni una vittoria, poi ne vuoi subito un'altra... il maggior numero possibile. Sei affamata, ovviamente, ma devi comunque avere il massimo rispetto: vincere uno Slam è qualcosa di così grande, lungo e faticoso da essere ancora un traguardo lontanissimo, al momento.

Q. Hai appena incontrato una delle stelline emergenti della Russia. Come vedi il futuro del tennis russo?
FRANCESCA SCHIAVONE: Molto bene, perché continuate a sfornare giovani giocatrici. Penso che stiate facendo un ottimo lavoro. È una sorta di mix, perché spesso le russe vanno ad allenarsi in altri paesi, come la Spagna o gli Stati Uniti.
Ma il sangue è sangue. Non si può cambiare.

Q. Non voglio metterti al centro dell'attenzione, però hai detto di non voler scrivere la storia. Ma c'è mai stato un momento migliore...
FRANCESCA SCHIAVONE: No, non ho detto questo. Magari mi sono spiegata male. Voglio dire che chiunque può scrivere la storia, ma adesso voglio godermela scrivendo la mia. Quindi se avrò l'occasione -- vorrei scrivere la mia.
Se avessi l'occasione di entrare nella storia a livello mondiale, benissimo, sarebbe ancora meglio. Sarei sicuramente interessata a farlo. Ma non è ciò di cui parlavo prima.

Q. Bene, lo ripeterò. Grazie per aver chiarito.
FRANCESCA SCHIAVONE: No, no, nessun problema.

Q. Ma se posso proseguire il discorso, pensi che il tuo capitolo parigino sia stato uno dei più grandi nella storia del tennis italiano?
FRANCESCA SCHIAVONE: In Italia sì, penso di sì. Ovviamente è un passaggio diverso rispetto a 30 anni fa, quando vinceva Panatta.
Io sono Francesca. Sono diversa, ognuno ha la propria personalità ed il proprio tennis.
Ma penso che il Roland Garros sia stato fantastico, non solo come esperienza ma in generale, a livello emotivo. Bello.

Q. New York ha una comunità italo-americana molto consistente.
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì, lo so.

Q. Sei stata accolta come una grande eroina?
FRANCESCA SCHIAVONE: Oh, no, no.

Q. Come...
FRANCESCA SCHIAVONE: No, ma vedo che ci sono molto italiani. Sono stata a Little Italy, in alcuni ristoranti italiani. È bellissimo, ma se dovessi incontare, ad esempio, una giocatrice americana, capirei se il pubblico si schierasse con lei.
Spero solo che una parte tifi per me.

Q. Suppongo che tu sia cresciuta sui campi in terra battuta. Come hai fatto a diventare così forte sul cemento?
FRANCESCA SCHIAVONE: Penso di averne le possibilità a livello fisico, perché sono veloce. Ed anche la capacità di variare il gioco, è una mia dote.
Non è facile giocare sul cemento, quindi penso che il mio gioco così inusuale crei dei problemi alle mie avversarie.

Q. Con le tue rotazioni?
FRANCESCA SCHIAVONE: Di sicuro sulla terra ho più tempo e posso andare avanti per 10, 20, 30 scambi.
Qui è diverso. Però allo stesso tempo posso fare serve & volley, posso giocare più veloce oppure più lento, utilizzando il back. So mischiare le carte.
È come la pizza capricciosa. Non vi propongo la margherita ma la capricciosa, con ingredienti diversi.

Q. Pensi di essere riuscita a gestire meglio le aspettative di un'intera nazione rispetto a Wimbledon? Là hai perso al primo turno. Allora la pressione era tanta, vero?
FRANCESCA SCHIAVONE: No, penso che allora non fossi pronta. È diverso. La pressione c'è sempre, che tu giochi il primo turno o la finale.
Qualche volta penso che ogni match sia come una finale. A Wimbledon non avevo molta energia, ma non ho mai pensato di non potermi ripetere, o di essere finita. No, non lo penso.
Ora è tempo di godermi questo quarto di finale e vedere chi dovrò incontrare. Sto guardando alcuni punti (sorride). Sto attenta.

Q. A casa tua c'è l'equivalente di Wimbledon nel mondo dell'opera lirica, La Scala. Ci sei mai andata?
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì, ci sono stata da giovane, quando avevo 17 anni o qualcosa del genere. Non sarei potuta entrare perché costava troppo, ma ci sono riuscita lo stesso, quindi me lo ricordo molto bene. Ci andai con degli amici.

Q. Come paragoneresti quel momento con la sensazione speciale di giocare sul Centrale di Wimbledon?
FRANCESCA SCHIAVONE: Ah, no. Penso che siano due strutture diverse, manifestazioni diverse. Ma comunque sono entrambe forme d'arte.
Quindi qualcosa di simile c'è sicuramente. Quando sei il protagonista di un balletto, un concerto o una partita di tennis, sei talmente nel cuore dello spettacolo da voler mostrare il meglio di te. In questo sono situazioni simili. Non so se riesco ad arrivare fino a voi, ma...

Q. Il protagonista vive una sensazione speciale?
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì.

Q. Sai chi era Louis Armstrong?
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì, sì, sì. Qualche giorno fa me ne ha parlato una persona che credo fosse italiana. Ma penso che voi possiate dirmi molto di più.

Q. Hai mai ascoltato la sua musica?
FRANCESCA SCHIAVONE: Sì, sì, sì. Fantastica. Fantastica. Credo di avere qualche CD.

Q. Come si chiamava l'opera?
FRANCESCA SCHIAVONE: Non ricordo. Non ricordo.

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker