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24/12/2010 14:26 CEST - PARAGONI

Murray come Henman?

TENNIS - Hanno pochi punti in comune. E' diverso il loro gioco, diversa è la 'nazionalità', l'approccio dei rispettivi genitori è all'opposto. Uno è esploso a diciotto anni, l'altro è arrivato più tardI. Uno ha giocato due volte la finale di uno Slam, l'altro nessuna. Stiamo parlando di Andy Murray e Tim Henman. Così diversi eppure così vicini. Lo scozzese ha la "Sindrome di Henman"?? Alessio Morra

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Una volta gli inglesi tifavano, anzi, impazzivano per uno nato ad Oxford, pacato, tranquillo, che giocava un tennis classico, con genitori tranquilli e quieti; oggi sostengono uno scozzese, amante della playstation, che non gioca un tennis classico, con una mamma ingombrante.

Quando Tim Henman nel ’96 raggiunse per la prima volta i quarti a Wimbledon, aveva ventitre anni, l’entusiasmo fu enorme. Da anni mancava un risultato così importante ed Henman non figurava nemmeno tra i primi cinquanta al mondo.
Grazie a quella prestazione, in Inghilterra, tornò l’entusiasmo. Un avvio strepitoso con finale a Doha e vittoria a Sydney lanciarono Henman in classifica, ma anche nel ’97 si fermò ai quarti, battuto da Stich, dopo aver battuto in cinque set Haarhuis e Krajicek, campione uscente.
Nel ’98 la Henman Hill si esalta. Tim giunge per la prima volta in semifinale. Lo sfidante è Pete Sampras.
Nel giorno delle semifinali in contemporanea si gioca il quarto di finale dei Mondiali di Francia ’98 che vede gli Azzurri battuti dai padroni di casa, dopo i calci di rigori. Tutto gli italiani e tutti i francesi sono collegati con St. Denis, probabilmente solo Rino Tommasi, che era in telecronaca, non assiste ai tiri dal dischetto. In Inghilterra, invece, esiste solo Henman, Sampras è troppo più forte e vince in quattro set.
L’anno dopo ancora una semifinale, dopo aver superato 9 – 7 al quinto Courier negli ottavi e Pioline in quarti. L’avversario è sempre il numero uno del mondo. Henman vince il primo set, ma in quei giorni Pete gioca un tennis favoloso. Il sogno di ripetere le imprese di Fred Perry è ancora rimandato.
Ogni anno l’attesa è sempre la stessa. Nel 2001 ancora semifinale per Henman, ma Sampras non c’è. L’avversario è Goran Ivanisevic. Henman vince il secondo e il terzo set, ma il croato vince al quinto, anche con l’aiuto della pioggia. Nel 2002 per l’inglese c’è la quarta semifinale: perde, nettamente, da Hewitt.
Gli anni successivi vedono sempre lo stesso copione. La Henman Hill gremita, l’attenzione di tutta l’Inghilterra su di lui, il nome di Fred Perry che echeggia, i genitori e Lucy, che intanto è diventata sua moglie e gli ha dato un paio di bimbi, sempre lì sulle tribune del centrale, con flemma britannica.
Ma non c’è niente da fare, nell’era Federer per due volte giunge ai quarti, nel 2006 sul centrale sfida Roger, che gli lascia sei games.

Henman ha chiuso la carriera senza aver mai vinto un torneo sull’erba, probabilmente il più forte “erbivoro” degli ultimi vent’anni a non aver mai alzato un trofeo con l’erba sotto i piedi.

Con lui è nata la “Sindrome di Henman”, che c’è per chi perde sempre in casa, preferibilmente sul più bello, nonostante il sostegno del pubblico e della folla tutta.

Per rinverdire i vecchi fasti a Londra in semifinale nel Senior Tour, un paio di settimane fa, Henman si è fatto battere da Todd Martin.

Il suo “erede”, Murray, la prima volta che giocò a Wimbledon, fresco diciottenne, ebbe addirittura tra i suoi tifosi Sean Connery, che vide tutto il suo match. Perse però con Nalbandian, in cinque set, era il terzo turno. Ottimo risultato, considerato che l’argentino era numero quattro al mondo. Gli inglesi pensavano di aver trovato un Breaveheart con il fascino di James Bond.
Nel 2008 per la prima volta il britannico Murray raggiunge i quarti a Wimbledon, Nadal era troppo più forte. Finì tre set a zero. Sogni infranti ancora una volta. L’Union Jack ammainata ancora in anticipo.
Dopo aver vinto il Queen’s, sfatando il tabù britannico, Andy, nel 2009, si presenta a Wimbledon pieno di fiducia.
La rinuncia di Nadal a tabellone compilato lo porta ad essere il giocatore con la classifica migliore nella parte alta.
Il sogno della finale tra lui e Federer è vivo. Murray, che ha avuto l’onore di giocare per primo sotto il tetto, con Wawrinka, è caduto sul più bello per i britannici, cioè in semifinale, Roddick il giustiziere.
Sempre nel 2009 a Londra si è giocato il Masters, Murray sempre sotto gli occhi attenti ed amorevoli del pubblico, esce per differenza games rispetto a Federer e Del Potro. Una beffa. Al Masters, alle semifinali non ci arriva nemmeno.
Quest’anno a Wimbledon con Nadal reduce dalla vittoria a Parigi e da due match vinti al quinto, Murray sperava di poter superare l’ostacolo delle semifinali, ma niente da fare. Ancora tre set a zero per il numero uno del mondo.
Il Masters è un ricordo freschissimo. Partenza in pompa magna con netto successo su Soderling, sconfitta netta con Federer, qualificazione ottenuta con Ferrer. E poi ? In semifinale il solito rivale Rafa, che artiglia il tie-break del primo set, va a servire per il match nel terzo, ma cade. Murray sale quattro a uno nel tie-break decisivo, i mini-break sono due, sembra fatta, ma alla fine vince il numero uno.
 

Le semifinali stanno diventando troppe, i piazzamenti pure, anche Murray ha la “Sindrome di Henman”?!?

Alessio Morra

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