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15/09/2010 19:08 CEST - Rassegna Internazionale

Nadal, l'umile conquistador

Kevin Mitchell, The Guadian. Trad.di Tino Cianciotti

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Esistono soltanto due tennisti in grado di impedire a Rafael Nadal di diventare il miglior tennista di sempre: uno è Roger Federer, il quale ha lasciato New York con le proprie quotazioni quanto mai in calo. L'altro vive a Maiorca da 24 anni, ha vinto 9 titoli dello Slam -nove in meno del suo amico/rivale- l'ultimo dei quali contro Novak Djokovic nella straordinaria finale di Domenica scorsa a Flushing Meadows. L'opportunità di poter essere testimoni delle carriere contemporanee di questi due giganti della racchetta è una benedizione per il nostro sport.

Non c'è tennista più umile di Nadal. Queste le parole pronunciate dal numero uno al termine della finale vinta per 6-4, 5-7, 6-4, 6-2: “Non sono un genio”. Non lo è quanto Ali non era un boxer, Van Gogh non sapeva dipingere e Mozart era buono solo a scrivere canzonette.

La finale di Nadal? Non perfetta ma irresistibile: Rafa scoprì ben presto che Nole era in campo per battersi e che non fosse in vena di concessioni. Il serbo riuscì ad convertire, infatti, 3 delle quattro palle break disponibili; Nadal, al contrario, non seppe approfittare di 23 delle 26 opportunità di break offerte dal suo avversario e dovette rimandare tutto ad un quarto set ricco di scambi eccezionali.

Tornando a Federer, il suo nemico numero uno è il tempo: potrebbe incrementare il numero di vittorie negli Slam ma, come avvenne per Pete Sampras, lo svizzero appare di giorno in giorno più vulnerabile. Non si può negare che la finale dei sogni a New York fosse quella tra Federer e Nadal, il principe che tenta di superare il re sulla sua superficie prediletta. Se ciò non è avvenuto non è dipeso da Nadal: per la terza volta in un'estate è stato Federer a farsi estromettere prematuramente.

I nemici di Nadal? Le sue ginocchia, vittime dalla tendinite. Al momento, però, sembra vogliano dargli tregua e lui non se ne lamenta benchè speri, in cuor suo, che non tornino a creargli problemi.

Djokovic, dal canto suo, ha sconfitto Federer in semifinale ma nulla ha potuto contro la verve e il servizio di Nadal nell'atto successivo. Chiamato a sbilanciarsi su chi sia il più forte di oggi e della storia, il serbo è sembrato propendere per il maiorchino: “Nadal ha già le potenzialità per diventare il più forte di sempre. Non si può esprimere un giudizio basandosi sulla prestazione in un singolo torneo. Federer è nel tour da 5, 6 anni in più di Nadal, ha avuto maggior successo e ha vinto un numero superiore di titoli. Ha fatto la storia di questo sport ed è ancora uno dei migliori del mondo. Nadal, però, migliora di anno in anno. E' scrupoloso, solido mentalmente, ha un tennis vincente ormai su tutte le superfici. Ha dimostrato al mondo intero di essere il più forte tennista dei nostri giorni.”

Nadal, come sempre, accetta i complimenti con un sorriso e, col suo inglese esitante (che non fa altro che aumentare il suo charme) chiosa: “Ho giocato il mio miglior tennis agli U.S. Open nel momento in cui era più importante farlo. Ne sono molto felice.”
Rafa è sembrato perfino restio nell'ammettere che il suo gioco abbia avuto dei miglioramenti: “Il mio tennis sta godendo solo di piccoli miglioramenti, non di cambiamenti radicali.” Dipende dai punti di vista: in sala conferenze la constatazione dei miglioramenti del gioco di Nadal era pressochè unanime.

Djokovic aveva raramente giocato meglio di così, seppur uscendo sconfitto dal match. E aveva dovuto riconoscere quanto il suo avversario avesse reinventato il suo gioco per l'ennesima volta modificando di pochi millimetri la presa della racchetta e aumentando la velocità di servizio di una ventina di km l'ora. Anche grazie a questo Nadal ha attraversato il tabellone lasciando dietro di sé avversari boccheggianti e in balìa delle condizioni atmosferiche.

Ancora Djokovic: “Sta giocando il miglior tennis che gli abbia mai visto giocare sul cemento. Ha modificato drasticamente il servizio conservando la precisione dei suoi colpi da fondo. Io ho giocato bene per gran parte del match ma ci sono stati momenti del terzo e del quarto set in cui mi sono deconcentrato: ebbene, lui si è avventato sulla partita e non mi ha più concesso di rientrarvi.”

I due hanno giocato ad armi pari per tre quarti del match e Djokovic è stato il primo a vincere un set contro Nadal durante il torneo. Ma all'ultimo round c'è stato poco da fare. Nadal ha vinto 106 dei 107 match nei tornei dello Slam in cui si era aggiudicato il primo set. Questo è ciò di cui sono fatti i campioni: la spietatezza.


 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker