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21/09/2010 14:41 CEST - Rassegna Stampa del 21 Settembre 2010

Int. A Flavia Pennetta: “il mio tenero Vale” (Valesio), ItalDavis, ma perché cosi in basso? Int. A Panatta (che da la colpa alla stampa italiana) ed a Bertolucci (Martucci-Poli)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Int. A Flavia Pennetta: “il mio tenero Vale”

Piero Valesio, tuttosport del 21.09.10

Flavia e Valentino: sarebbe una storia d'amore di una bellezza più unica che rara. Due stelle di valore assoluto, due leader dello sport mondiale, due, tipi, due belli. Anche se, non se abbia a male Valentino, su questo piano vince Flavia e pure alla grande. Sarebbe una grande storia ma non lo è nel senso che i due sono «solo» amici e non da poco. E gli amici si compattano quando è il momento del bisogno. Forse è anche per questo che la Pennetta ha deciso di spostarsi di 350 chilometri (la settimana scorsa si stava allenando a Barcellona) e di concedersi una domenica al fianco del suo grande amico in crisi di risultati. Al fianco nel senso letterale del termine visto che ha assistito alla corsa a bordo pista. Ha sofferto per lui, lo ha spronato e consolato alla fine quando il risultato ha messo in luce in modo incontrovertibile che la sua stagione, la più sfortunata della sua carriera, è sostanzialmente finita; anche al di là dei risultati che potrà raggiungere nelle ultime gare. Flavia, è venuta a soccorrere l'amico in difficoltà? «Valentino Rossi non ha bisogno di soccorso, mai». Affermazione impegnativa. «Ma è vero: lui ha sempre un atteggiamento positivo, come persona. Anche quando la sfortuna ti perseguita, e lui quest'anno ne ha avuta tanta, devi essere bravo a capire che così come è arrivata poi se ne va, di colpo. E tu devi essere pronto a cogliere l'attimo per riprenderti. Se ti lasci andare le opportunità di riscossa arrivano e tu non le vedi». Forse Vale svolterà fra qualche mese, quando inizierà una nuova vita in Ducati. «Rossi sulla Rossa è una grande cosa, Ma provo già nostalgia della Yamaha per lui...» In che senso? «Io mi affeziono alle cose. La Wilson mi ha già detto che l'anno prossimo dovrà giocare con una racchetta serigrafata in modo diverso rispetto all'attuale e io non vorrei: di- pendesse da me giocherei sempre con la stessa Lui ha preso la Yamaha quando era una moto che non andava e l'ha trasformata nella miglior moto al mondo...Mi dispiace che adesso la lasci». Andiamo al sodo. Cosa le piace di Rossi? «Lui è Valentino Rossi». E se si chiamasse Franco Pautasso? nome non c'entra. C'entra il fatto che come pilota è unico. Prendi il sorpasso di Barcellona, l'anno scorso. Una cosa del genere la fai solo se se la vuoi fare con tutto stesso. E se sei in grado di capire tutto in quel momento, di vedere tutto. Essere tutto questo vuol dire essere Valentino Rossi». E come uomo? «Beh... Quel sorriso ti lascia senza parole. Ma è il sorriso di uno che potrebbe tirarla all'infinito e invece è rimasto il ragazzo semplice che è sempre stato. E' pieno il mondo il gente che se la tira da morire e che non ha combinato un cavolo nella vita E poi è cocco lo». Coccolo? «Sì. Tenero. In pista invece è sia così». C'è un tennista che, secondo lei, può essere paragonato a Valentino per carisma, forza, talento... «Nadal, senza dubbio. In primo luogo per un motivo: Rafa, come Valentino, se ti li trovi davanti già ti mettono pressione. Non è la stessa cosa che dover giocare e correre contro qualcuno altro. Il carisma ti investe. E poi hanno in comune anche un altro aspetto: entrambi quando preparano la gara non sono mai soddisfatti. C'è sempre qualcosa che non va nel mezzo o nella racchetta, nel campo o nelle loro condizioni. Poi per sai, e puoi esserne certo, che appena comincia la partita o la gara per loro sarà tutto diverso. Vale per ha una cosa in più». Quale? «Pratica uno sport dove si rischia la vita. Per appassionarsi ad uno sport così, diciamolo,tutto a posto non devi essere. Devi avere qualcosa in più». O forse qualcosa in meno. Se pensi troppo sei finito. «Per devi avere una percezione straordinariamente ampia di quello che ti succede intorno. Molto pi di una persona normale. E Valentino ce l'ha queste percezione, come nessun altro». Come siete diventati amici? «Ci hanno presentati a Wimbledon quando lui è venuto invitato da Roger Federer e Mirka. Gli hanno presentato centinaia di persone fra le quali anch'io. Ma per fortuna sapeva chi ero...Poi a Valencia siamo stati messi in contatti da amici comuni e poi mi ha invitato al Gran Premio. Da allora ci sentiamo e ci mandiamo Sms,,.». Lui risponde? «Questa è una particolarità che abbiamo in comune: siamo lenti». «Lenti nel senso che uno scrive all'altro e poi prima che arrivi la risposta...I miei amici mi dicono: hai sempre il teléfono in mano e quando si tratta di rispondere ad un messaggio ci metti dei giorni anche lui è così». Vale soffre. Domenica è andata proprio male. «Gli e l’ho detto: arrivano momenti così nella vita. Periodi in cui tutto ma proprio tutto sembra che congiuri contro di te. Ma poi quei periodi si dissolvono con la stessa rapidità con cui si sono presentati. Basta aspettare e stare vigili in modo da approfittarne. E Valentino è vigile, vigilissimo». Flavia c'è una domanda che, come dire, aleggia ogni volta che si parla di lei e di Rossi, insomma, che riguarderebbe voi due e il rapporto che vi lega... «Non la voglio nemmeno sentire, questa domanda. Tanto la conoscete già la risposta”.


Flavia parla anche di tennis

E' giusto parlare anche un po' di tennis con Flavia Pennetta. Se non altro perché durante la trasferta americana pre-Us Open si è diffusa una vocina flebile flebile che diceva più o meno così: Flavia non giocherà la finale di Fed Cup contro gli Stati Uniti a novembre. Perché non vorrebbe rinunciare al Master-bis di Bali che è concomitante e perché, insomma, sarebbe un po' stizzita per il fatto che la Schiavone è seguita da Corrado Barazzutti in giro per il mondo (Corrado è un dipendente della Fit) e lei invece si accolla in toto le spese del suo coach, Gabriel Urpi. Cose pi da (ahinoi) maschietti del tennis azzurro che non da biscampionesse del mondo. Flavia, è vero che ha pensato di non giocare a San Diego? «No, ma scherziamo. Come potrei non giocare? La riflessione che sto facendo è pi ampia: ho una certa età, ormai e se penso al prossimo anno, non certo a questo, credo che qualcosa dovrà cambiare nell'organizzazione della mia stagione. Nel 2010 io ho giocato già pi di 180 partite...». Questo vuoi dire che Panno prossimo potrebbe saltare degli appuntamenti di Fed? «No. E comunque vedremo. Il primo turno, ad esempio, sarà in Australia e io sarà già lì per l'Open: sarebbe assurdo se non mi fermassi. Dico che è necessario, a parte la situazione creata da questo calendario assurdo, guardarsi attorno: il problema è che dietro a noi senatrici non vedo molto”


ItalDavis, ma perché cosi in basso? Int. A Panatta che da la colpa alla stampa ed a Bertolucci

Martucci-Poli, la gazzetta dello sport del 21.09.10

Ancora serie B. Un 2011 anno in purgatorio: sarà l'undicesimo. E dire che dopo il sorteggio che ci aveva offerto la Svezia, pensavamo finalmente di lasciarci l'incubo alle spalle. Frittata. Adriano Panatta è stato il giocatore dei trionfi più belli in Davis, ora l'Italia non fa più tennisti. Problema sociale o sportivo? «Non credo che i nostri ragazzi siano viziati. E' troppo semplice. Io sapevo che tutto questo sarebbe successo. E la colpa è dei media: dove siete finiti, avete paura della Federtennis? State zitti da 10 anni, da quando non ci sono più io come direttore tecnico e capitano di Davis. Eppure tanti anni lontani dalla serie A di Davis non sono pochi. Cosa avreste detto di me se avessi fallito così? E se non avessi recuperato i giocatori, come ho fatto, mentre ora Seppi non gioca e Bolelli non ha giocato prima?). Che frittata, in Svezia, da 10 anni siamo in serie B. «E come mai prima non era successo, come mai avevamo altri giocatori, e da dove venivano Cané, Camporese, Nargiso, Furlan e Gaudenzi, da che scuola, da quali maestri, da quale organizzazione?». Roma-Parigi-Coppa Davis 1976: Adriano Panatta è stato primo a vincere, a livello più alto. Un livello poi mai più raggiunto. E' anche tornato in campo nella scuola tennis all'Eur a Roma, con il fratello Claudio. «La scuola va benissimo. Ma perché mi chiedete che cosa non va? Io non vengo più nominato e sono stato cancellato. Chiedetelo a chi gestisce il tennis italiano e, con gli uomini, non fa risultati da tempo». Il doppio dov'è? Paolo Bertolucci, il compagno di doppio di Panatta, è stato il capitano della retrocessione in serie B, a Mestre contro il Belgio. «Non avrei mai pensato che ci restassimo tanto tempo. Questa era la seconda grande occasione, dopo la Croazia. Ma sono venuti fuori i nostri conflitti: soprattutto, in 10 anni, non abbiamo creato un doppio, che era il segreto nostro e che è stato il segreto poi. Se giocava Soderling. Manca anche grande qualità. «Dopo Volandri, sulla terra rossa, abbiamo Starace come leader dice la voce tecnica di Sky – Paolo Bertolucci -. Valiamo la promozione in serie A ma per poi lottare comunque per la salvezza. Ci mancano un Camporese e un Gaudenzi, gente di carisma e personalità. E regole uguali per tutti: o chi non accetta una volta la convocazione non va mai pi in Davis oppure si fa la quadra in base a chi vuole giocare. Altrimenti il gruppo c'è solo a parole».
Cuore di capitano La difesa, di cuore e d'ufficio, spetta al capitano, Corrado Barazzutti, un altro che con la Davis, da giocatore, ha avuto rapporti al bado. «Un peccato, la promozione sarebbe stata un segnale importante. Ci siamo andati vicini». Dallo spareggio torna comunque con sensazioni positive: «Mi fa molto piacere aver visto Starace che ci tiene così tanto, tutti i ragazzi erano davvero dispiaciuti. Era una cosa che sentivano dentro e questo spirito è quello che porta grandi risultati». Confermata la scelta del doppio Starace-Bolelli («anno solo bisogno di giocare un p0' di pi insieme anche nei tornei, c'è affiatamento»), non lesina qualche consiglio ai ragazzi: «Bolelli ha solo bisogno di acquisire fiducia, perché è un giocatore di grande valore. A Starace devo un grazie di cuore. E' stato quest' anno il punto di riferimento, si è dimostrato un giocatore vero. Cre do molto in Fognini, mi sento di dirgli che l'allenamento è lo strumento per crescere, si diventa grandi attraverso la disciplina».
 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker