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28/01/2011 12:59 CEST - AUSTRALIAN OPEN

Andy, it's now or never

TENNIS - Domani scopriremo chi sarà, tra Murray e Ferrer, a sfidare Djokovic. Lo spagnolo è avanti 3-2 nei precedenti, ma sul cemento non ha mai vinto un set. Per lo scozzese è l'ora della verità: per la prima volta non ha alcun alibi. Se vuole diventare campione, deve vincere non solo domani, ma anche domenica. Riccardo Nuziale

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murray02
murray02

PRECEDENTI: 3-2 FERRER
2006 Barcelona Clay (O) R32 Ferrer 46 76(4) 61
2006 Toronto-1000 Hard (O) R64 Murray 62 76(6)
2010 Rome-1000 Clay (O) R16 Ferrer 63 64
2010 Madrid-1000 Clay (O) QF Ferrer 75 63
2010 ATP World Tour Finals Hard (I) RR Murray 62 62

CAMMINO VERSO LA SEMIFINALE - MURRAY
Karol Beck 63 61 4-2 ret.
Illya Marchenko 61 63 63
No. 32 Guillermo Garcia-Lopez 61 61 62
No. 11 Jurgen Melzer 63 61 61
Alexandr Dolgopolov 75 63 67(3) 63
tempo totale in campo: 9h 51m

CAMMINO VERSO LA SEMIFINALE – FERRER
Jarkko Nieminen 64 63 16 62
Michael Russell 60 61 75
Richard Berankis 62 62 61
(Q) Milos Raonic 46 62 63 64
No. 1 Rafael Nadal 64 62 63
tempo totale in campo: 10h 28m

Chissà dov’era e come ha reagito Andy Murray alla notizia della sconfitta di Federer contro Djokovic. Di certo non avrà pianto, come gli successe lo scorso anno dopo la sconfitta in finale. Di certo sa benissimo che un’occasione come questa potrebbe non ripresentarsi tanto facilmente: per la prima volta, da quando è top player a tutti gli effetti, è sicuro di non trovare nel suo cammino Slam né Federer né Nadal.

Da almeno un paio d’anni Murray è costantemente profetizzato come il campione del dopo binomio tirannico assieme a Djokovic e Del Potro, ma a differenza di questi non è ancora riuscito ad imporsi ad altissimi livelli. Due anni fa, dopo la prima finale Slam raggiunta in carriera, a Flushing Meadows 2008, venne addirittura considerato il favorito numero 1 qui in Australia, ma fu sconfitto piuttosto clamorosamente da Verdasco. Da allora, periodicamente, ha sempre deluso i suoi tifosi dando vita a prestazioni ben al di sotto delle sue potenzialità (in particolare semifinali di Wimbledon 2009 e 2010, ottavi e terzo turno di US Open 2009 e 2010). Tuttora convinto che la solidità difensivista sia la chiave che porta al successo, quando è invece dotato di un grandissimo talento inespresso che gli permetterebbe di giocare un tennis più offensivo e meno dispendioso, Murray questa volta non può più sbagliare: giocando da Berasategui o da Edberg poco importa, un risultato diverso dalla vittoria del torneo sarebbe un insuccesso epocale. In forma strepitosa, sulla sua superficie preferita, senza i due giocatori che diverse volte gli hanno sbarrato la strada, non può che vincere. Se così non fosse, saremmo costretti a ridimensionare fortemente (definitivamente?) il suo status nel tennis attuale e futuro.

La prima tappa verso il successo si chiama David Ferrer, giocatore tornato prepotentemente alla ribalta lo scorso anno e tuttora imbattuto in questo 2011, avendo vinto il torneo di Auckland. Ad una lettura superficiale dei precedenti tra i due giocatori, la situazione non sembrerebbe rosea per Murray, che ha perso tre incontri su cinque. Le tre sconfitte, però, sono giunte tutte sulla terra, superficie indigesta al numero 5 del mondo (tornerà 4 solo in caso di vittoria del torneo) e adorata da Ferrer, mentre sul cemento Murray ha vinto quattro set su quattro: a Londra, pochi mesi fa, nell’ultima partita di round robin, Ferrer fu matado senza tanti complimenti. La differenza su questa superficie tra lo scozzese e lo spagnolo sembra nettissima: pur basando entrambi il proprio gioco sulla solidità da fondo campo e sull’approccio difensivo alla partita, Murray ha nei cambi di ritmo, nell’efficacia al servizio e alla risposta, nella sensibilità di tocco e nella buona attitudine a rete, armi che lo distaccano dal guerriero Ferrer, che comunque di certo non cederà la partita senza aver prima sputato l’ultima goccia di sangue. Non si vede però come possa far partita pari: la sua arma principale, vale a dire il dritto inside out, va a scontrarsi con il formidabile rovescio di Murray, e se certamente è un formidabile atleta che impone un ritmo forsennato da fondo campo, lo scozzese lo è altrettanto, se non di più. Sbagliare il meno possibile spingendo dalla prima all’ultima palla per almeno (almeno) tre ore, è l’unica via percorribile per lo spagnolo: non ci sembra onestamente possibile.

Dovesse farcela, Ferrer (che ha già infranto un record, battendo Nadal: era dal 2004 che la testa di serie n.1 in Australia non perdeva prima delle semifinali) diventerebbe il finalista più “ritardatario” dell’Era Open: alla sua 33a partecipazione, batterebbe infatti il record dell’australiano Kim Warwick, che arrivò in finale agli Australian Open 1980 al 32o Major giocato.

Ma lo spagnolo, che dalla settimana prossima diventerà numero 6 del mondo superando Tomas Berdych, non sembra in grado di dire la sua: l’appuntamento per il titolo sembra essere una faccenda tra Murray e Djokovic.

Riccardo Nuziale

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