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23/10/2010 21:35 CEST - APPROFONDIMENTI

Sarebbe meglio
fare come nel golf?

TENNIS - Rafa Nadal chiede di imitare il sistema di ranking del golf: vediamo come funziona nel tennis, ripercorrendo le modifiche apportate nel corso degli anni dall'ATP. Dall'introduzione dell'entry sistem, passando per i bonus points e il best fourteen, fino alla Race e ai nuovi punteggi uniformati dei giorni nostri. E voi cosa ne pensate? Roberto Paterlini


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Da quando il Tennis istituì nel 1973 il suo ranking, ma soprattutto da quando nel 1990 l’associazione dei giocatori fondò quello che oggi conosciamo come ATP World Tour, le modifiche al sistema di classifica sono state almeno tante quanto i nomi che periodicamente hanno identificato i 9 tornei più importanti del circuito (prima Championship Series, poi Super 9, poi ancora Masters Series e oggi Masters 1000).

Limitando il nostro raggio di analisi agli ultimi vent’anni, si possono distinguere almeno 3 cambiamenti davvero significativi, fatto salvo il principio - contestato lo scorso giorno dal numero 1 del mondo Rafa Nadal - delle 52 settimane come riferimento temporale per i risultati da considerare. Innanzitutto, sino al 1999, la classifica si basava sui migliori 14 piazzamenti ottenuti nei precedenti dodici mesi, senza obbligo alcuno per nessun giocatore di partecipare ad un torneo piuttosto che ad un altro, fermo restante l’ovvio peso diverso che Grand Slam e Championship Series/Super 9 avevano rispetto agli appuntamenti minori. L’unica opzione di uno 0 assegnato d’ufficio - e quindi della possibilità di poter contare appena 13 risultati, o 12, o 11, a seconda del numero degli 0 - era quella che un giocatore si ritirasse da un torneo (senza visita medica in loco) successivamente al mezzogiorno del venerdì precedente l’inizio dello stesso. Altre differenze significative rispetto ad oggi erano che l’attribuzione dei punti nei tornei minori avveniva attraverso il criterio unico del montepremi, e che vi erano i tanto famosi, e forse rimpianti, Punti Bonus, grazie ai quali ogni singolo incontro che includesse uno dei primi 200 giocatori del ranking concedeva un extra al vincitore a seconda della classifica dello sconfitto. Veniva seguita la seguente tabella, la quale prevedeva il raddoppiamento del bonus nel caso in cui la partita si fosse giocata in uno Slam o in una finale al meglio dei 5 set nei Super 9.

Regular ranking Bonus points Double bonus points
1 50 100
2-5 45 90
6-10 36 72
11-20 24 48
21-30 18 36
31-50 12 24
51-75 6 12
75-100 3 6
101-150 2 4
151-200 1 2

 

Nel 2000 si volle introdurre un sistema che facesse somigliare almeno in parte il tennis ad altri campionati su base annuale, come la Formula 1 o la Coppa del Mondo di Sci, che portò allo sdoppiamento della classifica in due: l’Entry System - attraverso la quale venivano decise le teste di serie dei tornei - e la cosiddetta Race. E casino - perdonate il termine - fu, non solo perché il pubblico meno appassionato faticava a comprendere la necessità e le differenze tra i due tipi di classifica, ma perché l’attribuzione dei punti in ognuna di esse avveniva secondo sistemi diversi - uno Slam, ad esempio, valeva 200 punti per la Race ma 1000 per l’Entry System, un Masters Series rispettivamente 100 e 500, e così via, - fermi restante 3 nuovi principi: i risultati conteggiati passavano da 14 a 18, vi era l’obbligo per i giocatori qualificati di partecipare a tutti i tornei del Grande Slam e tutti i Masters Series pena uno 0, e scomparivano i punti bonus. Ancora, per i tornei di fascia minore, vi era attribuzione di punti, in entrambe la classifiche, proporzionale al montepremi.

A partire dallo scorso anno, infine, sono state introdotte delle semplificazioni al sistema, ben compensate da altre complicazioni. La Race continua ad esistere di fatto, semplicemente non viene pubblicata dall’ATP sino all’autunno, quando diventa determinante per la qualificazione al Masters di fine stagione, ma quantomeno l’attribuzione dei punti è divenuta identica in entrambi i sistemi, per cui le due classifiche vengono perfettamente a coincidere al termine dell’anno. Inoltre, sono state stabilite delle fasce di punteggio uniformi - 2000 punti per gli Slam, poi 1000 per i Masters , 500 per altri 11 tornei e 250 per tutti gli altri - che distinguono sì la diversa importanza degli appuntamenti, ma senza differenze in base al montepremi all’interno della stessa categoria, per cui, ad esempio, Acapulco e Valencia assegnano entrambi 500 punti al vincitore, pur essendo il primo torneo molto più povero del secondo. Le classifiche continuano a calcolarsi in base ai migliori 18 risultati, ma con obbligo di partecipazione ai 4 Slam, 8 Masters 1000 e ad almeno 4 ATP 500, ai quali tuttavia è assimilato il torneo di Monte-Carlo - che assegna tanti punti quanto gli altri Masters 1000, ma non è obbligatorio - e la Coppa Davis, che dal 2009 attribuisce anch’essa dei riconoscimenti in classifica, ai vincitori dei singoli incontri e ai membri della squadra vincitrice del trofeo.

La mia opinione vale appena qualcosina in meno di quella di Rafa Nadal, tuttavia ho sempre pensato che un sistema di classifica simile a quello del Golf riuscirebbe meglio ad esprimere anche i valori presenti sul “nostro” circuito. Analizzandone le caratteristiche principali è facilmente desumibile come vi siano tra i due modelli differenze che vanno ben al di là del periodo considerato di 104 settimane anziché 52. Senza addentrarci troppo nella descrizione del tour golfistico professionistico, è importante premettere che esso si compone di ben 6 circuiti principali - US Pga, European, Australasian, Asian, Sunshine e Japan - 4 tour minori - Nationwide, Challenge, Canadian, AsiaOne - e i 4 tornei del Grande Slam - Augusta Masters, US Open, British Open, US PGA Championship - che fanno a sé e ai quali possono accedere, attraverso criteri particolari per ciascuno, sia i membri dei 6 tour professionistici che giocatori amatoriali o dei Tour minori, passando da appositi tornei di qualificazione. I punti assegnati per ogni appuntamento sono determinati attraverso una base fissa - 100 per gli Slam, 80 per il Players Championship, 64 per il BMW Championship, 32 per Australian Open, Japan Open e South African Open, 24 per tutti gli altri tornei su US Pga ed European Tour, 16 per Australasian e Japan, 14 per Asian e Sunshine, e così via - alla quale però, e in questo vi è la prima importante differenza, vengono aggiunti altri punti in funzione della classifica dei giocatori (compresi tra i primi 200 del ranking) che vi partecipano. Può avvenire perciò che tornei appartenenti al medesimo Tour ma con montepremi molto diversi assegnino gli stessi punti, ovvero che un torneo più povero risulti più conveniente dal punto di vista della classifica rispetto ad un altro economicamente più ricco ma con un field meno prestigioso.

Altra importante differenza: la media. La classifica mondiale si basa infatti su un divisore minimo di 40 e massimo di 60, per cui i punti complessivi vengono divisi per il numero di tornei giocati. Per bilanciare il sistema, e stemperare le 104 settimane, tuttavia, viene attribuito un peso progressivamente minore in base alla cronologia dei risultati, così che i più recenti abbiano un valore pieno, e i più vecchi gradualmente minore sino alla loro esclusione, trascorsi 2 anni.

Tale sistema di classifica ha fatto in modo che Tiger Woods sia rimasto numero uno al mondo a prescindere dalle pause importanti del 2008 - dopo aver vinto lo US Open, a Giugno, saltò il resto della stagione per un infortunio al ginocchio - e tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 - per le note questioni personali. Ancora oggi Tiger resta, sia pure per pochi decimi di punto, in testa alla classifica mondiale - lo è da 280 settimane consecutive e per un totale di 622 - nonostante non abbia vinto un solo torneo in tutta la stagione (ne vinse però 6 nel 2009) e abbia partecipato appena a 31 eventi negli ultimi due anni, a fronte di un divisore di 40. È facile capire come, in un sistema di classifica come quello del tennis, Woods non solo non sarebbe più n°1 del ranking, ma probabilmente fuori dai Top-5, se non addirittura dai Top-10, pur essendo costantemente considerato il favorito ad ogni torneo cui prenda parte e da qualsiasi agenzia di scommesse.

I limiti dell’attuale sistema della classifica ATP sottolineati da Nadal sono particolarmente pesanti nel mondo del tennis, che come ben sappiamo è uno sport ad eliminazione diretta, per cui - anche a tutela degli altri giocatori e dell’equilibrio dei tornei - sarebbe ulteriormente importante che la classifica esprimesse i reali valori del circuito. Altra stortura, o bizzarria, permessa dalle attuali regole - in particolare dalle sole 52 settimane e dal fatto che non ci sia un peso diverso in base all’anzianità del risultato - è che un giocatore, da una settimana all’altra - pensiamo a Davydenko la scorsa, o a Del Potro dopo lo Us Open, - possa vedere la sua classifica diminuita in modo sproporzionale, ovvero, al contrario, che possa avvantaggiarsi di una posizione non corrispondente al suo reale potenziale sulla base di un risultato vecchio di 51 settimane ma ancora considerato al suo pieno valore. Nel golf, se è vero che è necessaria maggiore pazienza per avanzare significativamente nel ranking, altrettanto viene prevista più tolleranza per chi attraversa periodi difficili o deve affrontare infortuni.

Roberto Paterlini

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker