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14/03/2011 13:26 CEST - Masters 1000

Indian Wells-Miami, bis per pochi

TENNIS - Dall’istituzione del circuito dei Super 9 (poi Tennis Masters Series, Atp Masters Series e infine Atp Masters 1000) solo sei giocatori sono riusciti nell’impresa: Courier nel 1991, Chang (1992), Sampras (1994), Rios (1998), Agassi (2001) e Federer (2005 e 2006). Però esiste un gemellaggi tecnico tra i due tornei. “Doppiette” che meritano un approfondimento. Paolo Giua

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Indian Wells e Miami, i tornei di marzo in California e Florida, fondamentali tappe del dopo-Australian Open, hanno sempre richiamato l’attenzione del grande pubblico. Vincerli entrambi è un obiettivo ambito. Dall’istituzione del circuito dei Super 9 (poi Tennis Masters Series, Atp Masters Series e infine Atp Masters 1000) solo sei i giocatori sono riusciti nell’impresa: Courier nel 1991, Chang (1992), Sampras (1994), Rios (1998), Agassi (2001) e Federer (2005 e 2006). “Doppiette” che meritano un approfondimento.

Courier (1991). Il ventenne Jim Courier batte a Indian Wells l’allora numero 5 del ranking Guy Forget (attuale capitano di Davis francese) per 4-6, 6-3, 4-6, 6-3, 7-6 dopo una battaglia di tre ore e 24 minuti e conquista il secondo titolo da pro. L’americano si conferma pochi giorni dopo vincendo il torneo di Key Biscayne - cioè Miami - mettendo sotto in finale l'esperto di serve-and-volley David Wheaton (che aveva sconfitto in precedenza Agassi e Edberg) per 4-6, 6-3, 6-4. E da lì lancia una sfida ai top-players: “Mi sento come se potessi gareggiare con chiunque sul campo”. Manterrà la promessa vincendo pochi mesi dopo il Roland Garros e conquistando la vetta della classifica nel febbraio dell’anno successivo.

Chang (1992). Al contrario di Courier, il precoce Michael Chang si era già imposto nei livelli alti con la vittoria nel Roland Garros del 1989. Nel '92 sconfigge in finale in California il russo Andrei Chesnokov in soli tre set, 6-3, 6-4, 7-5, approfittando anche di un problema muscolare dell’avversario. A Miami l’americano di origini cinesi si ripete contro l’argentino Alberto Mancini, 7-5 7-5, dopo aver superato nella semifinale proprio il detentore del titolo Jim Courier (e avergli fatto perdere la vetta del ranking da poco conquistata).

Sampras (1994). Pete Sampras si aggiudica i due tornei primaverili americani in una delle migliori stagioni della carriera, a ventitré anni. Per vincere il trofeo dello Hyatt Grand Champions in California (ora Bnp Paribas Open) deve faticare non poco con il ceco Peter Korda in cinque lottati set, 4-6, 6-3, 3-6, 6-3, 6-2. Dirà poi ai microfoni: “Ho giocato bene tutta la settimana (in precedenza aveva battuto Edberg e Muster ndr) e non ho fatto altrettanto oggi, ma sono riuscito ad ottenere il risultato". Non più agevole per “Pistol Pete” la vittoria a Key Biscayne contro il “kid” di Las Vegas Andrè Agassi: nella mattina della finale risente di problemi allo stomaco e solo all’ultimo momento decide di scendere in campo. Perso il primo set, compie una grande rimonta e porta a casa il titolo col punteggio di 5-7, 6-3, 6-3.

Rios (1998). Il primo giocatore cileno a sfondare il muro dei top 10, Marcelo Rios, si presenta ai cancelletti di partenza di Indian Wells come numero 7 del mondo e, dopo aver sconfitto la testa di serie numero 3 Peter Korda in semifinale, conquista la vittoria su Gregor Rudeski con una serie infinita di passanti e lob liftati: 6-3, 6-7(15), 7-6(4), 6-4. A fine partita Rios si dice fiducioso, in virtù del conquistato terzo posto della classifica, di poter puntare alla posizione del numero uno Sampras: detto fatto, due settimane più tardi a Miami il cileno si impone senza particolari difficoltà su Agassi in tre set, 7-5, 6-3, 6-4, e arriva alla vetta del ranking.

André Agassi (2001). Il quasi trentunenne Agassi arriva alla primavera del 2001 in piena forma, dopo aver portato a casa il settimo Slam della carriera contro Sampras agli Australian Open. Ed è ancora il connazionale l’avversario in finale in California: André vince per 3 set a 0, 7-6 (5), 7-5, 6-1 contro un Sampras che sembra avviato al declino. Dirà: “Mi sento un atleta migliore di quanto lo sia mai stato. Sono più forte, più in forma e mi muovo meglio.”


Il giocatore di Las Vegas conferma queste sensazioni ripetendosi due settimane dopo a Miami (dove a fine carriera avrà vinto per ben 6 volte) sconfiggendo il giovane Jan-Micheal Gambill con un punteggio ancora più severo della precedente finale, per 7-6 (4), 6-1, 6-0. Purtroppo per il “kid”, il resto dell’anno non sarà altrettanto positivo: oltre alla semifinale a Wimbledon, non riuscirà a collezionare altri risultati importanti.

Federer (2005 e 2006). Attualmente l’unico giocatore al mondo capace per ben due volte (consecutive) della doppietta dei Masters 1000 di marzo. Federer arriva a Indian Wells nel 2005 voglioso di rifarsi dopo la sconfitta agli Australian Open in semifinale con Safin in quella che è stata definita una delle migliori partite degli ultimi dieci anni. Al torneo californiano trionfa senza neanche perdere un set (finale con Hewitt). Tutto molto più difficile a Miami per l’elvetico che, dopo aver superato Agassi in semifinale, trova ad attenderlo il giovanissimo Nadal che l’anno precedente, nel primo incontro tra i due, l’aveva eliminato al terzo turno di questo torneo. Federer si ritrova sotto 2 set a 0, ma gli riesce una grande rimonta che lo porterà a chiudere col punteggio di 2-6, 6-7 (4), 7-6 (5), 6-3, 6-1. Quell'anno Nadal esploderà definitivamente vincendo il Roland Garros (battendo lo svizzero in semi) e quattro Masters Series.


Nel 2006 Federer arriva al Pacific Life Open (uno dei tanti nomi del torneo di Indian Wells) dopo aver perso a Dubai da Nadal. Gioca un buonissimo torneo nel quale perde un solo set nel terzo turno con il belga Olivier Rochus. In finale, dopo essere finito sotto 1-4 nel primo set, dà una lezione di tennis a James Blake, trionfando 7-5, 6-3, 6-0. Stesso copione anche per il torneo di Key Biscayne: il giocatore di Basilea arriva in finale lasciando per strada un solo set nel terzo turno contro Arnaud Clement, ma la finale contro Ljubicic è molto più lottata come dimostrano i tre tie-brek 7-6 (5), 7-6 (4), 7-6 (6). Dopo 3 ore di partita Ljubicic appare davvero rassegnato: “C’è una cosa che abbiamo tutti in comune: giochiamo a tennis, poi giochiamo con Roger e perdiamo”. Quell’anno si dimostrerà il migliore della carriera di Federer, che chiuderà la stagione con un incredibile score di 92 vittorie e 5 sconfitte.

Sono degne di essere ricordate le annate del 1990 e del 1995, quando entrambi i tornei ebbero la stessa finale ma vincitore diverso: nella prima Stefan Ebderg si aggiudica il torneo di Indian Wells su Agassi, ma deve arrendersi alla “vendetta” del giovane americano che a Miami lo batte 6-1, 6-4, 0-6, 6-2. Ed è ancora Agassi nel 1995 a prendersi la rivincita sul rivale di sempre Pete Sampras che lo aveva battuto in soli tre set in California, vincendo col punteggio di 3-6, 6-2, 7-6 (3) in finale a Miami (a Indian Wells la finale si giocava 3 set su 5, mentre il Florida solo 2 su 3).

Paolo Giua

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