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14/10/2010 11:57 CEST - IL RITIRO

Una "Puerta" chiusa per sempre

TENNIS - Senza esibizioni o conferenze stampa, Mariano Puerta ha annunciato il ritiro. “Adesso si può dire: sono un ex giocatore”. I due casi di doping lo hanno reso uno dei tennisti più discussi del decennio. “Ma sono strafelice della mia carriera, anche se avrei potuto vincere di più”. Oggi allena Dabul, vorrebbe aprire un club o fare il capitano di Davis. Riccardo Bisti

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Ci sono tanti modi per ritirarsi. Puoi organizzare una conferenza stampa, un’esibizione d’addio o affidarti a un comunicato. Mariano Puerta non ha percorso nessuna di queste strade. Forse si era stufato della spasmodica attenzione di qualche anno fa, quando fu il primo tennista nella storia a cadere per due volte nella trappola dell’antidoping. Clembuterolo nel 2003, nove mesi di stop. Etilefrina nel 2005, in un test effettuato dopo la finale del Roland Garros. In teoria avrebbero dovuto squalificarlo a vita, ma con varie attenuanti se la cavò con “soltanto” otto anni. Fece ricorso al CAS di Losanna, ottenendo uno sconto del 75%. Gli ha permesso di tornare a giocare, ma è costato un mucchio di soldi: le spese, unite alla restituzione di parecchi prize money, lo hanno spolpato tanto da fargli dichiarare bancarotta nel Dicembre scorso. Oggi Puerta è tornato nel giro, nell’inedito ruolo di coach: da un mese segue Brian Dabul (n. 92 ATP), mancino come lui. Lo ha accompagnato la scorsa settimana al torneo challenger di Buenos Aires, presso il lussuoso Vilas Club. Non lo vedevano da tempo, normale che lo avvicinassero: “Si, oggi posso dire di essere un ex giocatore” ha raccontato “Non è stato facile abituarsi a questa condizione”. Per qualche mese ha vissuto con un dilemma interiore: “Da una parte sentivo che volevo andare avanti, ma dall’altra non c’era più la voglia di viaggiare, di fare sacrifici. Le settimane passavano e la voglia non tornava…”. Puerta si era preso un primo break la scorsa estate. Si trovava in Ecuador, giocava il challenger di Manta. Perso il primo set, capì di non avere più forza. Stette tre settimane senza far niente, poi decise di darsi un’ultima chance. Partecipò ai challenger della Copa Petrobras, la stessa che ora sta vivendo da allenatore. I risultati non sono arrivati, tanto che il suo ultimo match resterà il ritiro contro Ivan Miranda al challenger di Lima. Nessuna conferenza stampa, nessun annuncio, niente di niente. Fino alla fatidica frase: “Sono un ex giocatore”.

Una nuova sfida e tanti desideri
“Nelle ultime partite stavo bene, sia di fisico che tecnicamente. Ho avuto un po’ di sfortuna nei sorteggi, ma con Zeballos avevo giocato alla pari. Ero avanti 5-3 in entrambi i set, ma poi ho perso…E’ dura accettare la nuova condizione, anche perché io volevo andare avanti. Ma poi ti rendi conto dei sacrifici…e io non volevo accontentarmi di essere numero 200 del mondo. C’era poi il desiderio di una vita normale: non è possibile averla quando sei fuori casa per 30 settimane l’anno”. Puerta è un tipo particolare, dal carattere spigoloso e la tendenza a lasciarsi andare. Gli era già capitato durante l’ultima sospensione per doping, quando arrivò a pesare 94 chili. Sentite cos’ha combinato negli ultimi mesi: “Non facevo niente, stavo spesso a letto. Mi alzavo a qualsiasi ora. Nel weekend andavo a Cordoba a giocare a golf, oppure a Mar Del Plata. Durante la settimana non sapevo cosa fare. Ogni tanto andavo in palestra con Dario Lecman (il preparatore atletico che lo ha accompagnato per tutta la carriera, ndr), ma senza alcun obiettivo”. Dopo tanti anni dedicati al tennis, si è trovato all’improvviso svuotato. Fino a quando ha deciso che avrebbe dovuto muoversi. E ha incontrato Brian Dabul: “Ero completamente uscito dal mondo del tennis. Abitavo a Buenos Aires ma non frequentavo i club. Non ero aggiornato, pensavo che si allenasse con Gaston Etlis. Invece mi ha detto di essere solo da tre mesi, e così è nato il tutto. Ma non sarà un impegno full-time. Ad Asuncion andrò, a Medellin no”. L’obiettivo di Puerta è un altro, e lo dice chiaramente: “Vorrei organizzare qualche torneo challenger, oppure fondare un mio tennis club”. Il sogno riguarda la Coppa Davis: “Si, mi piacerebbe fare il capitano. Sento molto la bandiera. Per questo incarico ci voglio carattere, attributi…e il coraggio di prendere decisioni forti”.

Due macchie indelebili
Togliendo l’incredibile finale al Roland Garros 2005 (persa in 4 set da Rafa Nadal), la sua carriera non ha offerto chissà quali squilli: tre titoli ATP (Palermo 1998, Bogotà 2000 e Casablanca 2005) e tanti piazzamenti, soprattutto sulla terra battuta. Ma di Mariano Puerta ci si ricorda bene. A modo suo, ha lasciato il segno. Soprattutto per le due positività all’antidoping. Lui le ricorda, ma non pronuncia mai la parola: preferisce definirli “incidenti”. Quando gli chiedono se si sente di fare autocritica, dice: “Solo per il primo caso. Non ero responsabile e consapevole di quello che sarebbe potuto accadere. Ero troppo ingenuo. Tutti fanno errori, questi episodi hanno un po’ macchiato la mia carriera, ma poi arrivi in fondo e ti rendi conto che queste cose non hanno molta importanza”. Difficile essere d’accordo, anche se lui insiste: “Sono supercontento della mia carriera, ma avrei potuto vincere di più. Per una ragione o l’altra, ho perso diversi anni. Nel 2000 mi sono operato al polso negli Stati Uniti e sono voluto rientrare troppo presto. Mi faceva male, mi dicevano di aspettare e invece continuavo a giocare. Un errore che mi è costato caro”. Giocava bene, Mariano Puerta. Non è molto alto, ma aveva un buon servizio (leggendaria una sua prestazione in un doppio di Davis contro l’Australia, sull’erba di Sydney), un dritto devastante e un bel rovescio di tipica scuola argentina. Si muoveva poco, ma avrebbe potuto avere una bella carriera anche senza qualche aiutino di troppo. Ha scelto una scorciatoia che lo ha investito di gloria effimera, anche se certe emozioni non gli potranno mai essere tolte: ha dovuto restituire il prize money del Roland Garros 2005, ma non perderà mai le emozioni del campo Chatrier, l’applauso della gente per quella volèe in tuffo contro Nadal…Secondo noi non ne valeva la pena. Secondo Mariano Puerta, probabilmente, si.

L'INTERVISTA DOPO IL RIENTRO (27 Luglio 2007)

Riccardo Bisti

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker