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30/10/2010 01:23 CEST - IL RITIRO DI ELENA

"Lo sapeva solo
la mia famiglia"

TENNIS - Le parole di Elena Dementieva nella conferenza stampa post-ritiro. "Se fossi stata un uomo non avrei smesso, ma ora sono pronta a importanti cambiamenti nella mia vita". Adesso studierà in una delle migliori Università di Mosca "Non ho rimpianti, ricordo con emozione il primo torneo vinto e l'oro olimpico. Mi sarebbe piaciuto vincere il Roland Garros. L'unico veramente felice sarà il mio ragazzo!" Traduzione a cura di Tino Cianciotti

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La conferenza stampa integrale di Elena Dementieva poco dopo l'annuncio del ritiro dal tennis giocato.

Domanda: Ci spieghi i motivi del tuo ritiro?
Risposta: Credo che sia il momento giusto: non ho mai voluto aspettare che il mio ranking precipitasse e magari dover lottare per entrare in tabellone. Ho sempre voluto ritirarmi nel momento in cui provavo ancora passione per il tennis. Questo sport ha avuto un ruolo importantissimo nella mia vita e lo avrà sempre.
Ad essere sincera, se fossi stato un uomo non avrei smesso. Ma all'età di 29 anni credo di dover iniziare a pensare a qualcos'altro: sono pronta per importanti cambiamenti nella mia vita. E' comunque stata una decisione difficilissima dal punto di vista emotivo. Avevo deciso il ritiro fin dall'inizio della stagione ed è stata dura dover giocare sapendo che sarebbero stati i miei ultimi tornei. Tutta la stagione è stata molto emozionante.

D.: Cosa pensi di fare in futuro? Lavorare nel mondo dei media? Allenare o abbandonare del tutto il mondo del tennis?
R.: Sono sicura che il tour mi mancherà e questo momento mi sembra la fine del mondo. Amavo davvero tanto giocare a tennis. E' difficile parlarne adesso. E' molto emozionante.

D.: E' dura parlarne adesso ma ciò che ci si chiede è: perchè? Perchè una tennista dotata del tuo talento e ancora molto competitiva decida sia arrivato il momento di abbandonare le gare?
R.: E' ciò che sento di fare. Quando ne parlai con la mia famiglia mi aspettavo che mi supportassero, invece ne furono sorpresi. Mi dissero: la decisione spetta a te e solo tu sai se è il momento giusto per ritirarti. Sappiamo che potresti giocare un altro paio di stagioni e vincere ancora tanti tornei, ma se credi sia giunto il momento di lasciare, lascia. Credo che nessuno sia felice di questa decisione tranne il mio ragazzo. Sono molto triste ma, ripeto, è il momento giusto per ritirarmi.

D.: Come impiegherai il tuo tempo?
R.: Studiando in una delle migliori università di Mosca. Ho iniziato lo scorso anno e adesso disporrò di più tempo per occuparmene. Ciò di cui sono sicura è che vorrò tenermi impegnata: sarà difficile guardare le mie colleghe giocare senza partecipare attivamente. Certamente seguirò i tornei e manderò messaggi ai vincitori.

D.: Quando salutasti pubblicamente Amelie Mauresmo a Parigi sapevi già che poco dopo sarebbe toccato a te?
R.: Si, fu un momento molto commovente perchè sapevamo tutti che si sarebbe ritirata a Parigi. Nessuno sapeva invece del mio ritiro, non volevo se ne parlasse prima di oggi. Ne avevo parlato solo ai miei familiari ed ai miei amici più intimi. Ma oggi in campo sembrava che tutti sapessero: c'è stata una standing ovation ed è stato tutto molto speciale per me.

D.: Come ti piacerebbe essere ricordata?
R.: Non so se voglio che mi si ricordi. So come voglio ricordare me stessa: come una campionessa olimpica. È la cosa più bella che mi sia capitata in carriera e ne sono molto orgogliosa. Un momento indimenticabile per me e per la mia famiglia. Non so come gli altri mi ricorderanno.

D.: C'è stato un momento particolare in cui hai preso la decisione di ritirarti?
R.: Ho sempre sognato di vincere il Roland Garros quindi quest'anno volevo concedermi un'ultima chance. È stato sempre il mio obiettivo numero uno dopo le Olimpiadi. Ci sono andata così vicina. Credo di essere stata fortunata a non infortunarmi tanto in carriera, ma poi i problemi sono sorti nel momento peggiore.
Tutto sommato non ho rimpianti: mi sono allenata duramente e ce l'ho sempre messa tutta. Non sono però riuscita a vincere a Parigi. Non ho nulla di cui incolparmi perchè sono sempre stata professionale e nella mia vita non c'è stato spazio se non per il tennis, tennis, tennis. E ho fatto tutto con passione. Sono orgogliosa dei ricordi che la mia carriera mi lascia.

D.: Stacey Allaster ti ha pregato di non allontanarti dalla Wta. Credi di poter avere un ruolo nell'organizzazione in futuro?
R.: Conosco la gente che lavora nella Wta da tanto tempo e con alcune persone ho stretto un ottimo rapporto. È come una famiglia per me: ho trascorso tanto tempo con loro e sarà dura non vederli più. Non so se sarò coinvolta nella Wta ma è importante sapere che se ne continuerà ad occupare Stacey. Sta facendo un gran lavoro e non è per niente facile.

D.: Adesso si spiega perchè qualche giorno fa, ad inizio torneo, non volevi parlare della prossima stagione.
R.: Si, è stato divertente glissare: tutti mi chiedevano del mio calendario per la prossima stagione e io rispondevo che non ne volevo parlare!

D.: Come vedi il futuro del circuito Wta? E della nuova numero 1 Caroline Wozniacki?
R.: E' un gran risultato per lei. Ha soltanto 20 anni ed è già numero 1 del mondo. Ha giocato una grande stagione e merita la prima posizione. Quanto alle altre, mi spiace per le Williams. Quando loro sono presenti le altre sentono molto di più la sfida, ma è il momento che si affaccino volti nuovi nel tour.

D.: Che significato ha annunciare il ritiro proprio in Qatar?
R.: E' dall'inizio della stagione che voglio partecipare alle finali Masters. È l'evento più importante del finale di stagione e sono stata felice di potervi partecipare anche quest'anno. È stato molto speciale e lo ricorderò per sempre.

D.: Tu hai fatto parte della cosiddetta Russian Revolution: l'avvento contemporaneo di tante tenniste russe. Credi che la tendenza possa continuare o che altre nazioni, come la Cina, possano fare altrettanto bene?
R.: Non so quante giovani promesse cinesi siano in arrivo, so che ne arriveranno altre dalla Russia.
La chiave del successo della mia generazione è stata la competitività: ci ha costretto ad allenarci duramente. Sono sicura che presto emergeranno nuove leve russe. Abbiamo tante ragazze a livello junior che giocano già ad altissimi livelli.

D.: Hai dichiarato che se fossi stata un uomo non ti saresti ritirata: pensi di mettere su famiglia?
R.: Si. Lo spero.

D.: Qual è stato il momento più importante delle tua carriera?
R.: Ci sono un paio di settimane che non dimenticherò mai: il primo torneo vinto perchè fu tanto atteso. Fu ad Amelia Island e riuscii a battere delle top ten. Sconfissi, tra le altre, la Henin in semifinale annullando dei matchpoint. Poi sconfissi la Davenport in finale. Fu molto emozionante vincere il primo torneo.
Poi ricorderò senz'altro l'avventura olimpica: la prima volta a Sidney vinsi l'argento. Ad Atene invece andò male. Infine l'oro a Pechino: non lo dimenticherò mai perchè fu la settimana più bella della mia carriera. Un'esperienza indimenticabile.

D.: La più grande delusione? La sconfitta in finale a Parigi con Anastasia?
R.: No, non l'ho mai considerato come un risultato deludente. Avevo solo 19 anni (ndr. Elena ricorda male, ne aveva 23) e fu un'esperienza importante per me. Come ho già detto, non ho rimpianti: sono stata una tennista tutt'altro che perfetta ma ho avuto un grande spirito combattivo. Senza un grande servizio ho lottato in tanti match senza mai darmi per vinta. Ho sempre dato il 100% in campo indipendentemente dalla qualità del mio gioco. Non è indispensabile essere perfetti ma dare il meglio di sé. Ed è ciò che ho fatto in tutta la mia carriera.
 

A cura di Tino Cianciotti

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker