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11/09/2010 17:53 CEST - Us Open

La legge di Kim: quarta finale a NY!

La belga batte per la quinta volta consecutiva Venus Williams 4-6, 7-6 (2), 6-4 e conquista la terza finale allo Us Open, dove affronterà vera Zvonareva. Per la Clisters è la 20esima vittoria consecutiva qui a new York. da Flushing Meadows, Enzo Cherici.

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Doveva essere la semifinale nobile del torneo. 81 titoli Wta in due (43 Venus, 38 Kim), tra cui 9 titoli dello Slam (7 Venus, 2 Kim). E già che ci siamo, ricordiamo anche il career prize money totale: 45.109.750 dollari (27.290.546 Venus, 17.819.204 Kim).
Si erano già incontrate 12 volte, con i precedenti in perfetta parità: 6-6. Ma attenzione, le ultime quattro sfide se le è aggiudicate Kim e questo le offriva un non piccolo vantaggio al momento di scendere in campo. Ho fatto un rapido giro per la sala stampa alla vigilia del match e i colleghi delle testate internazionali non avevano dubbi: avrebbe vinto Kim.
Curiosando tra i precedenti avevo anche scoperto che per ben 3 volte le due contendenti si erano incontrate allo Us Open e che in tutte e 3 le occasioni la vincitrice di quel match avrebbe poi vinto il torneo (2001, 2005 e 2009).

Insomma, ce n'era più che abbastanza per attendersi una grande gara. E le due donzelle non hanno deluso le aspettative. Se non proprio dal punto di vista tecnico (in totale 53 vincenti e 93 errori non forzati), sicuramente dal punto di vista dalle emozioni.

L'inizio di partita somiglia più a un match maschile che femminile. Entrambe le contendenti non palesano la minima incertezza al servizio e in un attimo si è sul 3-3.
Nel fatidico settimo gioco il break che decide il primo parziale. Kim si porta 40-30, ma prima gioca una brutta volée di rovescio e viene passata da Venus, poi sbaglia col dritto e infine manda in rete palla corta senza senso.
Kim fa una fatica immane nel trovare continuità nella risposta, ma Venus è molto centrata al servizio e chiude senza affanni il primo set con il punteggio di 6-4.

Kim scuote la testa verso il suo angolo e dice di non sentire la palla. Lo stadio è elettrico, sente che dopo otto anni la finale per Venus è ancora possibile. Ma Kim non è d'accordo...

L'inizio di secondo set vede la belga uscire dai blocchi alla Usain Bolt. Più propositiva – anche se ancora più fallosa del solito – Kim scatta subito sul 3-0.
Ma Venus non ci sta. Prima mette a segno tre aces consecutivi per accorciare le distanze nel game successivo; poi risale da 40-15 Clijsters per riprendersi il break e tornare in corsa in questo secondo set.
Ma ora è diventato proprio un match femminile. Kim è più sciolta e inizia a prodursi nei suoi proverbiali recuperi con scivolata. Venus deve tirare sempre un paio di colpi in più per aggiudicarsi i punti e gli errori fioccano. Ci sono altre due palle break per la belga di Bilzen in questo sensto gioco, ma Venus le annulla alla grande con due smash. Solo che poi spara fuori un dritto e un rovescio e c'è il nuovo allungo per Kim: 4-2.
Set finito? Macché. Proprio quando il vantaggio sembra incolmabile (5-2), Kim lascia inopinatamente campo all'avversaria, che non si fa pregare per investirla con i suoi colpi rabbiosi: 5-5 e tutto da rifare.
Due giochi di transizione ed è tie-break. Forse uno dei più brutti giocati giocati da Venus nella sua lunga carriera, con ben 6-errori-6 (compresi due sanguinosi doppi falli sull'1-0 Klijsters), con la belga che deve limitarsi soltanto a buttare la palla dall'altra parte della rete: al resto pensa la sua generosa avversaria. Chissà cos'avrà pensato Francesca Schiavone vedendo la sua carnefice dei quarti giocare un gioco decisivo così brutto...
Con l'unico vincente giocato in tutto il tie-break, Kim chiude 7-2 e uno spettatore americano seduto non troppo lontano da me sbatte con violenza i pugni sul bracciolo del seggiolino: tira aria di beffa, ma c'è ancora un terzo set da giocare.

Stavolta è Venus a sembrare più intraprendente in avvio di parziale. È lei la prima a procurarsi una palla break per il 2-0, ma la sciupa malamente. E siccome la legge del tennis è inesorabile, nel game successivo è lei a subire il break e in un attimo si ritrova sotto 1-3.
La Clijsters sembra ora in controllo e anche più fresca. Sale senza problemi 4-2 e potrebbe anche andare 0-15 sul servizio Williams. Ma sull'accelerazione di rovescio di Kim, Venus compie un vero e proprio prodigio, staccando la mano destra e giocando un dritto mancino sul cui colpo successivo arrivava l'errore della belga.
È il segnale della riscossa. Prima Venus accorcia sul 3-4, poi rimonta da 30-0 Clisters nel gioco seguente e con quattro punti consecutivi breakka Kim e ristabilisce la parità: 4-4.
Ma è l'ultimo colpo di coda per l'americana, che con un doppi fallo regala alla belga la palla break del 5-4. E qui Kim compie il capolavoro che decide il match, chiamando a rete Venus e infilandola con un lob di rovescio chirurgico sul quale l'americana può solo abbozzare un inutile tentativo di difesa.
Kim può allora servire per il match e non trema: un vincente lungolinea col rovescio le regala dopo 2 ore e 33 minuti la 20esima vittoria consecutiva allo Us open, la quinta di fila con Venus e, soprattutto, la terza finale in questo torneo, dove è imbattuta dal 2004.

Se la vedrà, a sorpresa, con Vera Zvonareva. Unica russa rimasta in gara, vincitrice nell'altra semifinale della testa di serie numero uno Caroline Wozniacki. I ^precedenti dicono 5-2 in favore della Clijsters, ma la Zvonareva ha vinto gli ultimi due scontri diretti a Wimbledon e a Montreal. Non c'è due senza tre? Sarebbe una sopresa clamorosa, ma mai dire mai...
 

Enzo Cherici

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