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09/01/2011 22:17 CEST - IL CASO

Famiglia: ostacolo per la carriera?

TENNIS - Stanislas Wawrinka lascia la famiglia per ottenere il massimo dagli ultimi anni di carriera. Lo comunica a tutti via Twitter. "Da quando lavora con Peter Lundgren è cambiato", afferma la moglie, che ha da poco avuto una bamina con il tennista svizzero, Alexia. Ma la vita familiare è davvero così difficile da coniugare con l'attività agonistica o questa è solo una scusa? Karim Nafea

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La fresca notizia dell’abbandono della famiglia da parte del secondo giocatore svizzero ha creato un certo disappunto nel mondo tennistico.
Le dichiarazioni della moglie Ilham Vuilloud, “Da quando ha cambiato allenatore è cambiato, non lo riconosco più. Mi ha detto che ora il tennis è ridiventato la sua priorità, che gli restano solo cinque anni ad alto livello e che vuole concentarsi totalmente sulla sua carriera” tirano in ballo anche l’influenza del nuovo coach di Stan: Peter Lundgren.

Benché lo svedese, ex buon giocatore, sia piuttosto conosciuto per le sue capacità ed abilità festaiole, mi pare abbastanza strano che possa aver consigliato, più o meno volutamente, al nativo di Losanna un allontanamento dalla famiglia, vista l’importanza che Lundgren stesso dà alla moglie ed ai figli. Detto questo, è praticamente inevitabile il paragone con l’altro svizzero: Roger Federer.

Quest’ultimo, ex assistito di Lundgren, è un esempio incredibile di stabilità fuori dal campo. Il rapporto con la moglie Mirka dura da 11 anni (compreso il periodo Lundgren, che non ha causato scompensi), e da un anno e mezzo anche le due gemelle si sono aggiunte all’equazione, senza comprometterne l’equilibrio.
Molti sportivi hanno cercato nella vita famigliare una fonte di serenità dalla quale attingere in campo. Spesso una carriera è stata condizionata positivamente dal matrimonio o dalla nascita di un figlio.
Non ultimo Andy Roddick, che non fosse stato per la moglie Brooklyn Decker avrebbe già appeso la racchetta al chiodo.
Altro esempio può essere quello di Lleyton Hewitt, che pur essendo un personaggio un po’ “rustico” (ed avido) è stato aiutato dalla presenza della moglie e dei figli.

Assodato che avere una “vita” fuori dall’ambito sportivo non necessariamente è un handicap ed anzi può essere una notevole iniezione di fiducia (basti pensare a Federer che vuole giocare abbastanza a lungo da esser visto dalle figlie), va detto che quando questa “vita” è stata complicata e problematica ha affossato la carriera dell’interessato (Tiger per dirne uno).

Tornando nello specifico del caso Wawrinka, vista l’apparente stabilità dell’unione con la moglie e l’amore per la figlia (aveva dichiarato di essere felicissimo e di essere molto a suo agio con la piccola) e determinata la quasi certezza dell’ininfluenza del Lundgren come rovina-famiglie, è da analizzare la figura del Wawrinka uomo.
Premettendo che si vogliono evitare in questa discussione regole e/o valori morali vista l’inadeguatezza del luogo e di chi scrive, Stan Wawrinka è sempre sembrato poco simpatico e sopportabile.
Emblematico il caso Flavio Cipolla (persona onesta e disponibile se ce n’è una) che alla fine di un match gli rifiutò addirittura la stretta di mano. Riprendendo l’assunto di Nereo Rocco, secondo il quale si è “in campo come nella vita” il ritratto che si ricava dello svizzero non è proprio lusinghiero. Seguendo questa filosofia si potrebbe cercare di estrapolare il suo comportamento “quotidiano” dalle caratteristiche che esprime sul campo. Escludendo la già citata antipatia, ciò che immediatamente balza agli occhi riguardo il tennista di Losanna è il suo non essere un cuor di leone, diciamo così. E’ possibile dunque che si sia sciolto di fronte alle responsabilità che la paternità gli ha proposto nella stessa maniera in cui fa (e ha fatto) di fronte alle grandi occasioni di un match importante?

Vista l’assenza di dichiarazioni più dettagliate da parte del diretto interessato queste sono solo chiacchiere.
Ciò che resta con certezza è che una famiglia, se si hanno le possibilità di mantenerla in giro per il mondo e per i tornei (di nuovo si veda Federer) o anche se solo riesce ad offrire un posto di rifugio, non solo è conciliabile con l’attività agonistica, ma è addirittura consigliabile.

Karim Nafea

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