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02/11/2010 16:14 CEST - PROFILI

Dal Kazakhstan con amore

TENNIS - Nato a in Russia ma di cittadinanza kazaka dal 2008, Mikhail Kukushkin ha conquistato il suo primo torneo ATP a San Pietroburgo battendo Youzhny. Con questa vittoria è salito al numero 58 del ranking, scalando una classifica che ad inizio anno lo relegava al 132esimo posto. La svolta tra luglio e agosto, con due vittorie nel circuito challenger. A settembre aveva sconfitto Wawrinka in Davis. Nicola Gennai

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Per battere Youznhy in finale a San Pietroburgo ha indossato la stessa maglietta che aveva accompagnato Roger Federer nella sua trionfale cavalcata a Parigi nel 2009. Un segno del destino? Chissà. Fatto sta che Mikhail Kukushkin, nato a Volgograd (l’ex “Stalingrado”) il giorno di santo Stefano di 23 anni fa, ma naturalizzato kazako da un paio di stagioni, pare fare sul serio, salito com'è, dopo l'affermazione di domenica, al numero 58 del ranking Atp.

Fisico senza pretese (anzi, tendente al magro, visti i 183 cm per soli 72 kg), sguardo timido, voce flebile, espressione un po’ rassegnata. L’unica trasgressione paiono le due collanine che sfoggia anche quando gioca e che rimette a posto di continuo sotto la maglietta. Anche in termini di hobby e di tennis non pare brillare per fantasia. Gli piace il cinema e legge libri russi (non gioca a poker assumendo sembianze da cetaceo - Kafelnikov - o è un cultore del bunga bunga - Safin-, per citare due illustri (ex) sovietici. Ma lui è kazako, deve essere quello) e, tecnicamente parlando, possiede un banalissimo (ma molto migliorato ultimamente) rovescio a due mani, un servizio discreto e una buona mobilità. Ciò che lo distingue è il dritto, davvero potente e chirurgico, che quando funziona a dovere può mettere in crisi molti avversari.

Col trionfo nella città della prospettiva Nevskij che fu Leningrado, il figlio di Alexander e Tathiana ha però compiuto il passo che ci si attende da qualunque tennista in ascesa: vincere un torneo. Sollevare un trofeo era infatti il tassello mancante di una seconda parte di 2010 che ha visto il nostro in costante crescita di ranking, di gioco e di scalpi conquistati. Il 4 gennaio 2010, il naturalizzato risiedente nella capitale col nome più fantasioso del mondo (Kukushkin vive ad Astana, capitale del Kazakhstan. Astana in russo significa….capitale!), era ancora numero 132 del mondo, uno di quei giocatori conosciuto solo dagli addetti ai lavori, bazzicava ancora per i challenger e non pareva avere dato una svolta definitiva alla sua carriera, visto che, dal 3 marzo 2008 (ingresso nei top 200) la sua classifica era rimasta un costante limbo tra la posizione 160 e 140. Era, insomma, il classico signor Nessuno, come ce ne sono a centinaia nel mondo del tennis.

Poi, come detto, la svolta, che arriva nei mesi di luglio e agosto. Il primo semestre 2010 è ancora piuttosto avaro di soddisfazioni. Raggiunge un paio di semifinali nel circuito challenger (Marrakech e Kosice, entrambi sulla terra), perde due volte con Bolelli (pessimo segnale). La sua maggiore soddisfazione è quella di regalare due punti al Kazakhstan in Coppa Davis contro la Cina in trasferta a maggio. Già, la Davis. Ci torneremo tra poco. L’inizio della scalata coincide con la località tedesca di Braunschweig, Bassa Sassonia, dove Mikhail i primi di luglio vince il torneo, battendo in finale il brasiliano Marcos Daniel. Fuoco di paglia? Nossignore. Poche settimane dopo la replica, stavolta nella sua ex (in tutti i sensi) Grande Madre Russia, a Penza, dove nell’atto decisivo batte Kravchuk. Nel giro di due tornei Kukushkin incamera la bellezza di 205 punti, un’enormità per chi frequenta quasi esclusivamente il circuito minore. E (mutuando il motto di pravettoniana memoria sulla lira), la classifica s’impenna. Il 2 agosto avviene l’ingresso nei top 100, festeggiato una settimana dopo nel migliore dei modi: altra finale, stavolta a Istanbul, dove viene però stoppato dal francese Mannarino. Poco male, anche la barriera dei primi 90 è ormai infranta. Sognare è divenuto lecito.

Qualificazioni superate a New Haven (battendo Mathieu) e ingresso di diritto nel main draw degli Us Open, dove viene bastonato da Wawrinka. Eccoci al dunque: Wawrinka, la Coppa Davis. Il 17 settembre la Svizzera priva di Roger Federer si accinge ad affontare i kazaki ad Astana. “Sarà lo stesso una passeggiata” mormorano i più, “tanto c’è Stanislas”. Beh, una passeggiata è stata, ma per la squadra di naturalizzati kazaki. 5-0 per l’ex Repubblica Sovietica. Ben due punti li porta in dote il magrolino Kukushkin, che indirizza la sfida sui binari giusti per i suoi dal primo giorno, sconfiggendo in cinque set il simpatico Wawrinka, per poi completare l’opera a giochi già fatti con Chiudinelli. Certo, la Davis non porta punti, ma fiducia sicuramente sì. E così ecco arrivare anche i quarti a Bangkok (sconfitto da Nadal) e un secondo turno a Mosca. Fino all’apoteosi di domenica scorsa a San Pietroburgo, che vale il numero 58 del mondo. Anche a costo di invertire il corso della storia. Da Stalin a Lenin. Da Stalingrado a Leningrado. Sola andata.

Nicola Gennai

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker