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22/01/2011 12:10 CEST - Caso scommesse

Volandri: il perchè della notizia

TENNIS, MELBOURNE - Quando si è al corrente dell’avvio di un’indagine, come lo sono stato io, un giornalista serio ha l’obbligo morale verso la propria professione e i propri lettori, di darne notizia. Anche se a volte si danno notizie che si preferirebbe non dare. Riflessione a seguito del 'caso' e di una telefonata con Volandri. Ubaldo Scanagatta

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Si attende la fine di un processo per far conoscere la sentenza, chi è colpevole e chi è innocente, e solo a quel punto dovrebbe diventare legittimo esprimere opinioni e commento che altrimenti sarebbero pregiudiziali.

Se lo si ama non si fa questo lavoro per leggere e ricopiare le notizie scritte da altri, anche se la maggior parte delle volte è proprio quel che accade di dover fare.

D’altra parte se non fossimo anche ricettori di notizie trovate e scritte da altri i giornali fallirebbero. Non fosse così, poi, non esisterebbero le agenzie. Mentre i giornali dovrebbero avere centinaia di inviati “investigativi” sparsi per il mondo e per ogni avvenimento: impensabile oggi, con la crisi che attanaglia tutta la carta stampata e con l’avvento di Internet.

Quante volte ho ripreso spunti oltre che dalle agenzie anche da altri giornali, dalla Gazzetta dello Sport come dal Corriere dello Sport. non le ho contate, ma sono state certamente tante. Quasi sempre li ho anche citati. E’ abbastanza normale, niente di eroico né orgogliosamente scooppettaro, che qualche volta possa accadere anche il contrario.

Oggi per esempio molti quotidiani italiani hanno citato cortesemente ubitennis.com, Il Messaggero, La Repubblica, Tuttosport, La Stampa fra gli altri, ma anche l’Associated Press russa e altre testate internazionali per la notizia data in esclusiva da ubitennis.com ieri in apertura con il titolo “Scommesse: un caso Volandri”.

La Gazzetta non lo ha fatto, ma sulla scia della nostra notizia, ha opportunamente cercato e intervistato Filippo Volandri che peraltro e per inciso avevo cercato 36 ore prima anch’io _ insieme al suo coach e mio vecchio amico Fabrizio Fanucci _ per preavvertirlo correttamente via SMS di quel che stavo per pubblicare allo scopo anche di dargli la mia piena disponibilità ad eventualmente pubblicare se non una sua smentita (impossibile: lui stesso ha confermato di essere stato sentito e naturalmente si augura che il caso possa venir chiuso a seguito delle sue parole ma ovviamente non può saperlo) quantomeno la sua versione dei fatti, eventuali proscioglimenti annunciati etcetera etcetera.

Filippo, con molto ritardo rispetto alla mia segnalazione fatta ben prima dell’uscita dell’articolo, mi ha risposto una prima volta dicendo che non credeva ci fosse bisogno di dire niente. Si è limitato a confermarmi che “Mi sono state fatte solo delle domande riguardo ad una partita e al suo andamento, ma in maniera molto tranquilla! Non voglio fare una brutta figura per una bolla di sapone o neanche, proprio perché non esiste niente e se voi scrivete ci faccio una brutta figura a gratis”.

Poi alle 4 del mattino australiane di stamani ha spedito un altro messaggio chiedendomi di richiamarlo, cosa che ho fatto, finchè ci siamo risentiti stamani.

Ripeto e ribadisco: capisco che non gli abbia fatto piacere che io abbia scritto la notizia che avevo saputo per certa. “Ho dovuto dirlo ai miei genitori che non sapevano nulla…perché non lo leggessero prima sui giornali” mi ha detto fra l’altro.

Nell’articolo pubblicato stamani dalla Gazzetta (sotto un titolo: Scommesse: Volandri interrogato/ tutto normale: è la prassi. Nell’occhiello si legge: “E’ per un match di ottobre perso a San Pietroburgo”. Nel sottotitolo: “Mi hanno chiesto della partita, penso di aver chiarito con le mie risposte”) l’inizio è: “Si sono diffuse voci di un’indagine della Tennis Integrity Unit su una mole di scommesse anomale su una partita persa da Filippo Volandri 3-6,3-6,6-2…omissis…l’ex n.d’Italia puntualizza, sorpreso che si sia violata la privacy: “Non avevo parlato con nessuno di questa storia perché mi pare una prassi normale, già seguita con altri giocatori…Mi chiedo come una notizia così personale possa essere diffusa….omissis. Mi riservo ogni azione legale a tutela della mia persona. Anche perché qui non c’è stato processo come nel precedente del doping… ”.

Filippo mi ha chiesto la fonte della mia informazione, e anche qui capisco la sua legittima curiosità, ma io non ho potuto dargliela. I giornalisti hanno un segreto professionale che impone la protezione delle proprie fonti. Il perché è evidente: se uno rivelasse sempre le sue fonti, queste si prosciugherebbero e il lavoro del giornalista diventerebbe impossibile. Gli ho spiegato d’aver scritto solo un fatto di cui ero assolutamente certo, e dopo aver fatto tutte le indagini possibili, e lui per primo sapeva che le cose stavano così.

Ma ho anche ribadito che non solo per le leggi del tennis, ma anche per quelle di tutti i Paesi civili, ogni “interrogato” deve essere presunto innocente finchè chi ha l’onere della prova non dimostri l’eventuale colpevolezza.

Lui era preoccupato che nel momento in cui fosse acclarata la sua innocenza i giornali non gli dessero lo stesso risalto: per gli altri non posso rispondere, ma per quanto mi riguarda _ visto che lo spazio lo gestisco io _ può invece stare tranquillo. E spero di scrivere al più presto, come gli ho detto, della chiusura dell’investigazione che comunque _ per sua stessa ammissione – non è ancora stata dichiarata.

Al di là del fatto che la lettura quotidiana dei giornali mostra di continuo casi (e non solo quando in ballo è Berlusconi, Fini o il politico di turno) in cui questo o quell’editorialista si pronunciano pregiudizialmente su casi nemmeno aperti dalla giustizia, invocando l’intervento della magistratura a seconda dei vari interessi politici…gli ho anche fatto presente che non si può pretendere che un giornalista aspetti l’inizio di un processo, l’eventuale dibattimento o addirittura la sua conclusione, per scrivere di un’indagine in corso…da un paio di mesi.

La notizia va sempre data nel nostro mestiere. A volte c’è chi non la dà per ottenere futuri favori, ma è un meccanismo strumentale di …p.r. e complicità che a me non è mai piaciuto troppo, sebbene talvolta fruttifero.

Non si può nemmeno scrivere che sono stati pochi i giocatori interrogati, perché di molti probabilmente non lo si è venuto a sapere. Per questo Volandri può pensare di essere stato sfortunato, ma non si deve esagerare nel considerarlo tale perché _ ripeto quel che ho scritto ieri augurandomelo per lui, per il tennis italiano e per tutti _ se tutto finirà in una bolla di sapone come per Davydenko (che venne sospettato di cose molto più gravi apparentemente) tutto finirà lì.

Come è finito,infatti, per Davydenko che gode ovunque di simpatia e sostegno come prima e forse più di prima proprio perché viene considerato vittima di una situazione più che l’artefice.

Anche del caso dei 5 italiani coinvolti nel “caso scommesse” tutta la stampa nazionale ne parlò ben prima dell’avvio del processo, sulla scia del Journal de Dimanche che per primo pubblicò la notizia della denuncia sporta da un gruppo associato di società di betting a Gayle Bradshaw dell’Atp. Poi i ragazzi potevano essere condannati oppure assolti.

Roger Federer del “caso Volandri-Gabashvili” non sa nulla ovviamente riguardo a doping e match truccati ha le idee chiare, e rifiuta di fare una grande distinzione: “Se mi fa più rabbia sapere che un tennista si droghi oppure trucchi un suo match? Uguale. Sono entrambe due brutte cose. Non va bene. Non conta se uno dei due mali per me vale 51 e l’altro 49. Non importa. Penso che sia inaccettabile quando atleti, giocatori, comunque tu li voglia chiamare, cercano di fare cose come quelle e che mettano a repentaglio l’integrità dello sport. Non so se (nello scoprirlo…) sarei più arrabbiato o deluso. E’ solo un danno che si fa a un gioco che ci ha dato tutto. Perchè giocare per fare queste cose? Non corri soltanto un rischio per te, ma per molti altri giocatori….facendo un danno a tutto lo sport. ecco perché è deludente sapere che certe cose possono accadere”.

Devo dire che Filippo, ovviamente seccato per la pubblicità data al caso, mi è sembrato assolutamente tranquillo per quanto concerne il suo caso e la sua evoluzione. Meglio così. Spero di raccontarne presto il lieto fine.

Ubaldo Scanagatta

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