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23/03/2011 22:11 CEST - APPROFONDIMENTI

Questo double s'ha da fare?

TENNIS - Novak Djokovic non ha ancora perso un match nel 2011, ha già sconfitto tre volte Federer, e una ciascuna Nadal e Murray. Può fare il "double", vincendo Indian Wells e Miami? Le premesse ci sono, ma alcuni fattori portano a pensare il contrario. Sino ad oggi solo 6 giocatori hanno realizzato la fantastica doppietta. Nicola Gennai

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Può Novak Djokovic, il nuovo numero 2 del ranking mondiale riuscire a realizzare il “double”, vincendo in fila i Master 1000 di Indian Wells e Miami? A giudicare dallo stato di forma di Nole, da quello dei suoi avversari e dalle parole del diretto interessato parrebbe di sì. La realtà, però, potrebbe rivelarsi un tantino diversa, come la storia insegna.
Vediamo di procedere con ordine, partendo dal serbo, per poi analizzare le componenti ambientali, fisiche e psicologiche che il “double” comporta, senza trascurare una breve dissertazione storica sull’argomento.

Il serbo, dicevamo. In questo momento è il giocatore più “hot” del circuito. Non ha ancora perso un match dall’inizio dell’anno. Ha già sconfitto (7 set a 1) per tre volte Federer, una volta Murray e l’altro ieri Nadal. Ha spazzato via tutto ciò che gli si è parato davanti con relativa facilità (un po’ meno in semi e finale californiana). Ha sviluppato un trittico solidità-aggressività-difesa da far invidia al miglior Nadal. A tratti sembra di vedere il più vecchio dei videogiochi: da un lato un avversario umano, dall’altro un mattoncino che respinge e rimanda indietro tutto, possibilmente a velocità doppia. La differenza è che il mattoncino (qui sconfitto da Roddick in uno spot) non può muoversi in avanti né scivolare. Nole può anche quello. A tutto ciò bisogna aggiungere il fatto che i suoi principali avversari non sembrano al momento in grado di contrastarlo per una partita intera, ma solo per alcuni spezzoni. Lasciamo un attimo da parte Murray, la cui anima sta ancora vagando tra gli spettri che popolano di notte la Rod Laver Arena, rincorsa da quella della madre che gli urla incessantemente “c’mon!”. Limitandoci a Federer e Nadal (rispetto agli altri Novak al momento è “hors catégorie”), le partite di pochi giorni or sono appaiono piuttosto esemplificative. L’ex duo di testa è stato capace di mettere in (serie, questo va detto) ambasce il pupillo del sempre più scarsocrinito Vajda solo per un pezzo di match. Nel caso del marito di Mirka per tutto il secondo set e cinque giochi del terzo, nel caso del nipote di zio Toni per tutto il primo e una parte del secondo parziale. Rispettivamente parlando, Ruggero ha perso la testa, Raffaelle (Raffaello?) prima il servizio, poi il dritto. Nole in tutto ciò ha sbuffato, urlato, tolto il cappello, rimesso il cappello, imprecato in tre/quattro lingue diverse, guardato la chiorba lucida del suo coach (ieri affiancata da un oscuro figuro incappucciato, probabilmente imbucato da Cicchitto nel tentativo di far rivivere la P2 in terra balcanica). Ma non ha mai mollato. Ci ha sempre creduto, conscio del fatto che prima o poi gli altri sarebbero calati e lui avrebbe di nuovo imposto il proprio ritmo forsennato, impreziosito in questo 2011 da un toppone di dritto da far paura. E il risultato finale lo ha in entrambi i casi premiato. Quel che manca ai suoi avversari più accreditati, insomma, pare essere la continuità, la capacità di giocare un match intero su livelli alti. Continuità che invece pare non fare difetto a Djokovic, che, pur tra qualche incertezza in entrambe le contese, non ha mai sbracato come il numero 1 e l’ormai numero 3 del mondo.
La consapevolezza espressa sul campo, il serbo la esprime anche a parole. Non che sia mai stato un tipo da nascondersi dietro un dito (storica, ad esempio, la sua press conference al RG 06 quando, dopo essersi ritirato nei quarti con Nadal sotto due set a zero, dichiarò ai giornalisti di essere in controllo del match, oltre ad altre amenità). In un’intervista apparsa sull’Equipe, trattenendosi a fatica dall’assegnare a chi gli faceva le domande il titolo di miglior giornalista di sempre, Nole si è infatti dimostrato molto fiducioso anche riguardo all’ormai prossimo sbarco in Florida per giocare a Miami (prima però si recherà a Bogotà per un’esibizione). Riuscirà il serbo a portarsi a casa anche il trofeo assegnato a Key Biscayne?
Ecco che qua entrano in gioco le altre componenti di cui sopra
. In primis quelle ambientali. Non ci sarà un abisso tra le condizioni di gioco sulla costa (oddio costa, diciamo deserto) ovest e su quella est, ma alcune differenze vanno comunque rimarcate. Innanzitutto il clima: in California come in Florida splende il sole e fa caldo, ma se nella prima solitamente l’aria è piuttosto secca, nella seconda si ha a che fare con molta più umidità. In secondo luogo la velocità dei campi: sono entrambi piuttosto lenti per essere cemento, ma quelli di Indian Wells lo sono probabilmente un po’ di più, visto anche che a Miami il rimbalzo è solitamente più basso. Se è vero ciò che disse Martina Navratilova nel 2006, ovvero che a IW “puoi giocare una grande volèe, ma il tuo avversario ha cinque minuti di tempo per raggiungere la pallina e ributtarla nel tuo campo”, sui campi viola di Key Biscayne la velocità dovrebbe quindi essere maggiore.
Annotate le diverse condizioni di gioco, i tennisti (e, nella fattispecie che ci interessa, quelli che arrivano in fondo) devono riuscire a recuperare rapidamente dagli sforzi sostenuti la settimana precedente, ovvero da 6 partite in 8 giorni. Tutto ciò implica, oltre ad un grande dispendio di energia fisica, anche un grande sforzo a livello mentale. Tornando per un attimo a Djokovic, sarebbe umanissimo se il serbo avesse un calo di tensione nei primi match di Miami, così come non è da escludere una flessione a livello fisico, dato anche il fatto che Nole non ha ancora perso un torneo dall’inizio dall’anno e sia la testa che il corpo potrebbero lanciare dei primi input di richiesta riposo.
Volgendo un attimo lo sguardo indietro nel tempo, vediamo poi come, per riuscire a realizzare l’agognato double, non serva soltanto essere in grande forma in marzo, ma pure essere un grande giocatore. Su questo versante, in ogni caso, Djokovic non pare avere grossi problemi. Scorrendo l’albo d’oro di IW-Key Biscayne dal 1985, nascita del torneo della Florida, a oggi, salta fuori che l’unico giocatore ancora in attività a potersi fregiare della “doppietta” è Roger Federer, addirittura per due anni consecutivi. Gli altri sono Courier, Chang, Sampras, Rios, Agassi:

Indian Wells                                                               Miami
2006 -- Roger Federer (d. Blake)                           Federer (d. Ljubicic)
2005 -- Roger Federer (d. Hewitt)                          Federer (d. Nadal)
2001 -- Andre Agassi (d. Sampras)                       Agassi (d. Gambill)
1998 -- Marcelo Rios (d. Rusedski)                      Rios (d. Agassi)
1994 -- Pete Sampras (d. Korda)                          Sampras (d. Agassi)
1992 -- Michael Chang (d. Chesnokov)               Chang (d. Mancini)
1991 -- Jim Courier (d. Forget)                              Courier (d. Wheaton)


Curioso il fatto che, nessuno, da quando entrambe le finali si disputano 2su3 e non più 3su5 (con meno energie spese dunque) sia più riuscito a emulare i 6 fenomeni di cui sopra.
Così come è curioso il fatto che Djokovic sia già riuscito a disputare le due finali nello stesso anno (il 2007), senza però riuscire a farle sue. L’anno scorso Roddick fece lo stesso, ma a tornei alternati: vinse Miami ma perse a IW, così come Murray nel 2009:

Indian Wells                                                                     Miami
2010 – Andy Roddick (l. to Ljubicic)                             Roddick (d. Berdych)
2009 -- Andy Murray (l. to Nadal)                                   Murray (d. Djokovic)
2007 -- Novak Djokovic (l. to Nadal)                             Djokovic (d. Canas)
1995 -- Pete Sampras (d. Agassi)                                Sampras (l. to Agassi)
1995 -- Andre Agassi (l. to Sampras)                           Agassi (d. Sampras)
1990 -- Stefan Edberg (d. Agassi)                                 Edberg (l. to Agassi)
1990 -- Andre Agassi (l. to Edberg)                               Agassi (d. Edberg)

Infine, ultima curiosità storica. Solo tre uomini sono riusciti a vincere nella stessa stagione Australian Open, IW e Key Biscayne. I magnifici tre, sono, in ordine cronologico: Pete Sampras nel 1994, Andre Agassi nel 2001 e Roger Federer nel 2006. Nel 2008 Nole vinse a Melbourne e in California, prima di uscire al primo turno di Miami per mano di Kevin Anderson. Sarà questo l’anno buono per il ritorno del  "triple"?
 

Nicola Gennai

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