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01/01/2011 12:00 CEST - IL RITIRO

L’addio di Kiefer, erede mancato

TENNIS - A 33 anni, il tedesco saluta tutti e si ritira. Nel 1995 si pensava che potesse assicurare alla Germania un futuro degno di Becker e Stich. Non è stato così, ma Kiwi è arrivato comunque al numero 4 ATP. Nonostante gli acciacchi fisici, va in pensione con un record Slam di tutto rispetto, un argento olimpico e sei titoli ATP. Adesso giocherà a calcio con i "senior" dell'Hannover. Mauro Cappiello

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Non è stato il successore di Boris Becker che la Germania aspettava, dopo due decenni gloriosi. E nemmeno quello di Agassi, al quale era spesso accostato un po’ per la statura (uno o due centimetri più alto del Kid), un po’ per il gioco basato sull’anticipo e un po’ (forse soprattutto) per quella camminata veloce, fatta di piccoli passettini quasi frenetici. Ma uno che arriva al numero 4 del mondo, nonostante una lunga lista di infortuni, merita comunque il ricordo e la gratitudine degli appassionati, perché al tennis ha dato tutto quanto poteva.

Nicolas Kiefer a 33 anni ha detto stop. Lo ha fatto guardandosi allo specchio e confidando le sue riflessioni a Gunnar Meinhardt del giornale tedesco “Die Welt”: «Mi sono detto: “Dai, Kiwi (il suo soprannome, ndr), hai avuto una gran carriera, hai incontrato molte persone importanti, viaggiato in molti Paesi, e imparato così tanto. È ora di dire basta. Sei padre ora, hai una bambina”».

La figlia di cinque mesi (di nome Mabelle Emilienne) e la compagna Anna, alle quali vuole ora dedicare la maggior parte del suo tempo, sono dunque la ragione ufficiale del ritiro, anche se Nicolas era ormai scivolato al numero 722 del ranking soprattutto a causa di guai fisici che non hanno mai smesso di tormentarlo.

Un giovane promettente
Fa strano, ma sono passati più di dieci stagioni dal suo ultimo successo nel circuito Atp. Era l’ottobre del 2000 quando un Kiefer 23enne conquistava il suo sesto titolo in singolare a Hong Kong battendo Mark Philippoussis in finale. Il tennista di Holzminden sembrava mantenere le promesse di una carriera comunque di alto livello che aveva alimentato da ragazzino, quando, nel 1995, aveva vinto Australian Open e US Open e fatto finale a Wimbledon e semifinale al Roland Garros nella categoria junior, terminando l’anno al secondo posto in classifica dietro l’argentino Zabaleta.

Quello stesso anno l’esordio tra i professionisti, ritardato di qualche mese per poter completare gli studi, mentre la sua carriera sarebbe decollata nel 1997 con il primo titolo Atp a Tolosa (sempre in finale su Philippoussis). Poche settimane avanti, il primo piazzamento importante nel Grande Slam con i quarti a Wimbledon, in cui fu sconfitto da Todd Woodbridge, a inaugurare un palmarès di tutto rispetto per il tedesco: ha raggiunto almeno gli ultimi otto in tutti i tornei Major a eccezione del Roland Garros, dove vanta solo un quarto turno nel 2005. Del resto, sull’erba Kiefer ha lasciato il segno, vincendo il torneo di casa a Halle nel 1999, ma sulla terra battuta non avrebbe mai ottenuto una vera soddisfazione, anche perché la considerava «una superficie della quale non sarò mai amico», in questo, sì, proprio come Boris Becker…

Giocatore da cemento
Sul veloce Kiefer era, al contrario, un avversario temibile. All’Australian Open, in particolare, anche se meno del connazionale Haas che vanta tre semifinali, Nicolas era abbastanza abituato a degli exploit. Qualche rimpianto nel 1998 per quel quarto possibile perso in cinque set contro Nicolas Escude, e nel 2000, ancora nei quarti, sconfitto da Magnus Norman in una partita che era stato a un passo dal riaprire. Nessun rammarico, invece, per la semifinale del 2006, persa da un Roger Federer troppo più forte di lui e al quale pure riuscì a strappare un set.

Negli annali rimane anche una sua apparizione nei quarti allo US Open, ancora nel 2000, la stagione che aveva aperto con il suo best ranking. A batterlo anche quella volta fu il futuro vincitore del torneo, il 20enne Marat Safin. Kiefer amava il Nord America, la terra del cemento, e soprattutto il Canada, dove raccolse le sue migliori prestazioni a livello di Masters Series: due semifinali (una a Montreal nel 1999 e una a Toronto nel 2004), e una finale (a Toronto nel 2008) in cui fu battuto da Rafa Nadal. Fu proprio quello il suo canto del cigno.

Quanti infortuni…
Proprio quando la carriera di Kiefer sembrava rinascere, infatti, con il ritorno nei top 20, infortuni ricorrenti ne avrebbero invece compromesso l’ultima parte, costringendolo a giocare poco e male negli ultimi due anni. Un ruolo determinante lo ha avuto il problema al polso sinistro, l’infortunio più grave della sua carriera, che si era procurato a Parigi nel 2006 e che non aveva mai del tutto superato. Una scivolata maldestra nel tentativo di raggiungere una palla corta durante il suo match di secondo turno contro Gicquel (una partita di quattro ore e 50 minuti che Kiwi era riuscito comunque a vincere) gli costò il resto della stagione e la prima parte di quella successiva. Rientrò solo un anno dopo, alla vigilia di Wimbledon 2007, dopo aver subito due interventi chirurgici.

Nemmeno il tempo di tornare e si infortuna al ginocchio sinistro a Los Angeles, dove è costretto a ritirarsi prima della semifinale con Stepanek. Niente di troppo serio, questa volta, tanto che qualche mese dopo centrerà la semifinale al Masters Series di Madrid, quando il torneo si giocava ancora indoor.

L’anno scorso, per tornare ai guai fisici più recenti, uno strappo agli addominali rimediato ancora al Roland Garros lo forza al ritiro a Halle e a presentarsi sottotono a Wimbledon. Già a inizio d’anno, durante la Hopman Cup, Nicolas aveva poggiato male la caviglia destra e si era procurato un altro acciacco che lo aveva costretto a saltare l’Australian Open. Quella stessa caviglia che condizionò fortemente anche una delle sue stagioni migliori, il 2000, quando un problema ai legamenti lo obbligò a due mesi di stop e a diverse sconfitte premature nei suoi tentativi di rientro. Alla caviglia sinistra, invece, si era infortunato a inizio 2006, durante il Kooyong Classic, e anche quella volta stava per saltare gli Australian Open. A Melbourne poi ci andò e agguantò, come ricordavamo, il risultato Slam più importante della carriera.

Quel continuo parallelo con Becker
Forse affermare che un Kiefer in buona salute avrebbe potuto ottenere di più di quanto ha fatto è comunque azzardato. Per tutta la carriera, Kiwi non è riuscito a scrollarsi di dosso i continui riferimenti al suo illustre predecessore Boris Becker, che nel 1997 aveva scalzato dal numero uno di Germania, una posizione che Bum Bum aveva occupato per dodici dei tredici anni precedenti: «Ci può essere un solo Boris Becker – Kiefer ha riconosciuto nell’intervista a “Die Welt” –. È stato comunque per me il più grande motivatore, ho imparato da lui la maggior parte di quello che so e gliene sono molto grato. A volte mi è mancato quel qualcosa che separa un Boris da qualcuno che non riesce a ottenere i suoi risultati».

Con la sua patria, oltretutto, Kiefer si è sdebitato nel 2004, conquistando ad Atene l’argento nel doppio in coppia con Rainer Schuettler, e, più in generale, assicurando comunque alla Germania, insieme a Tommy Haas e allo stesso Schuettler, un altro decennio di tennis di buon livello.

Per lui adesso comincia un nuovo capitolo. Si dedicherà, oltre che alla sua famiglia, ai suoi studi in “Sports management” (lo rivedremo nel tennis come manager?) e all’Hannover 96, la sua squadra di calcio del cuore della Bundesliga, per la quale segnò una volta anche un gol, partecipando a un’amichevole. Tanti auguri anche a te, Kiwi, per un buon 2011 e un futuro di successo!

Mauro Cappiello

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