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01/12/2010 23:08 CEST - ATP World Tour Finals

Master Federer... in slow motion

TENNIS - Oggi si chiamano ATP World Tour Finals, ma per tutti domenica Federer ha vinto il Masters. Quindici partite, otto giorni, immagini e parole. Fra moltiplicazioni di lenti a contatto, programmazione assurda, foche monache e giocatori in infradito, un torneo il cui slogan finale potrebbe essere: “Tutti zitti, parla Federer”. Diario semiserio con omaggio finale alla bellezza cinetica. Gianluca Comuniello

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Domenica 21 novembre: stanno tutti un po' così...

Il torneo inizia con Murray che batte Soderling versione “palo della luce”. Lo scozzese invece è nella sua versione più tradizionale, vale a dire “metto pathos in una partita inutile”. Ottimo inizio sul campo per lui, meno in sala stampa: “Campo lento e rimbalzi bassi. Ottimo per difendersi”. Chi si aspettava che cambiasse finalmente marcia per andarsi a prendere qualcosa che conta veramente è servito.

Nella serata, dopo che hanno fatto giocare anche il torneo di doppio misto fra le foche monache ammaestrate delle zoo di Berlino in tour a Londra (demenziale, questa programmazione) scende in campo Federer contro Ferrer. La partita che è un incubo per chi ha la ERRE che tende a trasformarsi in “EVVE”. Roger, come gli capita ormai da un lustro, in ogni sua partita è chiamato a dimostrare cose leggere e fugaci, tipo: essere ancora lui, dimostrare di essere il più forte, il favorito, di non essere in crisi, di non essere in parabola discendente, di non avere la pancetta, di non avere niente a che fare con i dossier di Wikileaks (questa no, ma ci stanno lavorando su e presto gli chiederanno anche ciò). Vince, lo svizzero, ma alcuni storcono il naso. Non è lui, non ha vinto bene, dicono. La superficie non gli aggrada. Ha faticato negli scambi. Lento a recuperare sul lato del dritto. In realtà aveva fatto molta più fatica nelle ultime due esibizioni contro il valenciano, ma questo dato lo colgono in pochi.

Lunedì 22 novembre: va tutto al contrario

La giornata inizia con Djokovic contro Berdych. Alla vigilia si diceva che Djokovic sarebbe stato sgonfio e proiettato alla finale di Davis contro la Francia. Di Berdych non si diceva niente, perchè cosa devi voler dire su Berdych? Tranne che forse aveva una piccola possibilità di passare il turno, che passava proprio da questa partita. Come non detto: dominato. E' strano, ci sono giocatori che proprio non riescono a giocar bene insieme. A Wimbledon il serbo non era sceso in campo, in pratica. Al Master è il ceko a dare buca.

Nella seconda partita, giocata dopo un'interessante esibizione di giocatori di shangai e dopo le immancabili piroette delle foche monache, Nadal doveva fare a pezzi Roddick. No. Nebraska Kid va a tanto così da fare l'impresa. E' il tipico inizio di torneo di Nadal. Teoria: se avesse qualche primo turno duro (cosa che nel 2010 non è stata) il maiorchino dimostrerebbe qualche lacuna in più. E' nelle prime giornate che è più vulnerabile. Questa volta basta un Roddick in bacino di carenaggio a metterlo in crisi. Un Roddick che dopo la mononucleosi non l'ha più presa. Ma, come spesso accade, Nadal un modo lo trova. E il torneo di Roddick diventa un'inutile trascinarsi fino a venerdì.

Martedì 23 novembre: 25 euro, grazie. E ricordati che ancora mi devi pagare quella dell'anno scorso.

Quanto odierà, Murray, giocare contro Federer a Londra? Lo scorso anno aveva vinto un set, subendo però quel 6-1 che alla fine era stato determinante per la sua non qualificazione. Qui raccoglie sei games, e potevano essere meno. Mette una percentuale di prime pari al tasso di crescita dell'Italia durante la crisi economica. E questo può essere un solido alibi. Solo che le ha prese di santa ragione, c'è poco da fare. Roger in versione di consulente gratuito: “Non credo sia una grande idea giocare delle seconde kick su questa superficie”.

In serata le foche monache sfidano in un doppio a shangai i giocatori di shangai. Poi entrano in campo Soderling e Ferrer in un match che molti si farebbero pagare per vedere. Vince Soderling e tiene più o meno in vita il significato agonistico del gruppo.

Mercoledì 24 novembre: e mettiti le lente, e levati la lente e provati la lente...

La prima partita della storia del tennis vinta perchè un giocatore, lo sconfitto, si è messo troppe lenti a contatto:
“Il dottore mi diceva che non vedeva niente di strano nel mio occhio. Ma poi io sentivo di avere due lenti, poi nessuna lente, poi tre lenti”.
Vi prego, fatelo ancora.

Nell'altro match Berdych batte Roddick. La laconicità della frase vuole simboleggiare la laconicità della partita.

Giovedì 25 novembre: si comincia a sfrondare l'albero.

Soderling ce la mette tutta. Ma alla fine stiamo 15-1 per Federer. Questa volta la sconfitta è arrivata sotto forma di tie-break più break nel secondo. Metodo altrimenti detto: ti illudo e poi ti castigo.
Federer nel dopo partita: “Che vantaggi avrei avuto, a mollare dopo aver vinto il primo set?”
Federer nel dopo partita, ma solo nel suo cervello: “Figuriamoci se mollo una partita a questo sportellatore dopo quello che mi ha fatto a Parigi...”

In serata, complice la fine del tour delle foche monache, gli organizzatori non sanno che pesci prendere per ritardare il più possibile l'entrata in campo del secondo singolare. Il doppio da solo, infatti, non basta a fare abbastanza tardi. Comunque Murray batte Ferrer in maniera netta. Ferrer era abbastanza intruso, diciamocelo. Lo ha dimostrato.

Venerdì 26 novembre: Non gioco più.... me ne vado....

“E allora io mi porto via il pallone”
“Rafa, stiamo giocando a tennis, non a calcio”
“E allora mi porto via le palline”
“Va bene, si fa come vuoi tu”

Questa era la prima partita.

Nella seconda Djokovic batte quel che resta di Roddick. Molto poco. Il particolare da cui si notava che Roddick non era molto presente? Gli infradito.
“Ho giocato bene contro Rafa, negli ultimi due incontri ho fatto schifo”. Che lucidità...

Sabato 27 novembre: finalmente si torna a “mors tua, vita mea”

Tornati nel loro elemento naturale, che è l'eliminazione diretta, i quattro tennisti superstiti cominciano ad alzare il volume della radio. Qualcuno si ostina a chiamarlo il ritorno dei Fab Four. Ancora non riesco a capire cosa abbiano di Fab Murray e Djokovic. Comunque... nella prima semifinale si assiste ad una gran partita. Una delle migliori dell'anno (in un anno che, a pensarci bene, grandissime partite non ne ha offerte molte, contrariamente ai due anni precedenti). Murray arriva vicinissimo a cogliere la prima mela. Nadal scopre il braccino, questo sconosciuto. Ma alla fine vince. Guarda anche con compassione Murray, nel momento della stretta di mano. Murray si augura che quella compassione non sia l'immagine sintesi della sua carriera.

Fra la prima e la seconda semifinale gli organizzatori pensano bene di inserire un convegno sull'utilizzazione delle foche monache come agenti di marketing nello sport moderno. Intervento conclusivo di Joseph Blatter. Poi si ricordano che si deve giocare ancora Federer-Djokovic. Federer gioca talmente bene che Djokovic sembra avere dodici lenti in ogni occhio. Finisce 6-1, 6-4. Lo stesso punteggio preso da Ferrer. Quasi lo stesso preso da Murray. Giusto per dire.

Domenica 28 novembre: tirami il dritto in top. Su dai, tiramelo.

Federer mette su la versione incattivita del suo rovescio e porta la partita in un posto in cui Rafa non può andare. Mi è venuta in mente questa sintesi, ripensando ad una frase di Agassi proprio a proposito di Federer, parlando della loro finale allo US Open 2005: “Giocavo bene, lo stavo facendo sudare, a Cary Grant (questa similitudine di Federer con Cary Grant vale da sola l'acquisto della biografia di Agassi). Poi lui è andato in un posto in cui io non posso andare e mi ha dato 6-1”
Questo è quello che ha fatto Federer a Nadal, domenica 28 novembre. Con l'aiuto di Annacone è riuscito a portare sul campo da tennis quel posto in cui solo lui può andare. Quel posto in cui con Rafa non riusciva mai ad andare. Non è detto che ci riuscirà sempre, d'ora in avanti, Roger. Ma Rafa sa che non può più dare niente per scontato, perchè lo svizzero ha ancora fame. Ed ha anche un rovescio incrociato in più e la voglia di stare con i piedi dentro al campo.

Lunedì 29 novembre: due giornate di bellezza cinetica, chiuse da un brutto salto.
Barcelona 5- Real Madrid 0. Il Barcelona fa al Real quello che Federer ha fatto agli altri più forti tennisti del pianeta. E in che modo. Due giornate di sport in cui la bellezza cinetica (cit. doverosa per uno che da lassù se l'è goduta, ne sono sicuro) del gesto è stata esaltata alla massima potenza.
Due giornate che si sono concluse con un altro uomo che ha prodotto tanta bellezza che ha deciso di saltar giù da una finestra e di decidere lui, ancora una volta, il finale del film. Chissà se si incontreranno di là, Wallace e Monicelli. Grazie ad entrambi.

Gianluca Comuniello

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    2 Dicembre 2006

Battendo Nalbandian-Calleri in tre facili set (6-2 6-3 6-4 lo score), la coppia Safin-Tursunov regala alla Russia il fondamentale punto del 2-1 nella finale di Coppa Davis l'Argentina. Un punto che poi risulterà decisivo perchè lo stesso Safin, dopo il 2-2 firmato da Nalbandian, siglerà il punto decisivo contro Josè Acasuso.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker