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12/09/2010 21:02 CEST - Us Open

Clijsters trionfa, Vera dov'era?

Ancora una volta Vera Zvonareva sparisce nell'atto finale di uno Slam e si rende "colpevole" di una finale a senso unico a favore della sua avversaria. Troppo forte Kim, troppo più abituata a queste partite. Terzo slam per lei, alternativa più credibile al distratto potere Williams. Da New York, Gianluca Comuniello

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Avremmo voluto raccontarvi una partita, vale a dire la finale del torneo femminile. Solo che questa partita, ancora una volta, non c'è stata. E cominciano ad essere troppe, negli ultimi anni, le finali Slam femminili che non si sono disputate realmente, ma che hanno messo in campo una pantomima agonistica dal basso valore tecnico. E il confronto qualitativo con quanto successo solo un paio di ore prima nel quinto set fra Federer e Djokovic è impietoso. Clijsters vince il torneo per il secondo anno consecutivo, terzo trionfo in totale, unico Slam in cui la belga fiamminga è finora riuscita a trionfare. Quindi onore a lei. Ma per il tennis, per favore, cercare altrove. Più che ad una partita si è assistito ad una serie di ripetizioni. Prima ripetizione: una Zvonareva che dopo un torneo più che discreto in finale si accartoccia su sé stessa e non riesce a fornire una prestazione degna di questo nome: alla fine 6 vincenti e 24 errori, 48% di punti vinti con la prima, 36% con la seconda, 31 punti in totale conquistati. Il niente. Come era già successo a Wimbledon. Seconda ripetizione: la stessa Zvonareva che dopo la veloce conclusione del match scoppia in lacrime di impotenza. Anche questa, scena già vista su palcoscenico Slam. E dispiace, ma è anche inspiegabile nel suo ripetersi. Terza ripetizione: le scene di giubilo e l'attenzione mediatica sulla figlia della Clijsters, stucchevole come tutte le volte si usano bambini a scopo televisivo. Insomma, vi sarete resi conto che parliamo intorno alla partita, perchè parlare della partita sarebbe parlare dell'assenza, esercizio letterario abbastanza arduo. La Clijsters ha intascato con la vittoria anche il bonus per la vittoria delle Us Open Series, cosa che fa sicuramente felice la famiglia. La sua sfida è ora quella di riuscire a raccogliere un trionfo Slam diverso da quello newyorchese. E' stato quasi più coinvolgente lo quanto da lei offerto a fine match, durante la premiazione, quando ha speso sentite parole per la triste ricorrenza dell'11 settembre e ha ricordato il padre morto. Ma non è certo colpo di Clijsters se è così più abituata ad essere forte in partite importanti. Per il resto, questo Us Open femminile va in archivio con la finale più corta dai tempi di Evert-Goolagong del 1976. In quel caso fu 6-3, 6-0 il punteggio finale. Più di recente ricordiamo invece la sconfitta della Safina agli Australian Open contro la grande assente di questo torneo, Serena Williams, also known as “piede rotto o naso rifatto?”. E naturalmente, la finale di Wimbledon di quest'anno. Anche lì, Zvonareva nel ruolo di agente guastatore della finale. Peccato, perchè sarebbe una gran bella giocatrice, se negli Slam non ci fosse la stupida regola di giocare la finale.

Clijsters b.Zvonareva 6-2, 6-1

Gianluca Comuniello

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker