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01/02/2011 16:46 CEST - AUSTRALIAN OPEN

Kim, Francesca e le altre

TENNIS - Quattro fotografie dall'Australian Open femminile appena concluso. Kim Clijsters si conferma la più forte (e la più tollerata anche dai critici); Justine Henin saluta malinconicamente la compagnia; Francesca Schiavone è la nota più bella, non solo per noi italiani; Li Na, cinese atipica, si scopre campionessa e scrive la storia del tennis cinese. Elisa Piva

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E così anche il primo Slam della stagione 2011 va in archivio come l'ultimo della stagione passata, con Kim Clijsters in posa davanti ai fotografi, sorridente e con la coppa in mano. Un successo che mette d'accordo tutti, quelli che dicono che la Wta ha una numero 1 non degna, quelli che amano il tennis classico ma che si "accontentano" di lei indicandola come unica vera campionessa, e quelli (tanti) che la amano anche come persona.

Di questa tennista si è già detto tutto riguardo il nuovo stato mentale, di quanto sia più matura, serena e consapevole in questa sua seconda parte di carriera. Un tempo non avrebbe vinto partite come questa finale: arrivava a un passo dal successo ma poi diventava un fascio di nervi. Probabilmente in questo periodo sta sfruttando l'assenza di una dominatrice, e tenta timidamente di vestirne i panni, ma forse con questa nuova tranquillità avrebbe prevalso anche sulle rivali di allora che tanti dispiaceri le hanno arrecato. Tutte tesi inconfutabili, quel che è certo è che ora si sta togliendo tutte quelle soddisfazioni che prima del ritiro non era riuscita a raccogliere e questo farà di lei, una volta conclusa definitivamente la carriera, una campionessa senza se e senza ma.

Già, ritiro, questa parola che lei utilizza di continuo e fa impazzire tutti. Prima saluta tutti e se ne va per farsi una famiglia, poi se la fa e le ritorna voglia di giocare. Rientra nel circuito e nel giro di un anno e mezzo riesce a fare quello che non le era riuscito in sette anni, ovvero andare a segno negli Slam (seconda carriera batte prima carriera 3 a 1) da favorita e senza perdere più un'occasione. E lei come commenta, proprio ora che macina un successo dopo l'altro? Che non vede l'ora di dare un fratellino a Jada e che il 2011 potrebbe essere la sua ultima stagione completa. Ma aggiunge che di sicuro tenterà di arrivare alle Olimpiadi 2012 e poi si vedrà… Insomma, nemmeno quella è data certa per il ritiro. Che le piaccia mischiare le carte in tavola è indubbio, per ora speriamo riesca a mantenere questo livello per un altro anno, e che continui a mettere tutti d'accordo.

Per una campionessa belga che infila successi dopo successi, un'altra lascia (definitivamente?) il tennis, per la seconda volta. Fa uno strano effetto ritrovarsi a scrivere un nuovo addio a Justine Henin, quando forse alle competizioni non era mai veramente ritornata. D'altronde, ripensando al 2010, abbiamo mai rivisto la Henin vincente e convincente del pre ritiro? Forse ci si aggrappava più al ricordo della Justine che fu, piuttosto che a quella che avevamo realmente davanti. Proprio per questo forse è meglio così, che abbia lasciato di nuovo, invece che continuare trascinarsi ad ogni torneo e far discutere per una sconfitta prematura, che poi tanto sorpresa - con un po' di oggettività - non era mai.

Dal suo ritorno si ricordano solo tre, quattro partite degne di nota, troppo poco per una che era tornata per vincere Wimbledon. Troppo poco per chi la rivoleva al vertice per risollevare il livello della Wta.
Perché a parte qualche partita, la "nuova" Justine non ha mai dato l'impressione di poter tornare al top. Onestamente, ci saremmo accontentati di vedere solo qualche bel punto sporadico? Ci sarebbe bastato vedere la Henin navigare attorno alla 15esima posizione, senza più vincere quello a cui ci aveva abituati? Senza più riuscire a lottare ad armi pari con le migliori? Queste sue grigie apparizioni non facevano altro che intristire il ricordo della numero uno ormai ritirata nel maggio 2008 e mai più davvero ritornata.

Al di là delle due campionesse belghe, questo Australian Open verrà ricordato anche per altre due campionesse: Francesca Schiavone e Svetlana Kuznetsova. Per quell'epico match, quelle 4 ore e 44 minuti di quarto turno che ci hanno regalato grandi colpi, lotta ed emozioni. In assoluto la miglior partita del torneo, uomini e donne compresi, e cosa che ci rende ancor più orgogliosi è che la protagonista, ancor più della russa, è stata la nostra Francesca, alla fine vittoriosa e stremata ma sempre più grande. Immensa, una giocatrice e un'atleta da prendere come esempio e mostrarlo a tutti i ragazzini, una “Leonessa” che ha dimostrato una volta di più – se ancora ce ne fosse bisogno – che tra le top player lei ci sta proprio comoda.

Magari una vittoria come quella del Roland Garros sarà difficile da ripetere, ma di imprese la “Schiavo” non finisce mai di compierne. Ogni torneo fa storia a sé, e ogni volta riesce sempre a non passare inosservata, ma ad entusiasmare chi la sta guardando. Se non le fossero mancate le forze chissà, staremmo qui a raccontare di un'altra semifinale, perché la Wozniacki era in balia dell'avversaria fino a che le forze dell'azzurra hanno retto. E' andata così, non avesse giocato quasi cinque ore agli ottavi, fosse stata più fresca e avesse superato la numero 1 del mondo, magari non sarebbe arrivata comunque fino in fondo e non sarebbe entrata nella storia come vincitrice della partita più lunga della storia degli Slam femminili. Francesca, in un modo o nell'altro, continua a scrivere pagine importanti.

Ma non è la sola ad aggiornare la storia del tennis, perché Li Na è divenuta la prima cinese a giocare una finale di Slam, arrivando ad un solo set dalla prima conquista asiatica di un major. In tanti forse facevano il tifo per un nuovo corso degli eventi, per un trionfo storico,in un match in cui mai come questa volta si era dispiaciuti che una delle due dovesse uscire sconfitta. Sul più bello però Li Na ha dovuto combattere contro un'avversaria che non voleva arrendersi, contro i nervi e anche contro un po' di stanchezza. Quando ha sentito che il match le sta scivolando via Li Na si è innervosita, se l'è prenda con flash, tifosi, insetti, con tutto e ha imprecato, una cinese atipica per noi che immaginiamo gli asiatici come persone impassibili e profondamente calme. Passata la delusione però Li Na si è messa a chiacchierare con Kim, ha sorriso, ha ringraziato tutti, e ha scherzato al microfono, dimostrando un particolare senso dell'umorismo, anche questo strano per il nostro immaginario collettivo di cinesi seri e composti. Ma quel che più conta per una tennista, è che ha confermato che in una finale così importante lei non sfigura per niente, non è né fuori posto né fuori luogo, e che se gli infortuni le staranno lontano potrà davvero rimanere ai piani alti. Non ultimo, è quella che ha reso la vita più difficile all'atto finale di un major alla Clijsters, insomma ci ha regalato una partita, una finale combattuta (seconda finale slam femminile in 3 set da Wimbledon 2006), che di questi tempi è merce rara.
 

Elisa Piva

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