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13/01/2011 12:37 CEST - IL PERSONAGGIO

Bojana, il terzo incomodo

TENNIS – La vittoria su Flavia Pennetta conferma le qualità di Bojana Jovanovski, nuova stellina del tennis serbo. Nata lo stesso giorno di Camila Giorgi, sogna di diventare la numero 1 del mondo e conduce uno stile di vita senza eccessi né furiosi allenamenti: “A Belgrado mi alzo alle 9 e oltre alla preparazione fisica faccio pilates” Riccardo Bisti

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Gli appassionati di ciclismo, quelli veri, ricordano Fiorenzo Magni come il “Leone delle Fiandre”. Per la maggioranza degli sportivi, tuttavia, è stato “Il terzo uomo”, colui che ebbe la sfortuna di gareggiare nell’epoca di Coppi e Bartali. Un grande campione, la cui stella non è brillata come avrebbe meritato. Probabilmente Bojana Jovanovski non conosce Fiorenzo Magni. Ma siamo certi che non ha alcuna intenzione di essere ricordata come un terzo incomodo dopo Ana Ivanovic e Jelena Jankovic, coloro che hanno portato il tennis serbo sulla ribalta mondiale. Bojana è una tipa tosta, non si accontenta. Quando le chiedono di descriversi in due parole, risponde senza esitare. “Sono una grande lottatrice”. Se poi le domandi quali sono i suoi obiettivi, ti sa gelare. “A lungo termine voglio diventare la numero 1 del mondo. Adesso voglio soltanto migliorare il mio tennis. Sono una che sa giocare aggressiva, ma devo migliorare negli spostamenti e crescere sul piano mentale. E’ questa la grande differenza tra le migliori e tutte le altre”. Quella di Bojana è una scommessa dura ma affascinante. Diventare la migliore serba di tutti i tempi significa piombare in cima al ranking e vincere almeno un paio di Slam. Obiettivi che non la spaventano, come non la spaventa scendere in campo contro le più forti. Come tre mesi fa a Pechino, quando ha battuto proprio Jelena Jankovic. Un punto di riferimento, un’amica fuori dal campo. Ma anche un’avversaria da azzannare. Resta la sua vittoria più importante. Ma non è detto che la tabella non si aggiorni presto, magari già al Medibank International di Sydney (618.000$, Plexicushion). Dopo aver superato le qualificazioni, ha colto la prima semifinale in carriera. Vittorie importanti, significative: dopo la Kanepi e la Rezai (sculacciata per la seconda volta in pochi mesi), ha punito la nostra Flavia Pennetta, reduce dall’exploit sulla Zvonareva. Stanotte cercherà la prima finale in carriera contro Na Li.

Una crescita lineare
Quando ti cade l’occhio sulla sua data di nascita, beh, ci rimani male. Ma non perché ha 19 anni (è nata a Belgrado il 31 Dicembre 1991). La storia del tennis femminile è piena di fenomeni ben più precoci. Il “problema”, almeno per noi, è un altro. E’ nata lo stesso giorno di Camila Giorgi, fenomeno annunciato del tennis italiano. Il paragone fa male: mentre la Jovanovski è pronta ad esplodere (è numero 77 WTA, salirà parecchio), la Giorgi fatica ad emergere tra problemi di varia natura, ed è scesa al numero 324. La storia di Bojana è semplice, senza spunti da romanzo. Niente allenamenti in una piscina svuotata, niente dritti e rovesci imparati schivando le bombe. Bojana ha iniziato a giocare a 7 anni di età, spinta da papà Zoran, un ex calciatore, che ancora oggi è il suo coach. Una crescita lineare, la sua, senza squilli di tromba ma inesorabile. A livello junior è stata numero 5 ITF ma non si era mai distinta: nei tornei del Grande Slam vanta tre quarti di finale (due volte a Wimbledon e una in Australia). Ciò che colpisce è la sua programmazione, finalizzata all’obiettivo finale. Tante qualificazioni e nessuna scelta facile. Quando ne ha avuto bisogno, è andata a cercare punti in Cina, in Malesia, in Sud Africa. Dopo Tokyo, in cui aveva perso nelle qualificazioni contro Pauline Parmentier, si sentiva sfibrata. Si allenava bene, giocava bene, ma in partita faceva soprattutto pasticci. “Ma so che ci vuole pazienza per vedere i risultati. E allora sono ugualmente andata a Pechino”. Dove è arrivata la vittoria sulla Jankovic, balsamo puro. Mentre le sue colleghe erano in vacanza o immerse nella preparazione, Bojana ha preso un aereo per Dubai e ha giocato un torneo ITF. E’ giunta in finale, dove ha ceduto in tre set alla rediviva Sania Mirza. Poi ha passato il Natale in India, giocando (e vincendo) un 25.000$ a Pune.

Tranquilla decisione
Il suo 2011 è scattato a Brisbane. Secondo turno. Adesso a Sydney ha centrato 6 vittorie di fila. Non sappiamo se eguaglierà Jankovic e Ivanovic, ma diventerà una giocatrice importante. Non la saturano di tennis, la lasciano vivere. Quando sta a Belgrado si sveglia alle 9 del mattino, fa un’abbondante colazione e poi va ad allenarsi. Con grande serietà, ci mancherebbe, ma senza lo stress di chi si butta in campo alle 6 del mattino e deve fronteggiare una furiosa macchina lanciapalle. Quando le chiedono se fa qualcosa di insolito durante la preparazione atletica, risponde tranquilla: “Oltre al lavoro normale faccio pilates”. Come una studentessa universitaria qualsiasi. Dietro questa apparente serenità, tuttavia, si nasconde un sincero spirito agonistico. Una sana curiosità di scoprire i propri limiti, che però non le impedisce di ritagliarsi un briciolo di tempo libero. Non legge libri di filosofia come il connazionale Tipsarevic, ma si dedica a hobby ben più terreni: uscire con gli amici, ascoltare musica, andare al cinema e fare shopping con mamma Snezana (stesso nome di mamma Jankovic, guarda un po’) nei centri commerciali della sua amata Belgrado. Ma la priorità resta il tennis. “Non ho mai pensato di fare qualcosa di diverso dalla tennista”. Serenità e idee chiare: due ingredienti indispensabili per scrollarsi di dosso l’etichetta di terzo incomodo del tennis serbo.

10 Domande a Bojana Jovanovski

Riccardo Bisti

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