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05/11/2010 17:22 CEST - VERSO LA FED CUP

La maledetta
finale del 1979

TENNIS - La finale di Fed Cup non è la prima che giochiamo negli USA. Nel '79 Panatta & Co. furono sconfitti dallo squadrone statunitense. Ma quell'incontro ebbe un tragico preludio: la scomparsa del nostro capitano Umberto Bitti Bergamo. Uno degli ultimi “signori” del nostro tennis. Ripercorriamo, con gustosi aneddoti, il suo brillante capitanato che si interruppe tragicamente in un incidente stradale. Stefano Tarantino

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Le nostre ragazze nel prossimo week end proveranno a conquistare per la terza volta nelle ultime cinque edizioni la FED CUP. Saranno impegnate in trasferta a San Diego, dove le americane proveranno a metterci in difficoltà su una superficie veloce. Non è la prima volta che ci giochiamo una finale in America. Nel 1979 i nostri fantastici quattro (Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli) giocarono a San Francisco un match a dir poco impari con il “Dream Team” americano, rappresentato per l'occasione da Mcenroe (n. 3 delle classifiche in quel momento), Gerulaitis (n.4) ed il doppio delle meraviglie Lutz e Stan Smith (per intenderci quello delle scarpe).

Prima di ripercorrere però quell'infausto scontro penso sia d'obbligo ricordare colui che a quella finale ci aveva condotto come capitano non giocatore e cioè Umberto Bitti Bergamo. Buon tennista da giovane, uomo colto (parlava sette lingue tra cui l'arabo), un bella presenza, una persona equilibrata ed affabile, insomma il capitano per eccellenza. Il destino (crudele più che mai) lo privò il 12 Ottobre del '79 di condurre sino in fondo la sua impresa, un'impresa che in quell'anno aveva condotto con scelte coraggiose e sempre indovinate a testimonianza che probabilmente per quel ruolo Umberto vi era nato. Umberto Bitti Bergamo era nato a Venezia nel '30 e pur giocando discretamente a tennis non era mai riuscito ad emergere in quanto per sua sfortuna coetaneo dei vari Pietrangeli, Sirola, Gardini, Merlo e così via. Aveva formato un'ottima coppia di doppio con Sergio Tacchini, ma davanti a quei mostri sacri di Nicola ed Orlando si era trovato la strada sbarrata. Si era laureato in legge ed era poi divenuto manager di una importante azienda di import export genovese.
Ma come c'era arrivato Bitti Bergamo alla panchina della nazionale di tennis? Nel '77 l'Italia era stata sconfitta dall'Australia nella finale di Davis a Sidney ed il ritorno in Italia era stato foriero di non poche polemiche. I nostri giocatori mal sopportavano i modi di Pietrangeli, secondo loro troppo bravo nel prendersi i meriti delle vittorie e molto abile nello scaricare le responsabilità delle sconfitte. L'equilibrio si era ormai rotto e gli azzurri chiesero all'allora presidente della FIT Galgani di la testa di Nicola. Naturalmente sui quotidiani di allora si giudicò incomprensibile la scelta, individuando soprattutto Panatta come il responsabile di quel defenestramento. A quel punto c'era da scegliere chi in quel momento era il più indicato a ricoprire quel ruolo (e soprattutto avesse il coraggio di prendersi la patata bollente).
La scelta cadde alla fine su Bitti Bergamo,proprio grazie a quei suo modi di fare eleganti, a quella signorilità mostrata sempre ma quasi come se fosse per caso, insomma un personaggio totalmente diverso dal suo precedessore. Inoltre Panatta & Co. ne apprezzavano la pacatezza e la compostezza negli atteggiamenti, sicuri che la sua presenza avrebbe loro giovato.

L'inizio fu disastroso. Il 13 luglio del '78 i nostri si recano in Ungheria, sulla carta un match ampiamente alla portata. Invece ne uscimmo bastonati per 4-1, con Panatta che fornì due prestazioni disastrose in singolare (clamorosa la sconfitta con Szoke, un mediocre giocatore che la stampa fece passare per un cameriere ma che nella realtà gestiva un albergo) e che in coppia con Bertolucci perse per la prima volta in Davis sulla terra battuta. Insomma c'erano tutti gli estremi per attaccare a man bassa gli azzuri e così fu. Ma il grande Bitti non si scoraggiò e con i suoi modi da padre di famiglia riuscì pian piano a raccogliere i cocci della sconfitta e a creare di nuovo quell'armonia nel gruppo che fu la base per la cavalcata trionfale del '79 (almeno sino alla finale). Non solo,il nostro capitano si rese anche protagonista di alcuni episodi che ne dimostrarono l'abilità e l'attaccamento ai suoi uomini. Ma andiamo con ordine.
A marzo arriva la Danimarca, facile 5-0 in casa.
A giugno l'ostacolo è più arduo, si va in Polonia. I polacchi schierano l'ostico Fibak e lo sconosciuto Drzymalsky. Panatta le prende da Fibak, Barazzutti ci porta sull'1-1. A quel punto è decisivo il doppio. Bertolucci accusa dei fastidi muscolari, ma il nostro capitano non si perde d'animo ed affianca ad Adriano Barazzutti. Coppia che più inedita non si può, anche per le caratteristiche dei due. Durante quel match si assiste a delle scene da torneo amatoriale, con Panatta che a volte prima di servire grida a Corrado di spostarsi ora un po' più a destra ora un po' più a sinistra. Alla fine però la strana coppia chiude in quattro sets (il terzo addirittura vinto per 14-12, allora non c'era il tie break in Davis). Sul 2-1 tocca a Barazzutti che incontra Fibak. Le linee sul campo sono disegnate con il gesso e i giudici quando possono danno una mano ai polacchi. Su una palla contestata, il mite Bitti Bergamo diventa una belva. Infatti, alzatosi dalla sedia per andare a verificare di persona il colpo, si vede allontanare da Fibak che gli confessa candidamente di aver cancellato la palla con il piede. I due per poco non vengono alle mani. Comunque “Barazza” è in gran forma e vince in cinque sets. A luglio ospitiamo l'Ungheria e vendichiamo così la sconfitta dell'anno prima con un perentorio 4-1. Nel match tra Barazzutti e Tarocszy, Bitti Bergamo ne fa un'altra delle sue. Corrado sta rimontando nel quarto set da 1-5, ad un tratto c'è una palla contestata. Si dovrebbe ripetere il punto, ma il nostro capitano è talmente abile che dopo un conciliabolo di dieci minuti con il giudice arbitro viene dato il quindici a Barazzutti. Tarocszy si innervosisce a tal punto che perde set e partita. A settembre è il turno della Garn Bretagna, con la bestia nera dei nostri Buster Mottram ed il marito di Chris Evert, John Lloyd. Panatta è di nuovo fuori forma e prende una sonora lezione da Mottram, Barazzutti pareggia i conti ed il doppio è come al solito decisivo. Altra grande scelta di Bitti Bergamo. Schiera in campo Barazzutti e Zugarelli, tra lo stupore generale. La mossa è rischiosissima, lo stesso Galeazzi quando apre il collegamento dal Foro Italico si mostra sorpreso. Ma quella mossa è naturalmente indovinata, i nostri danno tre sets a zero ai fratelli Lloyd ed il gioco è fatto. Siamo così alla semifinale con la Cecoslovacchia, il primo singolare vede opposto il supponente ed antipatico Smid a Barazzutti. Corrado battaglia da par suo e si trova al quinto sul 5-2. Qui si scatena il diluvio ed il gioco è sospeso. Al ritorno in campo Smid rischia il tutto per tutto e compie una rimonta prodigiosa vincendo 7-5. Guido Oddo inviperito (dalla tribuna del Foro Italico) per il tramite di Galeazzi (che è sul campo) domanda a Bitti Bergamo come avesse potuto Barazzutti perdere quel match, il nostro capitano perde la solita calma e difendendo a spada tratta il suo giocatore dà la colpa a Giove Pluvio (testuali parole). Insomma questo era Bitti Bergamo, un attaccamento infinito ai suoi uomini, all'Italia, al suo ruolo. Ruolo per il quale ci sembra giusto ricordare che per sua scelta non percepiva neanche una lira. Dichiarò ad una rivista che il vedere Panatta dare 6-0 6-0 a Lendl (proprio in quel match con la Cecoslovacchia, alla fine vinto per 4-1) lo ripagava di qualsiasi cosa, il suo lavoro era un altro, l'essere capitano della Davis era semplicemente un divertimento.

Il 12 Ottobre del 1979 Bitti Bergamo stava tornando a casa da Firenze, dove aveva incontrato Galgani per discutere della finale negli Usa. Sulla A11 un pazzo con un TIR sotto una pioggia incessante decise di improvviso di fare un inversione a U, Umberto fu travolto e trovò la morte. Il TG1 del sabato si aprì con un servizio sull'accaduto, mentre in studio a Milano c'erano un Galeazzi sbigottito ed un Pietrangeli che piangeva a dirotto. Se ne era andato un grande, uno di quelli di cui oggi il nostro movimento avrebbe bisogno per ripartire.
Detto di Umberto, la finale di quell'anno fu giocata a San Francisco con il morale sotto i tacchi da parte dei nostri. Inoltre la sorte aveva ormai chiaramente deciso che tutto dovesse andare storto e così nel primo singolare tra Barazzutti e Gerulaitis, Corrado sul 6-2 3-2 per il suo avversario mise male il piede per terra e si bloccò. Fu costretto al ritiro e ad ingessarsi la caviglia. Panatta poco potè contro l'allora emergente Mcenroe e finì sconfitto in tre sets. Il doppio fu invece più combattutto. Panatta e Bertolucci giocarono per onorare Bitti Bergamo (sostituito in quell'occasione da Vittorio Crotta) ma di fronte avevano dei veri fenomeni. Eppure la nostra coppia si trovò un break avanti nel primo sets, perso poi 6-4 e contesero all'inverosimile il secondo. Ma anche qui la sorte ci fu avversa. Sull' 11-10 per gli americani, 40 pari, Bertolucci batte, i nostri si fermano convinti che la palla abbia toccato il nastro e gli americani fanno tranquillamente il punto. Proteste (naturalmente inutili), Paolo serve per salvare il set point, Panatta ancora infuriato sotterra in rete la più semplice delle voleè. La partita si chiude praticamente lì, Lutz e Smith chiudono il terzo set 6-2.
Quella finale è ancora oggi ricordata nelle statistiche come quella nella quale la squadra sconfitta non riuscì a vincere neppure un set. Ma con quello che era successo era purtroppo il minimo.

A San Diego siamo convinti che sarà un'altra storia.

Stefano Tarantino

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Accadde oggi...

7 Novembre 1983

Con il Re di Svezia Karl Gustav XVI in tribuna Mats Wilander onora la casa reale della sua nazione battendo Tomas Smid 6-1 7-5 nella finale del torneo di Stoccolma.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker