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25/01/2011 13:15 CEST - Interviste

Roger Federer

b. Wawrinka 6-1 6-3 6-3

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D: Una gran vittoria oggi. Cosa ti è piaciuto di più?
RF: Che è stata una vittoria (sorride).
No, è stato un buon match per me. E' cominciato bene. Sono riuscito a servire e rispondere molto bene. Servire soprattutto, e non credevo ci sarei riuscito, perché l'ultima volta che abbiamo giocato riusciva a prendere quei punti gratis come ha fatto contro Monfils e Roddick.
Oggi mi aspettavo che avrebbe servito ancora meglio, perché la palla viaggia più veloce. In qualche modo sono riuscito a rispondere bene. Anche nei miei game di servizio ho giocato molto bene. Penso che questo abbia fatto girare il match dalla mia parte.

D: Puoi dirci di preciso su cosa avete lavorato tu e Paul negli ultimi sei mesi?
RF: Non abbiamo avuto così tanto tempo, a dire il vero. Ho giocato molti tornei. Direi che abbiamo parlato più di tattica, come giocare le partite. Ci siamo anche conosciuti meglio.
Forse d'ora in poi avremo più tempo per lavorare che durante la pausa invernale. Non ho neanche quasi fatto la pausa invernale, in realtà. Alla fine ci siamo solo conosciuti meglio.

D: I risultati sono stati ottimi da quando lavori con lui.
RF: E' vero. C'è stato anche un cambio di superficie. Penso di essere riuscito a lavorare davvero bene con Severin e Paul in Svizzera dopo Wimbledon, ed è stato molto importante per me. Mi sentivo bene. Non avevo mal di schiena. Era tutto nel passato.
Finalmente l'inerzia è girata dalla mia parte. Penso che questo mi abbia aiutato molto per diverse settimane, mesi. Poi è tornata la fiducia. Quindi non è strano che gioco bene. Ma sono contento che da quando lavoro con Paul il mio livello sia salito di nuovo.

D: Una domanda su te e Rafa. Ti ricordi la tua prima impressione su di lui? Come pensi che si sia sviluppato il vostro rapporto negli anni? Avete questa amicizia e un grande rispetto, cosa insolita per grandi rivali.
RF: Uhm, la prima volta che mi ricordi credo sia quando l'ho visto giocare - non so. Non mi ricordo che torneo fosse, ma di certo ricordo la prima volta che ho giocato contro di lui a Miami. Sapevo che era già molto bravo, e ho anche perso la prima volta che abbiamo giocato. Credo che io fossi già n.1.
Quindi un teenager che riesce a battere un n.1 ovviamente è destinato a diventare un campione. Anche se è stato solo un incontro, c'era molto lavoro da fare e chiaramente l'ha fatto.
Quindi credo che mi abbia sempre rispettato. Ovviamente è più giovane di me, forse mi ha preso come esempio all'inizio. Mi ha sempre portato rispetto. Io l'ho sempre fatto con qualunque avversario, a dire il vero.
Quindi direi che all'inizio era solo rispetto reciproco. Non parlava molto all'inizio, era timido. Col passare del tempo, abbiamo passato più tempo insieme, e abbiamo giocato molte partite. Abbiamo cominciato - non dico a frequentarci, ma ci siamo visti più spesso e abbiamo cominciato a parlare di più.
E' sempre stato un rapporto amichevole e molto simpatico. Da questo punto di vista non abbiamo mai avuto problemi.

D: Parli di tennis con lui?
RF: Dipende dall'argomento. Parliamo di molte cose. Ma il tennis a volte viene fuori, sì (sorride).

D: Molti giocatori dicono che l'atmosfera nel tour è rilassata e cordiale. Non era così un tempo. Dicono che è merito tuo e di Rafa, non solo come giocatori ma come persone. Te ne rendi conto, ne sei fiero?
RF: Beh, quando ho cominciato anch'io a frequentare il tour, era un ambiente amichevole, soprattutto con Agassi verso la fine della sua carriera. Beh, io conosco solo quella parte. Era sempre molto cordiale.
Pete magari parlava meno, ma anche lui era amichevole. Poi naturalmente anche altri, come Moya e Henman, e molti altri che si fermavano a parlare a lungo e facevano sentire benvenuti i giovani nel tour.
Ho sempre pensato che sia una bella cosa essere simpatici con le nuove generazioni che arrivano, invece di farli sentire come se entrassero all'inferno.
Penso sia bello rispettarsi ed essere amici di tutti. E credo sia lo stesso per Rafa. Penso che quando ci vedono, noi grandi rivali in campo, parlare ed essere amici, penso che contagi anche altri giocatori, che pensano che il tennis è uno sport combattuto, duro, ma alla fine è solo uno sport. C'è molto altro nella vita. Penso che sia un po' quello che sono riuscito a far vedere a molti altri atleti.
Ma alla fine, quando sei sul campo giochi al massimo e onestamente. Almeno questo è quello che faccio io.

 

Traduzione a cura di Francesca Sarzetto

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