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28/09/2010 16:09 CEST - Profili

Simon, "classe" operaia al potere

Con la vittoria al torneo di Metz (7° titolo in carriera), Simon (ri)tenta la scalata all’elite del tennis mondiale che lo ha visto già protagonista negli anni scorsi. Ripercorriamo una carriera che nonostante la consapevolezza di essere uno “normale” tra tanti “giganti”, ha portato molte soddisfazioni. Antonio De Rose

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Se nasci nel 1984 e 19 anni dopo sei un tennista professionista, è parecchio indicativo asserire proprio negli anni in cui comprendi che il tennis diventerà il tuo lavoro che“Chang mi ha dimostrato che per diventare un grande giocatore non è importante essere alti”.
Dichiarazioni di questo tipo denotano una forte consapevolezza dei propri “limiti” fisici, ma allo stesso tempo, con la medesima convinzione, fanno intuire quanto importante sia la voglia di arrivare ed affermarsi nonostante tutto.
Questa è la storia di Gilles Simon, giovanotto di Nizza che all’età di 6 anni impugna per la prima volta la racchetta non sapendo ancora bene cosa il destino ha in serbo per lui.
Nato in una tipica famiglia della costa azzurra che nulla ha a che fare con lo sport e il tennis (padre agente assicurativo e madre dottore), col passare del tempo quella che inizialmente era solo una speranza -diventare un giocatore di tennis- ben presto si dimostrerà una concreta realtà, grazie ai primi successi nel circuito futures prima, e in quello challenger poi.
L’anno della prima apparizione sul circuito maggiore, quello che effettivamente ti consacra, è il 2004. Uno sbarbatello e inesperto Simon, proprio a Metz viene sconfitto al primo turno dall’allora più famoso connazionale Gicquel. Bisognerà aspettare un altro anno e il torneo di Marsiglia per la prima vittoria sul circuito, arrivata ai danni dell’allora n° 27 del mondo Joachim Johansson.
Il 2005 è anche l’anno per Gilles della sua prima apparizione in un torneo del grande slam, e questo non poteva che essere il Roland Garros dove venne sconfitto al primo turno da Patience.
Passano gli anni e i risultati diventano sempre più meritevoli di nota come la prima finale Atp raggiunta e persa a Valencia per mano di Almagro.
Nonostante l’anno successivo, siamo nel 2007, arrivino i primi successi sul circuito maggiore (Marsiglia e Bucarest) accompagnati da un considerevole quanto logico balzo in avanti in classifica (chiuderà l’anno al n°29), l’anno magico di Simon resta il 2008, quando oltre a vincere 3 titoli (Bucarest, Indianapolis e Casablanca), entra per la prima volta nell’olimpo del tennis mondiale, precisamente alla posizione n°10 grazie alla finale raggiunta al master1000 di Madrid dopo aver battuto in semifinale un certo Rafa Nadal (nell’occasione perse in finale da Murray).
Lo scalpo di Nadal non fu il più clamoroso: nemmeno 4 mesi prima infatti, durante il master1000 di Toronto Simon sorprese tutti eliminando dopo un match tiratissimo al limite della perfezione e delle proprie possibilità, sua maestà Roger Federer nel match di secondo turno, spingendosi poi fino alla semifinale del torneo.
Questi e altri risultati sorprendenti per un giocatore “normale” che fino a un anno primo navigava attorno alla posizione n°40, furono premiati con la qualificazione alla Master Cup di Shangai: l’ennesima vittoria contro Federer (e Stephanek) nel round robin e il passaggio alle semifinali, dimostrarono ancora una volta la compattezza, la solidità e l’affidabilità del francese, che si sarebbe presentato l’anno successivo ai nastri di partenza da n° 6 del mondo (suo miglior ranking di sempre).
A inizio 2009 l’inerzia è ancora tutta dalla sua parte, come dimostrano i quarti di finali raggiunti in Australia, suo miglior risultato in un torneo del grande slam. Anche a Wimbledon nello stesso anno riesce a “piazzarsi”, raggiungendo un inaspettato ottavo di finale su una superficie tradizionalmente ostica per il proprio gioco.
Le semifinali di Marsiglia e Dubai, e il sesto titolo vinto a Bangkok in autunno, garantiranno a “Gilou” per la seconda volta la permanenza tra i primi 15 del mondo.
Il 2010 è storia recente. Vittoria di Metz a parte, un infortunio al ginocchio ne ha minato l’inizio di stagione, facendogli saltare tutta quanta la stagione primaverile su terra con conseguente sprofondamento in classifica.
Nella speranza che i problemi fisici siano definitivamente superati, si prospetta per Gilles una “seconda giovinezza”, che sicuramente non significherà vincere uno slam o diventare n°1 del mondo, ma che potrebbe consolare chi ha apprezzato negli anni il suo tennis, esempio di tenacia e dedizione alla fatica e all’allenamento, che nella vita come nel tennis, istiga a pensare in maniera positiva sempre.

Antonio De Rose

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker