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14/12/2010 12:19 CEST - PREVIEW 2010 - WTA

Le dieci più belle... al femminile

TENNIS - Dopo il capitolo al maschile, ecco i 10 migliori incontri dell'anno visti nel WTA Tour: li abbiamo scelti in base alla qualità del gioco ed alle emozioni offerte, ma concedendo anche qualcosa al tifo... soprattutto in zona Roland Garros. E voi, siete d'accordo? Daniele Vitelli e Samuele Delpozzi

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Clijsters b. Henin 63 46 76 – Finale Brisbane

Pronti, via! Una partita così, come finale del loro torneo, gli organizzatori di Brisbane non avranno forse più il piacere di vederla. Due ex-numero uno, una rivalità storica, due rientri clamorosi, un epilogo al cardiopalma. Questi gli ingredienti di questa sfida. A mio parere una delle partite più emozionanti della stagione, anche se, quasi sicuramente, non la più bella dal punto di vista del gioco. Ma non importa. Comunque una delle partite dell’anno. La replica in semifinale a Miami ne è stata la esatta fotocopia con un palcoscenico più prestigioso, ma rivedere per la prima volta le due campionesse belghe una contro l’altra dopo 3 anni ha avuto un impatto certamente superiore. La stretta di mano alla fine non è stata delle più calorose, ma oltre al livello di tennis che esprimono una contro l’altra, non si può pretendere dalle due anche che si amino.

Al primo torneo della rentrée, ancora senza classifica, la Henin fa meglio della Clijsters... ma solo come raffronto storico: Kim, al rientro nell'estate 2009, si era fermata nei quarti a Cincinnati. Qui invece si incontrano in finale, ed è la fiamminga a spuntarla dopo continui capovolgimenti di fronte: avanti 6-3 4-1, la Clijsters sembra cadere nuovamente preda degli antichi spettri, cedendo di schianto il secondo parziale e finendo rapidamente sotto anche nel terzo. Qualcosa però è cambiato nell'animo di Kim dopo la maternità, una nuova consapevolezza che si tramuta in forza mentale: salva addirittura un paio di match point sul 4-5 e finisce per prevalere 8-6 al tie-break decisivo, alla seconda occasione utile... nemmeno un overrule in zona cesarini, che le nega la gioia sulla prima palla match, riesce a scalfirla. Sì, qualcosa è proprio cambiato, ed il prosieguo della stagione lo dimostrerà.


Serena Williams b. Azarenka 46 76 62 – QF Australian Open

Se c’è una che potrebbe battere Serena nel suo slam preferito, vinto ben 5 volte, questa è Vika Azarenka. Ma il condizionale dice tutto. Sono due anni che la bielorussa si ferma ad un passo dall’impresa. E se lo scorso anno poteva imputare la sconfitta al colpo di calore che l’ha colpita mentre dominava la sua avversaria, quest’anno l’istinto e la cattiveria della campionessa ha avuto la meglio sulla veemenza ed esplosività di una pur ottima giocatrice. La Azarenka del primo set e mezzo è una tennista di altissimo livello. Rapida, palla pesante, incredibile precisione nei colpi. Nulla poteva scalfirla. Ma la tenuta mentale è sempre stata il suo punto debole e con una come Serena non ti puoi concedere neppure un attimo di calo. Se le lasci un minimo spiraglio lei lo trasformerà in una voragine. Proprio quella in cui la povera Vika è caduta nel terzo set.

Si ritrovano, un anno dopo, le protagoniste della sfida "con svenimento". Negli ottavi dell'Australian Open 2009 infatti, un'arrembante Azarenka si era portata avanti di un set contro la grande favorita, prima di stramazzare al suolo, stesa da una forte insolazione: addio fichi, e copiose lacrime di frustrazione. La rivincita ha però compensato quell'esibizione monca, con la bielorussa di nuovo straripante in avvio: "pin-point accuracy", righe spolverate e vantaggio di 6-4 4-0 su una Serena frastornata. Contro il 95% almeno delle avversarie sarebbe stata partita chiusa, ma non con la minore delle Williams: la sua pelle, esattamente come quella di Nadal al maschile, non può mai essere venduta prima dell'acclarata "uccisione"... magari con tanto di stetoscopio per controllare i battiti. Messa con le spalle al muro, Serenona sfodera una delle reazioni più impressionanti che la storia del tennis ricordi: mattonelle volanti da ogni posizione, e la pur valorosa Vika deve arrendersi a tanta dimostrazione di forza, scuotendo incredula il capo.


Martinez Sanchez b. Jankovic 76 75 – Finale Roma

La settimana magica della eccentrica e originale tennista spagnola si conclude con una vittoria di prestigio, contro l’ex numero uno Jelena Jankovic, due volte trionfatrice tra i marmi del Foro Italico. Ma più che il risultato a restare impresso nella mente è il gioco. Che fosse una giocatrice dal tennis sui generis, la Martinez Sanchez, lo si sapeva, ma che potesse arrivare a vincere un torneo così importante a suon di smorzate, discese a rete e impovvise accelerazioni di rovescio, sembrava impensabile. Vederla giocare così fa anche dimenticare le sue movenze non proprio aggraziate e quel diritto, che nei giorni di cattiva vena le costa una valanga di punti. Peccato per lei che lo stato di grazia non sia durato a lungo. Ma nella nostra top ten ci sta, eccome.

Maggio, e più in generale la stagione rossa, è il periodo delle outsider: Martinez Sanchez, Rezai e Schiavone firmano un filotto di sorprese clamorose, da Roma a Parigi passando per Madrid. Particolarmente piacevole è l'impresa della mancina valenciana, uno degli ultimi rari reperti del serve&volley al femminile, che già nel 2009 aveva deliziato il pubblico del Foro raggiungendo i quarti. Un anno dopo trova invece la classica settimana folgorante -- uno stato di grazia che la fa rassomigliare più ad una Navratilova dal rovescio bimane che all'onesta comprimaria indicata dal ranking -- asfaltando una serie di tenniste di superiore lignaggio (Wozniacki, Schiavone, Ivanovic...) e presentandosi da sfavorita-ma-non-troppo alla finale con la Jankovic, bicampeona di Roma nel 2007-08. L'incontro è altamente spettacolare, vedendo contrapposti due stili agli antipodi, le strenue difese della serba e l'attacco alla corsara di Maria José. La spagnola si aggiudica di misura il primo set, e nel secondo conquista un break che sembra decisivo sul 4-4: al servizio per il titolo, la Martinez Sanchez è colta da un umanissimo attacco di braccinite, riaprendo spiragli alla maggiore esperienza dell'avversaria. Purtroppo per Jelena, è solo un momento: la goletta iberica torna all'assalto, si riprende il bottino (leggasi il break) e questa volta chiude ogni porta, con uno smash vincente. 7-6 7-5, il trionfo del rischio sul tennis percentuale. Almeno oggi!


Date b. Safina 36 64 75 – Primo turno Roland Garros

Non una grande partita. Lo dico subito. Ma comunque un’impresa. Mettendo da parte inutili polemiche, quelle di chi vorrebbe usare questo match come dimostrazione della presunta crisi del tennis femminile, l’incontro è storico. Una tennista quasi quarantenne, tornata alle gare dopo dodici anni di ritiro, che batte la giovane ex-numero uno non si era mai vista. E’ evidente che senza una grossa mano della sua avversaria, la pur ammirevole Kimiko non sarebbe riuscita a portare a casa il match, ma i risultati ottenuti nel corso della stagione confermano che questo rientro, che tutti avevano preso come una barzelletta, è invece una cosa seria.

Come già detto, la qualità non è eccelsa: Dinarona, ancora alle prese con la schiena ballerina, è una vera macchina da errori. Che spettacolo però vedere la materia grigia della giapponesina lavorare a pieno ritmo! Nonostante un problema al polpaccio, Kimiko recupera ripetutamente un break di svantaggio nel 3° set e finisce per prevalere 7-5 su una tennista grande il doppio di lei e con la metà dei suoi anni, suppergiù. Evviva il tennis vintage!


Wozniacki b. Pennetta 76 67 62 – Ottavi Roland Garros

La futura numero uno del mondo ha rischiato davvero in questo match di soccombere di fronte ad una straordinaria ma indecisa Flavia Pennetta. Alla brindisina sarebbe bastata un po’ più di cattiveria nel primo set per avere la meglio su una Wozniacki remissiva come non mai, arroccata in una tattica difensiva estenuante. Sulla lunga distanza non c’era storia, se la si mette sulla corsa e sulla resistenza il motorino danese non ha rivali. Davvero un peccato, perché questa è stata una delle migliori versioni della Pennetta viste quest’anno.

Le speranze di un quarto tutto italiano Pennetta-Schiavone s'infrangono sulla Grande Muraglia Danese, Caroline Wozniacki. La robottina venuta dal nord trova agli ottavi una Flavia in una delle migliori versioni 2010, decisa ad entrare nel campo ad ogni palla utile. Ne esce un gran match, giocato a tutto braccio dalla Penna, che però paga lo sforzo eccessivo dei primi due interminabili set, conclusi con un tie-break per parte: per superare la futura numero 1, la brindisina avrebbe dovuto chiudere in 2, prima che il suo serbatoio -- meno capiente di quello avversario -- finisse in riserva. L'occasione l'avrebbe anche nel primo set, quando si porta 5-4 e servizio, ma non riesce ad affondare il colpo del k.o. Da lì parte poi la grande (e dispendiosa) rincorsa, culminata nel tie del secondo, giocato magistralmente... ma è il canto del cigno: nel terzo Caroline corre e ributta tutto come all'inizio, Flavia purtroppo no.


Schiavone b. Stosur 64 76 – Finale Roland Garros

Si poteva forse evitare di inserire tra le partite dell’anno l’evento tennistico più importante per l’Italia negli ultimi… 30 anni? Ovviamente no, soprattutto perché questo è stato uno dei pochi match che il grande pubblico televisivo, quello della televisione generalista, ha potuto ammirare in chiaro. Dopo questa doverosa premessa, è altrettanto necessario specificare che non è stata una grande partita, emozioni italiche a parte. Non è certo colpa di Francesca, autrice di una prestazione perfetta, giochi iniziali del secondo set a parte. La milanese ha messo in mostra tutto il suo repertorio, fatto di attacchi, recuperi, alternanza delle lunghezze e degli effetti, riportando di fatto il tennis femminile ad una ventina di anni fa. Dall’altra parte della rete la Stosur era, però, praticamente paralizzata, incapace di colpire un rovescio nel centro del piatto corde. Ma che importa, questo è e rimane il match dell’anno.

Il match che l'Italia tennistica aspettava da 34 anni, punto. Certo, ci sono quelli che dicono che la Stosur non ha giocato come nei turni precedenti, quando aveva annichilito Henin, Serena e Jankovic, e bla bla bla. Ma la stoffa del campione la si vede soprattutto quando la posta in palio è massima, no? Quindi Francesca ha strameritato il suo Slam. E poi, se la nerboruta australiana è apparsa sottotono -- improvvisamente retrocessa da mattatrice a fabbro ferraio-raccattapalle -- gran parte del merito va dato alle variazioni "rincoglionenti" della Schiavone, merce sempre più rara nel circuito e, proprio per questo, di potenza squassante quando assistite dall'ispirazione.


Stosur b. Serena Williams – 62 67 86 QF Roland Garros

Serena Williams che esce sconfitta dopo aver avuto un match point suo favore? Di solito è lei che riserva questo trattamento alle avversarie, mettendo in mostra la sua straordinaria cattiveria agonistica. A mettere in atto questa sorta di contrappasso, nello stadio di tennis in terra battuta più importante del mondo, è la ex-specialista del doppio Sam Stosur, diventata oramai una stabile top ten in singolare. A suon di servizi in kick e diritti arrotati profondissimi, la muscolosa australiana sorprende Serena, che riesce a salvarsi solo a causa del braccino che colpisce la sua avversaria quando si trova a servire per il match nel secondo set. Match che, nel terzo set, sembra avviato verso un epilogo scontato, quando l’americana arriva ad un punto dalla vittoria. Alzi la mano chi si aspettava che la Stosur potesse ribaltare la situazione! Sconfitta storica per Serena, apparsa, per una volta, un po’ più umana.

Prima della cura Schiavone, abbiamo detto, la Stosur era stata un rullo compressore: agli ottavi aveva eliminato la 4 volte campionessa Henin, mentre in semifinale avrebbe asfaltato la povera Jankovic concedendole la miseria di 3 games. In mezzo, altro colpo pregiatissimo, a spese della numero 1 mondiale Serena Williams... una che per abbatterla negli Slam bisogna prenderla a colpi di mortaio, e qualche volta nemmeno è sufficiente, come ben sa la Azarenka. La terra parigina è tuttavia il terreno più debole per l'americana -- ci ha vinto "solo" una volta, nel lontano 2002 -- e di questo approfitta benissimo l'australiana Sam, particolarmente adatta al rosso grazie ai suoi colpi sporchissimi e carichi di rotazione. Per un set e mezzo è quasi mattanza, ma ancora una volta Serena sembra risorgere dalle ceneri: secondo set recuperato per miracolo e match point a favore nel terzo. Solita storia? Non questa volta. La Stosur non si arrende, annulla le palle match con anche un pizzico di fortuna -- un passante della Williams finisce lungo di poco -- ma alla fine trionfa con pieno merito, confermando il suo status di top player che solo qualche mese prima sembrava un tantino effimero. Chapeau.


Serena Williams b. Sharapova 76 64 – Ottavi Wimbledon

Il malevolo sorteggio dei Championships ha deciso che una sfida che può tranquillamente essere una finale di slam (lo è stata più volte), dovesse, invece, svolgersi in ottavi di finale. E chi ha visto l’incontro sa che di finale anticipata si è trattata. Una ancora acciaccata Sharapova è stata l’unica a mettere in difficoltà Serena, che per il resto ha trasformato il suo torneo sui prati inglesi in una passeggiata di salute. Perso il primo set sul filo, Maria non è sembrata mai capace di invertire le sorti del match. Ci consoliamo, però, con il fatto di aver visto, seppur a tratti, la “vera” tigre siberiana.

Eh sì, la vera finale di Wimbledon 2010 è arrivata con qualche turno di anticipo. Già al quarto turno si affrontano infatti la tri-campionessa Serena Williams (2002, 2003, 2009) e la reginetta del 2004, quella Maria Sharapova che, allora diciassettenne, sorprese proprio l'americana nel suo giardino con un sonante 6-1 6-4. Da allora molto è cambiato -- Serena è sempre numero 1, mentre Masha ha dovuto lottare con infortuni a ripetizione -- ma la grinta e la voglia di vincere di entrambe è sempre la stessa. Non è un caso che la siberiana sia stata l'unica, nel corso del torneo, ad issarsi al set point contro una Williams in forma straripante: il primo set è bellissimo, giocato a ritmi vertiginosi, con Maria che risponde colpo su colpo alla favoritissima per il titolo. Una volta mancata l'occasione nel tie-break, poi ceduto 11-9, è sufficiente che la russa cali di un filino per uscire definitivamente dai giochi... un solo break nel secondo le è fatale di fronte a Serena in versione "mostro". Nessuno poteva immaginare che quello sarebbe rimasto anche l'ultimo torneo giocato dalla statunitense, a causa del misterioso taglio alla pianta del piede occorsole di lì a poco.


Clijsters b. Venus Williams 46 76 64 – SF Us Open

Con questa vittoria, Kim Clijsters ha messo formalmente la firma al suo terzo Us Open in carriera. Parliamoci chiaro, non è mai stata la vera Clijsters per tutto il corso del torneo. La vittoria sofferta sulla Stosur nei quarti è lì a dimostrarlo. Ma vincere anche quando si gioca male è una qualità da campionessa. E Kim indubbiamente lo è. Saranno state le vittorie sulla Henin, ma oramai la belga non perde mai la tranquillità, anche quando ha i suoi improvvisi e purtroppo ricorrenti black out durante i match. Per sua fortuna la Willliams maggiore non riesce più a tenere lo stesso livello per un match intero. Altrimenti, forse, il torneo avrebbe avuto un’altra vincitrice.

Anche qui, altra finale anticipata, anche se solo di un turno. Venus, assente da Wimbledon per vari problemi fisici, gioca ad un livello forse inaspettato dato lo stop prolungato. Purtroppo per lei però, i 30 anni portano con sé anche una discontinuità sconosciuta ai tempi d'oro, ed è proprio ciò che le costa l'incontro con la nuova Kim (vedi Brisbane). Con la Zvonareva vista in finale, anche Venus avrebbe vinto facile il suo terzo US Open: forse si è lasciata sfuggire l'ultimo treno, per quanto le sorellone amino sorprendere fans e detrattori con resurrezioni impronosticabili.


Tanasugarn b. Date 75 67 61 – Finale Osaka

Concludiamo con la finale più vecchia di tutti i tempi. 73 anni in due. Due autentici fenomeni di longevità. Su livelli certo diversi, considerando che la Date è stata top ten per anni mentre la Tanasugarn ha appena sfiorato la top 20, ma, ugualmente, due autentici miti nei rispettivi paesi di origine. Alla fine la lotta è stata vinta dalla tailandese, che ha approfittato della stanchezza della quarantenne nipponica, reduce da due autentiche battaglie contro Stosur e Peer, togliendo a Kimiko la gioia di trionfare di fronte al pubblico di casa.

Non l'abbiamo vista, ma ci fidiamo sulla parola: la finale più vecchia della storia dev'essere per forza stato un match straordinario, giocato da tenniste straordinarie. La quarantenne Kimiko manca di un soffio l'ennesimo record di... vecchiaia: conquistando il titolo avrebbe battuto il precedente primato di longevità detenuto da Billie Jean King. La Thai-girl festeggia invece un altro alloro, ad "appena" 33 anni... quasi una poppante, tzè. Ma come ha detto la Dementieva, neo-ritirata, tra una decina d'anni potrebbe tornare a giocare un match di esibizione proprio con la Date... che allora starà ancora giocando nel WTA Tour, chiaramente.

Daniele Vitelli e Samuele Delpozzi

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker