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07/09/2010 12:17 CEST - Rassegna Stampa del 7 Settembre 2010

Il monello Monfils risolleva la Francia (Martucci), “Venus non mi fai paura” (Azzolini), Francesca e il sogno americano (Rossi), Venus, sulla strada della Schiavone (Semeraro), Provaci ancora, Francesca (Fusani)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Il monello Monfils risolleva la Francia

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 7.09.10

Deci anni dopo Arnaud Clement, la super-Francia riporta un atleta nei quarti degli Us Open. Il derby fra 24enni (divisi da appena 2 mesi), ex numeri i del mondojuniores, premia il pi forte di muscoli e testa, Gael Monfils, sul pi tecnico, Richard Gasquet, dopo l'ennesimo braccio di ferro equilibrato (6-4 7-5 7-5 in 2 ore e mezza di tennis veloce e brillante) fra due talenti che, dopo troppe bizze e balbettii, si sono affidati a tecnici particolarmente attenti al fisico, come Roger Rasheed e Gabriel Markus. Perché il bagaglio tennistico è di primissima qualità, con la potente varietà a tutto campo del moro di Parigi, e rovesci (a una mano) in tutte le salse, smorzate e lampi a rete del fenomeno di Beziers, mai sbocciato compiutamente, fra limiti psicologici, infortuni e il famoso stop per bacio alla cocaina. Servizio Monfils la spunta. Anche se, sul 6-4 4-5, deve salvare un set point. Quindi, sul 6-4 7-5 2-3 30-30, finisce talmente alle corde, dopo un durissimo scambio da fondo, che crolla in terra con l'ennesima bua (alla caviglia destra) e salva la palla-break solo con l'ace numero 13 dei 17 totali (82% di punti con la prima). Poi scivola comunque 2-5. Ma sprinta ancora. Salva due set point sul 4-5 e si evita i mi1jschi di un quarto set, rimontando fino al 7-5 conclusivo. Mentre Gasquet s'affloscia, sempre pi stanco e - scoraggiato, incapace di sostenere la transizione a rete, dopo 73 discese ed appena il 56% di riuscita. «Colpa mia, almeno un po'. Non ho chiuso il passante sul set point del primo set e potevo vincere il terzo, ma questo è il tennis». Con Monfils che lo boccia: «Gli ho fatto entrare nella testa che se voleva battermi doveva essere molto forte. A lui non piace il gioco duro, ma quello bello. Sul primo set point, sono stato fortunato perché poteva passarmi facile, ma ho visto che non era tanto forte di testa. E così gli ho messo pressione. E, quando nel terzo set stava così avanti, non mi sono buttato gi , sapevo che per lui non sarebbe stato facile chiudere. Così ho giocato solido pressandogli il dritto». Disgrazia Negli ottavi, Svetlana Kuznetsova regala un'altra partita, e forse un altro Slam: «o giocato contro me stessa, non contro di lei, mi sentivo vuota». Con 42 errori gratuiti e 10 doppi falli, «Disgrazia» Kuznetsova, forte di tutto, meno che di tenuta nervosa, fa felice perdendo 7-5 7-6 con la piccola Dominika Cibuilcova. Dal viso delizioso e dalle gambe instancabili, che tanto ricorda trottolina Amanda Coetzer ed è altrettanto felice del suo metro e 61: <Per il servizio, sarebbe meglio essere un po' pi alti. ma. intanto sono veloce. E poi arrivo meglio sulle palle basse». Con 33 discese a rete (64% di punti), Samantha Stosur salva 4 match point e supera per 6-3 2-6 7-6 Elena Deinentieva, digerendo finalmente la sorprendente finale del Roland Garros. Ma solo al1'1.35 di lunedì mattina

“Venus non mi fai paura”

Daniele Azzolini, tuttosport del 7.09.10

Trent'anni è l'età giusta. C'è la gioventù che ancora riscalda le membra e l'esperienza degli anni già vissuti. A trent'anni il tennis può sembrare un gioco da ragazze, e giocando ci si può sentire ragazzi per sempre. Venus e Francesca ne assaporano inebriate i privilegi, amano far sentire alla pouponnière delle sempre pi giovani il loro peso di atlete mature e di donne consapevoli. Due ragazze cui non difetta il carisma. «A trent'anni il tennis è pi bello>', dice Venus, con un sorriso felice, quasi stesse parlando di sesso. «A trent'anni il tennis è un'avventura, un viaggio verso l'ignoto, in una parte di me stessa ancora tutta da scoprire», svela Francesca, facendo capire di avere il biglietto in mano e la valigia già pronta. TRE MESI DOPO Prima fermata, la semifinale. Come si fa a battere Venus? «Desiderandolo con tutte le forze», risponde Francesca, «perché se non ci fosse questo desiderio, tutto il resto che potrei dire e aggiungere non avrebbe alcun senso. Parleremmo di colpi vuoti, di schemi senza costrutto alcuno, senza sostanza. Ma io questo desiderio ce l'ho, lo sento forte, è una spinta che mi viene da dentro. Non vedo l'ora di essere in campo, sul Centrale, e di mettermi alla prova». La sente vicina, ormai. E Venus lo sa. «Nell'ultimo match - dice la bellissima nera -, Francesca ha avuto le mie stesse chance, ho vinto io ma eravamo alla pari. È fra le poche a giocare con lo spin, quasi tutte colpiscono piatto. Colpi che si alzano, rotazioni difficili da contenere. a un bel tennis, Francesca, provo grande rispetto per lei, come persona e come atleta». Ma Venus ha vinto sette volte. Tutte quelle in cui si sono incontrate. «Conta, ma non così tanto'>, dice subito Francesca, «e non pi del campo, dei rimbalzi, del vento. Sono tante particelle di un'unica molecola, il match. Ma al centro c'è che cosa una si sente dentro, che cosa sei, che cosa avverti nel momento stesso in cui giochi». In altre parole, Francesca dice che i colpi hanno un'anima, ed è questa, alla fine, che costruisce il match. «L'ultima volta è stata a Madrid, prima del Roland Garros, che ho vinto. Appena tre mesi fa, ma se mi chiedete quanto questi tre mesi possono avermi cambiata, la risposta è ovvia: tantissimo>'. Venus lo sa. La Schiavone che si troverà di fronte oggi non sarà quella delle altre sette volte. «Per fare il gioco di Francesca occorre essere consapevoli delle proprie qualità'>, dice Venus. E per lei è lo stesso. «Non ho mai smesso di crescere, il tennis è bello proprio perché offre questa incredibile opportunità». COME UNA PIZZA Quel tennis che Francesca paragona a una pizza capriccio- sa. «Ma sì, è proprio così. La base è uguale per tutte, poi tocca alla cuoca metterci dentro quello e quell'altro, il prosciutto e i funghi, le verdure e la mozzarella'>. L'immagine è piaciuta moltissimo, da queste parti. Sullo chef Schiavone sono fioccati i titoli dei quotidiani. Al lavoro, dunque. Quali sono gli ingredienti da mettere in cottura? <Tenere la palla bassa, evitare il rovescio e lavorare molto accuratamente sul dritto, che è la parte meno nobile del tennis di Venus. Se ci sarà l'opportunità di portare qualche attacco, meglio dalla parte destra. Lei forzerà il servizio, un colpo micidiale. Io dovrò decidere lì per lì come affrontarlo, se prenderlo d'incontro o aspettarlo. Poi, si vedrà». a ragione, Francesca. Ogni match ha bisogno di un piano principale, ma anche di molte possibili vie di scappatoia. Su questo lei e Venus sono agli antipodi, la nera bellissima conosce solo il gioco di forza. «Siamo diverse, anche quando ci incontriamo nel Players Council votiamo sempre in modo opposto. La faccio arrabbiare, perché lei si sente un po' la capitana di tutte». Tranne di una. Francesca, comunque vada, non ha un carattere disposto a sottomettersi. > Questo, mai». Ne eravamo sicuri.

Francesca e il sogno americano

Paolo Rossi, la repubblica del 7.09.10

E se l'ottava fosse quella buona? Francesca Schiavone non ha mai battuto Venus Williams. Finora. I quarti degli Us Open sono la grande occasione. C'è sempre una prima volta, giusto? «Lo desidero fortemente. Ci penso, lo voglio». L'ultima italiana in semifinale qui: 80 anni fa. Sensazioni? «Sono emozionata. Mi sono fatta un giro sul centrale, volevo giocarci ma non ci sono riuscita». andicap? «Il tabellone è pi grande. Ci sono altri dettagli ma alla fine giochiamo a tennis Per Venus sarà pi abituata di me». Come si batte l'americana? «o in mente delle cose, ma non voglio dirle». Papà Williams dice che Venus ha la bua al ginocchio. «A me fa male la spalla... «Venus non le sta simpatica? «Ma se ci vediamo ogni tre mesi». Come mal? «Siamo nel consiglio della Wta, ci occupiamo un p0' di tutto». E andate d'accordo? «Veramente votiamo sempre al contrario...». Avrà pure una cosa positiva, questa Venu.s... «Beh, i suoi vestitini sono carini». Lei vestirà in bianco? «Assolutamente». Alle altre avversarie ha detto di aver servito pizze . Oggi? «Una bella capricciosa: la battuta è tanto piaciuta agli americani...». Poi incontrerà Venus anche in finale di Fed Cup. Schiavone, oggi gioca quarti «S'i. Ma io penso a oggi. Niente passato, niente futuro». Dalle sconfitte precedenti cosa ha imparato? «Che magari perdo io il primo set e poi vinco gli altri due». Come ha visto la Williams in questo torneo? «Concentrata sui suoi colpi, un po' in tensione». Quindi? «Lei gioca molto bene servizio e risposta. E su questo che si deciderà la partita». Proverà ad allungare lo scambio? «Sei colpi si allungano, la cosa avvantaggia me». In cosa la Schiavone è superiore alla Williams? «Mah. Forse la volée». Sa che la Williams si porta un pizzino in campo per ricordarsi la strategia? «A trent'anni ho smesso di essere così superstiziosa. E poi ho riempito pagine di diari, io. Potrei scrivere un libro»

Venus, una business woman sulla strada della Schiavone

Stefano Semeraro, la stampa del 7.09.10

Sulla porta del bagno di casa Williams c'era un cartello: «Cercate sempre di essere il pi educate possibile». E quando la bambina Venere finiva di colpire l'ultima palla del cesto («Mio padre mi ha sempre detto che ero l'unica a volerle finirle tutte») sul playground del ghetto di Compton, California, a casa l'attendeva una lezioncina sull' importanza della proprietà immobiliare. L'infanzia? Uno stage per il successo. Stasera Francesca Schiavo- «Dopo il tennis resterà imprenditrice» L’azzurra: «La batto al cento per cento» ne busserà alla porta di Venus Williams per guadagnarsi un posto nella semifinale degli US Open («Penso che la batter al 100 per cento») e troverà qualcosa pi di una tennista. Una business woman, una mezza artista, una passionaria delle pari opportunità. «L'unica che quando a Dubai mi esclusero perché sono ebrea - ha spiegato Sha'ar Peer - si alzò in piedi e protestò pubblicamente durante la finale». Standup for your right, battiti per i tuoi diritti. E per quelli di tutti: «Ragazzi, sono un'afroamericana, i miei genitori sono cresciuti nel Sud degli Usa ne- gli Anni 50 e 60. Quando sento una cosa del genere provo rabbia e furore: si può davvero, nel 2010, voler escludere qualcuno?». Battiti per il tuo futuro: «Quando ero piccola mio padre ci distribuiva frasi del tipo: Perché il povero resta nel ghetto e il ricco diventa sempre pi ricco? . I miei genitori possedevano un'agenzia di sicurezza, mi hanno insegnato una cosa: a pensare da imprenditrice». Così quando si è trattato di scrivere un libro («Come to Win», vieni a vincere), Venus si è sbrodolata addosso, ma ha intervistato capitani d'industria come Richard Branson, politici come Bill Clinton, ex atleti come Magic Johnson che hanno avuto successo negli affari. «Io ho sempre volu Murray eliminato Murray sconfitto a sorpresa, Nadal serve a 217 km orari e spedisce a casa Simon, diventato papà da tre giorni, che alla vigilia aveva detto: «Battere Nadal sarebbe fantastico, perdere ancora di pi »

Provaci ancora, Francesca

Claudia Fusani, l’unità del 7.09.10

Bisogna immaginarla un po' così: forza e possenza contro estro e fantasia; i tubini stile baby doll punteggiati di strass contro i vestitini bianchi, un po' grandi e sbilenchi; gli inchini contro il segno di Zorro. Bisogna immaginarlo un po' così il quarto di finale che nel tardo pomeriggio di oggi, probabilmente nella sessione serale, vedrà contro sull'Arthur Ashe stadium di Flushing Meadows la padrona di casa Venus Williams e quella pierina italiana che si chiama Francesca Schiavone. Dove Venus è quella alta un metro e 87, sette slam in bacheca, può servire a 200 km/h, con gambe che con una falcata coprono mezzo campo. E dove Francesca è tutto il resto, l'estro, la fantasia, la variazione, il talento, il ringhio, il pugno alzato verso il cielo, una favola bella che ha mandato in delirio New York e gli Us Open dopo il colpo sorto le gambe stile Federer che ha ucciso la Bondarenko e riesce a distrarre, almeno per un po', dai dolori di questa povera Italia. SFAVORITA. MA... Inutili i giri di parole: Schiavone è sfavorita, ha perso con la pi grande della sorellone Williams sette volte su sette, figuriamoci sul centrale di casa. Ma lei, Francesca, la vede così: «Penso positivo, le ultime due volte ci sono andata vicina». Agli Australian Open a inizio anno sul veloce e a Madrid sulle terra cinque mesi fa l'azzurra ha costretto l'americana al terzo set. Ma in mezzo c'è stato Parigi, la mani sul trofeo del Roland Garros, la prima italiana a vincere un torneo dello slam. E in quel rompicapo mentale che è il tennis, dove la confidenza e la fiducia, a parità di gioco, possono fare la differenza tra una top 30 e una top ten, quella che oggi va in campo a New York è un'altra giocatrice. Venus lo sa. «A Wimbledon non avevo energie - dice Francesca ricordando l'eliminazione al primo turno dopo l'ubriacatura parigina - ma ora mi sono tornate. Sto scrivendo una nuova storia della mia vita, la sento dentro». Schiavone è una che ama le parole, le piace cercarle e riuscire a comunicare emozioni. Come sul campo dove la sua forza principale è giocare, dice lei, «sporco», non dare mai ritmo, tagli, lift, smorzate e pallonetti, angoli e profondità e rimbalzi sempre diversi. Esattamente quello che dovrà fare contro Venus, punto dopo punto, magari pi topspin che potenza. I cultori dei record sono accontentati: è il terzo anno di fila che l'Italia piazza una giocatrice nei quarti (2008-2009 Pennetta); è il secondo quarto americano per la Schiavone (2003) che è anche l'unica azzurra ad aver raggiunto i quarti in tre dei quattro Slam (Roland Garros, Wimbledon e US Open). Sarà un match sicuramente bello, intenso, divertente.
 

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Pete Sampras mette fine alla campagna di Ivan Lendl per il record di nove finali consecutive agli US Open con un 6-4 7-6 3-6 4-6 6-2 nei quarti di finale.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker