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29/12/2010 13:05 CEST - TENNIS ITALIANO

Pennetta e Vinci, i nuovi obiettivi

TENNIS - Le "gemelle diverse" pugliesi, festeggiate a Lecce dalla sede locale del Coni, hanno ripercorso l'annata appena conclusa: Flavia regina in doppio ma in calo in singolare, Roberta invece in grande spolvero, vicinissima al best ranking. Entrambe però rilanciano e fissano nuovi traguardi: le Olimpiadi 2012 per la Pennetta, l'ingresso tra le prime 20 per la Vinci. Samuele Delpozzi e Daniele Vitelli

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Il 2010, grazie soprattutto agli exploit di Francesca Schiavone, ha rappresentato l'apice della rincorsa ai vertici del tennis femminile azzurro. Riconosciuti i giusti meriti alla milanese, non si può negare però l'esistenza di un'anima pugliese, all'interno della squadra di Fed Cup, così come nei tornei individuali.
Artefici di questa "Puglia connection" sono ovviamente loro, la brindisina Pennetta e la tarantina Vinci, fresche di omaggio da parte della sezione locale del Coni in quel di Lecce. E proprio lì, tra un festeggiamento e l'altro, si sono sbilanciate sui prossimi obiettivi da raggiungere sul campo.
Le due, separate da un solo anno di età – 28 anni Flavia, 27 Roberta – si conoscono da sempre: da ragazzine in particolare erano legatissime, inseparabili in campo (dove formavano una fortissima coppia di doppio, trionfatrice al Roland Garros junior '99) e fuori.

La carriera tennistica ne ha poi separato le strade – anche a causa del tifo (la malattia, non quello tennistico!) contratto dalla Pennetta, che l'ha tenuta a lungo lontana dai campi – regalando loro percorsi (quasi) uguali ma di segno opposto. La Vinci ha infatti iniziato a mietere i primi successi come doppista, ottenendo ottimi risultati soprattutto al fianco della francese Sandrine Testud, con la quale si è qualificata per il Masters di specialità nel 2002. Poi nel corso degli anni si è scoperta singolarista di livello, con un best ranking da numero 37, raggiunto nel 2006 e ancora sfiorato quest’anno, e 3 titoli WTA in bacheca. Al contrario la Pennetta ha storicamente avuto il singolare come attività principale, pur non disdegnando qualche incursione nel mondo del doppio, come dimostrano i risultati ottenuti con Dementieva (finale agli US Open) e Kirilenko. Dalla prima metà del 2010, però, le vittorie a ripetizione in coppia con Gisela Dulko l’hanno convinta a puntare ad un obiettivo importante: essere la numero uno del mondo di doppio. Per ora si è dovuta accontentare della seconda posizione a causa dei cavilli del ranking, ma almeno per il computer lei e la Dulko sono state la coppia più forte del 2010, incoronate dalla vittoria al Masters di Doha anche senza titoli negli Slam.

Ripercorrendo l'annata appena trascorsa, Flavia ha infatti collezionato ben 7 allori in coppia con l'amica argentina (Miami, Stoccarda, Roma, Bastad, Montreal, Mosca, Masters), portando il suo totale in carriera a quota 13. Lo sforzo le è però costato in termini di rendimento in singolare, dove nel giro di un anno è precipitata dal 12° al 24° posto. Lei, che nell'estate 2009 era diventata la prima italiana di sempre ad irrompere nella top-10, ha raccolto solamente la vittoria in un torneo minore (Marbella) ed un paio di altre finali non di grossissimo spessore (Auckland, Palermo), fallendo sistematicamente l'appuntamento con i grandi eventi: ad eccezione infatti di un buon Roland Garros, la brindisina ha toppato malamente negli altri Slam – mai oltre il terzo turno – oltre che al Foro Italico, torneo cui tiene moltissimo. Diverso invece il discorso Fed Cup, dove è stata autentica trascinatrice della squadra azzurra, anche più della Schiavone: per lei uno score immacolato di 6 vittorie in altrettanti incontri disputati, incluso il punto decisivo contro la Vandeweghe nella finale di San Diego. Il calo nei tornei individuali è quindi in larga parte imputabile alla superattività in doppio... un supplemento di 66 incontri che ha portato il suo totale stagionale a quota 139. Decisamente troppi.
Lei stessa, avvicinandosi ormai alla trentina, sente che le energie non sono più quelle di una volta, ragion per cui sembra intenzionata a sfoltire il suo calendario di coppia per l'anno venturo. Una stagione che comincerà dal torneo australiano di Brisbane, per proseguire poi con Sydney ed il primo Slam dell'anno. Curiosamente Flavia ha sempre giocato piuttosto bene nei tornei preparatori all'Australian Open – finale ad Auckland quest'anno, a Gold Coast nel 2006... – salvo poi perdersi a Melbourne: quello australe resta infatti l'unico Slam in cui non è riuscita a raggiungere la reconda settimana, raccogliendo al massimo un paio di terzi turni. La sua risalita in singolare passa indubbiamente dai grandi tornei, major in testa.
Come obiettivi più a lungo termine, la Penna a Lecce ha confessato di poter resistere “per pochi anni ancora con la racchetta in mano”, fissando come prossimo (ultimo?) grande traguardo l'Olimpiade 2012 a Londra. Vista la superficie – l'erba di Wimbledon, non proprio il suo terreno preferito – sarà davvero dura vederla in zona medaglie in singolare, tenendo anche conto che molte delle più forti (Williams e belghe in testa) hanno nel mirino i prossimi Giochi. Più facile forse il compito in doppio, dove però non potrà avvalersi del supporto della fidata Dulko. Tra le connazionali, come detto, formava una coppia fortissima con la Vinci nei tornei juniores, ma da professioniste hanno giocato assieme molto sporadicamente, con moderato successo. Tecnicamente Roberta sarebbe comunque la compagna ideale, visto che come caratteristiche si completano molto bene a vicenda. Scartata la Errani, non abbastanza efficace sotto rete ed attualmente più affiatata proprio con la tarantina, resterebbe la Schiavone: anche Francesca, come la Vinci, è molto abile nella volée, ma in coppia pagano il fatto di giocare entrambe nella stessa posizione, a sinistra. Nonostante l'alchimia non perfetta, le due regine del nostro tennis hanno comunque sfiorato la zona podio a Pechino 2008, eliminate nei quarti dalle sorelle Bondarenko dopo aver sciupato un paio di match point: per una medaglia a Londra, è quindi probabile che Flavia debba ancora affidarsi alla Schiavo.

Roberta Vinci ha invece vissuto la migliore annata della carriera, perlomeno in singolo. Ha infatti concluso l’anno vicinissima al suo miglior ranking di sempre, vinto un torneo in Lussemburgo e raggiunto una finale ed una semifinale, a Barcellona e Linz rispettivamente. Davvero dei bei risultati per una tennista che per troppo tempo è stata considerata una semplice doppista, non abbastanza potente per competere nel power tennis odierno. Invece, Roberta ha dimostrato, a suon di rovesci tagliati, diritti piatti e discese a rete, che si può vincere anche nel 2010 giocando un tennis “old style”. L'unico rimpianto, a suo dire, resta la finale catalana ceduta senza lottare (6-1 6-1) alla Schiavone: va però detto che quel giorno affrontava una Francesca in formato Roland Garros.
In ogni caso la ragazza di Taranto non intende fermarsi qui, ma al contrario rilancia: “Nel nuovo anno punto a migliorare il 38˚ posto raggiunto in classifica: non solo voglio superare il 37˚ gradino ottenuto nel 2006, ma comincio a sognare di entrare tra le prime 20 giocatrici al mondo”, ha dichiarato a pochi giorni dall’inizio della trasferta australiana, che la vedrà impegnata nei tornei di Brisbane e Hobart, in preparazione al primo Slam della stagione. L’Australian Open – anche qui, un curioso rovescio dei destini pennettiani... – è il major dove la tarantina si è espressa al meglio (a parimerito con Wimbledon), raggiungendo per due volte il terzo turno, suo miglior risultato in eventi di questo livello. Il raggiungimento del difficile obiettivo che si è prefissata, entrare tra le prime 20, passa ovviamente per un miglioramento dei risultati negli Slam. A 27 anni sembra comunque arrivata alla giusta maturità tecnico-tattica per gestire un repertorio ampio come il suo.
 

Samuele Delpozzi e Daniele Vitelli

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