Italiano English Français
HOMEPAGE > > La Federazione si dimentica di Canè, Reggi, Panatta, Gaudenzi...

18/12/2010 18:27 CEST - La festa della FIT

La Federazione si dimentica di Canè, Reggi, Panatta, Gaudenzi...

TENNIS. Alla “Festa del secolo”, manifestazione indetta dalla Federazione Italiana Tennis per festeggiare i cento anni della sua nascita, e con l’occasione premiare tutti i protagonisti del tennis italiano 2010, non è stato invitato Paolo Canè, uno dei tennisti più rappresentativi degli ultimi 20 anni del nostro sport. L’ex Davis man bolognese non ci sta e fa sapere la sua tramite una lettera. Ignorati anche Pozzi, Bertolucci.  Raffi Reggi: "Un po' dispiace, ma non sono stupita". Claudio Giuliani

| | condividi

Domani, sabato 18 dicembre, alle ore 23 (ci sarà anche la diretta su Super Tennis) presso l’Auditorium di Roma si terrà la “Festa del secolo”, dove si celebreranno i cento anni di vita della Fit, nata appunto nel 1910. Con Max Giusti e Massimo Caputi nelle vesti di presentatori, l’occasione sarà lieta per premiare tutti i tennisti che si sono distinti nell’anno che si appresta a terminare, con Francesca Schiavone regina di Francia nelle vesti di protagonista numero uno. Anche in un evento di chiaro stampo celebrativo, la Federazione è riuscita a far discutere e a generare polemiche. Succede infatti che l’evento, che premierà come detto i tennisti che si sono distinti nel 2010, è incentrato sui festeggiamenti per i cento anni della Federazione che ha ovviamente invitato tutti i tennisti e le tenniste rappresentative degli ultimi cento anni, dimenticando però a quanto pare qualcuno che pure sul campo ha avuto una certa rilevanza. Con una lettera indirizzata al quotidiano “la Repubblica”, Paolo Canè denuncia di non essere stato invitato al convivio e, fa sapere sempre l’ex numero 26 delle classifiche mondiali, di esserci rimasto male poiché (giustamente aggiungiamo noi), pensava di aver guadagnato i galloni di degno tennista post 1910, sul campo. Ecco quindi che nell’intenzione di rendere pubblica la vicenda, Canè scrive quanto segue:

 

Caro Direttore

Apprendo dai media e, in contemporanea, da alcuni colleghi tennisti di ieri e di oggi, che sabato 18 dicembre la Federazione Italiana Tennis festeggerà i suoi cento anni di vita con un evento a Roma, evento al quale sono stati invitati molti dei giocatori più rappresentativi che dal 1910 (anno di nascita della Fit) a oggi hanno difeso in campo i colori italiani. Premesso che non sta a me stabilire se il sottoscritto possa o meno essere annoverato tra i tennisti di cui sopra, non avendo ricevuto nessun invito da parte della Federazione, approfitto della Sua ospitalità per manifestare la mia amarezza. Chi organizza una festa è libero di invitare chi vuole. Ma se è ai giovani che ci si rivolge , se questo vuole essere un tuffo nel passato per raccontare un secolo di tennis italiano a quei ragazzi che come me amano questo sport e magari sognano di raggiungere traguardi importanti, se l’intento dell’evento-celebrazione del 18 dicembre è questo non posso negare che la pur rispettabile scelta della Federazione di non invitarmi mi abbia lasciato l’amaro in bocca. Non chiedo e non mi9 aspetto l’aggiunta di un post a tavola: non è nel mio stile, e a questo punto, semmai, oltre che tardiva sarebbe anche inelegante. Ma siccome sono sempre stato considerato un istintivo – dentro e fuori dal campo – questa riflessione la sento mia e come tale mi va di renderla pubblica.

Paolo Canè

Alla festa targata FIT mancheranno anche Raffaella Reggi e Andrea Gaudenzi: ecco le dichiatazioni della Reggi raccolte da Elisa Piva: "“Quello che ho fatto in carriera rimane - commenta l'ex n°13 del mondo -, e non sarà certo un invito non arrivato a far dimenticare i risultati che ho ottenuto. Certo un po' dispiace, ma non mi stupisce più di tanto conoscendo la situazione in Federazione, si vede che a qualcuno do fastidio, anche se credo che in queste occasioni si dovrebbe andare oltre le antipatie o le simpatie”.

La sua carriera

Molti potrebbero arguire: ma Canè è stato uno dei più giocatori più rappresentativi della storia del tennis italiano? Scorriamo per un attimo la sua biografia. Bolognese, classe 1965, Paolo Canè ha giocato negli anni ’80 e ’90 ed era famoso per tre fattori: la sua ottima mano quando c’era da toccare di fino; la sua bizzarria mentale che spesso lo ha reso protagonista di episodi negativi (sembra ancora di vedere i petali dei fiori che svolazzano per i colpi della sua Miller dopo la sconfitta di Roma con lo svizzero Hlasek); il suo gran cuore che riusciva a mettere in campo, specie quando c’era da difendere il tricolore nei match di Coppa Davis. Vincitore in carriera di tre prove del circuito Atp, Bordeaux 1986, Båstad 1989 e Bologna 1991, arrivato a raggiungere la posizione numero 26 della classifica mondiale nel 1989, è stato anche numero 45 nel ranking del doppio (vincitore di tre prove del circuito in coppia con Simone Colombo) nel 1985 e si è ritirato nel 1995. È stato numero uno italiano nel 1987 nell'89 e nel '90 e, quando ancora il tennis era una disciplina dimostrativa, ha conquistato nelle Olimpiadi di Los Angeles 1984 la medaglia di bronzo. Tanti i match storici di Canè nel circuito, fra i quali si ricorda l’edizione di Wimbledon 1987 quando perse in cinque set da Ivan Lendl (poi sconfitto da Cash in finale), per 3-6 7-6 6-7 7-5 6-1. Ma è in Coppa Davis, quando questa disciplina vedeva in campo tutti i migliori tennisti del mondo ed era trasmessa in Italia ancora dal servizio televisivo pubblico, che Canè ha offerto momenti di pura esaltazione e trasporto emotivo di massa. Come non ricordare quando nel 1990 batté lo svedese Mats Wilander a Cagliari, al quinto set in un match sospeso per oscurità? Il match è passato nella storia poiché la Svezia anche per colpa di quella sconfitta (Canè superò poi anche Svensson) andò fuori, e la Svezia veniva da sette finali di Coppa consecutive.

 

Il suo braccio d’oro

Canè era un giocatore dotato di un gran braccio, specie quando lo usava per arcuare delle traiettorie di rovescio in bello stile e di grande efficacia. Giampiero Galeazzi, storico commentatore, ma forse potremmo dire autentico trascinatore radio-televisivo, lo aveva ribattezzato turbo-rovescio e viveva, e faceva vivere, momenti di pura esaltazione quando liberava quel fantastico colpo in lungo linea. Dal fisico esile, alto ma leggero, Canè ricavò un discreto dritto e un servizio in cui difettava nella seconda palla, troppo leggera. Aveva una buona volée, specie quella smorzata. Questo non gli impedì di mietere vittime illustri nel circuito, fra le quali c’è anche Stefan Edberg.

 

È stato quindi uno dei tennisti più rappresentativi del tennis italiano? Giudicate voi. Questo era Paolo Canè, giocatore ascrivibile alla categoria dei tennisti “genio e sregolatezza” senza dubbio alcuno. È stato un tennista che ha sempre avuto dalla sua parte il pubblico poiché era uno di quelli che metteva il cuore in campo, specie nei match di squadra. È stato un giocatore che mai avrebbe anteposto la sua carriera personale ai match di Davis, ma evidentemente erano altri tempi. Solo per questo (ma i risultati conseguiti sono lì a evidenziare la sua grandezza) sarebbe stato degno dell’invito, lui che con i suoi vitrei occhi ha vissuto da protagonista il tennis di venti anni fa. Voleva lavorare per la Federazione, fare il tecnico e mettersi al servizio dei giovani. Evidentemente l’Italia del tennis può fare a meno di lui.

Claudio Giuliani
 

Claudio Giuliani

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi

Fotogallery a cura di Giacomo Fazio

Ubi TV

Connors e McEnroe litigano furiosamente

Quote del giorno

"Anche il tuo".

Il cameriere di un ristorante dove si serviva Martina Navratilova, dopo che la tennista gli aveva fatto i complimenti per l'ottimo servizio.

Accadde oggi...

    19 Dicembre 1975

Jimmy Connors vince un match drammatico contro Marcelo Lara 6-2 6-1 3-6 4-6 7-5 nel secondo turno della Coppa Davis tra Stati Uniti e Messico a Città del Messico.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker