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06/02/2011 14:09 CEST - IL RACCONTO

Nemo propheta in patria...

TENNIS - Da dove nasce la solenne tradizione tennistica di profetizzare eventi e situazioni puntualmente smentiti? Nadal e Federer sono stati i primi a essere definiti “finiti” per poi far impallidire gli avventati addetti ai lavori? Ecco una serie di pronostici e valutazioni clamorosamente smentite. Il primo a dire una...castroneria fu addirittura Spencer Gore, primo vincitore di Wimbledon! Enos Mantoani

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Un’altra annata tennistica è appena iniziata. Le racchette s’incrociano, i bookmakers affilano i pallottolieri, gli appassionati s’infervorano famelici dopo un lungo digiuno di quasi un mese!, e i commentatori azzardano pronostici. Sembra però che il tennis si presti in maniera particolare alle previsioni fallaci. Certo, con il senno di poi sarebbe tutto troppo semplice e qualcosa si dovrà pur dire ai microfoni o scrivere sui giornali, ma attenzione novelle Cassandre, la storia di questo sport è lastricata, oltre che di buone intenzioni, anche di affrettati giudizi!

 

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le stagioni.

Qualche chicca: l’allenatore tedesco di Davis, dopo che Steffi Graf, perse contro Lori McNeil al primo turno di Wimbledon 1994 da detentrice del titolo sentenziò: “L’era Steffi Graf è finita!”. La Graf vinse altri 7 titoli dello Slam. D’altra parte, quando la campionessa tedesca era una debuttante di soli 13 anni ed era appena stata battuta 6-4 6-0 nel torneo di Filderstadt in Germania nel 1982 si era anche sentita dire dalla vincitrice e pluricampionessa Tracy Austin che “ce n’è centinaia di ragazze così in America”.

 

Invece Gunther Bosch, dopo aver smesso di allenare Boris Becker nel 1987 azzardò: ”Boris ha bisogno di tantissima concentrazione e forza di volontà… Non penso giocherà ancora per molto”. Bum Bum smise 12 anni dopo, nel 1999 vincendo ancora parecchio…Già, le previsioni sulla durata delle carriere! Si potrebbe scrivere torrenti impetuosi d’inchiostro sulle errate valutazioni. Oltre a Boris, altri tre dei più longevi e grandi campioni si sono sentiti dare del “finito” molte volte.

Nel 1956 Pancho Gonzalez, allora ventottenne dovette sopportare l’illustre collega Ted Schroeder dargli ancora un anno di carriera. Pancho si ritirò quando era ben dentro la quarantina. Su Agassi, il capitano della Davis inglese, David Lloyd, ironizzò: “Non batterebbe neanche mia mamma. Andre è finito”. L’americano vinse altri cinque Slam. Pancho Segura, allora ex coach di Jimmy Connors (che sia una prerogativa degli ex coach sbagliare clamorosamente queste valutazioni?) affermò che Jimbo avrebbe smesso in due-tre anni (allora ne aveva 25) perché con così tanti soldi guadagnati non avrebbe più avuto stimoli agonistici. Sapete tutti come andò la carriera di Connors---Certo, il buon Pancho Segua non sarà ricordato per la sua lungimiranza; su McEnroe alle prime armi valutò: “Se è il nostro miglior giovane siamo in un grosso guaio. È leggerino!”.

 

Chiaramente i commentatori, anche se grandi giocatori, sono più esposti a dare valutazioni quantomeno azzardate. In questo articolo di Danilo Princiotto sono riportati alcuni azzardi di Mats Wilander. Per fortuna ci sono giornalisti che c’azzeccano. Rino Tommasi racconta di essere affezionato a Stefan Edberg perché in una conferenza stampa predisse che lo svedese avrebbe vinto Wimbledon entro 5 anni. Per fortuna della credibilità del grande giornalista la profezia si avverò proprio al quinto anno.

 

Ma da dove parte questa bella tradizione di sbagliare grossolanamente le previsioni? Il tennis ce l’ha nel sangue: nel 1877 l’inglese Spencer William Gore, primo vincitore di Wimbledon sentenziò: “Il tennis è noioso: non sfonderà mai!”. Per nostra fortuna, non fu buon profeta in patria…

Enos Mantoani

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