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20/05/2011 14:39 CEST - SCRIVI AL DIRETTORE

UBALDO RISPONDE:
"Lo sfogo di un dirigente scontento della FIT"

Per fare la tua domanda a Ubaldo Scanagatta puoi scrivere all'indirizzo ubaldoscanagatta@yahoo.it

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Nota di UBS: Lasciamo che questa rubrica sia commentabile, ma utilizzata solo come area di discussione per le tematiche affrontate. Altre domande vanno poste tramite l'apposita e-mail.

20 maggio 2011

Egr. Sig. Scanagatta,

Le scrivo dopo parecchi tentennamenti e ripensamenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la Sua  ultima polemica col Presidente Binaghi. Sono il Presidente del TC Tolmezzo, in provincia di Udine, sono
un ingegnere di neanche trent'anni, ma soprattutto sono stra stufo di questa Federazione, a tutti i livelli.
Mio malgrado sono stato presente a Verona alla rielezione di Binaghi, in tale Assemblea c'era la corsa dei Presidenti dei Comitati Regionali a chi riusciva a portare più voti a Binaghi, mettendosiin buona luce davanti allo stesso. Sono stato spinto a partecipare dal sig. De Benedittis, Presidente del Com. Reg. FVG con la motivazione di un favore personale e di un futuro riconoscimento a livello regionale (oltre che un rimborso spese per il viaggio, mai più pervenuto). Mi sono state affidate due deleghe di circoli a me sconosciuti, se non ricordo male uno siciliano ed uno campano; il clima era quello dell'incoronazione del re, i discorsi sul palco, con un Pietrangeli semi - addormentato, tranne qualche eccezione, portavano lodi ai risultati ottenuti dalla FIT. Ma quali risultati? Ma quali giovani? Ma che statistiche? Per esperienza personale posso dire che il "fiore all'occhiello" della nostra federazione è il Torneo di Roma, in cui le uniche certezze sono:
a) l'incompetenza totale delle prime file in campo tennistico;
b) il bagarinaggio per avere un qualsiasi posto decoroso.
E vedere Binaghi vicino a Rocco Crimi ad assistere alla finale mi fa capire quale sia il sistema in cui viviamo. Perchè è questo che dovremmo cambiare e far conoscere alla gente: lo sport non ha niente a che fare con gente di questo tipo, che invece di investire sui giovani si preoccupa delle sfilate e delle accompagnatrici nella settimana degli Internazionali. Siamo amministrati ormai, nella società come nello sport, da persone che sono sedute grazie a favori e che sistemeranno persone a cui devono favori a loro volta.
Per godere dei benefici fiscali devo essere associato al CONI, quindi alla FIT; io non voglio più che il mio circolo faccia parte di una federazione malata, incancrenita, a livello nazionale e regionale, in cui le uniche voci di qualità e fuori dal coro vengono trattate come in Siberia. Maggior qualità, nella gente e negli investimenti per il futuro, altrimenti sarà tanto dura per le prossime generazioni.

Mi scusi lo sfogo.

Cordialmente, dott.ing. Iacopo Mestroni

Ubaldo risponde

Pubblico questo sfogo certamente coraggioso e sprezzante del pericolo (dati i tempi...) di Jacopo Mestroni. presidente del TC Tolmezzo. Ubitennis è una fonte di informazione libera e ospita i commenti di chi con la sua voce intenda sostenere le proprie opinioni, purchè espresse in modo civile, quali che esse siano, tanto filo-federali come antifederali, anche se per la verità, come ebbi modo di scrivere apertamente a Roberto Commentucci tempo fa, occuparmi di politica federale non mi diverte come seguire un torneo, come occuparmi di tennis giocato. La seguo poco, ci sono sempre un sacco di cose che non so, un sacco di intrighi e beghe che ignoro, e per questo delegai lo stesso Commentucci a moderare tutto ciò che riguardava le storie di Procure Federali, le vicende del Tennis Capri etc.
Purtroppo quella decisione-delega (nota a tutti i miei collaboratori di allora) non mi evitò di beccarmi una querela federale per 37 commenti scritti da voi lettori (quasi tutti sul blog Servizi Vincenti, forse un paio soltanto su Ubitennis) che evidentemente Commentucci stesso _ oggi dirigente FIT _ non aveva ritenuto offensivi.
Lo stesso Commentucci mi ha confemato recentemente durante gli ultimi Internazionali d'Italia che se qualcuno di quei commenti gli poteva essere sfuggito lì per lì, perchè magari una frase o due erano "seminascoste", o perchè magari un giorno o due poteva essergli saltato come impegno di moderazione _ ma gli altri collaboratori non si prendevano la briga di farlo peraltro _ poi aveva provveduto a cancellarli a poche ore di distanza non appena li aveva riletti.... Anche questo comportamento dovrebbe dimostrare al colto e all'inclita che quindi non c'era sicuramente alcuna volontà, tantomeno meno premeditata, di diffamare chicchessia...nè da parte mia nè da parte di altri. Certo non da Commentucci.
Diverse cose che scrive il presidente del TC Tolmezzo le condivido, ma questo non significa granchè all'atto pratico. Io prevedo che Binaghi, in sella dal 2000, sarà rieletto anche per il quadriennio 2013-2016 sebbene quando si era presentato la prima volta avesse fatto un cavallo di battaglia dell'idea che un mandato presidenziale non dovesse superare gli 8 anni. Mi posso sbagliare ma, salvo che qualcosa si muova (e non è facile dopo che è stata approvata con incredibile leggerezza quella modifica statutaria che prevede che una candidatura alternativa a quella al potere debba essere proposta da 300 società, su 2576 società aventi diritto al voto, più 200 atleti e 20 tecnici) Binaghi sarà il presidente anche del prossimo quadriennio. Poi dovrà farsi da parte (perchè per alambicchi statutari il suo periodo presidenziale dal 2000 al 2004 non....conta, quello dal 2005 al 2008 e dal 2009 al 2012 invece conta, ma grazie ad un'altra modifica potrà essere rieletto anche dal 2013 al 2016 a patto che riscuota più del 55% dei consensi elettorali). Quindi dal 2016 il Presidente sarà un altro e chissà che non sia un ...re travicello come quello della Batracomiomachia. Perchè passati quei 4 anni di...interregno lo statuto consentirebbe allo stesso Binaghi, se lo volesse, di ricandidarsi per i successivi mandati (4 anni, 8 anni e magari 12 con più del 55% dei consensi). Io nel 2032 avrei, se vivo, 83 anni. E Binaghi 72. Avremo tempo per divertirsi.

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23 marzo 2011

Caro Ubaldo,
qualche malpensante dice in giro che l'ATP potrebbe "aggiustare" i tabelloni di Nadal in modo da favorirne le vittorie per poi alimentare il mito di questo campione e "venderlo" nel miglior modo possibile. Tu stesso dichiarasti che un tempo i gestori dei tornei cercavano (e ci riuscivano) di indirizzare i tabelloni del loro preferito tentando di tenerlo in gara il più possibile. Mi riferisco ad esempio, al torneo di Firenze da te organizzato. La domanda è: è possibile che ancora accadano cose di questo genere?

Nicola, e-mail

Ubaldo risponde

No, non è possibile. Un tempo erano gli organizzatori stessi dei tornei ad effettuare i sorteggi e non c'era un vero controllo. Oggi ci sono i responsabili dei circuiti ATP e WTA a controllare che tutto sia fatto secondo le regole. Se fosse favorito Nadal, come dice qualche "malpensante" malinformato, i primi a protestare sarebbero tutti i suoi avversari, Federer e Djokovic inclusi. "Perchè lui sì e noi no?" direbbero immediatamente. E se una volta al torneo di qualcuno ....più furbo di altri, un qualche promoter potrebbe tentare la furbata, e magari farla franca, non potrebbe certo essere un fatto che si ripete in più tornei...Davvero, credimi, in 18-20 tornei che si giocano ogni anno, una volta capita che sia fortunato uno, una volta un altro. Non dar retta ai malpensanti.

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14 Marzo 2011

Caro Ubaldo,
mi chiamo Stefano, ho 21 anni e sono nato a Napoli. Dopo aver preso il diploma, ho deciso di prendermi una pausa scolastica nel tentativo di dedicarmi anima e corpo nel mio sogno di diventare un calciatore professionista. Purtroppo non sempre i sogni diventano realtà e così, razionalmente, ho dovuto cambiare i miei programmi. Pensando al mio futuro però, ho sempre preso in considerazione come alternativa equamente valida quella di poter intraprendere la carriera di cronista e giornalista sportivo, affinché potessi continuare a sviluppare la mia smisurata passione nei confronti dello sport, dando anche sfogo alla mia loquacità. Ora lei si potrebbe chiedere cosa mi ha portato a contattarla e senza dilungarmi troppo oltre vengo al dunque. Le ho parlato del mio sogno di diventare un calciatore, ma per quanto possa sembrare assurdo negli ultimi anni è cresciuta in me una predilezione verso il tennis, che mi ha portato a preferirlo al calcio o comunque a metterlo sullo stesso piano. Il merito di tutto questo è per gran parte suo e del suo magnifico sito ed è proprio perché la reputo un giornalista di grande integrità, passione e professionalità, oltre che grande esperto del tanto amato tennis, che ho deciso di contattarla.
Ecco la mia domanda è: verso che facoltà / scuola dovrei indirizzarmi affinché io possa sperare un giorno al solo ambire a poter diventare un giornalista come lei? E ancora, ha qualche consiglio da darmi in modo da poter iniziare con il piede giusto questo lungo percorso che mi attende?
Non mi resta che ringraziarla per la sua attenzione ed infinita pazienza, attendo con fiducia una sua risposta con somma gratitudine.
Le porgo distinti saluti, augurandole tanta fortuna per il suo sito ed il suo lavoro.

Stefano Pentagallo

Ubaldo risponde

Caro Stefano
ti ringrazio per gli apprezzamenti, sempre graditi. Il mestiere di giornalista è molto cambiato da quando cominciai a farlo io. Allora c'erano ancora gli inviati che venivano mandati sul teatro di un avvenimento, politico, sportivo o di qualunque tipo perchè era il solo modo per informare l'opinione pubblica di quanto era accaduto o stava accadendo. Le spese di trasferta erano meno pesanti e più giustificate. E la qualità degli inviati migliore perchè agli inviati si chiedevano 8/10 articoli al mese e si consentiva loro di prepararsi, documentarsi, leggere, acculturarsi. Oggi c'è la tv e soprattutto internet che arriva sempre prima (almeno a scriverne e a farsi leggere) dell'inviato di un giornale. Le spese del suo invio sono quindi meno giustificate, anche perchè raramente l'inviato _ abituato a non leggere altro che internet, abituato a passare ore e ore davanti al desk, abituato a fare il "ricercatore", il tipografo e il titolista _ è preparato culturalmente come lo erano quelli di un tempo. I vari Montanelli, Biagi, Bocca, ma anche Brera, Arpino e il "postumo in vita" come si è definito Clerici...sono o morti o specie in estinzione.
Si diventa giornalista facendo pratica, collaborando per giornali, per testate specializzate, per siti web (al giorno d'oggi). Perchè così si imparano, molto più che a scuola a ad una università, le tempistiche, le logiche che precedono l'uscita di un articolo, l'attenzione alle testate concorrenti, la formulazione di un titolo e di un sottotitolo accattivanti, l'importanza dell'attacco di un "pezzo", la conclusione, la convivenza con gli altri redattori e i capi, la necessità di un'organizzazione redazionale e mille altre cose.
Quindi scegli pure il percorso unviersitario più vicino a casa tua, ma comincia a collaborare con quelle testate che scrivono di argomenti sui quali ti senti più o meno preparato (all'inizio lo sarai meno, poi diventerai più...), dai la tua disponibilità senza preoccuparti di ricevere ma di dar il meglio di quel che sai fare, con umiltà, e cerca di costruirti una firma leggendo sempre tutto quello che esce su quella testata (anche per non proporre cose già fatte da altri: non c'è niente che indisponga di più un direttore) e su quelle concorrenti (si possono approfondire temi trattati da altri, ma non "copiarli"...anche se tanti lo fanno!), di conquistarti una tua specificità, un gradimento da parte di chi ti legge proponendo cose nuove e originali, o nel modo di scrivere o negli argomenti trattati.
Per quanto mi riguarda puoi provare anche con Ubitennis, partendo inizialmente dai compiti più ...semplici, una traduzione, una ricerca sul web per segnalare un articolo interessante scritto da qualche testata straniera...mettendosi prima a disposizione di chi organizza le squadre di volontari che, giorno per giorno, aiutano Ubitennis a essere quel sito che è.
ciao
Ubaldo

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14 Marzo 2011

Buonasera Direttore,
Le scriviamo a proposito del Montecarlo Rolex Masters perché abbiamo letto sul Vostro sito della presenza di Roger Federer e ci piacerebbe molto vederlo giocare! Volendo acquistare i biglietti prima del sorteggio, secondo Lei quando avremmo maggior probabilità di vederlo? il martedì o il mercoledì? Grazie in anticipo!

Manuela e Marco, e-mail

Ubaldo risponde:

Il più contento di tutti è Zeljko Franulovic, direttore del torneo monegasco. Dopo la brutta esperienza del 2009 (la sconfitta contro Wawrinka pochi giorni dopo il matrimonio) e l'assenza dell'anno scorso, Roger Federer tornerà a giocare nel Principato. Chissà quanto avrà influito il fatto che il torneo sia sponsorizzato dalla Rolex, di cui Roger è uno dei più noti testimonial. Venerdì scorso, tramite il suo sito ufficiale, lo svizzero ha dato la notizia, peraltro dopo aver già annunciato che giocherà in Coppa Davis a luglio con la Svizzera. Quando farà il suo esordio? Il tabellone sarà a 56 giocatori, con le prime otto teste di serie esentate dal primo turno. Con gli ottavi giovedi, i quarti venerdi e così via, Federer giocherà il primo turno martedì o mercoledì. Presumo che sarà lui a decidere quando, chiedendolo (imponendolo?) agli organizzatori. Ti ricordo che i primi match del tabellone principale si giocheranno già domenica.

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9 Marzo 2011

Ho aspettato qualche giorno, ma vedo (se non mi è capitato di non accorgermi) che sulla sentenza avversa ad Adriano Panatta (6-0 per la Federazione) non è stato fatto alcun commento. Come mai? Avete paura di parlarne? Saluti.

Giancarlo, e-mail

Ubaldo risponde:

Se ha letto tutta la sentenza avrà visto che è complessissima. Il 6-0 è l'interpretezione di Baccini, ma su diversi appelli incidentali invece è stato dato torto alla FIT. Il problema era come addentrarsi in quel groviglio di norme, lodi e provvedimenti, senza prendere qualche cantonata. Ci voleva uno studio di ore e ore...non me la sono sentita. Avevo pensato di fare solo un titolo...un sottotitolo e poi mettere tutta la sentenza...ma di fatto non ci avrebbe capito granchè il 90 per cento dei lettori....ad ogni modo, per chi non l'avesse ancora vista, può leggerla QUI.

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27 Gennaio 2011

Egr. Ubaldo,

Le scrivo per porle un quesito relativo al tennis femminile degli anni '40. Riguardando le stagione del 1946 e del 1947 mi sono accorto che in calendario compariva prima Wimbledon rispetto al Frech Open. Le chiedo se questo Le risulta vero oppure è stato un errore di inversione? La ringrazio della sua risposta e complimenti per Ubitennis che leggo sempre quotidianamente con interesse.

Cordiali saluti

Fabio, e-mail

Ubaldo risponde:

Ciao Fabio,
complimenti per la tua attenzione. Hai perfettamente ragione, le prime due edizioni post-belliche del Roland Garros si giocarono dopo Wimbledon: per due anni lo Slam francese è stato il terzo dell'anno. In realtà la modifica in calendario era estesa anche al torneo maschile. Va detto che in quei due anni il Roland Garros visse un periodo difficile: i migliori giocatori americani non parteciparono, tanto che nell'albo d'oro figurano nomi non straordinari: Marcel Bernard (comunque in finale su Drobny) e l'ungherese Jozsef Asboth. Non andò tanto meglio nel settore femminile, con due vittorie americane: Margaret Osborne e Patricia Todd. Fu forse per questo motivo che gli organizzatori decisero di riportare il torneo alla sua collocazione originaria, a cavallo tra Maggio e Giugno.

Per comodità, riporto qui date e finali delle due edizioni "incriminate".

1946 (Dal 18 al 28 Luglio)
Uomini: Marcel Bernard b. Jaroslav Drobny 36 26 61 64 63
Donne: Margaret Osborne duPont b. Pauline Betz Addie 16 86 75

(Wimbledon si era giocato dal 24 Giugno al 5 Luglio)

1947 (Dal 14 al 27 Luglio)
Uomini: Jozsef Asboth b. Eric Sturgess 86 75 64
Donne: Patricia Canning Todd b. Doris Hart 63 36 64

(Wimbledon si era giocato 23 Giugno al 4 Luglio)

Nato come campionato riservato ai giocatori francesi, il Roland Garros è diventato Internazionale nel 1925, e c'è un'ulteriore curiosità: le prime 3 edizioni si sono giocate sull'erba: nel 1925 e nel 1927 si è giocato presso lo Stade Francais, mentre nel 1926 al Racing Club de France. Nel 1928 il torneo si è spostato nell'attuale sede di Bois de Boulogne, la stessa che il Comune di Parigi sta cercando di salvare dagli attacchi di Gonesse, Marne-la-Vallée e Versailles. La Federtennis francese ha dichiarato "idonee" tutte le quattro sedi, ma una decisione definitiva è attesa per il 13 Febbraio, anche se non è escluso un'ulteriore sessione di scrutinio tra le due finaliste. Quella del Roland Garros non è l'unica situazione in cui uno Slam ha temporaneamente cambiato data: l'Australian Open si è infatti giocato in Dicembre dal 1977 al 1985: per questo risultano due edizioni nel 1977 e nessuna nel 1986. Non fu una scelta felice: dopo le vittorie a Parigi e Wimbledon e la conseguente sconfitta a Melbourne, Bjorn Borg decideva sistematicamente di non andare in Australia poichè era già sfumato il sogno Grande Slam. In quegli anni il torneo era considerato la "Gamba Zoppa" dello Slam, anche perchè nell'albo d'oro figurano giocatori non di primissimo piano come Mark Edmonson (ultimo australiano a vincere, all'epoca numero 212), Brian Teacher e Johan Kriek. Nel 1988, con il cambio di superficie e lo spostamento a Flinders Park (oggi Melbourne Park), gli australiani hanno letteralmente salvato il torneo, che oggi è uno dei più credibili, meglio organizzati e apprezzati dai giocatori.

Approfitto di questa risposta per ringraziare tutti quelli che scrivono e pongono domande, purtroppo non sempre ho tempo per rispondere celermente. Mi rivolgo dunque ad Alfonso Orsini, che mi ha scritto qualche giorno fa e a cui risponderò il prima possibile. (ubs)

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27 Dicembre 2010

Delle quattro finali in cinque anni giocate dall’Italia in Coppa Davis che ricordo hai?

Angela, Palermo

Ubaldo risponde:

Nel 1976 a Santiago del Cile ero sicuro che se l’Italia fosse andata avremmo vinto perché Fillol e soprattutto Cornejo erano inferiori ai nostri. La vittoria vera fu contro l’Australia di un grande Alexander e di un Newcombe per fortuna già trentaduenne e mai troppo a suo agio sulla terra battuta. La vittoria fu merito in buona parte del capitano Pietrangeli perché senza di lui non saremmo andati nel Cile del dittatore Pinochet. Nel ’77 a Sydney ci fu l’handicap dell’erba e purtroppo, dopo che Panatta e Bertolucci riuscirono nell’exploit di battere Alexander e Dent, Panatta perse 11-9 al quinto con la sua bestia nera Alexander dopo aver avuto la chance di chiudere il match nel quarto set. Se andavamo sul 2 pari forse Barazzutti contro Roche 32 anni e qualche acciacco, avrebbe potuto farcela. Nel ’79 a San Francisco gli Stati Uniti di McEnroe e Gerulaitis, più Fleming in doppio erano troppo superiori non ci lasicaorno un set. Nell’80 nel gelo di Praga ci fu un arbitro, tal Bubenik, che ce ne combinò di tutti i colori fin che Panatta perse testa e partita con Smid pur avendo vinto i primi due set. Era il primmo singolare e fu praticamente decisivo perché Lendl non fece veder palla a Barazzutti e poi perdemmo anche il doppio in cinque set contro Lendl e Smid dopo essere stato avanti due set a uno. Finì lì, di fatto, l’epoca d’oro del tennis italiano in Davis anche se saremmo riusciti a conquistare un’ultima finale, la settima, nel ’98.

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8 Dicembre 2010

Ubaldo, mi sai dire perché l’Italia fa così fatica a tirar fuori un campione?

Cristiano (Forlì)

Ubaldo risponde:

Può sembrare un paradosso ma soffriamo di troppo benessere. Tutte le nazioni che avevano radici tennistiche e tradizioni storiche importanti, ma sono felicemente attraversate dal benessere, non hanno più quelle posizioni di privilegio di cui godevano 30-40 anni fa.

Non solo l’Italia, ma anche l’Australia, l’Inghilterra, la Germania, perfino gli immesi Stati Uniti che hanno un serbatoio di 250 milioni di persone patiscono. Gli americani hanno avuto anche 40 giocatori fra i primi 100 a metà anni Ottanta, oggi ne hanno sempre meno di dieci. Eppoi quasi tutti gli ultimi grandi campioni che hanno avuto erano figli dell’immigrazione, anche se magari di seconda generazione i greci Sampras, gli iraniani Agassi, i cinesi Chang, mica un giovane rampollo dei Kennedy, un Bush, un Clinton o un Rockefeller.

La Francia, che non vince uno Slam da 27 anni con Yannick Noah, ha dovuto pescare nelle sue colonie d’oltre Atlantico, nel mare della Caledonia uno Tsonga che arriva in finale in Australia, nel mare delle Antille un Monfils che arriva in semifinale a Parigi e entra, come Tsonga, fra i primi 10 del mondo. Noi da Abissinia, Etiopia, Somalia e Libia non abbiamo tirato fuori un bel niente, anche se Nicola Pietrangeli, l’unico italiano ad aver vinto due Slam, per l’appunto era nato a Tunisi.

Che significa benessere? Che il privato che ha abbastanza soldi non ha abbastanza fame, né smodate ambizioni per i figli per i quali predilige comunque un’educazione armonica. E’un’educazione che privilegia _ direi anche giustamente _ l’educazione scolastica, le arti, più discipline, anche sportive per carità, i viaggi, un’adolescenza equilibrata e senza troppo stress che può dare, come si sa, anche fenomeni di rigetto. Tutte cose assolutamente inconciliabili con gli allenamenti quasi ossessivi che nel tennis, per emergere fin da subito, bisognerebbe fare invece fin da bambini. Perché il tennis è uno sport individuale, senza le distrazioni e gli svaghi di uno sport di squadra. Sacrifici che si autoimpongono prima a) i genitori stessi, in termini finanziari e di tempo, gli accompagnamenti, la scelta dei circoli, dei maestri, delle racchette, b) poi i bambini più o meno innocenti e inconsapevoli, spesso vittimizzati.

Chi non ha i soldi di suo e non emerge subitissimo perché dotato di un talento straordinario, non troverà i mezzi per andare avanti ed è destinato a naufragare. Non ha sconti dalla scuola, non può essere aiutato dalla federtennis altro che se rientra nella superelite di quei cinque o sei giovani per annata di nascita che la Fit può permettersi di sostenere ospitandoli a Tirrenia. E’ quindi una base troppo ristretta quella sostenuta dalla Fit. E gli altri devono arrangiarsi. Quelli che non possono permetterselo non possono che _forzatamente_ arrendersi.

Uno junior promettente che voglia fare attività internazionale, diciamo una dozzina di tornei in giro per l’Europa, seguito da un coach e da un minimo di organizzazione non spende meno di 40.000 euro l’anno. Moltiplicate quella cifra per minimo 5 anni, significa un investimento senza garanzia di 200.000 euro. Quanti se lo possono permettere? Quante famiglie, quante federazioni?

Certi Paesi come Inghilterra e Francia hanno potuto sfruttare gli introiti dei loro due Slam, l’Italia no.

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28 Novembre 2010

Ubaldo cosa deve fare Murray o cosa gli manca per trasformare le potenzialità in grandi vittorie?

Paolo, Biella

Ubaldo risponde:

A uno che ha già battuto Federer, Nadal e Djokovic, direi che non manca altro che una maggiore continuità. Sembrava magari più sulla buona strada un annetto e mezzo fa piuttosto che adesso dove forse perso un po' di fiducia. Andy ha talento, imprevedibilità, personalità e rapidità. I colpi li ha tutti, in particolare quelli di inizio gioco, servizio e risposta. Il suo handicap è soltanto avere alle spalle tutto il Regno Unito che,con la stampa britannica, pretende da lui che vinca Wimbledon, altrimenti è capace di considerarlo un fallito. Come hanno fatto con Henman che è stato n.4 del mondo ma per aver fatto quattro semifinali e quattro quarti di finale a Wimbledon l’hanno considerato un grande perdente. Magari l’avessimo avuto noi italiani un perdente così! Comunque, come Rusedski che consideravano canadese quando perdeva e inglese quando vinceva, Murray sa che quando perderà gli diranno che è scozzese e quando vincerà inglese.

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17 Novembre 2010

Buona sera Sig. Scanagatta,
sono Marco, dalla provincia di Milano e le vorrei fare una domanda, da mago indovino: secondo lei, nel 2011, R. Federer parteciperà al torneo di Monte-Carlo??? Sto aspettando con impazienza la lista dei tornei 2011 appunto di RF. Grazie 1000 per una sua eventuale risposta.

Marco, e-mail

Ubaldo risponde:

Rafa Nadal ha vinto il torneo per sei anni di fila, il primo a riuscire a tanto in un Masters 1000. E Roger ci ha perso 3 finali di fila....forse un po' troppe per non prendersela. L'anno scorso sembrava che Roger non venisse, invece si sposò pochi giorni prima, chiese e ottenne _ manco a dirlo _ una wild card, arrivò e perse da Wawrinka dopo aver battuto Seppi. Quest'anno non si è fatto vedere e Nadal ha vinto ancora più facilmente il torneo, lasciando un solo game, 6-0,6-1, al malcapitato Verdasco. Francamente a me non è piaciuto troppo che Federer abbia scelto di giocare _ in cambio di un lauto compenso, quasi che ne avesse ancora bisogno, è vero che pecunia non olet, ma insomma-..._ al piccolo torneo dell'Estoril (dove ha perso da Montanes) saltando invece il torneo del Principato. Montecarlo si giocherà l11 d'aprile, Madrid il 2 maggio e Roma il 9 maggio. Ma fino al 3 aprile ci sarà il torneo di Miami... e se Roger arriva in fondo è possibile che si voglia prendere un po' di riposo. Non ce lo vedo, ora soprattutto che fatica di più, a incrementare il numero dei tornei sulla terra rossa dove si stanca di più e ha sempre fra i piedi Nadal. L'unica speranza per Zeljko Franulovic per averlo ai nastri di partenza risiede in...Rolex. L'orologio svizzero investe un sacco di soldi e di promoziona nel suo testimonial e il torneo di Montecarlo ha come title sponsor proprio Rolex. Di più non so dirti...Ciao, Ubaldo

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11 Novembre 2010

Buongiorno, sono un appassionato di tennis da molti anni. Però ho una lacuna che spero voi riusciate a colmare. In sintesi vorrei sapere come si modifica da un anno all'altro la  classifica ATP; ovvero, so che c'è un meccanismo di compensazione e  scadenze dei punti tra un anno all'altro su ogni torneo (per es. chi  nel 2009 ha vinto Roma e nel 2010 ha perso al primo turno vede scadere  i punti guadagnati), ma vorrei avere chairimenti in merito più  precisi. vi ringrazio della vostra disponibilità. Distinti saluti

Fabrizio, e-mail

Ubaldo risponde:

I criteri della classifica ATP sono da sempre oggetto di dibattiti e polemiche. L'unico principio intoccabile (almeno per ora) è la durata dei punti: se ottieni un risultato, 52 settimane dopo verrà automaticamente cancellato e sostituito da quello ottenuto nella settimana corrispondente. La classifica dei top players è composta dai migliori 18 risultati nelle ultime 52 settimane, ma ci sono dei paletti ben precisi. Della lista devono obbligatoriamente far parte i quattro tornei del Grande Slam, tutti i Masters 1000 (tranne Monte Carlo, che ha mantenuto lo status ma ha perso l'obbligatorietà) e quattro tornei "500" (di cui uno dopo lo Us Open). Cioò significa che per i top-players i tornei "extra" che andranno ad influire sulla classifica saranno appena due. Questo criterio tutela più i tornei che i giocatori: i tornei Masters 1000 hanno l'iscrizione automatica di tutti i migliori, che in caso di forfait si beccano uno "zero" in classifica che non potrà essere tolto in alcun modo. Nessun giocatore è esente da queste penalità: pensa a un Roger Federer che quest'anno ha giocato il solo Basilea tra i tornei 500, ha nel suo "breakdown" ben tre "zero" relativi ai tornei di Washington, Tokyo ed Amburgo. Lo stesso vale per Nadal, che ha giocato il solo torneo 500 di Tokyo. Ovviamente, se la classifica scende, calano anche gli obblighi. Un giocatore fuori dai primi 50 ha ugualmente diritto ad avere 18 tornei nel suo breakdown. Per questo vi trovano spazio i vari tornei 250 e i challenger. Il problema, per questi giocatori, è quando entrano di diritto nei tornei più importanti: in quel caso sono costretti a inserirli per rispettare i nuovi obblighi e a scartare risultati magari migliori, ma ottenuti in tornei più piccoli. Insomma, non è semplicissimo districarsi in questo mare di numeri. Tieni conto che le classifiche non sono sempre state così: nei primi anni del computer c'era la media punti (si otteneva dividendo il totale dei punti ottenuti per il numero dei tornei giocati), poi negli anni 90 venne istituito il "Best 14", in cui si teneva conto dei soli migliori 14 risultati nell'arco delle 52 settimane. Era un criterio sbagliato perchè invogliava i tennisti a giocare moltissimo, non sempre con la giusta motivazione: per dire, chi aveva un Best 14 soddisfacente poteva tranquillamente partecipare a un torneo (e incassare un sostanzioso sottobanco) per poi non impegnarsi e perdere al primo turno. Senza conseguenze. Resosi conto del problema, nel 2000 l'ATP rivoluzionò le classifiche istituendo la "Race", una specie di"Formula 1" in cui si tiene conto dei soli risultati ottenuti nell'anno in corso. Idea sulla carta affascinante ma che cozzava con le esigenze del tennis, i cui tabelloni hanno bisogno di teste di serie "credibili". Per questo l'entry ranking venne mantenuto solo come classifica "operativa" per stabilire i vari campi di partecipazione. Adottando esclusivamente la Race, per dire, avremmo avuto Fabrice Santoro (vincitore a Doha) come prima testa di serie dell'Australian Open...Dopo qualche anno si sono accorti che la Race non "sfondava" e allora l'hanno lentamente (e silenziosamente...) fatta sparire, eccezion fatta per l'ultimo mese dell'anno dove diventa interessante per seguire la corsa al Masters. Nel complesso, si può dire che l'attuale sistema di classifica non è malvagio. I giocatori si lamentano della lunghezza della stagione, ma di fatto sono obbligati a giocare solo 18 tornei (compresi quelli più importanti e la Coppa Davis, che da qualche anno offre punti ATP), cifra ampiamente tollerabile. L'unica grande pecca, ormai decennale, è l'abolizione dei bonus point. Questi davano ai giocatori dei punti aggiuntivi sulla base della classifica dell'avversario battuto. 50 punti se battevi il numero 1, 45 se superavi un top 5, 36 per un top 10 ecc...(raddoppiabili negli Slam e nelle finali al meglio dei 5 set - oggi abolite -). Era un criterio giusto: una vittoria su Pete Sampras valeva certamente di più rispetto a una su Galo Blanco. Oggi, al contrario, battere Rafael Nadal o Ruben Bemelmans è la stessa cosa, almeno in termini di punti. L'ultima proposta relativa alla classifica arriva da Rafa Nadal: lo spagnolo vorrebbe che i punti durassero 2 anni "In modo da dare respiro ai giocatori e tutelare chi si infortuna". Interessante, ma non so se gli daranno ascolto.

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9 Novembre 2010

Pete Sampras avrebbe potuto vincere otto Wimbledon di fila se non avesse perso da Krajicek. Fu una sconfitta casuale o l’olandese era davvero forte sull’erba?

Ginevra, Firenze

Ubaldo risponde:

Richard Krajicek vinse Wimbledon nei quarti…battendo Sampras 3 set a zero. Pete aveva vinto tre edizioni consecutive, ma nel ’96 non vinse un set con l’olandese che l’avrebbe battuto 6 volte su 10 perché non lo temeva, serviva forte come lui, e copriva la rete come pochi pur senza essere un mostro di agilità. Avevo visto Krajicek per la prima volta nel ’91, quando aveva 19 anni e perse dal nostro Cristiano Caratti in Australia. Capii che non ci avrebbe mai più perduto. Era cresciuto 25 cm in un anno, aveva le ginocchia deboli, si muoveva malissimo e anche la sua schiena sarebbe stata sempre sofferente. Di rovescio, perchè aveva perso un paio d’anni nel passare dal rovescio bimane a quello a una mano, era proprio scarso. Poi però si sarebbe messo a lavorare sul serio, anche se aveva un debole per le belle donne, fidanzato a lungo con la nostra Lori del Santo, prima di sposare nel ’99 una bella modella ed ex “Bondgirl “Daphne Dekker. Non so se fu per questa sua predilezione per le belle donne che della sua finale di Wimbledon del ’96 contro Malivai Washington ci si ricorda soprattutto della bella streaker Melissa Johnson che attraverso senza veli il centre court di Wimbledon, profanando con il primo streaking il Tempio del Tennis. Rispetto allo streaker che ha scelto di esibire le sue grazie (!) di fronte alle allibite sorelle Williams sul campo 3 dell’Australian Open 2009, Melissa si dimostrò certo più astuta: le sue foto fecero il giro del mondo. Quella dello streaker australiano è passata inosservata, molti giornalisti non se n’erano neppure accorti pur trovandosi in sala stampa.

Richard non è stato solo un play boy però: oggi dirige il torneo di Rotterdam ed è certo un giocatore intelligente. Da ragazzino si era sacrificato non poco, stimolato da un padre severo che lo faceva anche correre per 7 km dietro la sua macchina per tornare a casa dal club quando non si era allenato bene. Sacrifici che hanno pagato. Poi lui ha provato a mettere in riga la sorellastra Michaella, ma lei _ che pure era arrivata tra le prime 50 del mondo (cito a memoria) _ si è dimostrata ad oggi ingestibile pur avendo un discreto talento.

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26 Ottobre 2010

Ivan Lendl ha avuto tantissimi tifosi ma anche tanti detrattori. Forse perché era antipatico?

Roberta, Trieste

Ubaldo risponde:

 

Lendl intelligente, metodico, freddo, egoista, perfezionista, robotico, non sopportava l’erba perché i cattivi rimbalzi gli facevano perdere i suoi collaudati automatismi, ma se pianificava qualcosa, una dieta senza uova e formaggi come qualla del dottor Haas che era piaciuta tanto anche alla Navratilova, la seguiva pervicacemente. E se si convinceva che nessuno meglio di Tony Roche avebbe potuto insegnargli a giocare la volee ingaggiava Tony Roche. Mai lasciare nulla di intentato. Pur di vincere Wimbledon si sarebbe fatto tagliare un braccio.

Non riusciva ad essere simpatico alla gente, ma aveva sense of humour, con il difetto però di essere quasi sempre il primo a ridere dei propri scherzi. Rise moltissimo, ad esempio, quella volta che subito dopo che aveva vinto il Roland Garros per la terza volta, gli chiesi se riuscisse ad immaginare se stesso una volta che avesse smesso di giocare a tennis. E lui rispose, guardandomi fisso negli occhi ma con un sorriso che gli increspava le labbra: “Spero di non diventare mai un giornalista calvo che fa queste domande al vincitore del Roland Garros”. Ovviamente si riferiva a me. Ma lo fece in modo molto affettuoso e con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto. Se ti diceva che ti avrebbe dato un’intervista potevi star sicuro che l’avrebbe fatto. Di altri, e penso a Becker per esempio, non potevi mai fidarti anche se una volta lui pure mi promise un’intervista esclusiva, dopo essermi franato addosso semiubriaco durante il viaggio di ritorno in aereo da Melbourne 1991, e a Dortmund dove la Germania affrontava l’Italia in Coppa Davis l’intervista me la dette facendo imbestialire tutti i colleghi tedeschi. Però un’altra volta ad Anversa Boris mi fece penare tutta la settimana: mi diceva sempre domani, domani, mi tirò in lungo per tutta la settimana e poi non me la dette. L’odiai con tutte le mie forze.

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20 Ottobre 2010

L’ultimo grande australiano, John Newcombe; un profilo tecnico e un ricordo dell’ultimo prodotto dell’epoca migliore del tennis Down Under?

Giorgio, Lecce

Ubaldo risponde:

E’ un campione che ha vinto 7 Slam fra cui 3 Wimbledon, ‘67 ,’ 70 e ‘71 e finale nel ’69 quando il tennis era tornato open, aperto ai professionisti, quando insomma c’erano proprio tutti. E’ giusto definirlo l’ultimo grande australiano dunque, perché Pat Cash ha vinto un solo Slam, Hewitt e Rafter ne hanno vinti due. Tecnicamente aveva un grande servizio, grande dritto, grande volee. Ed era così completo da vincere anche 11 Slam in doppio 7 con Roche, ma anche con Okker, Davidson e perfino Taylor quando il doppio lo giocavano tutti i migliori. Straordinario atleta al quinto set non perdeva praticamente mai, nemmeno se - come contro il quasi imbattibile Kodes negli ottavi a Parigi nel ’69 – perdeva 4-1. Vinse infatti 11-9, e anche nelle finali di Wimbledon con Rosewall e Smith nel ’70 e nel ’71 si ritrovò al quinto. Vincendo tutte e due le volte. Era quel che si dice un vincente nato. Era anche un modello di simpatia e di sportività Il pubblico lo adorava, le donne andavano pazze per il suo baffo. Eppure il suo tennis non era particolarmente vario. Sembrava troppo perfetto, quasi meccanico. Essenziale. E’ uno dei pochi tennisti ad essersi trasformato poi anche in un ottimo uomo d’affari. Tutto quel che toccato, com Re Mida, si è trasformato in oro. Ma non è mai cambiato. E’ uno degli uomini più simpatici che io abbia mai incontrato e, forse perché ho perfino vinto un torneo di doppio sull’erba alle Isole Fiji in un suo ranch, che ogni volta che mi vede è il primo a corrermi incontro e a salutarmi.

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14 Ottobre 2010

Che ne pensi di Pat Cash? E’ stato un grande giocatore o soltanto un buon giocatore?

Claudio, Migliarino (Lucca)

Ubaldo risponde:

Cash era più spesso rotto che sano, però quando giocava bene… come giocava ragazzi! Secondo me la sua volee di dritto è stata, con quella dell’altro grande aussie John Newcombe, una delle più efficaci e delle meglio portate della storia del tennis. Certo l’arrampicata sulle tribune di Wimbledon dopo il 3 set a zero a Lendl, che 76 62 75 è rimasta storica, è stato un po’ il simbolo della sua carriera. Quella bandana a scacchi bianchi e neri… pareva quasi un pirata all’assalto di un brigantino. Era rozzo quanto basta, con un accento australiano da scampato al bush. Tutti ricordano quel suo gesto da…alpinista del centre court, e pochi magari che Pat Cash sette mesi prima aveva vinto quasi da solo la 26ma Coppa Davis battendo Edberg, vincendo il doppio con Fitzgerald, e poi rimontando due set a zero a Mickael Pernfors e alla Svezia. Cash fu anche protagonista, l’8 settembre 1984, del famoso SuperSaturday dell’US open, quello delle due semifinali McEnroe-Connors, cinque set, Evert-Navratilova, 3 set, e Cash-Lendl. Cash ebbe il matchpoint al quinto contro Lendl ma perse al tiebreak. Così come perse al quinto set da Edberg e da Wilander due finali consecutive dell’Australian Open, nel 1987 e nel 1988. Più un grande campione sfortunato che un buon giocatore, insomma, almeno secondo me. Anche epr via di tutti gli infortuni che a più riprese hanno stoppato la sua carriera.

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12 Ottobre 2010

Buongiorno, mi chiamo Roberto Salvador e sono padre di tre figli. Tutti praticano sport, chi pallavolo, chi basket e chi malauguratamente tennis. Anch’io da ragazzo ho praticato pallavolo arrivando a giocare in serie B, mentre mio fratello ha giocato in serie A. I miei genitori non hanno speso una sola lira per farci fare carriera come giocatori di pallavolo. Lo stesso è per i miei due figli che giocano a pallavolo a basket. Ora che sono piccoli si paga una quota di iscrizione, ma poi, per divise, tornei e trasferta pensano a tutto le società. Il terzo figlio, che ha 9 anni, ha giocato prima a basket, poi a judo e calcio, infine ha deciso, malauguratamente convinto, che il suo sport è il tennis. Oltre ad aver praticato sport, lavoro anche in ambito sportivo organizzando eventi, ma mai mi ero avvicinato alla realtà del tennis. Per far allenare Matteo 3, 5 ore a settimana con lezioni collettive spendo 570 euro escluse partite e tornei, contro i 100 della pallavolo e del basket che comprendono anche divise e tornei. Ma la cosa peggiore è che ogni ora in più che si voglia far giocare il figlio costa almeno 15/20 euro per il campo, 40/45 euro se si vuole il maestro. Se poi il ragazzo è promettente, come sembrerebbe Matteo, per poter assecondare la sua passione ci vorrebbero migliaia di Euro all’anno, cosa che non ci possiamo permettere.

Abitiamo vicino al parco nord di Milano e abbiamo cercato li uno spazio per poter giocare. Ci sono campi da calcio, da baseball, da basket, da bocce, c’è addirittura un velodromo, tutto a uso gratuito, ma non c’è un campo da tennis. Abbiamo provato ad arrangiarci su un campo da basket ma è troppo corto. Ho provato a cercare se a Milano esistono campi gratuiti ma non ho trovato nulla e così sembrerebbe anche nel resto d’Italia. Eppure costruire una campo da tennis in cemento costa uguale se non di meno di un campo da basket. Sa dirmi se esistono a Nord di Milano o in provincia campi da tennis gratuiti? E nel resto d’Italia? Perché campi di calcio, basket e volley a uso gratuito se ne trovano ovunque mentre nessun parco pubblico è dotato di un campo da tennis a uso gratuito? Non credo che ciò danneggerebbe i circoli, anzi. Molti più ragazzi avrebbero l’opportunità di praticare questo sport. Ho letto vari blog genitori e figli, ma non mi sembra di aver mai visto una proposta per petizioni o altre iniziative di sensibilizzazione in questa direzione.

Attendo fiducioso la sua risposta.
Grazie per l’attenzione

Ubaldo risponde:

Caro Roberto,
Come ti capisco. Ci sono passato anch’io. Il tennis resta sport carissimo. La base non potrà mai essere ampia come quella di sport più poveri. E salvo l’equitazione, e forse lo sci per chi non ha la neve davanti alla porta di casa, magari il golf per che voglia farsi socio i un club, il tennis è il più caro. Non so se esistano parchi con campi gratuiti, come ce ne sono ovunque in America. Ma temo di no. Da noi è un problema di volontà politiche e di spazi.

Nella gestione degli spazi di un parco, lo stesso campo di basket può essere anche campo di pallavolo e di pallamano, sport che consentono di far giocare insieme anche una dozzina di giocatori (più eventuali riserve in rotazione). Il campo di tennis accontenta meno persone. Massimo 4 allo stesso tempo. La FIT ha lanciato un’iniziativa volta a introdurre i campi “duri”, agevolando con finanziamenti ad hoc del Credito Sportivo quei club che vogliano costruirne. Se programmasse e gestisse bene le sue risorse potrebbe forse anche costruire qualche campo gratuito nei parchi che glielo consentissero. Per strappare questi accordi, però, ci vuole la volontà politica, l’impegno. Questi impegni, però, non sono premianti per chi fa il dirigente. Non portano voti però e questo è un grave handicap: a votare per le cariche dirigenziali sono i circoli affiliati non i parchi pubblici. Con tre milioni di euro (butto lì una cifra a caso) si potrebbero costruire un centinaio abbondante di campi gratuiti in tutt’Italia, dal Nord al Sud. Ma con un’azione politica di propaganda e pressione coordinata con il CONI e gli enti pubblici, se ne potrebbero costruire molti di più con minor spesa. Un tennis più accessibile, è una taumatologia, aumenterebbe l’accesso dei ragazzi al tennis a dismisura.

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