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27/12/2010 20:06 CEST - International Press Clippings

Grazie a te, Francesca - Tennis.com

La vittoria di Francesca Schiavone al Roland Garros 2010 raccontata da Steve Tignor di Tennis.com. Lui la ricorda come la partita più bella dell'anno. Traduzione a cura di Giovanni Maldarizzi.

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So già cosa state pensando: come può un match di due soli set, e per giunta nel quale una delle due giocatrici non è riuscita nemmeno ad avvicinarsi al suo miglior tennis, essere il migliore del 2010? E’ vero, la finale femminile del French Open non ha avuto la surreale imponenza del match tra Isner e Mahut e non è nemmeno stata un continuo susseguirsi di colpi straordinari lungo le linee nello stile Nadal - Murray di Londra. Ma ci sono svariati motivi per seguire il tennis e altrettante ragioni per amarlo. Posso solo dire che questo è stata la mia partita preferita dell’anno, quella che mi è piaciuta di più guardare e quella che, a sorpresa, ha significato di più per me.

Al liceo avevo un amico che aveva una videocassetta con sopra registrata la finale del Roland Garros del 1983 vinta da Yannick Noah. Se in qualche tetro weekend volevamo sentirci meglio, mettevamo a guardarci l’ultimo set, dove Noah mandava se stesso ed il pubblico quasi all’isteria. Mi sono rivisto fare la stessa cosa durante il tie-break del secondo set della finale, quando Francesca Schiavone ha colto l’attimo ed è sembrata prendere il volo sul campo centrale prima di chiudere il suo match sdraiata sulla terra rossa. Sfortunatamente non sono stato in grado di trovare il suo tie-break da nessuna parte su youtube. Com’è possibile??

Ho guardato Schiavone - Stosur al mio tennis Club a Brooklyn. A casa la stavo anche registrando, ma sono rimasto comunque incollato davanti al televisore con altri 20 soci per tutto il tie-break. Come potevi andartene? Ad ogni punto gli incoraggiamenti e le grida di apprezzamento intorno alla Tv crescevano; la Schiavone ci aveva catturato, anche se alcuni di noi non avevano mai sentito il suo nome prima. Quando ha vinto l’ultimo punto tutti abbiamo alzato le braccia al cielo come se una delle nostre squadre di New York avesse appena vinto una coppa del mondo. (Ovviamente c’è una discreta quantità di italiani nella mia zona di Brooklyn e questo non ha fatto male).

Proverò a far rivivere quel giorno prendendo spunto da quello che scrissi il giorno dopo quella finale.

Pochi secondi bastano per rappresentare l’intera partita ed il modo in cui la Schiavone si è cercata la vittoria: sopra 5-2 nel tie-break del secondo set, era a due punti dal vincere quella che - da ventinovenne che non era mai entrata nelle top 10 - era tenuta a credere sarebbe stata la sua unica occasione in uno Slam. O per lo meno io ho pensato lo credesse. Per tutto il secondo set, ed in particolare durante il tie-break, ho aspettato che lei si ricordasse questo fatto e di conseguenza che collassasse. Ma non lo ha fatto. Anzi, si è sollevata e ha giocato il tennis più deciso di tutto il tie-break.

Sul 5-2 ho pensato: ora, ora finalmente l’importanza dei punti peseranno sulla racchetta della Schiavone e le renderanno più difficile sbracciare come ha fatto fino a questo momento. Da un punto di vista tattico avrebbe potuto aver senso giocare un po’ più in percentuale contro un’irregolare Sam Stosur; non ci deve essere vergogna nell’avvicinarsi lentamente al traguardo finale. Ma questo non era quello che stava per accadere a Francesca - nessun tentennamento, nessun arretramento oggi. Nel punto successivo ha effettuato una frustata ancora più decisa con la risposta di rovescio, è entrata nel campo e ha sparato un diritto all’incrocio delle righe, finendo con una tanto dolce quanto difficile volèe bassa di rovescio angolata alla perfezione. Fin dall’inizio la Schiavone ha controllato l’arma più pericolosa della Stosur, il servizio, riuscendo a controbatterlo e ad attaccarlo come nessun’altra era riuscito nel corso dell’intero torneo. Da subito si è presa il match; non c’era altra soluzione per lei per portare a casa l’incontro.

No, in realtà c’era. Assieme al punto del 5 a 2, ricorderò alcune parole del suo classico ed elegante discorso finale. “Ho sempre guardato ogni finale di questo torneo e quindi so bene cosa dicono di solito i grandi campioni. Vorrei ringraziare tutti.” Anche dopo la sua vittoria la Schiavone è stata tanto umile ed onesta da differenziare se stessa dai ‘grandi campioni’. In un certo senso aveva ragione; lei non è una Williams o Steffi Graf, o Justine Henin. Ma aveva anche torto. Francesca ha dimostrato che, al momento e nel posto giusto, ci può essere un campione in ognuno di noi. Vincendo in questa maniera ha dimostrato che le opportunità possono essere prese. La sua è una vittoria che voglio ricordare.

Sei mesi più tardi la ricordo. Sei mesi più tardi mi emoziono ancora. Grazie a te, Francesca.
 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker