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19/01/2011 06:04 CEST - AUSTRALIAN OPEN

Maratone australiane!

TENNIS_ AUSTRALIAN OPEN - Straordinaria battaglia vinta da Nalbandian su Hewitt 9-7 al quinto in 4 h e 48 minuti ( 4 h e 4 m più di Cljisters e Safina!) ma grandi rimonte anche di Seppi e Tsonga. La rentrée di Del Potro che troverà Baghdatis. La penosa resa della Safina e la sorpresa negativa Ivanovic. L’Atp che aspetta a risolvere il problema dei morti che camminano (Daniel con Nadal, Beck con Murray)? da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Nalbandian
Nalbandian

MELBOURNE _ La seconda giornata dell’Australian Open si è incredibilmente vivacizzata nel finale, dopo una mattinata e un primo pomeriggio mosci assai. Ma le notti australiane ormai hanno fatto la storia del tennis…e anche Hewitt e Nalbandian (non per la prima volta in verità: come dimenticare il 10-8 al quinto del quarto di finale del 2005?) hanno fatto di tutto per scrivere un’altra pagina memorabile, ricca di straordinarie emozioni, capovolgimenti di scena, rimonte. Tutti gli ingredienti insomma per un grande match. Quella volta vinse Lleyton Hewitt, il tennista più grintoso che io ricordi dai tempi di Jimmy Connors. Cui assomiglia anche per il fisico minuto, il servizio non trascendentale, un dritto migliore d’incontro che di spinta, un rovescio straordinario quando sollecitato dagli attacchi dell’avversario.
Però stavolta, per il grande sconforto del pubblico aussie che avrebbe vissuto altrimenti una giornata trionfale, ha vinto David Nalbandian, 3-6,6-4,3-6,7-6,9-7 al quinto dopo 4 ore e 48 minuti e non senza aver prima annullato due matchpoint a Hewitt, uno con il primo serve&volley dell’argentino in tutto il match. La partita è durata 4 ore e 4 minuti più di quella giocata da Clijsters e Safina.
Nalbandian era stato vicino a perdere anche molto tempo prima, quando era sotto due set a uno, 3-1 e 0-40 nel quarto: un secondo break gli sarebbe stato fatale. Insomma si è salvato almeno cinque volte, quello 0-40 le prime tre, i due matchpoint poi.
Dopo le quattro teste di serie saltate in prima giornata, Davydenko e Querrey, Hantuchova e Rezai, oggi non facevano certo notizia le sconfitte della Dulgheru n.27 (con la giapponese Morita) e nemmeno di Gulbis, n.24 (con Benjiamin Becker), visto che il talentuoso ma dissoluto lettone da Wimbledon 2009 non è più stato capace di vincere un set in una prova dello Slam. Non è un lapsus: è giusto aver scritto un set e non un match!
Forse una notizia era il record di 13 russe al secondo turno. Ma era più notizia quando le russe erano cinque nelle prime dieci. Va precisato però che nelle 13 russe (delle 18 al via) non sono state contate quelle che hanno preso la nazionalità kazaka, le ucraine, tantomeno le ragazze dell’ex Unione Sovietica.
Poteva interessare soltanto il tennis italiano la maledizione di due partite perse 8-6 al terzo, da Robertina Vinci con Alicia Molik _ che ha mostrato di meritare con una bella grinta la wild card che le aveva attribuito Craig Tiley, il direttore del torneo _ e da Romina Oprandi, invano avanti 6-5 nel terzo set con la bellissima Maria Kirilenko che si era mangiata un primo matchpoint sul 5-3 e un secondo sul 5-4 del secondo set.
E poteva interessare quasi soltanto il tennis aussie che alla vittoria della Molik si erano accompagnate quelle di Tomic, altra wild card, sul francese Chardy e della beniamina locale Stosur sull’americana Davis, dominata con un duplice 6-1. La delusione per la sconfitta di Hewitt dopo 4 ore e 48 minuti non li ripagherà.
Ma nella serata a Melbourne Park è prima arrivata la bella notizia del recupero di Juan Martin Del Potro, un anno dopo il suo ultimo Slam e qualche mese dopo l’operazione al polso. Del Potro ha sofferto molto il primo set, con un tiebreak drammatico concluso 15 punti a 13 e una valanga di setpoints per lui e per l’israeliano Sela.
Poi sono cominciate le maratone, dopo che i soli incontri conclusi in cinque set erano stati il derby brasiliano vinto da Bellucci su Mello, quello vinto dallo spagnolo Riba sull’aussie Ball.
Baghdatis, maratoneta per antonomasia ci ha messo infatti cinque set per battere lo sloveno Zemlja _ non molto tempo dopo che il primo sloveno della storia del suo Paese a entrare fra i top100, Kavcic aveva eliminato in 4 set il sudafricano Anderson _ per guadagnarsi un secondo turno tutto da vedere proprio contro Del Potro.
Dopo di che abbiamo assistito alle due rimonte di Tsonga e Seppi, indietro due set a zero con Petzschner e con Clement. I due indomiti vincitori per l’appunto saranno avversari diretti al secondo round. Seppi anni addietro
Infine, a chiudere la giornata, ecco l’altra straordinaria maratona in cinque set nel solo match clou dei due anticipati che ha davvero rispettato le attese, quello Hewitt-Nalbandian che _ in uno dei cinque precedenti (3-2 per Hewitt fino a ieri) era stata la finale di Wimbledon nel 2002.
L’Australia ha accarezzato a lungo il sogno di un’altra vittoria in una giornata che sarebbe stata memorabile. Delle tante occasioni di Hewitt ho detto: ha lottato come al solito, ci ha messo cuore e pure…palle. Ma non ce l’ha fatta e, sebbene io sia un estimatore di Nalbandian, mi dispiace perché qui si giocava in casa dell’australiano e forse questa era l’ultima volta che Lleyton _ dopo 15 anni record _ poteva fare un po’ di strada. Gli anni passano per tutti.
Ma alla fine, e questo dice quanto possa essere crudele a volte il tennis, anche l’altro match che era stato presentato come clou di questa seconda giornata, lo scontro fra due ex n.1 del mondo in gonnella, Kim Clijsters e Dinara Safina, è stato e rimarrà memorabile sebbene sia stato a senso unico e si sia concluso a tempo quasi record: 44 minuti appena. Steffi Graf nella finale del Roland Garros 1988 ci aveva messo solo 34 minuti per dare 6-0 6-0 alla russa Natalia Zvereva, e Kim ci ha messo 10 minuti di più per appioppare lo stesso umiliante punteggio ad un’altra russa, la sorella di Marat Safin. Un vero, penoso massacro. Non so come Dinara, sull’orlo delle lacrime durante tutta la conferenza stampa, sia riuscita a non piangere davanti a tutti.
Le ho chiesto se avesse problemi fisici e mi ha risposto di no. Mi è parso naturale allora chiederle se i suoi problemi fossero allora di origine mentale e, incredibilmente, mi ha risposto ancora di no. “Se fosse solo un problema mentale sarebbe semplice da risolvere (sic!)…ma non era solo mentale. Lei dominava…quindi c’è qualche problema anche nel gioco”.
“Non sapevo che cosa fare…ai cambi di campo mi domandavo com’era possibile che non riuscisse a comandare mai il gioco, a metterla mai in difficoltà”. E quando, per tirarla un po’ su di morale le ho detto: “Beh, ma una volta ricordo che Maria Sharapova (altra russa…possibile che i 6-0,6-0 li subiscano solo loro!) perse 6-0 6-0 da Lindsay Davenport in California, eppure poi è tornata a vincere degli Slam…” Dinara ha bofonchiato sconsolata: “Sì ma io ho perso 6-0,6-1 la settimana scorsa e 6-0,6-0 questa…”.
Va detto che Kim non è nuova a infliggere punizioni del genere. E’ la sesta volta anzi che manda via le ragazze in bicicletta…Chissà, forse oggi Tathiana Garbin, che in bicicletta era andata via ieri spedita dalla Bartoli, si sarà messa il cuore in pace per aver lasciato il tennis e una bella carriera in un modo abbastanza imbarazzante. La sola differenza è che lei, già riciclatasi il giorno dopo come coach della Oprandi _ e per poco non le riusciva subito il grande exploit a spese della Kirilenko come sopra ricordato _ è uscita dal campo ugualmente con il sorriso sulle labbra mentre la povera Safina si sarebbe sotterrata se solo avesse potuto. “Eppure mentre lo scorso anno soffrivo perché stavo male e non mi divertivo affatto adesso non posso dire che sia così, darò il 100 per cento per tornare su, farò tutto quello che mi sarà possibile…ma prima voglio trovare qualche risposta…”
Qualche risposta dovrà trovarsela anche Ana Ivanovic, un’altra ex n.1 del mondo (campionessa al Roland Garros e finalista proprio qui, ancorchè dominata in finale) che sarebbe la prima vittima davvero illustre di questo torneo sebbene la sua classifica, n.22, dice che non è comunque tornata sui livelli di due anni fa. Perdere dalla Makarova, n.49 del mondo, non ci sta soprattutto quando le si è annullati 5 matchpoint dal 5-4 in poi. Una volta che si annullano chi è stato capace di vincere Slam, di salire a n.1 del mondo (che lo valesse è un altro discorso…) non dovrebbe mai perdere 10 a 8 al terzo. Invece è successo. Lei si è creata l’alibi della sfortuna, di allenamenti incompleti, che le avrebbero impedito di raggiungere una condizione ottimale. Ma, ripeto, quando si arriva sull’8 pari al terzo, le chances di vincere sono più legate alla testa che alle gambe. E quel facilissimo smash che ha buttato in rete per…perdere il secondo set non è dipeso dal fisico, ma dalla testa.
Due parole infine per Nadal che ha battuto… un morto. Sì, il suo avversario, il brasiliano Daniel, non si reggeva in piedi. Un morto che cammina. Infatti nel primo set ha fatto cinque punti, in tutta la partita dodici (di cui 3 doppi falli di Nadal e almeno 7 errori del maiorchino, forse mosso a pietà). Regali di Rafa insomma. Ma il regalo Daniel, che pure è tipo che ha guadagnato un milione di dollari, se lo è fatto da solo: sapeva di non potersi difendere ma non ha lasciato il posto a un lucky-loser. Ha preferito intascarsi i 20.000 dollari spettanti a chi perde al primo turno. Così si è pagato le spese di viaggio, l’alloggio e magari c’è entrato pure un regalino alla fidanzata. Anche Murray ha fruito di un ritiro annunciato: quello di Beck. Però l’Atp, dal suo capo Adam Helfant che guadagna 1,4 milioni di dollari l’anno per mantenere il più possibile lo status quo e non rischiare la poltrona, dovrebbe studiare un sistema che impedisse questo genere di speculazioni. Perché, e Nadal non ne ha assolutamente colpa ovviamente, nei confronti degli spettatori quei 46 minuti di “non tennis” sono stati una vera truffa. Alla fine di quel “non match” Rafa è andato ad allenarsi al servizio per un’oretta. E i giornalisti dopo non hanno potuto far altro che chiedergli del Maiorca, la squadra co-allenata da suo zio, e se avrebbe fatto tifo per il Maiorca o per l’amata squadra del Real…”La famiglia viene prima di tutto…ma se la vittoria a Maiorca non serve e per il Real invece significa vincere la Liga allora…”. Non è bello per il tennis, vero Helfant?, se a un giocatore in corsa per il quarto slam consecutivo come non è più riuscito a nessuno dopo Rod Laver, si finisce per chiedere di calcio.
Sono certo che a fine terza giornata, dopo Federer-Simon (0-2 i precedenti, ma il favorito è certo lo svizzero), non si parlerà di football. E nemmeno dopo Wawrinka-Dimitrov, un match che non mi voglio perdere. Se mi avanza tempo, non volendo perdere nemmeno _ da buon patriota _ Schiavone-Marino e Brianti-Cibulkova, farò un salto anche da Verdasco-Tipsarevic.

Ubaldo Scanagatta

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker