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17/03/2011 10:51 CEST - Dibattiti

In difesa degli anni novanta

TENNIS - Le analisi dei dati sembrano dire che l'era dominata da Pete Sampras sia stata invero avara di grandi campioni. E' vero che Sampras ha avuto vita facile? Quali sono i fattori, imponderabili all'analisi dei dati, che bisogna considerare e che potrebbero far cambiare il giudizio su un decennio di tennis? Daniele Malafarina

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Le recenti analisi sui più forti di tutti i tempi hanno scatenato dibattito e fornito indicazioni di massima. Una delle considerazioni che più colpiscono è quanto ridimensionata risulti la cosiddetta 'era Sampras', ovvero, a grandi linee, gli anni novanta del secolo scorso.
Sì perchè come si era mostrato qui gli avversari di Sampras paiono esser di livello inferiore rispetto a quelli di Lendl e Federer. Inoltre come emerge dall'immenso studio Rosati e Tirone (qui) le vittorie di Pete Sampras, anche negli slam, sembrano 'pesare' molto meno di quelle dei suoi plurivittoriosi colleghi, ponendolo addirittura fuori da una papabile top 5 dei più forti dell'era open. Lui che di slam ne ha vinti 14.

Che cosa ci dicono questi dati? Andando al nocciolo della questione questi dati ci dicono che i top player nell'era Sampras perdevano prematuramente in ogni categoria di tornei più spesso di quanto non sia capitato ai campioni dell'era precedente (la chiameremo 'era Lendl') o a quelli dell'era successiva ('era Federer').

L'annata migliore di 'Pistol Pete' dal punto di vista vittorie e sconfitte è il 1994, con 77 partite vinte e 12 perse. Per contro l'annata migliore di Lendl è il 1986 (74 vittorie e 6 sconfitte), quella di Federer il 2006 (92 vittorie e 5 sconfitte). La disparità è evidente. Lendl concluse 6 stagioni con meno di 10 sconfitte, Federer 4. Sampras nessuna.

Perchè? Ci sono delle ragioni intrinseche alla storia del tennis che spieghino questa disparità? O forse l'unica ragione risiede nel fatto che fossero più scarsi? Sicuramente, a chi li ricorda giocare, i campioni dell'era Sampras non parevano scarsi affatto. E quindi un piccolo ragionamento per capire le cause di un simile risultato è d'obbligo.

La prima considerazione importante riguarda il sistema di classifica. Proprio nel 1990 l'ATP abbandona la media punti per affidarsi ad una classifica additiva (il cosiddetto 'best 14') in cui tutti i risultati oltre il quattordicesimo potevano essere scartati senza andare minimamente ad influire sul ranking. Tutti i risultati, master series e slam inclusi. Questo ha causato un periodo in cui i giocatori più forti si potevano presentare impreparati ad un torneo, perdere al primo turno e non risentirne minimamente.
L'obbligatorietà per slam e master series (oggi master 1000) fu introdotta solo nel 2000, guarda caso proprio alla fine dell'era Sampras ed oggi i risultati degli slame deimaster 1000 contano obbligatoriamente nel ranking dei top player. E' quindi fondamentale per i campioni di oggi fare bene nei tornei che contano. Questo porta a bilanciare meglio le forze, senza partecipare a troppi tornei (spesso anche meno dei 18 previsti per la classifica), limitando così anche il numero di sconfitte.

Una seconda ragione, ed a nostro avviso la più importante, riguarda l'evoluzione del tennis. L'era Lendl era ancora caratterizzata dalla preponderanza del gesto tecnico sulla preparazione fisica. Si sa che l'ex cecoslovacco fu il primo a curare l'aspetto atletico nei dettagli. Pertanto, in un tennis ancora diviso in stili di gioco eterogenei e superfici estremamente diverse, era possibile affrontare giocatori di discreta classifica che non avessero una preparazione fisica sufficiente.
Nell'epoca di Sampras le cose eran già diverse. I giocatori di media classifica erano decisamente più pericolosi, la classe non era ormai più sufficiente a vincere le partite, e spesso lo stile e la superficie potevano fare la differenza a favore di uno specialista fuori dai primi 20 contro un campione.
Ecco allora che la rosa di possibili vincitori di un torneo si allarga ed i campioni sono più soggetti a sconfitte premature.
Infine, come è noto a tutti, nell'era Federer stili e superfici si sono in qualche modo uniformati (anche se le differenze permangono e non è vero che si gioca lo stesso tennis ovunque, chiedere a Roddick del Roland Garros o a Del Potro di Wimbledon). La rosa si è nuovamente ristretta ed i top player hanno minori difficoltà a superare giocatori di media classifica, per quanto preparati, anche perchè trovano sempre gli stessi nomi e ci giocano sempre allo stesso modo. (A questo proposito è interessante notare come il numero di giocatori diversi presenti nei tornei ATP ogni anno sia diminuito dagli oltre 500 dei primi anni ottanta ai poco più di 300 dei giorni nostri, con un deciso abbassamento avvenuto alla fine degli anni novanta)

Un'ultima osservazione si può poi fare sul numero di teste di serie agli slam. A nessuno, neanche a Federer e Nadal, piacerebbe trovarsi un top20 al primo turno in uno slam. Oggi questo è impossibile perchè le teste di serie in questi tornei sono 32, ma fino al Roland Garros del 2001 le teste di serie erano 16 lasciando così la possibilità di importanti sorprese fin dai primi turni (tutti ricorderanno il Roland Garros del 1990, già orfano di Lendl, in cui le prime due teste di serie, Edberg e Becker, uscirono al primo turno per mano di Bruguera e Ivanisevic, non certo due sprovveduti). Alla luce di quanto detto sopra poi pare proprio che il periodo peggiore per trovarsi un top 20 al primo turno di uno slam fosse proprio il periodo in cui Sampras era al vertice.

Basta tutto questo a rivalutare completamente gli anni novanta? A nostro avviso no. L'assenza di un terzo nome di rilievo, dopo Sampras ed Agassi, mentre Lendl ha avuto Wilander, Becker, Edberg e Federer poco dopo Nadal ha avuto Djokovic ed in misura minore Murray, unite al carattere 'altalenante' della carriera di Agassi ed a certe pesanti sconfitte (ricordiamo Delgado o Schaller per Pete o Flach per Andrè) subite da entrambi ai primi turni degli slam anche nei momenti migliori delle loro carriere ci pare lascino l'era Sampras un filo sotto rispetto alle altre due, anche se, probabilmente, non così indietro come i freddi risultati numerici sembrerebbero indicare. Ma qui si entra nel reame delle opinioni e le argomentazioni esposte sopra si spera forniranno ai sostenitori di Pistol Pete un ancora cui aggrapparsi perchè il dibattito non finisce mai...

Daniele Malafarina

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