ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > Serena, come è stato possibile?

03/03/2011 01:14 CEST - IL CASO SERENA

Serena, come è stato possibile?

TENNIS – Come è stata possibile l'embolia polmonare di Serena Williams? Ne abbiamo parlato con il medico sportivo Lorenzo Alessandri, il quale ha formulato alcune ipotesi ed ha categoricamente escluso un’ipotesi di doping. Tuttavia non si possono fare previsioni sui tempi di recupero. Riccardo Bisti

| | condividi

Un’embolia polmonare a 29 anni. Pur senza voler pensar male a tutti i costi, qualcuno avrà avuto qualche dubbio sul malanno occorso a Serena Williams. In realtà, il suo nome non è mai stato associato al doping. Qualcuno ha sussurrato in merito alla sua massa muscolare (qualcun altro, più pragmatico, si è limitato a dire “è sovrappeso”) ma lei stessa, un paio d’anni fa, ha riconosciuto la bontà delle normative WADA cui si è sottoposta anche l’ITF. “In realtà sono molto restrittive – disse – anch’io una volta ho mancato un test a sorpresa. Ero a cena fuori e sono venuti a casa mia a controllarmi…Però queste regole salvaguardano l’integrità del nostro sport. E credo che il tennis sia uno degli sport più puliti in assoluto”. L’ITF pubblica annualmente la lista dei controlli antidoping, suddividendoli per torneo e tipologia di test. Nel 2008 ne sono stati effettuati 2018, nel 2009 siamo arrivati a 2126. Non sono ancora state rese note le statistiche dell’anno scorso. Limitandoci ai due anni precedenti, abbiamo verificato che Serena è stata controllata in 13 occasioni (di cui nove nel 2009). Le hanno testato le urine, il sangue e l’hanno persino sottoposta al test per rilevare la presenza di EPO (il 14 settembre 2009). Un test molto raro nel mondo del tennis, tanto che nel 2009 ne sono stati effettuati appena 21. La Federazione Internazionale sostiene che l’EPO non sia un grande problema nel tennis, sport incentrato (anche) su tecnica e velocità, mentre sarebbe più utilizzato in sport di resistenza come ciclismo, atletica e sci di fondo. In due occasioni (il 28 settembre 2008 e il 16 maggio 2009), Serena è stata anche sottoposta ai “famosi” test a sorpresa al di fuori delle competizioni.

Per cercare di capire le ragioni che hanno portato la 29enne americana a soffrire di un’embolia polmonare, abbiamo ascoltato l’autorevole parere di Lorenzo Alessandri, medico specializzato in medicina dello sport che opera presso alcune ASL tra Liguria e Toscana. “Premesso che quello che dirò è puramente ipotetico, perché bisognerebbe vedere le cartelle cliniche e sapere come si è evoluto l’infortunio di Serena – dice Alessandri – direi che possono esserci tre possibili spiegazioni”.

Quali?
La meno probabile, che escluderei a priori, è la lesione di un vaso sanguigno. Una cosa del genere può accadere con un evento traumatico, e non è questo il caso. Restano due possibilità: qualche settimana fa, Serena si è tolta il gesso. Questo fa pensare che sia stata ferma per un qualche periodo, forse addirittura bloccata a letto. In questi casi ci può essere un ristagno di sangue, che non circola nell’arto interessato. Questo fa si che si formino dei trombi. Infatti, in questi casi, esiste un farmaco che viene somministrato per prevenire la formazione dei trombi. Da questi possono poi staccarsi delle piccole parti (gli emboli, appunto): attraverso le vene arrivano al cuore e poi vengono pompati ai polmoni, che dunque possono essere tappati. Questa è una possibilità. L’altra può riguardare la presenza di una flebite: si tratta di un’infezione o infiammazione di una vena, il che può portare alla formazione di un trombo sulla flebite. Da lì c’è il passaggio al cuore e ai polmoni. Quest’ultima è una tesi plausibile, perché circa un mese fa era circolata la voce che Serena avesse un’infezione.

E’ dunque da escludere in modo assoluto un qualsiasi sospetto di doping?
Direi di si. Escludendo al 100% steroidi o sostanze del genere, l’unica sostanza che può portare a un’embolia è l’eritropoietina (la famigerata EPO, ndr). Ma è un tipo di doping utilizzato prevalentemente da fondisti, ciclisti, maratoneti. Inoltre, prima di arrivare a problemi di questo tipo, l’EPO porterebbe a guai renali e cardiaci. E poi non ha alcun senso che venga utilizzato da un’atleta ferma da 8 mesi…

E’ possibile ipotizzare i tempi di recupero?
No, direi di no. Non conosciamo le condizioni reali del paziente, né tantomeno l’intensità dell’embolia. Nelle sue manifestazioni più violente (non è questo il caso, fortunatamente), è una malattia che può portare alla morte. Dal trombo partono degli emboli che possono frammentarsi prima di essere pompati ai polmoni. La gravità del problema dipende dalla grandezza dell’embolo, che potrebbe chiudere le arterie. Dipende da quanto è stato colpito il polmone. Con le informazioni in nostro possesso non possiamo azzardare ipotesi.
 

Riccardo Bisti

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi

Fotogallery a cura di Giacomo Fazio

Ubi TV

The...Tennispsons!

Quote del giorno

"Inseguire quel figlio di buona donna di Bjorn Borg fino alla fine del mondo"

Jimmy Connors a chi gli chiedeva quali fossero i suoi obiettivi tennistici

Partnership

Sito segnalato da Freeonline.it - La guida alle risorse gratuite