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22/01/2011 11:52 CEST - Il personaggio

Dolgopolov, una luce che abbaglia

TENNIS - Il tennista ucraino ha eliminato oggi in cinque set il finalista del 2008, Jo Wilfried Tsonga, complice anche una condizione fisica non certo al massimo del francese. Alexandr è uno dei nuovi personaggi del circuito: capace di un gioco assolutamente folle e dissennato, è ormai idolo assoluto di tifosi e addetti ai lavori. Da Melbourne, Luigi Ansaloni

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Prima era più un fenomeno di costume, un giocatore quasi senza senso logico e compiuto, un distributore semiautomatico di bel tennis senza scopo di lucro. Un tennista che non lasciava indifferenti quando lo vedevi in campo, con quel suo modo illogico nel colpire la palla. Che però faceva male, molto male. Adesso Alexandr Dolgopolov, 22 anni, talento venuto dall’Ucraina, si è fatto conoscere non per quello che potrebbe fare ma per quello che fa. Jo Wilfried Tsonga, finalista qui nel 2008 e semifinalista l’anno scorso, si è dovuto arrendere ai colpi totemici dell’uomo venuto da Kiev (complice anche una condizione fisica lontana, lontanissima dall’essere accettabile) in cinque set al terzo turno dell’Australian Open: 3-6 6-3 3-6 6-1 6-1 il punteggio finale.

Dolgopolov, figlio d’arte (suo padre, ex tennista, gli ha messo la racchetta in mano da quando aveva 3 anni), raggiunge così per la prima volta un ottavo di finale in un torneo dello Slam. Partita bella, molto bella, tra i due, specie nei primi tre set, ovvero fino a che il fisico dell’Ali francese (sostenuto per tutto il tempo dal calore del pubblico australiano, che lo ha sempre amato) ha retto. I due hanno regalato alla Margaret Court Arena colpi di tutto rispetto, soprattutto Dolgopolov ha deliziato la platea con un folle passante con smash incorporato dopo una voleè semidefinitiva del francese (doppio circoletto rosso, direbbe Tommasi). Tsonga in forma, con ogni probabilità, questa partita l’avrebbe portata a casa, ma le sue condizioni fisiche gli permettevano solo di giocare a sprazzi e di stancarsi con relativa facilità. Peccato, perché il torneo perde senza dubbio un personaggio. Per guadagnarne e scoprirne un altro però. L’ucraino adesso avrà un’altra sfida sulla carta proibitiva contro uno cattivo, molto cattivo, troppo cattivo: Robin Soderling, numero 4 del mondo, che fin qui ha disintegrato qualunque cosa gli capitasse a tiro. 

Poco importa, i suoi “adepti” sono già felici così. Il “Dolgo” a modo suo è un caso da studiare, una sintesi meravigliosa di come di un tennista ci si possa innamorare follemente senza apparente ragione. Non ha vinto niente, non è uomo da copertina, non è un figo muscoloso alla Feliciano Lopez che fa impazzire il pubblico femminile. Eppure per tutti è un idolo. Assoluto, incontrastato e unico nel suo genere. Un assoluto genio nella racchetta, un modo di giocare unico, quasi inimitabile. Follia pura quando gioca, dove a tratti dà l’impressione a chi lo osserva di non saper cosa stia facendo. E forse non lo sa davvero, visto che la tattica di gioco a volte pare talmente assurda da rasentare il paradossale. Ma quando colpisce la palla, è spettacolo alla stato puro: palle corte improvvise e sorprendenti, numeri di alta scuola circense, un dritto terrificante. Contro di lui Nando Gonzalez a Parigi non ci ha capito assolutamente niente, venendo zimbellato con irridente facilità in ogni occasione. E stiamo parlando di uno che nel 2009, al Roland Garros, arrivò in semifinale, quindi non esattamente uno sprovveduto. Perfino sua maestà del rosso, Rafael Nadal, a Madrid, pur vincendo in due set, non ebbe vita affatto facile, anzi. 

Adesso però il Dolgo è diventato grande, e sa fare male, molto male. Nel balzo in avanti del 22enne di Kiev (ora è numero 46 della classifica ATP, e dopo questo torneo potrebbe entrare nei primi 30 al mondo) è stato assolutamente fondamentale il cambio di allenatore, Jack Reader, che ha portato all’esplosione definitiva del suo talento, alla consapevolezza di essere uno che vale. Quella perversa macchina che è Facebook, nel frattempo, lo aveva già capito da tanto, tanto tempo, eleggendolo idolo indiscusso. Gruppi su gruppi sono nati in suo onore, e il più noto in Italia è quello fondato dal commentatore di Eurosport, Federico Ferrero, dal nome davvero singolare (e divertente): La setta raeliana del guru Oleksandr Dolgopolov jr. La “Luce” si è abbattuta su Tsonga, e adesso rischia di estendersi anche in Svezia. Per accecare infedeli, per accaparrarsi nuovi adepti.
 

Luigi Ansaloni

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