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18/03/2011 21:53 CEST - L'OPINIONE

"Roger d'attacco? Troppo tardi"

TENNIS - E' l'opinione di Pat Cash. L’australiano campione di Wimbledon nel 1987 parla di come la tecnologia abbia cambiato il gioco, penalizzandolo a suo avviso, e dice la sua anche sul dibattito sempre in corso sul futuro di Roger Federer, con un occhio alle giovani promesse del tennis "Nishikori è un predestinato".  Intervista tratta da tennis.com, trad. di Claudio Giuliani

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Pat Cash vinse Wimbledon nel 1987 con quello che, si narra, sia il miglior tennis mai ammirato sull’erba londinese. All’epoca, scalò le tribune dove era assiepato il suo clan, padre, coach e fidanzata. Un’arrampicata storica, salutata dagli applausi e dai sorrisi del pubblico, non abituato a strappi del cerimoniere, specie di fronte alla duchessa di Kent. Quella vittoria sancì uno dei successi più netti dell’era open: due settimane senza perdere un set. Una superiorità che trova compagnia solamente, in altre prove dello Slam, in Mats Wilander, Jimmy Connors e nello stesso Ivan Lendl, allora co-protagonista della sconfitta più cocente della sua carriera. Il giocatore d’attacco, fiero portabandiera australiano del tennis serve and volley più intransigente, chitarrista part-time, con quella scalata, che successivamente divenne una sorta di classico festeggiamento per altri campioni di Wimbledon, si vide recapitare addirittura una lettera da parte dell’All England Club dove si chiedeva un comportamento più sobrio negli eventuali futuri festeggiamenti. “Mi dissero che l’avvenimento fu fantastico, ma mi esortarono a non ripeterlo semmai avessi vinto nuovamente il torneo”, ricorda Cash sogghignando. La vittoria del 1987 non era la prima e neanche l’ultima da parte Cash a Wimbledon. Vinse infatti qualche anno prima il trofeo inglese da junior mentre la scorsa estate Cash ha trionfato nuovamente sull’erba inglese, questa volta nel doppio riservato ai senior in coppia con il conterraneo Mark Woodforde. Così facendo, è diventato l’unico campione inter-era di Wimbledon: vincitore da junior, da professionista e da senior.

In questi giorni, il quarantacinquenne, è ancora impegnato nelle gare del circuito senior. Diventato nonno, è riuscito recentemente a battere nel circuito senior Mark Philippoussis, suo “erede” di undici anni più giovane, uscito sconfitto a Delray Beach. Sebbene abbia iniziato a giocare a tennis sulla terra rossa impugnando una racchetta modello Ken Rosewall junior, Cash, che da giovane sognava per lui un futuro nel football australiano prima di capire che il tennis sarebbe diventato il suo cammino, è diventato presto un giocatore da erba, pur mantenendo l’approccio rude del football. Giocatore d’attacco quindi, nella fiera tradizione della sua patria, seguendo il percorso di Lew Hoad, Roy Emerson, Frank Sedgman, Fred Stolle e John Newcombe, e poi perpetuato dopo di lui da Patrick Rafter. Capitano della squadra aussie della Davis nel 1983 e nel 1986, durante la sua carriera ha vinto sette titoli nel singolare e dodici nel doppio. È stato finalista agli Australian open nel 1987 e nel 1988. Conquistò anche una semifinale agli Us Open nel 1984.

A Delray Beach, nella prova del circuito senior, Cash ha rilasciato un’interessante intervista a Tennis.com.

Pat, come la tecnologia ha cambiato il tennis e il tuo gioco?
“Penso che la cosa più grande per me sia la differenza di corde. Le racchette sono più potenti ora, puoi colpire la palla più duramente ma negli ultimi anni penso che siano le corde ad aver avuto il maggior impatto sul gioco. Penso che l’ITF dovrebbe regolare questi cambiamenti. Sono andati troppo oltre a mio giudizio. C’è troppo spin sulla palla e troppa potenza. Tutto questo sta uccidendo la volèe e sta facendo diventare il gioco più noioso perché non c’è più contrasto di stili: tutto si riduce a una lotta da fondo campo. Oggi entrano colpi in campo che con le corde di 20 anni mai avrebbero avuto successo. All’epoca non avresti potuto colpire la palla con questa violenza. Perché? Semplicemente, non sarebbe rimasta in campo”.

Guardando la tua prova contro Philippoussis a Delray Beach, hai giocato molte palle tagliate dall’alto verso il basso, variando molto il ritmo del gioco, creando le prerogative per la scesa a rete. È più difficile farlo ora con corde di poliestere, o giochi con l’ibrido?
“Uso l’ibrido. Penso che il poliestere aiuti molto nel servizio e nei colpi di rimbalzo; perfino nei tagli penso che possa avere maggiore presa sulla palla. L’unico colpo che questo tipo di corde non aiuta è la volée. Non si ha lo stesso controllo. Nel colpo al volo, non c’è necessità di potenza, serve controllo. Quindi penso che sia l’unico colpo penalizzato, e, fra l’altro, è il colpo che io utilizzo maggiormente”.

C’è qualche nuovo giocatore il cui stile ti esalta? Qualcuno che ti piace guardare?
“Kei Nishikori è un predestinato. Picchia forte e in anticipo. Sa stare in campo. Anche il giovane bulgaro, Dimitrov, penso sia un giocatore eccitante, capace di variare il gioco. Anche il lituano Richard Berankis, è un ragazzo interessante e piacevole da guardare mentre gioca”.

Bernard Tomic può diventare un top 20?
“Ha le abilità per farlo, non c’è dubbio su questo, ma deve lavorare sulla consistenza. Non è molto stabile al momento, deve maturare. Ha 19 anni, è alto e forte, ma è ancora in fase di crescita. Non so se sia uno di quelli capaci di stare stabilmente nei top 10”.

Hai allenato Mark Philippoussis per la finale degli Us Open in passato. Hai mai considerate l’idea di diventare coach a tempo pieno?
“Mai dire mai. Ho tante cose in ballo al momento. Mi piace allenare e insegnare, quindi chissà. Non credo ci siano tanti ottimi coach in giro al momento, quindi si colgono le occasioni al volo”.

Pensi che Roger e Rafa continueranno la rivalità anche nei prossimi anni?
“Non vedo ragion per le quali questa diarchia debba cessare. Roger ha settato l’asticella per molti anni. Bisogna dare atto a Roger per aver provato a migliorare il suo gioco. Penso però che non ci sia riuscito: Roger ha viaggiato a velocità di crociera per troppo a lungo. Avrebbe dovuto incorporare nel suo gioco lo stile d’attacco che prova ora. Ma non puoi fargliene una colpa poiché stava vincendo molto all’epoca, ed è difficile cambiare quand’è così. Ora sta provando ad essere più aggressivo ma spesso torna a essere a un giocatore difensivo. Tennisti come Nadal, Djokovic e Berdych hanno dimostrato di poterlo battere da fondo campo. È difficile battere questi dalla linea di fondo per lui, quindi Federer adopera le sue abilità a tutto campo. Ma in questo oggi, lui è un po’ in ritardo. Quando comunque ci sono giovani come Murray che provano a farsi strada, tutto ciò è difficile. Ma molti di questi ce la faranno quando Roger calerà fisicamente”.

L'intervista originale: http://blogs.tennis.com/the_pro_shop/2011/03/gear-talk-qa-with-pat-cash.html

Claudio Giuliani

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