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26/02/2011 17:02 CEST - IL PERSONAGGIO

“Dolgo”, bastava un po’ di surf…

TENNIS – Figlio di un ex professionista, Alexandr Dolgopolov si è staccato dalla disciplina paterna e ha trovato se stesso sotto la guida di Jack Reader, ex playboy australiano che non ama imporsi, consigliato da Corrado Tschabuschnig. Guidando 15 ore tra Ucraina e Russia, e facendo pesca e surf a Brisbane, “Sasha” ha trovato il meglio di sé. E non si pone più limiti. "Sul campo può fare di tutto". Riccardo Bisti

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Alexandr Dolgopolov
Alexandr Dolgopolov

Alexandr Dolgopolov è un giocatore diverso. Non solo per il suo aspetto etereo, quasi femmineo. Il 22enne ucraino è diverso per il suo modo di giocare. A volte sul suo viso compare un perfido ghigno, come a dire al suo avversario: “Prova a imitarmi, se ci riesci”. Uno stile unico, divertente da guardare. Lo hanno soprannominato “The Dog”. Forse perché il suo cognome è troppo lungo, o forse perché in campo ti si attacca alle caviglie e non ti molla più. La verità è che questo ragazzo ha tutto per sfondare. Alcuni giocatori sono facili da etichettare. Fondocampisti, attaccanti, giocatori a tutto campo…lui no. Dolgopolov gioca un tennis tutto suo, fuori categoria. A prima vista sembra un tennis privo di senso. “Di solito dipende da come mi sento sul campo” spiega il diretto interessato “Provo ad essere imprevedibile, a mettere in difficoltà il mio avversario”. Alexandr è un tipo traquillo. Raramente si esalta dopo un bel colpo. Non fa pugnetti, non strilla. Al massimo lancia uno sguardo d’intesa verso il suo coach. Oppure si gode, compiaciuto, l’applauso del pubblico. Nel 2010 aveva lottato alla pari contro Stepanek, Gasquet e Berdych. A Wimbledon aveva tenuto in campo Tsonga fino al diciottesimo game del quinto set. E poi ha battuto gente come Fish, Gonzalez, Youzhny e Almagro. Il grande pubblico si è interessato a lui per la prima volta a Madrid, quando ha affrontato Rafa Nadal. Ha perso, eppure non ha sofferto del “miedo escenico”, il timore reverenziale verso uno stadio importante e un avversario di prestigio. Anzi, a tratti ha preso in giro un Rafa schiumante rabbia. Poi è esploso nel 2011, cogliendo un inatteso quarto di finale in Australia, patria del suo coach Jack Reader.

Da Oleksandr da Alexandr
Papà Oleksandr è stato un buon giocatore negli anni 80, membro del team sovietico di Coppa Davis. Inoltre è stato coach di Andrei Medvedev, numero 4 ATP negli anni 90. Mamma Elena è stata una ginnasta di ottimo livello. Si chiamava Oleksandr anche lui, ma ha chiesto che il suo nome venisse cambiato. Amici e parenti lo chiamano “Sasha”: da quando ha 3 anni non fa altro che respirare tennis. Il padre lo portava in giro al seguito di Medvedev, facendogli scoprire il mondo ovattato delle player’s lounge“Mi sono allenato circa un anno con il padre di Alexandr” dice Max Mirnyi “E’ una persona attenta, disciplinata. E’ uno che sa insegnare i colpi. Sasha gli era sempre dietro, trascinando la racchetta e iniziando a tirare i primi colpi. Il suo sviluppo è iniziato molto presto”. “Sasha ha sempre viaggiato con il padre e con Andrei Medvedev” dice Orest Tereshchuk, capitano del team ucraino di Coppa Davis “Questo lo ha abituato ad avere intorno i migliori tennisti. Non ha mai avuto problemi. Si trova molto a suo agio in questo ambiente”. In realtà, lo spirito militaresco del padre si è ben presto scontrato con l’indole ribelle di Alexandr. “Mio padre è un coach molto attento, scrupoloso. A lui interessano i risultati, e fa tutto quello che può affinchè i risultati siano positivi. Ed è molto disciplinato”. L’esatto opposto di Jack Reader, l’attuale coach di Sasha. Tipo curioso, che ama fumare le sigarette e bere birra. La prima volta che lo ha visto, papà Oleksandr ha esclamato “Oh, my God!”. Così racconta Robert Davis, nel suo articolo "The Dog Unleasched", uscito dopo l'Australian Open su "Deuce Magazine", la rivista dell'ATP.

L’intuizione di Tschabuschnig
Ma lo amano in molti. Se fate un salto sulla sua pagina Facebook, troverete decine di messaggi di complimenti dopo il gran percorso di Dolgopolov all’Australian Open. In italiano, tedesco, russo, inglese…Lo amano perché è un tipo tranquillo, uno che saluta sempre per primo. Normale che Sasha preferisse lui alla rigida disciplina del padre. Ma come è nato questo sodalizio? Ironia della sorte, i prodromi risalgono agli anni 80. 25 anni fa, Reader ha lasciato l’Australia ed è andato a giocare in Italia e in Germania. Leggenda vuole che con una mano tenesse la racchetta, con l’altra si dedicasse alle belle signore. Ma oltre alla “dolce vita”, nella sua permanenza in Italia conobbe Corrado Tschabuschnig, l’attuale manager di Dolgopolov. “Nel 2005, Jack mi ha parlato di questo ragazzo dal talento formidabile” dice Tschabuschnig, già manager di Starace, Troicki e altri professionisti “Era un junior di nome Dolgopolov. Poco dopo abbiamo subito firmato. Nel 2009, Alexandr si è separato con il padre e aveva bisogno di un coach. Ho immediatamente pensato a Jack”. Non bisogna commettere l’errore di pensare che Reader sia solo un giocherellone. E’ un compagnone, uno che ama divertirsi. Ma sa come tirare fuori il meglio dai suoi allievi. “Jack è molto sorridente” dice Dolgopolov “Rispetta sempre il tuo punto di vista, anche se non lo condivide. Ama comunicare, ma quando si parla di tennis preferisce ascoltare. Ma quando dice qualcosa, beh, è sempre quella giusta”. A differenza di molti allenatori, che amano imporre la propria influenza sul giocatore, Reader non se ne preoccupa.

Coppie gay, Subaru, pesca e surf
C’è un aneddoto divertente. I due si trovavano all’aeroporto di Nizza, pronti ad imbarcarsi per Parigi. L’agente aeroportuale ha guardato prima Reader, poi Dolgopolov. Dopo essersi consultato con il collega, ha domandato se potevano provare di essere in coppia. Reader ha fatto un sorriso imbarazzato, Dolgopolov ha stretto i denti. La verità? Nel tentativo di risparmiare qualcosa, Reader aveva trovato un’offerta speciale su internet: due biglietti al prezzo di uno. Con un piccolo dettaglio: era riservata alle coppie omosessuali. “Con loro due non c’è mai un momento di noia” chiosa il saggio Max Mirnyi, testimone oculare della vicenda. Tra loro c’è una vera amicizia. Nonostante le possibilità economiche siano aumentate, continuano a condividere la stanza d’albergo. E in occasione del torneo di Mosca, anziché volare nella capitale russa, hanno deciso di andare in macchina da Kiev. Ci voleva qualcosa tra le 12 e le 15 ore. “Abbiamo pensato che sarebbe stata una bella occasione per rallentare un po’ – dice Reader – Parlare di tutto, non solo di tennis. E nel frattempo vedere quello che c’era intorno. Mi piace stare con Alexandr, è davvero un bravo ragazzo”. E sono arrivati in tempo, a bordo dell’amata Subaru di Dolgopolov. Hanno poi deciso di preparare il 2011…in spiaggia. Per abituarsi al clima australiano, Sasha ha deciso di tagliarsi le vacanze in Ucraina e recarsi a Brisbane. Hanno nuotato, pescato, fatto surf…e giocato a tennis. Pensando prima alla persona che al giocatore, Reader lo ha reso felice e in gran forma. “Ha avuto molti infortuni negli ultimi due anni – racconta – niente di grave, ma sufficienti a interromperlo spesso. Ma quando Sasha è felice di giocare, può fare cose straordinarie sul campo da tennis”.

Un padre orgoglioso
Se ne è accorto Robin Soderling nel loro match di ottavi di finale a Melbourne. In una battaglia durata cinque set, l’ucraino lo ha messo in ginocchio con un gran servizio e una serie di colpi vincenti. Ma il colpo che ha fatto ammattire lo svedese è stato il rovescio in slice. Tecnicamente imperfetto ma tremendamente efficace. “Può fare praticamente tutto” dice Claudio Pistolesi “Ha un bagaglio tecnico molto ricco. Può fare il punto in tanti modi e non ha paura. Sa accelerare, è veloce e ci si trova male ad affrontarlo. Jack ha arricchito il suo gioco, lo ha spinto a variare di più. Ma gli ha anche regalato stabilità. E’ facile dirlo, ma è complicato riuscirci. Reader ha mostrato di avere grande pazienza con lui”. Sulla stessa lunghezza d’onda Tereschuk “Non sono sorpreso della sua performance a Melbourne. Avendolo visto nel corso degli anni, sapevo perfettamente di cosa è capace. E’ un giocatore speciale”. Sono passati circa 20 anni da quando Oleksandr sr. lo mischiava con i migliori del mondo. “Sono orgoglioso di mio figlio. Non ho parole per esperimere la mia gioia”. Tra tutte le cose che gli ha trasmesso, la più preziosa è forse la libertà di inseguire la propria strada. Ma può stare tranquillo: Jack Reader farà in modo che tutti i suoi insegnamenti non saranno dimenticati né resi vani.

Riccardo Bisti

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