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23/01/2011 13:44 CEST - Rassegna Stampa del 23 Gennaio 2011

La fuga all'estero di Pistolesi & C. oppressi dal nostro sport malato (Clerici), Open d'Australia: dopo la Schiavone, ancora un'azzurra Flavia la guerriera conquista gli ottavi (Azzolini, Viggiani, De Martino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

La fuga all'estero di Pistolesi & C. oppressi dal nostro sport malato

 

Gianni Clerici, la repubblica del 23.01.2011

 

Mando dodici rose, beninteso rosse, alla diletta Venus che si è ammalata dopo un game, e mi avvio allo stadio, vergognandomi di non aver ancora scritto nulla non solo su Federer e Nadal, per i quali si potrebbe coniare il chiasma Fedal, o Nadal; ma di non aver mai accennato agli avversari che potrebbero rendere un pochino più varia la rivalità, giunta a 14 vittorie contro 8 per lo spagnolo. II programma mi aiuta, poiché sul secondo Centrale gioca Soderling, il numero quattro del mondo e, nel sedermi, mi incuriosisce l'atteggiamento di un tipo bruno, impegnatissimo in un tifo pur correttissimo per lo svedese. II mio Zeiss mette presto a fuoco l'immagine di Pistolesi, e un mio vicino viking si stupisce che io non sappia che Claudio è il recentissimo coach del campione. Mi sorprendo anch'io, perché ricordavo vagamente che Pistolesi era stato squalificato dalla Fit per un atto definito trasgressivo, con una sentenza che intimava a "non esercitare la professione di tecnico sul territorio italiano" e, non appena terminato il match, non posso trattenermi dal chiedergli «Allora, sei o no un coach?Come lo fosti di Sanguinetti, e di quel Bolelli che ti portò all'attrito con l'establishment e alla squalifica?». Claudio sorride, perché alle mie domande è abituato sin dai tempi in cui battè, a Montecarlo, il Wilander n. 2 del mondo. Sorride e risponde: «Non sono più squalificato, né devo pagare i diecimila euro richiesti dalla Federazione. II Tar del Lazio ha stabilito che un lavoro lecito non richieda un'inquadratura simile a quella prevista dalla Fit. E quindi, poiché Soderling me l'ha chiesto, mi sembra interessante allenarlo”. Mentre Claudio fa questa considerazione, mi tornano alla memoria infiniti aneddoti del ragazzo che, raggiunta la Facoltà di Legge, decise di non divenire avvocato come la sorella Cinzia, ma di continuare una vita sportiva. Scegliendo, in seguito ad un vivo senso di indipendenza, una strada tipica a molti connazionali, e cioè l'emigrazione. Una decisione non certo facile, che lo spinse sino in Giappone, allenatore prima dell'ottimo Suzuki e poi della squadra di Davis. E, dal Giappone, ad allenare tennisti di ogni dove, tra i quali la moglie israeliana, Anna Smashnova, che condusse al n. 15 del mondo. Nel parlare con Claudio, mi vengono alla mente altri italiani che, pur senza subire squalifiche paradossali co-mela sua, si son visti costretti ad allenare soprattutto stranieri. Riccardo Piatti, capace di condurre al n. 3 del mondo quello che fu uno sconosciuto rifugiato croato, Ivan Ljubicic, eAlberto Castellani, che portò il tedesco Schuettler alla finale dello Australian Open, l'ignoto Hicham Arazi ai quarti di Parigi e, quanto alla Davis, giunse ad allenare il Marocco. Nel pensare a tutto ciò, e ad altri casi extratennistici quali Fermi e Rubbia, Maiani e Dulbecco, mi pare ovvio domandarmi: non c'è davvero un mondo di evitare la fuga di questi cervelli all'estero, invece che rendergli la vita difficile in patria? Posso anche capire che qualcuno soffra di masochismo, ma perché non chiederne al dottore? Squalificato dalla federazione, ha lanciato molti talenti: ora lo ha chiamato Soderling Da Castellani a Piatti, troppi casi di tecnici costretti ad emigrare. E da noi mancano campioni L'impresa La Permetta rimonta la Peer negli ottavi con la Schiavone

 

Open d'Australia: dopo la Schiavone, ancora un'azzurra Flavia la guerriera conquista gli ottavi

 

Daniele Azzolini, tutto sport del 23.01.2011

 

Succede, a volte, che le partite di tennis cambino d'improvviso il corso, quasi che uno dei due in campo si fosse seduto inavvertita-mente su un interruttore capace di regolare il divenire dei colpi. Un interruttore che accenda nuove luci e permetta di vederci chiaro. Dove si celi, il magico pulsante, se nella testa o nell'anima dei tennisti, o magari sia parte di quell'instabile meccanismo che prende il nome di Fato, davvero non sapremmo dire. Ma di sicuro c'è, esiste, e funziona bene. CADENZA Era, in quella, la nostra Pennetta non poco attardata tardata al cospetto del tenente dell'esercito israeliano Shahar Peer,numero 10 del torneo, un tipo rapido, forse più nelle gambe arcuate, da velocista, che nei colpi che imprime alla pallina Sotto 6-3, 4-2 e 30-40, dunque a un passo dal consentire all'avversaria di andare a servire per il match, Flavia ha accentuato la cadenza dei colpi, senza dimenticare di mostrarsi tignosa e far le viste di crederci assai Lì si è avvertito forte il clic dell'interruttore, e la magia ha preso forma. «Ho recuperato quei due game, ed stato il momento fondamentale della mia rimonta, quello che mi ha permesso di riscrivere il match». In quei game, Shahar non era stata ancora pervasa dal virus più tosto che vi sia in campo tennistico, quello dell'incertezza, e credeva nella sua vittoria. «Poco dopo», racconta ancora Flavia, «quando sono andata di nuovo sotto, sul 6-5, è stata lei a farsi timida, poco risoluta». Poche storie. Al tie break il match aveva ormai assunto un nuovo corso. Flavia dettava i tempi dell'incontro. «Ho saputo mettere in campo le variazioni che in altre occasioni mi erano mancate. Ci stiamo lavorando da qualche tempo, con Gabi (Gabriel Urpi, il coach, per chi non lo conoscesse; ndr), per aggiungere nuovi schemi al repertorio e avere più spesso in mano il comando delle operazioni». APPRODO Ieri Flavia vi è riuscita, e l'approdo negli ottavi di due italiane riporta l'orologio del nostro tennis a sette stagioni fa Era i12004. Allora Flavia e Francesca, poco più che bimbe, uscirono al primo e al secondo turno. M andare avanti furono Silvia Farina e Adriana Serra Zanetti. Il seguito avrà i centimetri (183, per la precisione) e i colpi mancini di Petra Kvitova, ceka, semifinalista a Wimbledon sei mesi fa. Flavia avrebbe preferito Samantha Stosur, seppure numero 5 del mondo. Almeno lei sa come prenderla «In vece coi mancini è tutto più complicato. Inoltre, Petra sta crescendo e ha voglia di arrivare». La ragazzina, 20 anni, biondissima, con un apparecchio ai denti che sembra una corazza, è fresca di titoli (due fi- nora) e avida di oneri. Ha gambe agili e potenti, e sa imprimere alla palla traiettorie fuori dagli schemi del manuale. I requisiti fisici certo non le rruncano. «Occorrerà ripassare la lezione di Gaby su come rendere meno decifrabile il mio gioco», dice Flavia IL COACH C'è Italia anche nel torneo maschile, sebbene tutti siano già usciti A tenere alta la bandiera è Claudio Pistolesi, oggi coach. Da poche settimane lavora con Robin Soderling, numero 4 mondiale, due volte finalista al Roland Garros. Ieri contro Hernych, lo svedese ha ottenuto l'8 vittoria di fila: nel 2011 è imbattuto. «Robin è una macchina praticamente perfetta, un tennista di basi solidissime, cresciute con l'apporto di Magnus Norman», spiega Claudio. «Il mio impegno è di lavorare sui dettagli, migliorare alcuni aspetti di un quadro già perfetto. La ricerca meno casuale della rete, un più armonica split step. Particolari che possono contribuire a fare la differenza». I1 feeling fra i due è sorto spontaneo, e il carattere romano di Pistolesi si ritrova senza fatica nella professionalità dello svedese. Una strana coppia solo sulla carta. Il binomio, in realtà, promette assai bene e Soderling, vinto il torneo di Brisbane,ha già ritoccato il suo record agli Australian Open, dove non era mai andato oltre il secondo turno. La giornata, infine, consegna al tennis d'autore due bimbetti buonissime speranze. Bernard Tomic non sfigura contro Nadal, anzi lo impegna a lungo e per metà del secondo set si diverte pure ad assediarlo. Ancora meglio ha fatto Milos Raoie, 20 anni, canadese di provenienza montenegrina Ha colpi maestosi, senza essere un fulmine di guerra negli spostamenti. Sevi pare poco, ha mandato a casa Mikhail Youzhny.

 

Schiavone e Pennetta, che coppia!

 

Mario Viggiani, il corriere dello sport del 23.01.2011

Inseguono un'altra impresa storica: mai due italiane insieme nei quarti di uno Slam hanno già riscritto la storia del tennis italiano femminile. Ha iniziato la brindisina, diventando la prima Top Ten di sempre (agosto 2009). Poi la milanese ha fatto meglio, prima a conquistare un torneo dello Slam, il Roland Garros (giugno 2010), e arrivando fino al n. 6 della classifica mondiale. E nel novembre 2010 "Fla" ha vinto il Masters di doppio e "Fra" è stata la prima a disputare quello di singolare nella versione elitaria riservata alle prime otto del ranking annuale. Ah, nel frattempo insieme e con altre azzurre hanno messo le mani su tre Fed Cup (2006, 2009 e 2010) nelle quattro finali raggiunte in cinque anni (c'è anche quella del 2007). A proposito di anni, Francesca va per i trentuno e Flavia per i ventinove, ma come spesso capita per le donne dello sport italiano non hanno intenzione di fermarsi, arrivate da poco evidentemente alla maturazione tecnica e mentale. Così agli Australian Open si sono guadagnate un'altra chance importante: mai due italiane sono approdate insieme ai quarti di uno Slam, potrebbero condividere l'ennesimo record qualora a Melbourne negli ottavi riuscissero a battere rispettivamente la russa Svetlana Kuznetsova e la ceca Petra Kvitova. La Schiavone è scesa in campo nel terzo match disputatosi sulla Hisense Arena più o meno all'alba italiana di oggi, la Pennetta sarà invece inserita nel programma che avrà inizio stanotte all'i per concludersi nella tarda mattinata di domani (o anche più tardi, come successo ieri con Nadal-Tomic). IN FORMISSIMA - La Pennetta ha già migliorato il suo ruolino di marcia agli Australian Open, dove non aveva mai superato il terzo turno. L'ha fatto alla grande, recuperando da 3-6 2-4 (e ancora 5-6 e servizio alla rivale) contro Shahar Peer, testa di serie n. 10 del torneo, con la quale era 3-2 nei precedenti (ma aveva perso gli ultimi due). Però adesso a sorpresa, negli ottavi, la brindisina troverà la 20enne mancina Kvitova, semifinalista a Wimbledon 2010 e quest'anno vincitrice del torneo di Brisbane. Flavia guida 3-1 nei precedenti, però questa è un'altra Kvitova, che infatti ieri è riuscita a battere l'idolo locale Sam Stosur seccamente in due set. «Una di quelle che preferirei sempre 'evitare», è l'ammissione di "Penna". La speranza è che la n. 2 azzurra arrivi a questo durissimo impegno senza aver sprecato troppe energie nei due doppi nella giornata che invece ha visto la Kvitova giusto allenarsi. Forse però la ceca, vincitrice dell'ultimo confronto sul cemento di Pechino, potrebbe risentire del peso del pronostico: «Non so se sono favorita, ma ormai dovrò abituarmi a giocare sempre più incontri nei quali sarò considerata tale e dovrò quindi sopportare maggiore pressione rispetto a quando non si ha nulla da perdere. Sicuramente contro Flavia sarà un match diverso rispetto a quello con la Stosur: serve più piano, ma gli scambi saranno più lunghi, io dovrò avere più pazienza, spero soltanto che soffra il mio tennis mancino». La Kvitova si augura anche che i due doppi sfianchino una 'Pennetta che invece fin qui è apparsa in condizioni eccellenti, particolarmente lucida anche tatticamente (anche se con una maxifasciatura sulla coscia sinistra, contro la Peer). «Quest'inverno non mi sono allenata più degli altri anni, anzi - ha spiegato Flavia - perché più vai avanti con l'età e più è importante trovare il giusto equilibrio fra campo, fisioterapia e riposo». Con buona pace di mamma Concita, che davanti alla Tv la vede troppo magra. «L'età avanza, così in inverno mi sono allenata un po' meno» Però la madre in Tv la vede troppo magra Per Flavia rimonta da applausi contro la Peer per la prima volta a Melbourne supera il terzo turno

 

Flavia, che carattere

 

Marco De Martino, il messaggero del 23.01.2011

 

Ad un passo dal burrone, quando mancava proprio un metro per ruzzolare giù, Flavia Pennetta ha allungato il collo, ha sbirciato l'abisso e ha deciso che in qualche modo doveva salvarsi. Perdeva .6-3,'4-2 e''palla del 5-2 con due break, come dire che la corda era già bella e insaponata e mancava pochissimo, mentre la sua all'avversaria, l'israeliana di Gerusalemme ma di origini slovacche Shahar Peer, numèro 12 del mondo, comandava scambi e punteggio. Sembrava la solita maledizione di Melbourne, il torneo stregato, l'unito Slam dove Flavia in otto tentativi non era mai riuscita a saltare dentro la seconda settimana. Invece, stringendo i denti, . la Pennetta è riuscita a rientrare nel match, si è salvata quando la rivale sul 6 3 6-5 ha servito per il match, e poi ha finito per scalare la montagna dominando il tie-break 7-2. e poi chiudendo il terzo set 6-4 dopo due ore e mezzo di battaglia. Tanto per dire, il computo dei punti alla fine è stato Pennetta 103 e Peer 102; ed era oltre un anno che Flavia non vinceva una partita Pennetta, che fatica....Super rimonta contro la Peer Ora la terribile mancina Kvitova dopo aver perso il primo set. E' stata dunque una vittoria di testa, di tigna, di orgoglio, di cuore di rabbia, una rimontona felice e purissima, di quelle che danno grandi soddisfazioni. Flavia è mezza incerottata, ha la coscia e la caviglia sinistra fasciate, ma la felicità regala benzina. Il fatto è che oggi la Pennetta deve giocare il doppio (con la Dulko)e poi il misto (con Starace), per poi tornare in campo nel lunedì australiano E a Melbourne si bolle, come ha. detto bene ieri Nadal dopo aver battuto con qualche affanno la ventenne speranza australiana Tomic: «Sono zuppo da strizzare, mi sono cambiato sei magliette in un match, forse ho ancora addosso il virus io, ma questo caldo umidiccio è insopportabile». Tornando Flavia, domani negli ottavi di forale la Penna se la vedrà coro la terribilissima emergente ventenne ceca spilungona e mancina Petra Kvitova che agli occhi azzurrissimi e ai capelli biondi contrappone dritti e rovesci che assomigliano a missili. Ieri ha fatto fuori l'eroina di casa Stosur in due set ed è probabilmente la giocatrice più in forma del torneo visto che la settimana scorsa ha vinto Brisbane. La Permetta dovrà vincere di tattica e soprattutto servire benissimo, altrimenti sarà quasi impossibile perché l'altra tira veramente troppo forte. Nota a margine, ieri a Melbourne 77:121 spettatori in un giorno: pazzesco.

 

 

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