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20/11/2010 17:06 CEST - International Press Clippings

Per un posto in paradiso

TENNIS - Dopo una stagione in cui ha completato il suo career Slam, a Rafael Nadal, che ha già vinto in carriera i Giochi Olimpici e la Davis, manca solo il Masters per eguagliare Andre Agassi, l'unico nella storia capace di vincere tutti i titoli maggiori. Antonio Salgado, Direct Soir. Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Innanzitutto come stai, dopo la tendinite alla spalla che ti ha costretto a saltare Bercy?
Molto meglio! Mi è dispiaciuto non poter giocare a Parigi, città che adoro. In realtà il problema alla spalla non era grave, ma dovevo fare attenzione perché rischiavo di aggravarlo e di compromettere la mia partecipazione al Masters e il debutto della prossima stagione.

Il dolore non rischia di ricomparire durante il Masters di Londra?
Spero di no, ma non posso garantire niente. A tennis, ogni volta che entri in campo non puoi mai sapere quello che può capitare. Ti si può girare la caviglia, bloccare la schiena...In ogni caso, mi sono preparato al meglio.

Dopo i quattro Slam, le Olimpiadi e la Davis, il Masters è la sola grande competizione che ancora ti manca. Immagino che sia molto motivato...
Certo, molto motivato. Innanzitutto voglio migliorare l'immagine che ho lasciato a Londra l'anno scorso (tre sconfitte su tre nel girone, NdR). E' il mio obiettivo principale. Poi vedremo cosa succederà perché è il torneo più difficile da vincere. Difficile perché ci sono tutti i migliori. E difficile anche perché si gioca sulla superficie a me meno favorevole. L'indoor è una superficie molto rapida, ma io andrò là per conquistare l'unico grande torneo che ancora mi manca.

Dopo il 2009, e soprattutto dopo i trionfi agli Australian Open e agli Us Open, hai dimostrato di poter vincere anche sul duro...
Forse, forse no. Tutto dipende dal periodo, dalla situazione, dalla fiducia del momento. Quando stai bene mentalmente e fisicamente niente ti può fermare. Ma quando non sei al massimo, perdi fiducia nel tuo gioco. Ma sul duro la chiave è il servizio. Durante gli anni, il mio servizio non è stato sempre così efficace come adesso. Dovevo lottare su ogni punto. Poi ho fatto molti progressi e questa superficie per me è diventata più abbordabile.

Vincere il Masters è un obiettivo importante quanto vincere uno Slam?
Il grosso quest'anno è stato fatto. Infatti, voglio soprattutto divertirmi e provare a giocare meglio di come ho fatto queste settimane.

Nell'ultimo torneo che hai giocato, a Shanghai, sei uscito ai 16mi di finale: ti preoccupa questo in vista del Masters?
E' il tennis, è lo sport. Ci sono degli alti e dei bassi durante la stagione. Qualche partite giochi alla grande, altyre volte è un incubo: non si può vincere sempre. In ogni caso, contro Melzer a Shanghai non era il mio giorno. Ero stanco sia fisicamente che mentalmente. Ma ora va meglio, ho recuperato dopo una fase di riabilitazione intensiva per la spalla. Oggi mi sento meglio che a Shanghai.

Con la vittoria a Tokyo e le eliminazioni premature a Shanghai e Bangkok, come valuti la tua tournée asiatica?
Ho vinto un torneo, dunque è stata buona. Per me è questo che conta, perché le partite passano ma i titoli restano. Quanto alle mie eliminazioni, non sono cose che mi fanno perdere la testa.

Dovessi vincere il Masters, potresti scavalcare Federer nella storia e diventare l'unico insieme ad Agassi ad aver vinto tutti i tornei maggiori.
Dire che io sia migliore o peggiore di Federer è un dibattito stupido per me. Soprattutto credo non sia ancora il momento di trarre delle conclusioni. Se guardiamo ai titoli degli Slam, non c'è partita, Roger è superiore. Il suo palmares lo prova. Io non credo di essere migliore. E' la verità, adesso, e per dirvi la verità credo che resterà la verità fino alla fine della mia carriera. Io sono solo onorato e felice di tutto quello che ho fatto finora e mi accontento dei titoli che ho già vinto.

Ammetti che questa è stata una stagione eccezionale, decisamente superiore a quella dei tuoi avversari?
Ho vinto molto quest'anno, è sicuro. Ho assaporato in pieno ciascun titolo, perché so quanto è difficile arrivare a vincere. E soprattutto non dimentico, perché tutto può fermarsi dall'oggi al domani. Non sai mai quando finirà.

Roger Federer è in declino?
Ma Roger Federer ha realizzato una stagione incredibile! Ha vinto gli Open d'Australia, Cincinnati, Basilea. E' arrivato in finale a Madrid e Toronto. Il suo livello di gioco è ancora molto alto. E poi, restare come lui al top per 7-8 anni di fila è semplicemente incredibile. Per lui è stata una stagione molto positiva.

Dopo la vittoria agli Us Open che ti hanno permesso di completare il career Slam, quanto tempo ti è servito per prendere coscienza della portata dell'impresa?
Dopo aver vinto gli Us Open ero come su una nuvola. E' stato un sogno per me. Le sensazioni erano inimmaginabili perché ho lavorato tutta la vita per questo, ma non avrei mai immaginato di vincere tutti i quattro tornei dello Slam.

E' stato come un grande ritorno per te, dopo i dubbi in cui navigavi l'anno scorso, più o meno nello stesso periodo?
Il vento è girato. Un anno fa era difficile, vivevo dei momenti molto duri, mi interrogavo. Avevo dei problemi personali, e poi sono arrivati gli inconvenienti fisici, soprattutto agli addominali e alle ginocchia. Ho ripreso a gennaio, ma ho giocato male per sei mesi. Poi, dopo undici mesi dall'infortunio, sono tornato a vincere, a Monte Carlo. E lì tutto si è messo in moto. Da allora le mie emozioni sono diverse quando vinco un torneo, perché so da quale periodo sono uscito.

Credi di poter vincere tutti i tornei dello Slam nello stesso anno?
Per me è impossibile. Mi sento capace di vincere quattro tornei l'anno prossimo, ma non quelli dello Slam! No, davvero, credo non sia possibile.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Migliorarmi. Continuare a progredire, sforzarmi di essere migliore, ancora e sempre. Questo è l'obiettivo che mi sono fissato per la mia vita.

Qual è il segreto del tuo successo?
Penso che la forza mentale e l'atteggiamento in campo siano i miei due assi principali. Ho molto lavorato sull'aspetto mentale da quando ero piccolo, non da ieri. In campo sono sempre positivo, mi batto fino all'ultimo. Ma c'è dell'altro. Ascolto anche quello che dice mio zio Toni e penso di riuscire a metterli in pratica rapidamente.

Sul piano fisico, sei una piaga per i tuoi avversari!
Questo lo dici tu! Ma è vero che se gioco bene, è perché sono al top fisicamente. Infatti il mio gioco richiede intensità, da molto tempo mantengo lo stesso livello e lo stesso ritmo.

Quali aspetti pensi di poter ancora migliorare?
A livello di gioco, il servizio e la volée. Se riuscissi a servire bene, credo che sarebbe un cambiamento molto positivo per me e per il prosieguo della mia carriera. E lo stesso vale per la volée, per la posizione in campo. Dal punto di vista dell'atteggiamento, direi l'aggressività e l'auto-controllo. Dovrei attaccare di più ed essere più sereno. Io ho ancora qualche mal di pancia, ma nessuno è perfetto.

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker