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14/09/2010 11:30 CEST - Rassegna Stampa del 14 Settembre 2010

Us Open, trionfa re Nadal (Martucci), Nadal infinito: chiude il Grande Slam in carriera e insegue la leggenda di Laver (Semeraro), Us Open, Nadal entra nella storia (Rossi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Us Open, trionfa re Nadal. Ora ha vinto tutti gli Slam

Vincenzo Martucci, gazzetta.it del 14.09.10

Il Grande Slam alla carriera di Rafa Nadal arriva alle 22, ora di Flushing Meadows, le 4 del mattino in Italia: ad appena 24 anni, il super-mancino di Maiorca, doma Novak Djokovic per 6-4 5-7 6-4 6-2 in 3 ore 43 minuti e firma gli Us Open, l’ultimo grande torneo che mancava alla sua collezione dell’immortalità tennistica, dopo 5 Roland Garros (sulla terra rossa), 2 Wimbledon (sull’erba) ed 1 Australian Open (sul cemento). Il nono successo - da più giovane nell’era Open - è la perla che lo promuove nel diadema dei campioni più completi, Fred Perry, Donald Budge, Rod Laver, Roy Emerson, Andre Agassi e Roger Federer. E, con l’aggiunta della triplice consecutiva (Roland Garros-Wimbledon-Us Open), che mancava da Laver nel ’69, lancia già la scommessa, agli Open d’Australia di gennaio a Melbourne, per il Grande Slam, cioé per il trionfo nei tornei più importanti, ma nello stesso anno solare, com’è riuscito soltanto a Budge (nel ’38) e Laver (’62 e ’69). Per scavalcare il grande rivale, Federer, lontano nella classifica dei pluri-vincitori Slam, con il record di 16 titoli (davanti a Sampras a 14, Emerson 12, Borg 11, e poi proprio Rafa), ma in ritardo di 3 anni sulla tabella di marcia del fenomenale spagnolo. Che vanta anche una medaglia d’oro olimpica, due coppe Davis, 17 Masters Series, con 42 titoli complessivi.
Che cosa si può fare contro l'attuale Rafa? Nada(l)
Cronaca — Il numero 1 del mondo supera il numero 3 dopo una battaglia molto dura, piena di scambi lunghi e combattuti. Sul cemento che l’aveva sempre respinto, e contro un avversario che sul duro era in vantaggio 7-3 (e peraltro 3 su 3 negli ultimi 3 confronti), Rafa è ben felice di aggiudicarsi il primo set (6-4 in 50’), per rafforzare, con il 5 su 5 nei precedenti al meglio di 5 set, la superiorità atletica sull’avversario. Che, invece, proprio lì ha sempre denunciato qualche deficienza. Nel secondo, però, Nole spara all’impazzata fin quando serve sul 4-2 40-15, quando potrebbe intascare un facile set, risparmiandosi preziose energie, dopo i 5 set contro Federer della semifinale di venerdì. Ma deve rifiatare e si ritrova 4-4 30-30. Salvato dallo stop per due ore per pioggia, ritrova l’esplosività di servizio e colpi da fondo, ed intasca il 7-5, cioé il primo set che Nadal perde nell’intero torneo. Poi il serbo però ha un calo fisico e mentale. E, armato solo di orgoglio e colpi estemporanei, riesce a malapena a difendere il servizio (salvando 10 palle-break), ma non a rimontare il break dell’1-2. Quindi, perso il set per 6-4, dopo 3 ore, abbandona anche la speranza, contro un avversario che ha colmato anche l’ultima lacuna tecnica, al servizio (73% di punti con la prima, 16/17 nel 3° set!), sempre straordinario alla risposta (86%) e determinato a rimettere di là ogni palla. E padrone assoluto del campo.
Complimenti — La sua soddisfazione è quel 6/26 nella casella delle palle-break per Rafa, contro 3/4 per lui. Insieme agli applausi del pubblico, a servizio e dritti ritrovati, all’abbraccio e delle belle parole dell’avversario: "Sono sicuro che nei prossimi anni vincerai questo torneo, per come ti sei comportato dopo una sconfitta come questa, sei un esempio per i giovani". Che lui ricambia con gli interessi: "Ha le capacità di diventare il più grande di sempre, ha giocato il miglior tennis che abbia mai visto sul cemento, ha migliorato drasticamente il servizio, mentre velocità, precisione e gioco da fondo sono grandi come sempre. E, per batterlo avrei dovuto essere al massimo, invece ho giocato davvero bene per la maggior parte del match ma ho avuto dei momenti, nel terzo e nel quarto set che ho perso un po’ la concentrazione". Di più, ancora di più: "La cosa frustrante è che Rafa migliora ogni volta che l’affronti. E’ così forte e così dedicato a questo sport, e se tiene di fisico, ha davanti 5, 6, 7 anni, e può vincere su tutte le superfici. Grande campione, grande persona, grande esempio di atleta". E pensare che l’anno scorso, dopo il k.o. al Roland Garros e i nuovi problemi alle ginocchia, dopo la rinuncia a Wimbledon (dov’era campione uscente) e dopo il deludente finale di stagione indoor, i più lo davano per finito.

Nadal infinito: chiude il Grande Slam in carriera e insegue la leggenda di Laver

Stefano semeraro la stampa.it del 14.09.10

“Nadal domenica non vedeva l’ora di giocare, Nole ha pregato perché piovesse”, scherzava ieri Benito Perez-Barbadillo, il pr dei primi due tennisti del mondo. “Quindi Dio deve essere ortodosso”. La battuta era buona, ma la verità è che quest’anno il dio dello sport è spagnolo, e che nel tennis ha il volto faunesco di Rafael Nadal, il Nino divino che quest’anno ha squarciato anche il cielo sopra New York e con un giorno di ritardo, dopo la pioggia, si è preso gli Us Open, l’ultimo Slam che gli mancava, sfiancando un grande Novak Djokovic in quattro set, 6-4 5-7 6-4 6-2 in un match interrotto di nuovo per 2 ore dalla pioggia.
Giusto in sette c’erano riusciti prima di lui, a vincerli tutti almeno una volta in carriera, i quattro majors. Dopo Budge, Perry, Emerson, Laver e Agassi l’ultimo era stato Roger Federer. Ma il Genio ha dovuto aspettare 28 anni per chiudere il cerchio, Nadal quattro di meno. E Federer, va detto, all’età di Nadal di Slam ne aveva vinti 3 di meno.
Al Roland Garros c’era stato il ritorno a casa di Rafa, dopo un anno di delusione e infortuni, a Wimbledon la conferma che anche sull’erba ormai il padrone era lui. Il cemento di Flushing Meadows fino a quest’anno gli era stato sempre stato nemico, ostile, off-limits per il suo tennis ubriaco di rotazioni e per le sue ginocchia sdrucite dal ritmo folle dei recuperi.
Ma Rafa è un’isolano di Maiorca, uno abituato a guardarsi dentro davanti al silenzio del mare. A migliorarsi centimetro dopo centimetro. “Dicono che io mi alleno tanto”, aveva spiegato qualche giorno fa. “Ma io non vado in campo per allenarmi. Ci vado per migliorarmi: è l’unica cosa che mi interessa”. Metodo, y corazon. Fra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo Rafa si è come tirato in secca, calafatato, rinnovato. Nuova terapia per curare la bua alle ginocchia (con la pulizia del liquido sinoviale). Nuove corde, le Rpm Blast, che “mordono” più la pallina, come una pasta grezza trattiene più il sugo, per rendere ancora più devastanti i suoi rimbalzi. Una nuova presa nel servizio, per picchiare più forte la palla, e più rovesci giocati slice, tagliati, per guadganare campo e varietà tattica ed esplorare il Nuovo Mondo che lo aveva sempre respinto. E che ieri notte ha conquistato completando un palmares incredibile, soprattutto per un giocatore di appena 24 anni: 9 Slam (5 Roland Garros, 2 Wimbledon, 1 Australian Open, 1 Us Open), una medaglia d’oro olimpica, due Coppe Davis, 17 Masters Series, 42 titoli complessivi.
Davanti, nel ranking per Slam, ha davanti Borg (che però non hai vinto gli Us Open) a quota 11, Roy Emerson a 12, Pete Sampras a 14, e l’immenso Federer a 16. Dopo il Grande Slam in carriera davanti gli spalanca ora la possibilità di chiudere anche quello che gli inglesi chiamano “calendar Grand Slam”, la vittoria quattro Slam consecutivi, anche se non nello stesso anno solare. Un’impresa che, in campo maschile, dopo Rod Laver nel 1969 – Rocket peraltro completò due grandi Slam “solari”, nella stessa stagione agonistica – nessuno è mai riuscito a realizzare. Roger Federer, per molti, è in testa nella corsa, infinita e virtuale, verso l’etichetta di più grande tennista della storia. Ma da oggi Nadal è ufficialmente all’inseguimento.

Us Open, Nadal entra nella storia

Paolo Rossi, la repubblica.it del 14.09.10

La 'Historia' è sua. Rafa Nadal fa suoi gli Us Open battendo Djokovic 6-4, 5-7, 6-4, 6-2, conquista il terzo Slam di fila dopo Roland Garros e Wimbledon (l'ultimo a riuscirci fu un certo Rod Laver che, nel 1969 realizzò il Grande Slam), e potrà raccontare di aver vinto tutto nella sua vita, e di far parte del ristretto club del "Career Grand Slam" (i soci sono Federer, Agassi, Perry, Emerson, Budge e Laver. Questi ultimi due hanno realizzato anche il Grande Slam). La finale con Djokovic è stata intensa, giocata a mille sin dal primo punto, ma il serbo ha confermato solo una cosa: il padrone del tennis di questo 2010 è Rafael Nadal.

Il serbo ha dato qualche fastidio allo spagnolo, lo ha tenuto sul campo tre ore e quarantré minuti, gli ha anche tolto l'unico set dell'intero torneo, ha provato accelerazioni, contropiedi e rotazioni, ma al momento del dunque, quando i punti 'pesavano' di più è venuto meno. La verità è che Djokovic non ha giocato male, anzi. E' che per fare un 'quindici' con il Nadal di questo Flushing Meadows devi farne tre, correre per quattro, stressarti per cinque. Ed alla fine il serbo è finito in debito d'ossigeno. Ha finito la benzina, dunque anche la lucidità necessaria.
E pensare che questa, la superficie di New York, non è certo quella preferita da Nadal, lontana mille miglia dall'amata terra rossa del Roland Garros, dove in passato aveva racimolato solo delusioni. L'altra verità è che lo spagnolo, ed il suo staff, hanno capito la lezione degli anni precedenti e non hanno spremuto il giocatore come in passato. Stavolta non ci sono stati infortuni che ne hanno condizionato la preparazione e creato ostacoli imprevisti. Non solo: Nadal è un altro, moralmente parlando. Ha conquistato i suoi Wimbledon, non deve più rendere conto di niente a nessuno, è libero da qualunque remora psicologica. Tutti dobbiamo inchinarci alla strapotenza fisica di questo ragazzo, alle straordinarie rotazioni e movimenti di polsi e gomiti (sembra di gomma) che sembrerebbero innaturali, ma possibili solo per lui. Per non parlare dei suoi recuperi: bisognerebbe chiedergli di sfidare Bolt sui cinquanta metri, non è detto che il vincente sia il giamaicano. Il 2010 non è ancora finito: a Londra vorrà onorare nel migliore dei modi il Masters, prima di pianificare la prossima stagione che, a questo punto, non può che prevedere il Grande Slam. Però un'altra sfida è possibile lanciargliela: smettere di aggiustarsi i posteriori del pantaloncini. In alternativa, magari cambiare il tipo di slip. Potrà realizzare anche lo Slam intimo?

 

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"E' stato bello.. voglio dire, eccetto per quel 99,9% di pubblico che tifava contro di me".

Sergiy Stakhovsky, riguardo l'atmosfera che regnava sul Grandstand durante il suo match contro il giovane americano Harrison

Accadde oggi...

8 Settembre 1969

Rod Laver completa il quarto Grande Slam della storia del tennis (il suo secondo dopo il 1962) battendo Tony Roche 7-9 6-1 6-3 6-2 nella finale degli US Open giocatasi lunedì causa pioggia .

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker