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17/11/2010 15:03 CEST - Rassegna Stampa del 17 Novembre del 2010

Sta diventando un altro sport; oramai le star sono Tennis e Golf (Semeraro), Anche la Schiavone nell'Olimpo italiano (Valesio), Robin, Andy e Roger fuori uno (Pistolesi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Sta diventando un altro sport

Stefano Semeraro, la stampa del 17.11.2010

Un po' meno italiani, un po' più globali. Meno legati ai vizi e ai sogni della tradizione e del cortile, più linkati a nuove abitudini, a costumi internazionali. Mettete in posa lo sport italiano datato 2010, chiedetegli di sorridere e fate click: sul bianco appariranno i volti di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, delle donne del tennis e di Francesco ed Edoardo Molinari, di "baby" Manassero, la famiglia allargata e molto cosmopolita del golf. Nell'anno nero dei nostri beni rifugio, il calcio e i motori, sono state discipline inedite o quasi dimenticate a salvarci la rendita, a tenerci a galla nella borsa mondiale dello sport. La nazionale di Lippi eliminata al primo turno dei Mondiali, una "prima volta" disastrosa non sanata dal trionfo in Champions League di un'Inter costruita sull'eccezionalità di tutti o quasi talenti stranieri (più o meno la stessa eccezionalità dell'oro olimpico di Razzoli in un'Olimpiade invernale deludente assai). Valentino Rossi caduto di sella e sostituito da Lorenzo, la Ferrari che mette insieme una rivincita molto italiana, fatta di pazienza, volontà di tigna, e poi si lega da sola le stringhe al momento del passo più facile. A forza di sentirsi grandi, o in molti casi di esserlo, ci siamo dimenticati di costruire un futuro, convinti che sarebbe comunque arrivato per forza d'inerzia come la moneta che doveva moltiplicarsi magicamente nelle casse della finanza internazionale, e invece si è trasformata nella carta straccia della crisi, nei bond tossici, nei fondi d'investimento gonfiati dalla bolla speculativa. La soluzione era investire su idee nuove, aprire gli orizzonti. Lo ha fatto chi aveva più mondo da esplorare, meno terreno da perdere. Per il presidente della federgolf Franco Chimenti il successo in Ryder Cup incredibilmente targato (anche) Molinari, o la entusiasmante precocità di Manassero, sono i frutti inevitabili del primo vero boom del golf italiano, quello che fra il 1985 e il 2009 ha stravolto il numero dei praticanti, da 20 mila a 100 mila, nutrito da italiani più abituati di padri e nonni a prendere aerei per curiosità, non per necessità. Schiavone & Co un poster nella galleria dei miti italiani - come lunedì sera sullo sfondo della canzone di Ligabue, nella trasmissione di Fazio e Saviano, accanto a Coppi, Bartali e Paolo Rossi - se lo sono conquistate emigrando, vivendo ali' acro. misurandosi con le logiche very international di uno sport, il tennis, che come il golf è abituato a giocarsi su mappe infinite e su flussi migratori incrociati: russi che diventano campioni in Florida, inglesi che si fanno svezzare in Spagna. Se impugni un bastone o una racchetta essere il migliore in Italia, a differenza che nel calcio, conta poco o nulla. A decidere il ranking e i guadagni sono la capacità di maneggiare lingue e tecniche forestiere, di capire gerghi che fino a qualche anno fa sembravano astrusi. Sarà un caso, ma Lippi ha sempre rifiutato un lavoro all' estero perché allenare in inglese gli riuscirebbe difficile. Tennisti e golfisti, compreso il ct di Davis e di Fed Cup, Corrado Barazzutti, l'inglese hanno dovuto impararlo subito e comunque. Sarà un caso che la nazionale che conta, nel golf, è quella europea molto più che quella italiana, o che Alonso da piccolo dormiva intere notti in macchina per gareggiare 4 dalle nostre parti, mentre molti piloti italiani restano incollati agli spaghetti di mammà, e in F1 si affacciano raramente. Non è probabilmente un caso, invece, che a imporsi nei "nostri" nuovi sport siano i figli della prima generazione che ha visto tanto sport, e di tutti i tipi che ha provato ad uscire dal condominio dei sogni tranquilli per farsi contagiare da altri gesti, in altre stanze. Per farsi una cultura. Anche nello sport.

Anche la Schiavone nell'Olimpo italiano

Piero Valesio, tuttosport del17.11.2010

Buonanotte all'Italia che si fa osi muore; osi passa la notte a volersela fare. Uno dei testi più "politici" nel senso alto del termine della produzione di Luciano Ligabue che il medesimo da eseguito lunedì sera da Fazio& Saviano a «Vieni via con me». Un programma che ha conquistato il 30% di share e oltre 9 milioni di telespettatori: un'enormità specie se si ricorda che stiamo parlando della terza rete Rai. Ebbene: i circa tre minuti in cui il Liga ha proposto la sua canzone hanno rappresentato per Francesca Schiavone i tre minuti di maggior esposizione mediatica della sua vita. Essendo che la canzone era inserita in un contesto in cui si celebrano le eccellenza italiane, quelle che nei rispettivi settori hanno fatto e fanno grande il nostro paese (che purtroppo all'estero è da tempo oggetto di dibattiti su argomenti che con le eccellenze hanno assai poco a che fare) la scenografia era stata pensata ad hoc: con una continuo rincorrersi, alle spalle del Liga, di ritratti fotografici delle succitate eccellenze. Da Enzo Biagi a Sandro Pertini, da Totò a Vittorio De Sica, da Giorgio Gaber ad Alberto Moravia. E non potevano mancare le rappresentanze sportive: dietro alla zazzera del Liga si affacciavano a rotazione il baffo festante di Beppe Bergomi nella serata di Madrid '82, il volto unanimemente riconosciuto come il manifesto del sorriso italico, di Valentino Rossi; e poi, udite udite, il volto grintoso di Francesca Schiavone. Nel suo atteggiamento classico di quando Francesca Schiavone, 30 anni: numero 7 al mondo prepara un dritto sventagliato. Una tennista scelta per simboleggiare l'Italia che eccelle è decisamente un grande onore per lei e per il tennis, sport che troppo spesso è stato accomunato, per quanto riguarda i colori azzurri, ad un'idea se non di sconfitta di non-vittoria. Invece ecco che Francesca Schiavone, al termine di una stagione straordinaria che l'ha vista trionfare al Roland Garros, è assurto al ruolo di simbolo di un'Italia che crea e che non rinnega il suo ruolo quasi naturale di «guida" dell'umanità. A ben vedere un'altra soddisfazione di cui Francesca può andare ben fiera. I MASCHTII Intanto si avvicina il Masters maschile di Londra, torneo che mai come quest'anno potrebbe dare un senso all'intera stagione. ieri sono stati sorteggiati i gironi: al primo (denominato A) sono stati ascritti Rafa Nadal, Novak Djokovic, Tomas Berdych e Andy Roddick. Al secondo («B») Roger Federer, Andy Murray, David Ferrer e Robin Soderling. Inutile dire che l'ipotesi che tutti si augurano è una finale Federer-Nadal ma a parte il fatto che i due si potrebbero incontrare già in semifinale, soprattutto per Roger le cose potrebbero non essere semplicissime. Esordirà contro Ferrer, è vero, che appare come l'anello debole del girone. Ma il fresco vincitore di Bercy Soderling sul veloce fa male: e i numeri ci dico no che prima o poi lo scozzese Andy dovrà approdare ad una vittoria importante. Il girone «A» è misterioso perché non si sa bene in quale condizione è Rada Nadal che a Parigi non ha giocato; mentre si sa bene che nessuno degli altre tre è in grande spolvero. E' assai probabile insomma che la sorte ci mette lo zampino proponendo qualche sorpresa. Vedremo.

Robin, Andy e Roger fuori uno

Claudio Pistolesi, l’unità del 17.11.2010

Domenica Robin Soderling ha vinto il torneo di Parigi Bercy, è uno dei tennisti più in forma del momento e nelle finali a otto di Londra della prossima settimana (quello che una volta si chiamava Masters) parte come uno dei favoriti. Solo che nel suo gruppo si ritrova Roger Federer e Andy Murray (che, tra l'altro, gioca in casa...), oltre a David Ferrer. Nel gruppo A, invece, non dovrebbero avere problemi Rafa Nadal (anche se reduce da una lunga assenza) e Novak Djokovic che avranno come avversari Tomas Berdych e Andy Roddick. Il torneo francese della scorsa settimana ha avuto sabato la giornata più emozionante. Non accade molto spesso nel nostro sport che in entrambe le semifinali vinca chi ha annullato all'avversario alcuni match point. E successo a Soderling, vincitore su Llodra con 2 palle-match annullate e a Monfils con ben 5 match ball annullati a Roger Federer. Il torneo di Bercy è un categoria "mille", un numero che serve per indicare il numero dei punti Atp che vanno al vincitore e anche per dare l'ordine di grandezza dell'evento. Lo stesso di Roma. Llodra e Monfils, i francesi presenti al «magico sabato», hanno dato spettacolo davanti ai loro connazionali e sono andati vicini a una finale tutta francese che avrebbe esaltato la mai sopita voglia di grandeur dei nostri cugini d'Oltralpe. I due hanno comunque nobilitato il nostro sport con due partite spettacolari: più tecnico Llodra, sicuramente prossimo protagonista della finale di Davis a Belgrado contro la Serbia, più fisico Monfils che col suo strapotere atletico ha di nuovo evidenziato alcune insicurezze, mi suona stranissimo scriverlo, di sua maestà Roger. Sono un po' troppe per lui quest'anno le partite perse dopo aver avuto diverse chance di vincerle. E da domenica i «big» torneranno a sfidarsi in quello che per me è lo spettacolo tennistico più bello dell'anno come concentrazione di partite di alto livello.

 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker