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03/03/2011 14:11 CEST - Il tennis e la società

Crescere nella violenza: Giraldo

TENNIS - Il colombiano Santiago Giraldo, numero 44 del ranking e protagonista di un buon avvio di stagione, ci racconta di un’infanzia difficile vissuta in un paese dilaniato dalla criminalità e da una perenne insicurezza. "E' un momento difficile, ma sono ottimista. il presidente uscente e l'attuale stanno facendo un buon lavoro". Danilo Princiotto

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Crescere nella violenza: Santiago Giraldo
Crescere nella violenza: Santiago Giraldo

23 anni nella civiltà moderna, sono già abbastanza per conoscere il significato della violenza e di una martellante paura per sé e i propri cari. 23 anni sono stati sufficienti al colombiano Santiago Giraldo per essere consapevole della realtà che il suo paese vive. 23 anni sono bastati ma siamo sicuri che ne siano serviti molto meno per capire il reale stato delle cose.
Santiago, ragazzo pacato, com’è tipico dei suoi conterranei, racconta con tranquillità e un pizzico di tristezza le difficili condizioni che ha dovuto affrontare nella sua infanzia con una sola ed unica speranza: quella che il suo paese insieme a quello messicano (da cui in realtà proviene l’ondata di criminalità che ha colpito la Colombia) possa aver definitivamente superato “uno dei periodi più bui della loro storia”.
Giraldo nacque nella cosiddetta “zona del caffè” a Pereira in Colombia, una delle più colpite da questo punta di vista: “Era terribile pensare di dover trascorrere ogni giorno con quel timore. Per molti anni abbiamo convissuto con quest’inferno nel mio paese. Personalmente sono stato vittima, più o meno diretta, di alcuni sequestri in città, come quello di uno dei miei nonni, del padre di una ex fidanzata, e anche del padre del mio allenatore. Come potete immaginare, la situazione era molto delicata. La gente era terrorizzata e aveva molta paura di quello che sarebbe potuto accadere. Molti noleggiavano i cosiddetti ‘servizi di sicurezza privati’ per proteggersi in qualche modo”

Santiago si è anche soffermato sull’attuale situazione politica, prendendo le parti delle ex presidente Alvaro Uribe in carica dal 2002 al 2010 (quest'ultimo ha cercato un contatto diretto con gli Stati Uniti tanto da essere considerato da parte di molti dei suoi detrattori, l'ennesimo presidente 'fantoccio' comandato dalla Casa Bianca): “Ha fatto un ottimo lavoro nel periodo in cui è stato eletto, e ha diminuito notevolmente il problema. Siamo però, tutti coscienti che resta ancora molto da fare ma sono ottimista poiché l’attuale presidente, Juan Manuel Santos, ha deciso di procedere sulla falsariga di Uribe. D’altra parte, pur non essendo un esperto nel settore- ha osservato il colombiano- mi sento di poter dire che il compito da svolgere per entrambi i presidenti è stato molto simile, ovvero quello di porre una decisa e netta soluzione ad un clima di violenza estremamente negativo.”

Giraldo ha infine ricordato che il Messico alcuni anni fa, in una simile situazione, chiese aiuto agli Stati Uniti e ha ribadito che, dopo ampie vicissitudini, il paese è sulla giusta via per superare questo grave problema, nonostante ancora ci voglia molto tempo.Il segreto per vincere questa battaglia? Una sicurezza costante e un perenne combattimento attraverso l’uso di cartelli esposti in città e con l’aiuto dei gruppi paramilitari, affrontando la criminalità nei suoi singoli elementi, al fine di sconfiggerli definitivamente”.

In altri termini Santiago parla di grinta e forza di volontà, elementi che il colombiano dimostra di avere nella vita come nel suo tennis. Dopo un 2010 tutto sommato positivo infatti, ‘Santi’ sembra aver trovato il bandolo della matassa riuscendo ad entrare nella top 50 (numero 44) e stabilizzandosi su buoni livelli. Recente la finale a Santiago persa al tie-break del terzo set contro lo spagnolo Robredo, e il quarto di finale molto combattuto ad Acapulco contro Nico Almagro, in cui quest’ultimo ha dovuto sudare più delle proverbiali sette camicie per avere la meglio sul colombiano. La stagione sulla terra battuta sta per entrare nel vivo e siamo certi che il buon Giraldo potrà dire la sua.
 

Danilo Princiotto

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