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18/12/2010 18:30 CEST - La ricerca

Il calcio dovrebbe imparare dal tennis: i rigori e il tiebreak

TENNIS - Due professori universitari, Ignacio Palacios Huerta e Jose Apesteguia, hanno analizzato tutte le sequenze di calci di rigore tra il 1970 e il 2008 e hanno concluso che tirare per primi garantisce il 20% di possibilità in più di vincere. Per ridurre questo vantaggio competitivo, suggeriscono di applicare la successione dei servizi nei tie-break di tennis. Alessandro Mastroluca

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Il sorteggio del servizio - foto di Monique Filippella
Il sorteggio del servizio - foto di Monique Filippella

Non aver paura di tirare un calcio di rigore. Facile scriverlo in una canzone, meno metterlo in pratica se quegli undici metri sono la distanza tra la vittoria e la sconfitta, tra il trionfo e l'oblio. Un gesto così tecnicamente semplice diventa improvvisamente complesso, perché è la testa che guida tutto il resto. E' l'aspetto mentale che cambia tutto.

E non è vero, sostengono Ignacio Palacios Huerta, del Dipartimento di Management della London School of Economics and Political Science, e Jose Apesteguia, professore associato alla Pompeu Fabra University di Barcellona, che nella "lotteria dei rigori" le due squadre abbiano la stessa probabilità di vincere.

Nello studio "Psychological Pressure in Competitive Environments: Evidence from a Randomized Natural Experiment", recentemente pubblicato sull'American Economic Review, che analizza le sequenze di rigori che decidono le partite a eliminazione diretta finite in parità dopo i supplementari. La loro tesi, sostenuta dall'analisi di 269 sequenze tra il 1970 e il 2008, per un totale di 2820 tiri, si può riassumere così: iniziare per primi dà un 20% di vantaggio in più di vincere.

Un dato ancora più evidente se si considerano i match giocati tra il 1970 e il 2003: fino ad allora, infatti, il regolamento prevedeva che la squadra che avesse vinto il sorteggio avrebbe tirato per prima. E nel 60,5% dei casi chi ha vinto il sorteggio ha portato a casa la partita. Dal 2003 la Fifa ha stabilito che, un po' come accade nel tennis, chi vince il sorteggio ha il diritto di decidere se iniziare o meno.

Qualche esempio? L'Italia ha tirato per prima nella finale dei mondiali 2006, e sappiamo tutti come è andata a finire. La Francia aveva iniziato nel 1998, nei quarti ai mondiali, nella serie finita con la traversa e le lacrime di Di Biagio. Nel 2008, agli Europei, l'Italia viene eliminata dalla Spagna, che tira per prima dal dischetto. Recentemente, nella finale di Copa Sudamericana, gli argentini dell'Independiente hanno aperto la sequenza rigori e battuto i brasiliani del Goias.

Certo, ci sono delle eccezioni: le due semifinali di Italia '90, ad esempio, non hanno rispettato questa regola, così come la finale di Champions League 2003 tra Juventus e Milan.

In media, la squadra che tira per prima segna il 76.3% dei rigori, con una media che rimane costante, tra il primo e il quinto rigore della serie, stabile tra il 72 e il 78%. Chi batte per secondo, invece, segna solo nel 69.7% dei casi, con una media che va dal 75-80% nei primi due tiri al 62-66% nei successivi tre, segno che la pressione conta, e parecchio, anche nell'esecuzione di un gesto tecnico apparentemente semplice come tirare un calcio di rigore.

E molti calciatori, intervistati dagli autori, per quanto non è da questi particolari che si giudica un giocatore, hanno dichiarato, quando ne hanno la possibilità, di scegliere di tirare per primi, per mettere pressione all'avversario.

Essere in svantaggio di un gol, infatti, emerge come la variabile principale che influenza negativamente l'esito della prestazione.

A questo punto molti si staranno chiedendo perché su Ubitennis si stia parlando di calci di rigore. Perché presentando a novembre i risultati del suo studio in un convegno alla Scuola Normale di Pisa, il professor Puerta ha fornito una possibile soluzione per ridurre il vantaggio competitivo che deriva dalla semplice fortuna di vincere il sorteggio. Basterebbe seguire, secondo Puerta, la stessa alternanza dei servizi nei tie-break di tennis.

Lo schema ABBAABBAABB... inverte costantemente la squadra che insegue e quella che viene inseguita, rendendo meno determinante, nell'esito della serie, il primo rigore.

Il professor Puerta, che ha riscontrato lo stesso tipo di vantaggio in chi muove per primo nelle gare di scacchi, ha confermato che "lo stato della competizione influenza, per ragioni puramente psicologiche, la prestazione. Essere in vantaggio aiuta, essere in svantaggio penalizza: e poco importa che si tratti di un'attività cerebrale come gli scacchi o più spontanea come calciare una palla".

Ha proposto anche una seconda alternativa, che segue lo schema ABBA BAAB BAABABBA, secondo la cosiddetta sequenza di Thue-Morse, una sequenza binaria in cui ciascun blocco è composto dalla ripetizione del suo precedente seguito dal suo inverso (esempio t1=0, t2=01, t3=0110 e così via). I vantaggi sarebbero gli stessi, ma la serie risulterebbe troppo cervellotica per gli spettatori.

E nel tennis, quanto influenza servire per primo in un match? In questo caso la scelta dipende molto dal tipo di superficie e di giocatore. Pesa meno, prevedibilmente, sulla lunga distanza e su superfici lente, in cui la probabilità di brekkare è maggiore. Ma non è una decisione da prendere alla leggera.

Servire per primi, che rimane l'opzione preferita dai giocatori, permette di settare prima e seconda palla e di capire le tendenze dell'avversario in risposta. E' l'opzione che tendono a preferire i giocatori che puntano molto sul servizio, i Soderling, i Roddick, i Karlovic, che possono avere un vantaggio psicologico dal partire subito in vantaggio. E poi, sembrerà banale, ma servire per secondi dopo i cambi di campo è un piccolo vantaggio, perché si può dare tempo ai muscoli, rilassati quel tanto che basta nel break, per riprendere la giusta tensione agonistica.

Chiaramente, è una scelta che ha degli effetti collaterali. Innanzitutto, iniziare subendo un break in avvio di set può essere un duro colpo, soprattutto per giocatori mentalmente "ballerini" .

Per questo serve essere concentrati e attenti sin dal riscaldamento. Già dall'ingresso in campo e dai primi palleggi un giocatore può capire se l'avversario è teso, nervoso (personalmente, ad esempio, ricordo di aver visto Berdych steccare tre dritti nel riscaldamento contro Nadal prima della finale di Wimbledon: in quel caso, però, il ceco vinse il sorteggio e scelse di servire per primo).

Un giocatore in fiducia che vede l'avversario preoccupato, timoroso, contratto, farebbe bene, se vince il sorteggio, a scegliere di servire.

Una piccola decisione, questa, che però può risultare determinante perché come sostiene, tra gli altri, lo psicologo dello sport Jorge Valverde, "il tennis è, per l'80-90% una questione mentale. E nessun giocatore può raggiungere pienamente il suo potenziale senza un approccio sistematico in cui impara a usare la mente per competere".

Alessandro Mastroluca

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